Immagina di aver trovato la forza di allontanarti da una relazione tossica. Hai deciso di proteggere te stesso, di rimettere insieme i pezzi della tua autostima e di guardare avanti. Hai bloccato numeri, evitato contatti e cercato di ricostruire la tua vita. Ma poi, proprio quando inizi a sentire un po’ di sollievo, il tuo telefono vibra.
Un messaggio su WhatsApp. Magari uno innocuo, apparentemente casuale. “Come stai?”. Oppure qualcosa di più sottile: “Ho visto qualcosa che mi ha fatto pensare a te…”. In un attimo, il passato torna a bussare alla tua porta. E, se non sei preparato, rischi di riaprirla.
Il manipolatore emotivo sa bene che il silenzio è il suo più grande nemico e farà di tutto per riprendere il controllo. I suoi messaggi su WhatsApp non sono mai casuali, ma strumenti ben calibrati per insinuarsi nuovamente nella tua mente. Possono sembrare affettuosi, nostalgici, persino innocenti, ma hanno un obiettivo preciso: ristabilire il potere che avevano su di te.
La personalità del manipolatore e le sue radici infantili
Per comprendere a fondo i meccanismi del manipolatore, è fondamentale analizzare la sua personalità e le sue radici psicologiche. La manipolazione non nasce dal nulla, ma spesso è il risultato di un’infanzia caratterizzata da relazioni instabili, traumi o esperienze che hanno rafforzato strategie di controllo sugli altri.
Molti manipolatori hanno vissuto situazioni in cui l’unico modo per ottenere attenzione o sicurezza era attraverso comportamenti manipolativi. Hanno imparato sin da piccoli che l’amore può essere condizionato, che il potere sugli altri garantisce protezione e che le emozioni degli altri possono essere strumenti per ottenere ciò che vogliono.
Dietro la facciata sicura e spesso affascinante del manipolatore si nasconde un individuo insicuro, spaventato dall’abbandono e dal rifiuto. Per questo motivo, quando una relazione finisce, il manipolatore sente il bisogno urgente di ristabilire il proprio dominio, perché altrimenti rischia di sentirsi privo di valore. Questo bisogno non è sempre consapevole, ma agisce come un motore interno che lo spinge a cercare di riprendere il controllo attraverso messaggi che toccano corde profonde nell’ex partner.
I messaggi WhatsApp del manipolatore per riprendere il controllo
Vediamo le strategie più comuni utilizzate dai manipolatori nei messaggi WhatsApp, aiutandoti a riconoscerle e a rispondere con consapevolezza. Perché sapere è potere, e il primo passo per proteggerti è comprendere le dinamiche che si celano dietro questi tentativi di riconquista.
1. Il messaggio nostalgico: “Mi manchi”
Uno dei messaggi più comuni con cui un manipolatore cerca di riaprire un canale di comunicazione è quello carico di nostalgia. “Mi manchi”, “Ripenso spesso ai nostri momenti insieme”, “Nessuno mi ha mai capito come te”.
Questi messaggi puntano a risvegliare ricordi ed emozioni positive, facendo leva sulla tua sensibilità. Il rischio? Scivolare nel ricordo dei momenti belli e dimenticare il motivo per cui ti sei allontanato.
Come rispondere?
La miglior risposta è il silenzio. Se la relazione era tossica, non è tuo compito rassicurarlo. Se proprio devi rispondere, mantieni distacco emotivo: “Preferisco non tornare su questo argomento”.
Il messaggio colpevolizzante: “Mi hai abbandonato”
Quando la nostalgia non funziona, il manipolatore può provare a farti sentire in colpa. “Dopo tutto quello che abbiamo vissuto, mi tratti così?”, “Non pensavo che mi avresti voltato le spalle”, “Sapevo che eri come tutti gli altri”.
Questi messaggi hanno lo scopo di smuovere il senso di colpa e farti sentire responsabile per la sua sofferenza. Il manipolatore si pone come vittima, cercando di spingerti a giustificarti o a dimostrare che non sei una persona cattiva.
Come rispondere?
Non cedere al senso di colpa. Non devi dimostrare nulla. Se rispondi, fallo con fermezza: “Le nostre strade si sono divise per una ragione. Ti auguro il meglio”.
3. Il messaggio della finta amicizia: “Possiamo restare amici?”
Questo tipo di messaggio è insidioso perché apparentemente innocuo. “Mi dispiace com’è finita, ma possiamo almeno restare amici?”, “Non voglio perderti del tutto”. La richiesta di amicizia è spesso solo un modo per mantenere una porta aperta. Il manipolatore sa che, restando nella tua vita, avrà sempre modo di esercitare la sua influenza.
Come rispondere?
Se la relazione è stata tossica, la miglior scelta è chiudere ogni contatto. Se decidi di rispondere, sii chiaro: “Penso sia meglio che ognuno segua la propria strada”.
4. Il messaggio della provocazione: “Hai già trovato un altro?”
Un’altra strategia è quella di stuzzicare la tua emotività con domande mirate: “Ti sei già dimenticato/a di me?”, “Hai trovato qualcun altro?”, “Vedo che te la passi bene senza di me”.
Questi messaggi puntano a farti reagire, cercando di scatenare in te senso di colpa o gelosia. Se rispondi, anche solo per difenderti, il manipolatore ha già vinto: ha ottenuto una reazione e sa che ha ancora un impatto su di te.
Come rispondere?
Non c’è bisogno di giustificarsi. Ignorare è la scelta migliore. Se proprio vuoi rispondere, puoi dire: “Le mie scelte non ti riguardano più”.
5. Il messaggio dell’emergenza: “Ho bisogno di te”
Quando ogni altra tattica fallisce, il manipolatore potrebbe ricorrere al messaggio disperato. “Mi è successo qualcosa di brutto, ho bisogno di te”, “Non ho nessuno con cui parlare”, “Solo tu puoi capirmi”.
Questo è uno dei messaggi più difficili da ignorare, perché fa leva sulla tua empatia. Ma devi chiederti: se la relazione era tossica, perché dovresti essere ancora il suo punto di riferimento?
Come rispondere?
Non è tuo compito risolvere i suoi problemi. Se temi che sia in pericolo, puoi suggerirgli di rivolgersi a una persona di fiducia o a un professionista. Ma non cadere nella trappola del “salvatore”.
Perché si rischia di cedere facilmente?
Comprendere il manipolatore è solo una parte della questione. È altrettanto importante comprendere perché le sue vittime rischiano di cedere, anche quando sono consapevoli del rischio.
Le persone che hanno subito manipolazione emotiva spesso hanno una forte predisposizione all’empatia e al senso di colpa. Possono essere individui con un’educazione che li ha portati a mettere i bisogni degli altri davanti ai propri, o persone con ferite emotive che li rendono più vulnerabili alla ricerca di approvazione e amore.
Inoltre, la manipolazione crea dipendenza emotiva. Quando sei stato coinvolto in una relazione tossica, hai vissuto momenti intensi di vicinanza emotiva alternati a episodi di svalutazione e distanza. Questo schema crea un attaccamento basato sull’incertezza, in cui il cervello stesso inizia a bramare il ritorno del momento “buono”. È lo stesso meccanismo che agisce nelle dipendenze: dopo una crisi, cerchiamo disperatamente un sollievo, anche se sappiamo che è temporaneo e dannoso.
Quando il manipolatore riappare con un messaggio su WhatsApp, la sua vittima può trovarsi a lottare contro la parte di sé che spera che questa volta sia diverso. Può esserci la paura della solitudine, il desiderio di chiudere la storia in modo più “giusto” o persino la semplice curiosità. Ma in realtà, rispondere significa riaprire la porta a una dinamica tossica che, nel tempo, mina sempre più l’autostima e la libertà personale.
I manipolatori usano WhatsApp come uno strumento di controllo emotivo
Ogni messaggio ha uno scopo: riprendere il potere su di te. Che si tratti di nostalgia, senso di colpa, amicizia, provocazione o emergenza, l’obiettivo è sempre lo stesso: farti rispondere, farti dubitare, farti tornare indietro. Sapere come funzionano questi meccanismi ti dà la libertà di scegliere consapevolmente. Ricorda che proteggere il tuo spazio emotivo non è egoismo, ma un atto di rispetto verso te stesso. Il silenzio, a volte, è la risposta più potente che puoi dare.
Nel mio libro “Il mondo con i tuoi occhi” ho esplorato come le relazioni tossiche possano diventare lenti deformanti attraverso cui osserviamo noi stessi e la realtà. Ci fanno dubitare delle nostre percezioni, ci spingono a mettere in discussione il nostro valore, fino a farci sentire smarriti in un labirinto di insicurezze. Ma c’è sempre una via d’uscita. La consapevolezza è la chiave che ci permette di riconoscere i meccanismi distorti in cui siamo intrappolati, mentre la volontà di guardare con occhi nuovi diventa il primo passo verso la libertà. Ritrovare la propria autenticità non è un processo immediato, ma è un viaggio che vale ogni passo: è il ritorno a sé stessi, alla propria luce, alla verità di chi siamo davvero.
Questo libro è una carezza, un rifugio, una promessa. Ti prenderò per mano e, pagina dopo pagina, ti accompagnerò in un viaggio dentro te stessa. Perché il passato non ti definisce. Perché anche se hai amato chi non ti ha saputa amare, dentro di te c’è ancora una scintilla pronta a trasformarsi in fuoco. Ti meriti un amore che non sia un dolore da sopportare, ma un luogo sicuro dove poter essere esattamente chi sei. “Il mondo con i tuoi occhi” è il mio modo di dirti che non sei sola. Che la tua storia non è una condanna, ma un capitolo della tua vita che puoi chiudere per riscrivere il seguito con nuovi colori, con nuove speranze, con il rispetto e la dolcezza che meriti davvero. Perché il primo passo per una vita piena e autentica parte sempre da te. Per tutte le informazioni sul libro ti rimando a questa pagina Amazon.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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