Ciascuno di noi vive l’amore in modo molto soggettivo e diverso da chiunque altro, e ne ha quindi un’esperienza unica; ma il modo in cui una relazione può iniziare e svilupparsi segue sempre lo stesso iter, sia a 20, 30, 40 anni che a 50. Come qualsiasi altra cosa, anche le relazioni sentimentali si evolvono nel tempo, non sempre però l’evoluzione va nella direzione che desideriamo: difficilmente una relazione finisce con uno strappo, con un salto, finisce perché il rapporto si evolve nella mancanza di interesse, nella noia, nel calo del desiderio, nel sentimento di solitudine, nella mancanza di voglia di condividere e nel desiderio di evasione dalla relazione.
La realtà che tutto si modifica comporta necessariamente che ogni equilibrio che la coppia raggiunge sia “precario”, cioè in continua evoluzione; in pratica ciò che ci soddisfaceva ieri non è detto che sia importante oggi. Cambiando, cambiamo priorità.
Segnali della coppia in crisi
È vero, ogni coppia è unica, ma spesso i segnali di crisi nella relazione sono trasversali e riguardano aspetti condivisi. Non sempre è facile osservarli, soprattutto perché si tende a sottovalutare la cosa, normalizzare, dirsi che “in tutte le coppie va così”, oppure perché non si ha il coraggio di affrontare una crisi di coppia. Se infatti alcuni segnali sono chiari e indiscutibili come la violenza tra le mura di casa e i ripetuti episodi di infedeltà, altri si sviluppano nel tempo e, come anidride carbonica soffiata sul fuoco, spengono lentamente il rapporto, senza farsi notare.
Conoscere i campanelli d’allarme a cui prestare attenzione consente di crearci una sorta di mappa geografica mentale lungo la quale orientare il nostro rapporto e capire per tempo se stiamo per incamminarci in un sentiero pericoloso o se ci troviamo già all’interno di una zona piena di insidie. Ecco allora una lista dei principali sintomi crisi di coppia che spesso sottovalutiamo ritenendoli solo un momento passeggero
1. La coppia stanca
Nella coppia stanca, il problema non è la mancanza o la fine dell’amore, ma semplicemente un naturale affievolimento dell’intensità della relazione dovuta al passare del tempo. La diminuzione nella frequenza e intensità della vita sessuale è uno dei primi segni di un rapporto stanco. Se il calo di desiderio è solo imputabile alla stanchezza, la coppia ha buone possibilità di ritrovare il proprio appagamento; ritrovare l’intesa con il partner è dunque di fondamentale importanza. Innanzitutto è sempre bene parlare con il partner, cercando un dialogo aperto e sincero.
Uscire dalla monotonia significa portare qualcosa di nuovo nel sexso; facendo l’amore, il nostro organismo rilascia una serie di sostanze che ci portano uno stato di piacere interno, di appagamento, di soddisfazione: ci si sente rilassati, di buon umore, anche più belli e desiderabili. Da questo stato di abbondanza si affrontano tutte le situazioni in un modo più pacato e adeguato; si rinnova la vicinanza e la complicità col nostro partner. Se dietro la stanchezza si nascondono altre cause, le cose si fanno più complesse, di questo parlerò nei paragrafi successivi.
2. La coppia non progettuale
Uno degli elementi di criticità nella vita di coppia può riguardare la progettualità. Spesso infatti, la rottura non avviene per mancanza di sentimento o di volontà, ma per mancanza di progetti. Complice la quotidianità, ci si abitua alle stesse cose: la domenica a pranzo con i genitori o i suoceri, il venerdì sera pizza, il sabato mattina la spesa…e i progetti? Ti ricordi l’ultima volta che hai programmato qualcosa di diverso dalla routine? La progettualità fornisce una sorta di cammino psicologico, un percorso nel quale ci si sente immersi, per raggiungere tappe importanti da condividere.
Se nella coppia viene meno la progettualità, il volere comune di costruire qualcosa, il rapporto non si evolve e dunque ristagna, rischiando di implodere alla minima difficoltà o conflitto. La costruzione non significa necessariamente mettere al mondo un figlio, ma può tradursi in altri progetti in grado di smuovere la staticità della non progettualità.
3. La coppia conflittuale
Un vecchio detto recita “L’amore non è bello se non è litigarello”. Certo, nelle relazioni ci sono sempre dei momenti di tensione ma ripetere atti che turbano e irritano i rispettivi partner può innescare un rapporto conflittuale. Nella coppia conflittuale, le azioni riguardano le incomprensioni, la mancanza di complicità, il chiudersi, l’infedeltà….
La coppia conflittuale si lascia sopraffare da emozioni e sensazioni negative; questa affettività distorta e bloccata porta i coniugi ad agire in modo sfavorevole, manifestandosi sotto forma di comportamenti violenti: si instaura un circolo vizioso, in cui entrambi si sentono accusati ingiustamente e autorizzati a reagire per recare di far valere le proprie ragioni, il legame tra i due comincia a indebolirsi.
Una certa quota di conflitto è insita in tutte le relazioni umane, l’importante è che il conflitto venga gestito in modo costruttivo nell’ottica di risolvere i problemi e non per distruggere la relazione. In modo particolare esisterebbero dei modi distruttivi per gestire il conflitto che possono innescare delle dinamiche psicologiche in grado di far finire la relazione ma di questo ne parlerò più avanti.
4. La coppia umiliante
Ci sono coniugi che non si fanno scrupoli nell’infliggere umiliazioni, al solo scopo di godere della dipendenza e della soggezione esercitata sul partner. Si tratta dell’atteggiamento umiliante che un coniuge acquisisce nei confronti del partner: secondo la sua visione, tutti i problemi all’interno della relazione sono colpa del partner. Ovvero, il coniuge umiliante è talmente convinto che tutti problemi derivino da difetti e comportamenti sbagliati dell’altro, che non si perde occasione per umiliare in privato e in pubblico il proprio compagno o la propria compagna.Le tipiche frasi di questo atteggiamento suonano, ad esempio, come:
- “Non è colpa mia se sei sempre in ritardo!”
- “Sei tu che mi hai fatto arrabbiare!”
- “Se tu fossi una persone normale…”
- “Se tu fossi come tutti gli altri mariti (o le altre mogli), a quest’ora avremmo… saremmo…”
- “Se solo fossi più affettuoso/a, allora anch’io riuscirei ad essere gentile con te”
- “Non posso farci niente se sono costretto/a a ripeterti sempre le stesse cose” ed altri frasi simili.
Chi riceve tali umiliazioni, si convincerà sempre più di essere in torto nei confronti del partner e di non essere in grado di soddisfarlo, dimenticando le proprie esigenze. Il giudizio sprezzante, che arreca umiliazione, non riguarda un atto o una parola, ma il valore stesso della persona, ritenuta incapace di agire in altro modo, indegna di fiducia, di stima e di interesse.
5. La coppia accudente
Nella relazione con il partner ognuno di noi porta una propria precisa modalità, uno schema, un modello di come quella relazione sarà e di cosa ci aspettiamo da essa. Questo “schema” lo abbiamo imparato nel corso della nostra storia personale e lo riproponiamo in maniera abbastanza sistematica nelle nostre relazioni intime. E’ uno “schema” che ricalca in linea generale quello che abbiamo sperimentato nel corso delle nostre primissime relazioni significative, ovvero quelle con i nostri genitori.
Nella coppia accudente, vi è un rapporto up/down, in cui c’è una persona “sfortunata e poverina” che gratifica l’altro con frasi del tipo “mi hai ridato la vita, senza di te sarei finito”. In questo tipo di amore una persona si prende cura dell’altro facendogli da “genitore”.
6. La coppia possessiva
La coppia possessiva è caratterizzata da gelosia morbosa e dal fatto che l’amato viene considerato una proprietà. È un amore fatto di controllo, rancore, violenza e mancanza di autonomia.
7. La coppia competitiva
In questo tipo di relazione, l’iniziale ammirazione si trasforma in invidia; il partner diventa rivale e geloso del successo personale e professionale dell’altro.
8. La coppia sempre pronta a criticare
C’è differenza tra il dire: “sono arrabbiata perché non hai spolverato la camera ieri. Avevamo deciso di farlo a turno”, e dire: “sei un disastro. Possibile che non te ne importi nulla?!” Mentre la prima è una lamentela, ovvero un appunto negativo fatto verso una specifica azione che il partner può o meno aver compiuto, la critica va ben oltre, attaccando alcuni aspetti della sua personalità o del carattere, risultando deleteria a lungo andare.
Nella relazione bisogna investirci in due, se lo fai solo tu… fai qualche passo indietro e concentra quelle attenzioni su te stesso!
Ricorda, un buon partner fa il tifo per te mentre affronti le tue sfide e fa in modo di esserci… sempre, non solo quando gli fa comodo o non gli costa impegno! Se la tua relazione somiglia più a un campo minato che stressa e terrorizza, qualcosa non va, cerca di analizzare la scelta del partner e il perché state ancora insieme. Ricorda che non sei prigioniero d’amore ma una parte attiva. A questo punto bisognerebbe chiedersi: perché voglio a tutti i costi che la relazione funzioni: lo amo veramente?
Cerchi l’amore o temi la solitudine?
Secondo questa concezione, la cura alla solitudine è solo ed esclusivamente la costruzione di una coppia. Ebbene, in realtà a volte ci si dimentica che si può sperimentare solitudine anche quando si è in relazione con l’altro, e questo avviene per esempio se vi siano carenze affettive. La coppia purtroppo non è l’antidoto alla solitudine.
Pensi davvero che solo l’amore possa appagarti? Quando presti attenzione agli altri prima di prestare attenzione a te stesso forse stai solo cercando di avere in cambio quell’amore che non sei disposto a darti. Posa i guantoni e smettila di prenderti a pugni! Smettila di correre dietro ai desideri degli altri. Smettila di voltare le spalle a te stesso.
Pensaci bene, il primo partner che ognuno di noi ha nel corso della vita è se stesso/a. Senza la solitudine non potresti dedicarti tempo, conoscerti, amarti. Stare bene con sé stessi significa, stare bene con gli altri, ed è condizione fondamentale per stare bene in coppia. Quindi, dopotutto, in questi casi, conviene scegliere la solitudine ad una relazione di coppia “forzata”, che si regge esclusivamente sul desiderio di non essere soli
Sperimenta nuovi modi di essere
Imparare a conoscersi significa sperimentare se stessi, cimentarsi in piccole e grandi imprese. Se ti va di fare un vero viaggio introspettivo alla scoperta di chi sei, se ti va di analizzare te stesso, i tuoi vissuti emotivi e le tue storie relazionali, dall’infanzia all’età adulta, posso consigliarti la lettura del mio libro (già bestseller!) «d’amore ci si ammala, d’Amore si guarisce» edito da Rizzoli. Intendiamoci, un libro non può cambiarti la vita ma può aiutarti a costruire relazioni migliori, con te stesso e con gli altri. Il cambiamento, poi, sarà inevitabile, sarà la naturale conseguenza di un’autentica scoperta di sé. Curare i nostri legami, le nostre ferite, i nostri conflitti… curare il nostro benessere, è un dovere imprescindibile che abbiamo verso noi stessi. Già, perché l’armatura che più di tutte può difenderti (dalle umiliazioni, dai torti, dalle delusioni e dalla rabbia…) è proprio l’amor di sé. Perché come ho scritto nell’introduzione al mio libro: “Non è mai l’amore di un altro che ti guarisce ma l’amore che decidi di dare a te stesso”. Se hai voglia di costruire relazioni sane e appaganti, se hai voglia di scoprire le immensità che ti porti dentro e imparare a esprimere pienamente chi sei, senza timori e insicurezze, è il libro giusto per te. Il libro puoi acquistarlo in libreria o a questa pagina Amazon.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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