Che i maltrattamenti subiti nell’infanzia potessero avere conseguenze sulla salute mentale in età adulta era cosa nota. Ora nuove evidenze scientifiche dimostrano che questi incidono persino sulla durata della vita. Abusi, punizioni, negligenze e atti di bullismo provocano stress cronico nei bambini, invecchiamento precoce e un maggior rischio di sviluppare patologie come obesità, cefalea, sindromi dolorose, asma, malattie cardiache, tumori.
Bullismo e cyberbullismo
Derisi, vessati, spesso malmenati e quasi sempre senza motivo (ammesso che esistano motivi per cui comportamenti del genere siano “giustificabili”) se non la “colpa” di essere più deboli, meno belli, con gli occhiali o troppo grassi o bassi, non accettati e magari troppo timidi per difendersi….comunque non rispondenti ai canoni del “più forte”, sono le vittime del bullismo. Il bullismo, in tutte le sue forme, è un’arma pericolosa che colpisce lo strato più vulnerabile della nostra società. Bambini e ragazzi, spesso ignari dei primi segnali, si chiudono in se stessi di fronte alla prepotenza dei coetanei nascondendo un malessere che rischiano di portarsi dietro per tutta la vita.
L’avvento di internet ha pericolosamente amplificato questo fenomeno tanto che oggi si parla si cyberbullismo. Il cyberbullismo è solo in apparenza più innocuo (cosa mai potranno farmi attraverso uno schermo?) ma in realtà è molto più subdolo e pericoloso. Il web è la dimensione che amplifica tutto all’ennesima potenza e una sola immagine o un breve video possono segnare una giovane vita indifesa fino al suicidio. Per capire cosa significa cyberbullismo, bisogna necessariamente analizzare i principali temi sul bullismo.
Il fenomeno si manifesta prevalentemente in ambito scolastico
Consiste in azioni intimidatorie, che talvolta sfociano in violenze fisiche, esercitate da un singolo o da un gruppo di ‘bulli’ ai danni di una vittima. I soggetti coinvolti sono adolescenti e bambini. Di solito l’elemento più debole e sensibile rappresenta il bersaglio ideale.
Il cyberbullismo identifica ugualmente una molestia, ma con la differenza che essa viene perpetrata attraverso la rete. Per questo lo si definisce anche come bullismo su internet. Entrambi i comportamenti (bullismo e cyberbullismo) si sviluppano attraverso una serie di azioni ripetute nel tempo. Ciò che cambia è il contesto nel quale avviene la molestia: i bulli agiscono nel mondo reale, i cyberbulli agiscono online.
L’espressione genica è quel meccanismo che dirige l’intera nostra esistenza
I geni presenti sul DNA vengono “letti” e fungono da stampo per la produzione di tutte le molecole necessarie alle nostre funzioni vitali. Attraverso una serie di sofisticati meccanismi biologici, si decide se un determinato gene deve essere espresso (avviando la produzione delle proteine ad esso associate) oppure silenziato.
I nuovi risvolti dell’espressione genica degli ultimi decenni hanno segnato la nascita dell’epigenetica, una disciplina complessa e affascinante che ha capovolto i principi della genetica classica: il nostro DNA, quello ereditato dai genitori, è sì immutabile ma l’espressione di molti geni è strettamente legata al nostro comportamento.
È ormai ampiamente accertato che il bullismo altera l’espressione genica
Il gene coinvolto è chiamato SERT. La proteina codificata a partire da questo gene, facilita il trasferimento della serotonina nei neuroni. La serotonina è un importante neurotrasmettitore che regola l’umore e diverse altre funzioni tra cui quelle cognitive. Secondo lo studio condotto all’Université de Montrèal il gene SERT è disattivato in misura maggiore nei bambini vittime di bullismo.
Il gene SERT è coinvolto anche nell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, un complicato meccanismo che regola la nostra risposta allo stress. Quando il gene SERT è maggiormente disattivato, questo meccanismo dice al nostro corpo di produrre una quantità minore di cortisolo, l’ormone dello stress. Il che sembra contraddittorio: un bambino bullizzato è sotto stress e quindi dovrebbe produrre più cortisolo per far fronte alla situazione in cui si trova.
In effetti ciò accade, ma solo nelle prime fasi
I sofisticati controlli del corpo umano fanno sì che una condizione di stress ci allarmi (attraverso la produzione di cortisolo) per “svegliarci” e attivare i meccanismi adatti a difenderci. Quando però le situazioni di stress si protraggono a lungo, come nel caso del bullismo, il nostro corpo risponde nella maniera opposta perché quantità eccessive di cortisolo nel lungo periodo finirebbero con il creare grossi problemi.
La sua azione è infatti connessa anche al metabolismo glicemico e alla funzione cardiaca. In caso di stress continuativo, il nostro organismo reagisce quindi disattivando il gene SERT (attraverso un meccanismo chiamato metilazione) riducendo così la produzione di cortisolo.
Come reagisce un bambino vittima di bullismo?
La riduzione del livello di stress fa sì che chi è vittima di bullismo reagisca meno agli attacchi accettandoli passivamente con le conseguenze che tutti conosciamo. Da adulti magari è possibile superare il trauma, ma le modifiche nel DNA persistono. I cambiamenti nell’espressione genica sono in genere reversibili, ma non sempre ciò accade. La metilazione del gene SERT può essere all’origine di casi di depressione e alcolismo da adulti.
Lo studio è stato condotto su 28 coppie di gemelli omozigoti in modo da eliminare qualunque differenza genetica e ambientale che potesse interferire. Soltanto uno dei due gemelli è stato bullizzato e attraverso l’analisi del loro genoma è stato possibile rilevare un’eccessiva metilazione in corrispondenza dell’area promotrice del gene SERT solo nelle vittime. La conseguente ridotta secrezione di cortisolo si è verificata intorno ai 12 anni ma il processo di metilazione era iniziato già nei due anni precedenti.
La ricerca, avviata nel 1994 condotta da Isabelle Ouellet-Morin presso l’Università di Montreal e pubblicata su “Psychological Medicine”, è ancora in atto e il suo intento è quello di seguire i gemelli fino all’età adulta, per verificare gli effetti psicologici a lungo termine del bullismo.
Il nostro DNA è immutabile
E’ un libro stampato trasmesso a noi dai nostri genitori all’atto del concepimento, ma le modalità con cui i geni vengono espressi sono influenzati da una miriade di fattori diversi tra cui il nostro comportamento, l’alimentazione e lo stile di vita. Molti studi dimostrano che alcune di queste modifiche possono influenzare l’espressione genica anche nelle generazioni successive: ai nostri figli non trasmettiamo solo DNA ma anche le nostre abitudini e i nostri traumi fissati sul genoma come ombre invisibili che la ricerca sta svelando a poco a poco.
A questo punto dovremmo chiederci: come si diventa bulli?
Nuove prove suggeriscono che il bullismo e la vittimizzazione degli adolescenti potrebbero avere origini in casa. Molti bulli hanno genitori ostili, punitivi e rifiutanti. I ricercatori della Charles E. Schmidt College of Science della Florida Atlantic University, della Concordia University di Montreal e dell’Uppsala University in Svezia hanno identificato un approccio genitoriale che contribuisce alle difficoltà tra pari: genitori che mantengono un atteggiamento di derisione e di disprezzo nei confronti dei loro figli.
I genitori derisori usano espressioni mortificanti o sminuenti che umiliano e frustrano il bambino anche in assenza di una provocazione da parte dello stesso. Questi genitori rispondono all’impegno del bambino con critiche, sarcasmo, ostilità e utilizzano la coercizione emotiva e fisica per ottenere ubbidienza.
I ricercatori hanno seguito 1.409 bambini per tre anni consecutivi (età 13-15 anni) e i risultati, che appaiono nel Journal of Youth and Adolescence, mostrano che la genitorialità derisoria favorisce la rabbia disregolata nei bambini e negli adolescenti.
La rabbia disregolata indica difficoltà nella gestione degli stati emotivi che tipicamente si manifesta con emozioni negative, aggressività verbale, fisica e ostilità. L’aumento della rabbia disregolata, a sua volta, pone gli adolescenti a maggior rischio di compiere atti di bullismo ma anche e di diventare vittime a loro volta di altri prepotenti.
A monte di tutto ciò potremmo dedurre: combattendo il bullismo si potrebbe prevenire un’ampia serie di problemi individuali e sociali!
A cura di Ana Maria Sepe, psicoanalista
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