Il celebre caso di HM e la meravigliosa potenza della nostra memoria

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Vi racconto la storia di Henry Gustav Molaison, meglio noto come “paziente H.M.” La sua storia clinica è riportata in tutti i testi di neuroscienze ma in questo contesto voglio proporvi la storia di H.M. dalla prospettiva dello stesso Henry, e non dei medici che lo avevano in cura. I testi, infatti, evidenziano sempre e solo l’elevato numero di scoperte fatte grazie al suo caso e pochi si soffermano su una verità intersoggettiva: dal primo settembre del 1953 al 2 dicembre del 2008 (giorno della sua morte), Henry ha vissuto sempre lo stesso giorno.

H.M. soffriva di una forte forma di epilessia. Erano gli anni ’50 e per arrestare gli attacchi, il medico William Scoville localizzò l’origine delle sue crisi epilettiche nel lobo temporale mediale e ne suggerì l’ablazione chirurgia. Al paziente H.M. fu asportato un “pezzetto” del suo cervello. In particolare, furono rimossi tre quarti della formazione ippocampale, il giro paraippocampale (la corteccia entorinale fu completamente distrutta) e l’amigdala. Il risultato diede il via a un lungo studio sull’ippocampo e sul suo coinvolgimento nella funzione mnemonica. Ma torniamo alla storia di Henry.

La storia di H.M.

Per circa 55 anni della sua vita, ogni giorno Henry si svegliava pensando di avere 16 anni (età che aveva al momento dell’intervento chirurgico). Ogni giorno, faceva gli stessi progetti per il suo futuro, pensava al college, si proiettava alla vita che sarebbe arrivata “dopo”, ma lui, in realtà, quel “dopo” lo stava già vivendo inconsapevolmente ogni giorno. Le condizioni di H.M. furono descritte come “amnesia anterograda severa”. Il cervello di Henry non riusciva a formare nuove memorie di eventi, ne’ poteva accumulare nuovi ricordi semantici (apprendere nuove nozioni). Ma la sua memoria implicita sembrava intatta. Henry, infatti, riusciva ad accumulare nuove abilità manuali. Sapeva suonare, battere a macchina a una velocità incredibile ma… ogni giorno, pensava di star svolgendo quell’attività per la prima volta nella sua vita! Non aveva, infatti, i ricordi dell’esperienza dell’esercizio pratico dei giorni precedenti.

Nella sua mente, pensava probabilmente di essere un talento naturale! Nella sua mente, i suoi ricordi non erano confusi, nel presente di Henry, i giorni precedenti risalivano a un paio di anni prima dell’intervento chirurgico. Per la particolarità del suo caso, il paziente H.M. veniva visitato da un elevato numero di neuroscienziati che, ogni volta, dovevano presentarsi ex-novo e rispiegargli la complessità del suo caso. Lo studio del paziente H.M. ha rivoluzionato le conoscenze sull’organizzazione della memoria umana, accendendo i riflettori sia sulle componenti del cervello coinvolte nella memoria esplicita, sia su quel territorio più complesso e meno esplorato che è la memoria implicita.

La memoria implicita governa la nostra vita

Il caso di H.M. dovrebbe farci riflettere sulla complessità della nostra memoria. Nell’immaginario collettivo, la memoria è quel contenitore che ci consente di ricordare appuntamenti, ricorrenze, nozioni, esperienze del passato… e per questo è la “funzione biologica” più sottovalutata di tutte. Quando pensiamo alla memoria, infatti, immaginiamo solo la “componente” perduta da H.M., quella esplicita, dei “ricordi coscienti”. C’è però tutto un «altro mondo» che troppo spesso viene imprudentemente ignorato.

Perché imprudentemente? Perché è quel mondo che governa le nostre vite. Parliamo della memoria implicita, quella non consapevole. Quella che consentiva a H.M. di acquisire nuove abilità (pur non avendo il ricordo consapevole delle sessioni di allentamento dei giorni precedenti). È grazie a essa se percepiamo, ogni giorno, mille sensazioni diverse. È grazie alla memoria implicita se ci muoviamo nel mondo con giudizio critico, se pensiamo, parliamo, se ci emozioniamo… e addirittura l’intensità delle nostre emozioni è strettamente correlata al nostro contenuto mnemonico. Ecco perché alcune persone sembrano essere “più sensibili” di altre, è la memoria che le guida in questa direzione. Se ti soffermi a riflettere sembra quasi ovvio: la nostra intera personalità è contenuta nella nostra memoria! Il paziente H.M. aveva perso i suoi ricordi episodici (memoria esplicita), ma non il suo senso di identità (memoria implicita).

Ecco perché se abbiamo voglia di cambiare la nostra vita, dovremmo iniziare a conoscere i fitti «percorsi della memoria», è lei a determinare chi siamo! In definitiva, la memoria muove le fila delle nostre vite e non si limita a farlo in modo astratto, essa modella anche la struttura del nostro cervello.

La struttura del nostro cervello dipende dalla nostra memoria

Il premio nobel Eric Kandel, tra i più importanti neuroscienziati dei nostri tempi, studiando i collegamenti sinaptici, è riuscito a dimostrare che i “comportamenti automatici” legati alle nostre memorie implicite vengono immagazzinati nelle sinapsi. Cosa significa? Che ogni volta che facciamo un’esperienza, questa si fissa nel nostro cervello creando nuovi collegamenti tra neuroni. Questi collegamenti non rappresentano solo un “archivio mnemonico” ma segnano anche le nostre reazioni ai nuovi stimoli, condizionano il modo in cui viviamo gli eventi, le nostre prospettive, le emozioni, i pensieri (…).

Ciò non solo dimostra che memoria e personalità sono strettamente correlate, dimostra altresì che ogni nostra reazione (anche quella che può sembrare all’apparenza innata) può cambiare perché il nostro cervello è estremamente plastico e la plasticità sinaptica dipende da…lla nostra memoria! Lo schema che emerge studiando a fondo «i percorsi della memoria», funziona più o meno così:
nuove esperienze protratte nel tempo = nuovi contenuti mnemonici = nuove sinapsi = nuovi modi di essere e di esistere nel mondo.

Scoprire le neuroscienze

Se il funzionamento del nostro cervello ti affascina, sappi che il contenuto di questo articolo è ispirato al volume «i percorsi della memoria», prima uscita della collana «Scoprire le Neuroscienze», ideata dal gruppo editoriale EMSE al fine di rendere una materia complessa come le neuroscienze accessibile e alla portata di tutti. La collana porta alla luce i casi clinici che hanno fatto la storia, gettando le basi delle più importanti scoperte degli ultimi decenni. Ogni volume è scritto da un esperto, il già citato «i percorsi delle memorie» è stato curato da Gisella Vedere, professoressa della ESPCI parigina (una delle più prestigiose università francesi) e responsabile del dipartimento «Brain Plasticità Unit». In realtà, l’intera collana «Scoprire le Neuroscienze» è frutto del lavoro combinato di ricercatori e responsabili di centri prestigiosi come il Centre for Genomic Regulation di Barcellona, la National Academy of Sciences di Washington, la Harvard Medical School, l’Istituto Ramón y Cajal di Madrid e figura anche il centro di ricerca italiano IUSS di Pavia.

A partire dal 28 dicembre, in tutte le edicole e online, sul sito EMSE, sarà disponibile il primo volume della collana «Scoprire le Neuroscienze», al prezzo di lancio di 2,99 euro. Vi riporto il calendario con i titoli dei volumi delle prime uscite. Per tutti gli altri titoli, gli approfondimenti e gli argomenti trattati, potete consultare direttamente questa pagina web.

  • I percorsi della memoria. I nostri ricordi formano chi siamo
in edicola dal 28/12/2023
  • Il cervello inconscio. Gli automatismi della nostra mente
in edicola, 11/01/2024
  • I neuroni specchio. Apprendimento, imitazione ed empatia
in edicola, 25/01/2024

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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