Il cervello ferito: esperienze infantili avverse

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Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, dottore di Ricerca in Neuropsicologia ed esperta in Mindfulness.

Nei primi anni di vita, i bambini hanno bisogno di caregivers sufficientemente sicuri, prevedibili, amorevoli, sintonizzati ed accessibili. In un ambiente sicuro e accudente, il cervello dei bambini è in grado di svilupparsi in modo sano ed equilibrato, seguendo le normali fasi della crescita.

Il cervello infatti si sviluppa dal basso verso l’alto; le parti più “basse” del cervello (come il cervello rettiliano e mammaliano) sono quelle responsabili delle funzioni dedicate ad assicurare la sopravvivenza e a rispondere allo stress. Le parti più “alte “del cervello, come la neocorteccia, sono invece responsabili delle cosiddette “funzioni esecutive”, come ad esempio attribuire senso e significato a ciò che si sperimenta, o esercitare il giudizio critico e morale.

In altre parole, il cervello si sviluppa – anatomicamente e fisiologicamente – un po’ come una sorta di “scala”, con un processo di crescita che procede dal basso verso l’alto (bottom-up); quando le risposte allo stress (dovute a situazioni di grave trascuratezza o abuso) vengono ripetutamente attivate lungo un esteso periodo di tempo, nel neonato o nel bambino, il naturale processo di sviluppo sequenziale bottom-up del cervello viene compromesso. Le strutture cerebrali si sviluppano, ma vengono a mancare quei passaggi che sono fondamentali per l’equilibrato e completo accrescimento di tutte le strutture cerebrali, e molti aspetti evolutivi restano incompleti o alterati. Questo si ripercuote sul futuro sviluppo della personalità e sul benessere psicofisico del bambino.

Il trauma dello Sviluppo (Developmental Trauma-DT) o Reactive Attachment Disorder si può dunque manifestare in diverse forme, quali il Sensory Processing Disorder (non inserito nel DSM-5 come un disturbo separato), l’ADHD, il disturbo oppositivo provocatorio, il disturbo bipolare, i disturbi della personalità (soprattutto il disturbo borderline di personalità), il PTSD, disturbi cognitivi, ritardo nell’acquisizione del linguaggio, disturbi dell’apprendimento e altri.

ESPERIENZE PRECOCI AVVERSE E TRAUMA DELLO SVILUPPO

Il termine Trauma dello Sviluppo (ACE o Adverse Childhood Experiences) viene usato in letteratura per descrivere i traumi dell’infanzia, come ad esempio situazioni di abuso cronico, grave trascuratezza o altre avversità che hanno avuto luogo in casa. Quando un bambino è esposto ad uno stress sopraffacente e i suoi caregiver non sono in grado di aiutarlo a ridurre lo stress, o addirittura rappresentano la causa stessa di tale stress, il bambino sperimenta quello che viene definito un trauma dello sviluppo.

Molti clinici conoscono bene il termine PTSD (Post Traumatic Stress Disorder), ma la maggior parte dei bambini traumatizzati non svilupperanno un PTSD, ma sono piuttosto a rischio di sviluppare un complesso disturbo caratterizzato da sintomi emotivi, cognitivi e fisici, che avrà ripercussioni sull’intera durata della loro vita.

Nella figura in basso sono indicate le tre grandi categorie di eventi avversi dell’infanzia.

I traumi dello sviluppo vengono anche chiamati Adverse Childhood Experiences (ACE) o esperienze infantili avverse; si tratta di situazioni traumatiche e altamente stressanticroniche, che hanno luogo all’interno del sistema familiare in cui vive il bambino: come ad esempio la presenza di un genitore affetto da una malattia psichiatrica o che abusa di sostanze (alcol, droghe), la perdita di un genitore a causa di divorzio, abbandono o incarcerazione, l’essere testimone di violenza domestica, il non sentirsi amato, considerato o supportato dalla famiglia, oppure non avere abbastanza cibo o abiti puliti, subire abusi sessuali, fisici o violenza verbale.

L’impatto di questi traumi è stato studiato a fondo; lo studio più ampio e famoso in merito è probabilmente quello conosciuto come “The adverse childhood experiences (ACE) study”, che ha coinvolto più di quindicimila adulti, dimostrando come la presenza di più eventi avversi durante l’infanzia, ponesse poi l’adulto ad un crescente rischio di sviluppare malattie croniche, come indicato nella figura sottostante.

IL TRAUMA È CORRELATO ALLO SVILUPPO DI MALATTIE CRONICHE

Questo studio è stato iniziato da Vincent Felitti e Robert Anda del dipartimento di medicina preventiva del Kaiser di San Diego nel 1995, e rappresenta lo studio internazionale epidemiologico più importante sull’analisi della relazione tra salute ed eventi avversi di vita, ed è tuttora in corso. Esplora con precisione l’associazione tra il le esperienze traumatiche vissute nei primi anni di vita, e l’insorgenza di patologie fisiche e mentali in età adulta.

Agli adulti partecipanti, è stato chiesto di ricordare le loro precoci esperienze di vita, alle quali viene assegnato un punteggio “ACE” a seconda del numero di esperienze avverse indicate.

Gli adulti che hanno indicato un elevato numero di esperienze precoci averse, mostrano anche percentuali di rischio esponenzialmente crescenti di sviluppare serie malattie fisiche, un alto numero di comportamenti pericolosi per la salute e un rischio maggiore di ammalarsi o morire precocemente.

I dati raccolti attraverso numerosi altri parametri sulla salute dei partecipanti fino ad oggi, mostrano che esiste una forte correlazione tra trauma e esiti di vita negativi.

Ciò significa che maggiore è il numero di eventi avversi vissuti durante l’infanzia entro i 18 anni (e minore l’età in cui si sono verificati), maggiori le patologie presentate da adulti, anche quelle legate a comportamenti che mettono a rischio la salute, ad esempio:

Un punteggio ACE pari a 4 si associava ad un rischio 4 volte maggiore di sviluppare un tumore o una patologia cardiaca;
Un punteggio ACE di 5 si associava ad un rischio da 8 a 12 volte maggiore di sviluppare una dipendenza da sostanze, di ammalarsi di depressione o tentare il suicidio;
Un punteggio ACE pari a 6 era associato ad una durata di vita di 20 anni inferiore a chi non aveva avuto esperienze avverse precoci;
Un punteggio ACE maggiore di 7 correlava con una probabilità circa 3 volte maggiore di sviluppare un tumore ai polmoni o una malattia cardiovascolare rispetto al campione che non riportava esperienze avverse precoci.

I SINTOMI DEL TRAUMA DELLO SVILUPPO

IN CONCLUSIONE

I dati sulle esperienze averse dell’infanzia sono importanti non solamente per aver messo in luce lo stretto legame tra eventi avversi nell’infanzia e scarsa qualità della salute da adulti, ma anche per il tipo di popolazione studiata: la maggior parte degli adulti intervistati erano Caucasici, di classe media, e avevano una scolarizzazione superiore. Questi dati dimostrano che anche nelle classi sociali medio-alte, la percentuale di esposizione ad eventi traumatici precoci per i bambini era notevolmente alta, con un 15% di adulti che riportavano almeno 3 o più eventi avversi precoci nella loro infanzia. Nei dati raccolti dal 2010 in 33 stati, il 20% degli adulti ha riferito un punteggio di almeno 3 eventi avversi, e questo fatto sfida il pregiudizio che vede traumi ed eventi traumatici precoci soprattutto presenti nelle classi sociali emarginate o a rischio.

Ma l’aspetto davvero importante di questo studio è che ci dà la possibilità di prevenire molte gravi e croniche patologie dell’età adulta, attraverso una cultura dell’informazione e di prevenzione degli eventi avversi nell’infanzia.

Poter avere un’infanzia mediamente serena, cioè caratterizzata da genitori sufficientemente sintonizzati e disponibili, dai normali conflitti, delusioni e inevitabili frustrazioni che fanno parte del nostro mondo relazionale e non da gravi abusi, trascuratezza e violenza, è la base di partenza per una vita sana sia mentalmente che fisicamente. Per sviluppare la capacità di prenderci cura di noi stessi, così come altri hanno fatto con noi quando eravamo piccoli, di fidarci ed affidarci nelle relazioni, di poter essere stabili e regolare le nostre emozioni anche nelle inevitabili tempeste della vita.

La capacità infatti di regolare le nostre emozioni, di avere cura di noi, di saper stare nella relazione tollerando distanza, vicinanza, interdipendenza e frustrazioni, sono solo alcune delle abilità che impariamo molto precocemente durante le nostre prime esperienze di attaccamento.  E se è vero che molto può essere fatto attraverso la terapia, per curare queste ferite ed insegnare le abilità mancanti, è altrettanto auspicabile che si possa intervenire a monte del problema, limitando il più possibile il verificarsi di eventi avversi gravi nell’infanzia.

A cura di Annalisa Barbier, psicoterapeuta
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