Il figlio messo da parte nella famiglia disfunzionale

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor


Nella famiglia funzionale i bisogni di tutti vengono trattati con la medesima priorità; anche se i conflitti non mancano, la reciprocità è il fattore conduttore. Nella famiglia funzionale si litiga, si discute, si cambia ma non si calpestano mai i diritti emotivi altrui.

Nella famiglia disfunzionale il panorama è del tutto differenze: c’è sempre un bambino dimenticato! I ruoli sono rigidi, non c’è reciprocità e nello scandire le priorità ognuno ha un peso diverso. C’è chi ha più diritti dell’altro e chi rivendica diritti sull’altro.

I figli appartengono ai genitori quasi come se fossero un bene strumentale. Il ruolo dei figli non cambia, siano essi bambini, ragazzi o adulti che abitano a 900 km di distanza da casa. Nelle famiglie disfunzionali i figli saranno sempre trattati da subordinati e mai da pari, anche una volta adulti.

Per svincolarsi i figli spesso mettono km e km di distanza tra sé e il genitore ma in realtà la distanza fisica non è tutto. L’unica vera via è rafforzare la propria personalità e costruirsi una sana indipendenza, sembra facile ma queste evoluzioni sono fortemente ostacolate nelle famiglie disfunzionali.

Eredità emotiva: la trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento

Nelle famiglie disfunzionali c’è spesso uno scettro del potere impugnato da uno dei due genitori, il genitore che incoronerà un figlio e confinerà l’altro nell’ombra più buia.

In una famiglia disfunzionale i due coniugi hanno una relazione profondamente asimmetrica, insoddisfacente e fatta di responsabilità non assunte.

Chi impugna lo scettro può vestire i panni della vittima e incolpare il coniuge di ogni sua frustrazione, oppure, all’opposto, mostrarsi estremamente soddisfatto della propria vita e condividere con il coniuge solo le briciole, può essere distaccato o assumere atteggiamenti opportunistici…

Gli scenari sono tantissimi e hanno tutti un minimo comune denominatore: il rapporto tra i coniugi è sbilanciato e privo di stima. Quando i genitori non sono in grado di costruire legami autentici, basati su stima e fiducia, faranno ricadere una scomoda eredità sui figli: la trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento.

La psicologa Mary Main ha studiato a lungo le differenze individuali nelle modalità di relazione con il prossimo e con il mondo giungendo alla conclusione che esiste una trasmissione da generazione in generazione, una sorta di eredità emotiva che ogni genitore ci lascia.

Partendo dalla sua teoria, Mary Main ha individuato quali sono i fattori che più influenzano questa eredità. Mettendo da parte i fattori genetici (i risultati delle ricerche, ad oggi,  sono controversi). Il focus è stato puntato sui fattori cognitivi ed emozionali. Vale a dire:

  • Che attribuzioni fanno i genitori alle emozioni esperite dai figli?
    Quindi come i genitori rispondono alla domanda: “perché il bambino prova queste emozioni?” O se almeno si pongono la domanda…
  • Che attribuzioni fanno i genitori sul comportamento adottato dai figli?
    Quindi come i genitori rispondono alla domanda: “perché mio figlio si comporta in questo modo?”
  • Quali emozioni vengono ammonite e in che modo vengono ammonite
  • Che risposte emotive vengono fornite
  • Quanto un genitore riesce a regolare le proprie emozioni
  • Le capacità del genitore nel monitorare, valutare e modificare le proprie reazioni emotive
  • Capacità riflessiva e di mentalizzare*
    Quanto i genitori riescono a comprendere i propri stati mentali e quelli dei propri figli.

L’adulto, attraverso la sua funzione riflessiva, dovrebbe immaginare le intenzionalità del bambino così il bambino inizierà a percepirsi come un individuo a Sé, con le sue intenzioni e la sua personalità. Purtroppo, in una famiglia disfunzionale questo processo non avviene in modo opportuno perché i genitori deprivano il bambino di ogni intenzionalità.

*Il processo di “capacità riflessiva e mentalizzazione” sembra molto complesso ma in realtà significa solo avere considerazione dei figli e non sostituire i loro bisogni con i propri. In una famiglia disfunzionale i bisogni dei figli vengono sostituiti puntualmente con i bisogni del genitore che impugna lo scettro (o di entrambi i genitori). La conseguente eredità emotiva è catastrofica.

Il bambino adorato e il bambino dimenticato

Agli occhi del genitore, il bambino adorato non può fare nulla di male, mentre il bambino dimenticato è costantemente inadeguato. Sfortunatamente, sia il bambino adorato che il bambino dimenticato porteranno dentro una grossa zavorra perché in nessun caso si potrà completare in modo adeguato il processo di separazione e individuazione del sé.

Il bambino adorato si sentirà superiore ai suoi stessi fratelli e quando crescerà, con molte probabilità, si sentirà superiore ai suoi stessi genitori (ma non necessariamente). Il bambino adorato dovrà affrontare qualche difficoltà in più soprattutto da adulto, quando fidanzandosi porterà il partner a casa. Il genitore rifiuterà il partner (più o meno esplicitamente) fino ad arrivare a minare apertamente la relazione. Il bambino adorato, anche da adulto, è una proprietà genitoriale, una medaglia da fissare in bella vista sulla giacca.

Il bambino in ombra si sarà adattato precocemente a una realtà fatta di briciole e, in base al temperamento personale, avrà sviluppato una personalità reattiva o passiva.

La zavorra emotiva del bambino adorato e del bambino dimenticato

Molti penseranno che il bambino adorato, estremamente coccolato, sempre perdonato e ammirato dai genitori, sarà il perfetto narcisista. Questo è vero solo se il bambino adorato si sentirà privilegiato rispetto agli altri, quindi crescendo si aspetterà il medesimo “trattamento speciale” anche dalla società (amici, partner, colleghi…).

Al contrario, se il bambino adorato subirà le attenzioni genitoriali assumendosi il carico delle aspettative, tenderà a sviluppare ansia e sentirsi costantemente insicuro.

Anche il bambino in ombra può seguire diversi destini in base alla percezione della relazione genitoriale. Se il bambino dimenticato subirà i torti e le ingiustizie senza mai reagire, da adulto probabilmente la sua eredità emotiva sarà fatta di frustrazioni, vittimismo, invidia… In genere questa categoria non vuole avere figli e tende a somatizzare le emozioni sconvenienti soprattutto con disturbi del tratto digerente e della pelle.

Al contrario, un bambino dimenticato reattivo, potrebbe diventare un adulto che tende a giudicare severamente se stesso e gli altri, assumere un atteggiamento controllante, perfezionismo patologico e potrebbe sviluppare tratti del sottotipo di narcisismo noto come covert (per approfondire: 10 tipi e sottotipi di narcisismo).

Libri consigliati dall’autore:
L’attaccamento. Dal comportamento alla rappresentazione di Mary Main

Note

I nostri articoli sono un riassunto semplificato di una “inestimabile complessità” che può essere trattata correttamente solo nelle sedi opportune (lo studio di uno psicoterapeuta). Ogni meccanismo spiegato è frutto di numerose generalizzazioni e va compreso sempre con una mente aperta, flessibile e critica.

L’utente sarà l’unico responsabile per l’uso del Sito e dei suoi contenuti. Le informazioni raccolte su Psicoadvisor.com non costituiscono pareri clinici, diagnosi, strumenti emozionali o di supporto. Ancora una volta, rimandiamo allo studio di uno psicoterapeuta.

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