Il modo in cui sei stato amato da bambino influenza il tuo successo da adulto (più di quanto pensi)

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Non ce ne accorgiamo, ma il modo in cui affrontiamo una sfida, rispondiamo a una critica, cerchiamo l’approvazione o ci alziamo dopo una caduta ha radici che affondano nel tempo. Più precisamente, nell’infanzia. In quel terreno ancora umido di sguardi, carezze mancate, abbracci ricevuti o negati. Il successo – inteso non solo come carriera o denaro, ma come piena realizzazione personale – non si costruisce solo con la forza di volontà, ma con la forza dell’amore ricevuto. O dell’amore che è mancato.

Chi ha imparato, fin da piccolo, a sentirsi degno, a fidarsi della vita, a tollerare la frustrazione senza perdersi, parte con un vantaggio che non si misura nei titoli, ma nella psiche. Perché il successo non è una corsa a ostacoli, è una corsa a fiducia. E chi è stato visto, contenuto, valorizzato… ha più fiato. Più coraggio. Più direzione.

In questo articolo esploriamo come l’amore che abbiamo ricevuto da bambini incida sul nostro successo da adulti. Lo faremo attraversando la psicologia dello sviluppo, la teoria dell’attaccamento, le neuroscienze affettive e la psicoanalisi, fino ad arrivare a ciò che oggi puoi ancora fare per ricostruire ciò che non ti è stato dato.

Il legame tra amore primario e autorealizzazione

Secondo Winnicott, uno psicoanalista tra i più raffinati nel trattare la prima infanzia, per crescere sani abbiamo bisogno di una “madre sufficientemente buona”. Non perfetta, ma presente. Una madre (o figura primaria) che sappia riconoscere i bisogni del bambino e rispondere con sintonizzazione. Questo è ciò che permette al bambino di formare un senso di sé coeso e vitale.

Ma cosa succede se questo amore primario viene negato, distorto, condizionato?

Chi cresce cercando di meritarsi l’amore, invece di riceverlo spontaneamente, sviluppa un’immagine di sé fragile e costantemente in bilico. Questa immagine interiore – che Freud chiamava “Io” e Bowlby avrebbe descritto come “modello operativo interno” – sarà la base con cui ci relazioneremo al mondo.

E quando dentro di noi vive una voce che dice “non vali abbastanza”, diventa molto difficile sentire di meritare il successo, di poter sbagliare senza perdere valore, di poter provare senza dover sempre riuscire.

La teoria dell’attaccamento e la fiducia di base

La teoria dell’attaccamento, sviluppata da John Bowlby, ci spiega che ogni bambino costruisce una mappa relazionale in base alle risposte affettive che riceve. Se queste risposte sono coerenti, empatiche e prevedibili, il bambino sviluppa un attaccamento sicuro, che lo porterà ad affrontare la vita con apertura, resilienza e fiducia in sé.

Al contrario, un attaccamento ansioso o evitante – generato da cure incoerenti o fredde – porterà a una maggiore difficoltà a:

  • tollerare l’incertezza,
  • chiedere aiuto,
  • fidarsi degli altri,
  • restare motivato nei momenti difficili.

Tutto questo mina le fondamenta del successo. Perché chi si sente solo nelle proprie emozioni tende a rimandare, a crollare alla prima critica, a rinunciare per paura di non farcela. E spesso nemmeno si accorge che dentro quella “mancanza di motivazione” si nasconde un dolore antico: quello di non essere stato contenuto quando si aveva più bisogno.

Il cervello emotivo: la neurobiologia del successo

Dal punto di vista neuroscientifico, l’infanzia è il periodo in cui si costruiscono le reti neuronali che regolano l’autoregolazione emotiva, la resilienza e il senso di sé. L’amigdala, l’ippocampo e la corteccia prefrontale – aree coinvolte nella gestione dello stress, della memoria emotiva e del controllo degli impulsi – si sviluppano sotto l’influenza delle esperienze affettive precoci.

Quando un bambino cresce in un ambiente sicuro, il suo sistema nervoso impara a modulare l’allarme: sa distinguere ciò che è pericoloso da ciò che è solo nuovo. Questo è fondamentale per il successo, perché permette di correre rischi sani, prendere iniziativa, tollerare l’attesa.

Al contrario, un bambino cresciuto nell’insicurezza svilupperà un sistema nervoso ipervigilante, con un’amigdala sempre allertata e una corteccia prefrontale poco sviluppata nella sua funzione regolatoria. Il risultato? Più procrastinazione, più autosabotaggio, più paura del giudizio.

Il dialogo interno che deriva dall’amore (o dalla sua mancanza)

Uno degli aspetti più sottovalutati del successo personale è il dialogo interno. Quella voce che ci accompagna in ogni decisione, ogni errore, ogni ambizione. Questa voce – severa o incoraggiante, svalutante o empatica – è il riflesso delle cure ricevute.

Chi da bambino ha ricevuto attenzioni empatiche, rispecchiamento emotivo e libertà di esistere senza condizioni, interiorizza una voce amorevole. E nei momenti difficili sa dirsi: “Puoi farcela. Anche se sbagli, sei degno lo stesso.”

Ma chi è cresciuto nel giudizio, nell’amore condizionato o nell’indifferenza, si porta dentro una voce dura, che suona così: “Non è mai abbastanza. Non ce la farai. Ti manca qualcosa.” E come si può costruire il successo se il primo ostacolo è la voce che vive nella propria mente?

Il successo come stato interno, non come conquista esterna

Nel linguaggio comune, il successo viene spesso misurato in base ai risultati: soldi, carriera, status. Ma dal punto di vista psicologico, il vero successo è uno stato interno: la capacità di sentirsi pienamente se stessi, senza costanti compromessi, senza doversi adattare per essere amati, senza svendersi per ottenere approvazione.

E questo tipo di successo non si costruisce su strategie, ma su fondamenta emotive. Su un senso di identità solido. Su un’autostima che non si sgretola davanti al rifiuto. Su una motivazione che non dipende dal riconoscimento esterno, ma da un bisogno interno di esprimere ciò che si è.

Chi è stato amato in modo sano da piccolo, parte con questo capitale emotivo. Chi non lo ha ricevuto… può costruirlo. Ma dovrà farlo a posteriori, attraverso un lavoro profondo di consapevolezza e riparazione.

Cosa puoi fare oggi, se quell’amore è mancato

Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo cambiare il significato che gli attribuiamo. Possiamo – lentamente, con dolcezza – riprendere in mano le fila di ciò che ci è mancato e imparare a darci da adulti quello che da bambini non abbiamo ricevuto. Ecco alcuni passaggi fondamentali:

  1. Riconoscere il danno emotivo: ammettere che siamo cresciuti cercando amore, e non ricevendolo, è doloroso. Ma è il primo passo per guarire.
  2. Coltivare un dialogo interno empatico: iniziare a parlare a se stessi come parleremmo a un bambino ferito.
  3. Smettere di rincorrere chi non può darci ciò che ci è mancato: il passato non si ripara cercando figure sostitutive, ma creando nuove radici interiori.
  4. Trovare ambienti nutritivi: cercare relazioni sane, contesti in cui sentirsi visti, valorizzati, accolti per ciò che si è.
  5. Lavorare su di sé in profondità: attraverso la psicoterapia, la scrittura riflessiva, la meditazione… qualunque pratica che ci aiuti a tornare in contatto con il nostro sé autentico.

Il vero successo è diventare ciò che avresti potuto essere

Non importa da dove vieni, ma quanto sei disposto a guardare in faccia le tue ferite e a trasformarle in forza. Il successo non è arrivare da qualche parte: è tornare a te, riconoscerti, e finalmente sceglierti. Anche se nessuno lo ha fatto prima.

Se sei cresciuto con l’idea di dover meritare l’amore, se ti sei adattato per essere accettato, se hai nascosto il tuo dolore per non disturbare… allora il tuo successo sarà diverso. Sarà più profondo. Perché non consisterà nel dimostrare qualcosa al mondo, ma nel recuperare ciò che avevi perso per sopravvivere.

Ecco perché, nel mio libro Il mondo con i tuoi occhi, non parlo di felicità come di una formula esterna, ma come di un ritorno a sé. È un invito a riprenderti la vita che meriti, a disinnescare i condizionamenti del passato e a costruire un’esistenza che ti somigli davvero. Perché sì: il modo in cui sei stato amato da bambino può aver segnato il tuo punto di partenza…Ma il punto d’arrivo lo scegli tu. Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon

E se ti va, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Ti aspetto lì per continuare il viaggio.