Il patto più importante da fare con te stesso (per non perderti mai più)

| |

Author Details
Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

C’è un momento, nella vita di ognuno, in cui si smette di correre dietro al mondo e si comincia a cercare se stessi. Un momento silenzioso, a volte doloroso, ma profondamente trasformativo. Non arriva con i fuochi d’artificio, ma con una stanchezza sottile, con una resa lucida. Accade quando non ce la fai più a indossare maschere, a dire sì mentre dentro vorresti urlare no, a fare la versione accettabile di te stesso solo per non essere abbandonato. In quel momento, anche se non lo sai, stai per fare il patto più importante della tua vita: quello con te stesso.

Il tradimento originario

Molto prima di imparare a dire “io”, abbiamo imparato a piacerci attraverso lo sguardo degli altri. Lì nasce il primo tradimento. Non volevamo mentire, volevamo solo essere amati. Così, poco a poco, abbiamo accettato di addomesticare le nostre emozioni più indigeste, di camuffare la rabbia, nascondere la tristezza, soffocare il bisogno. Abbiamo imparato che l’amore si conquista smettendo di essere quello che siamo.

In psicologia parliamo spesso di “formazione reattiva”: un meccanismo inconscio che ci porta a comportarci in modo opposto rispetto a ciò che sentiamo. Così chi ha sofferto di abbandono diventa iperdisponibile, chi si è sentito inascoltato diventa chiassoso, chi ha provato vergogna diventa iperperformante. Ma dentro, quella ferita originale pulsa ancora.

Un patto che richiede coraggio

Il patto con te stesso non è una promessa da poco. Non è il classico proposito di Capodanno. È una dichiarazione di intenti radicale. Vuol dire scegliere te, anche quando gli altri non lo faranno. Vuol dire smettere di piacere a tutti per cominciare a piacerti davvero. Vuol dire imparare a bastarti senza chiuderti. Vuol dire, soprattutto, smettere di mentirti.

Dal punto di vista neurologico, questo processo richiede una riorganizzazione profonda dei nostri circuiti. Il nostro sistema limbico, sede delle emozioni e della memoria affettiva, tende a ripetere schemi conosciuti, anche se disfunzionali, perché li associa a sicurezza. Ma ogni volta che scegli una nuova reazione, ogni volta che non ti tradisci, crei una nuova via neuronale. E così, a poco a poco, ti ricostruisci.

Le promesse da includere in questo patto

Un patto non si regge sulle buone intenzioni, ma su promesse concrete. E non parliamo di promesse fatte per compiacere, per adeguarsi, o per diventare “migliori”. Parliamo di promesse intime, radicali, che ti riportano a casa. Promesse che sanno di verità, di presenza, di rispetto. Quelle che forse avresti voluto ricevere da qualcuno… ma che ora puoi scegliere di farti tu. Ecco da dove puoi cominciare

1. Ti prometto che non mi ignorerò più

Quante volte hai sentito qualcosa nel petto, nello stomaco, nella gola—e l’hai messo a tacere? Il primo atto di amore verso di te è l’ascolto. Non sempre puoi cambiare la situazione, ma puoi smettere di ignorare ciò che provi.

2. Ti prometto che non mi userò più per piacere agli altri

Non sei uno strumento, non sei una funzione, non sei un ruolo. Sei una persona. Con desideri, limiti, sfumature. Smettila di svenderti per ricevere briciole d’approvazione.

3. Ti prometto che non mi accuserò per sentirmi al sicuro

Spesso pensiamo che se ci accuseremo prima noi, se ci criticheremo abbastanza, eviteremo l’umiliazione. Ma è una tortura inutile. L’autocritica non è protezione, è abbandono.

4. Ti prometto che non cercherò di aggiustarmi, ma di capirmi

Non sei rotto. Sei ferito. E le ferite non si riparano con la performance, ma con la comprensione. Ogni tuo comportamento ha avuto un senso. Anche quelli che oggi disprezzi.

5. Ti prometto che non ti lascerò più solo nei momenti difficili

Non è vero che devi essere sempre forte. La forza autentica è restare con te stesso anche quando ti senti fragile. È darti la carezza che hai sempre aspettato dagli altri.

Quando rompi il patto con te stesso

Ogni volta che dici sì per paura del conflitto, ogni volta che sorridi per non far preoccupare nessuno, ogni volta che fingi di non sentire, di non vedere, di non volere—lì ti tradisci. Non è colpa tua, è un automatismo antico. Ma puoi interromperlo.

Nella teoria polivagale, ad esempio, si spiega come il nostro sistema nervoso entri in modalità di “fawning” (compiacenza) come risposta a un ambiente percepito come minaccioso. Non è una scelta razionale, è sopravvivenza. Ma una volta adulti, possiamo rinegoziare quelle risposte. Possiamo imparare a dire: “Questa volta, scelgo me”.

Il trauma del non essere stati scelti

Il trauma più invisibile è quello di non essere mai stati scelti davvero. Non in quanto utili, non in quanto bravi, non in quanto comodi. Ma scelti per ciò che si è. Quando non abbiamo vissuto questo tipo di scelta, impariamo a rincorrerla ovunque. E ogni rifiuto ci fa sentire, ancora una volta, bambini sbagliati.

Ma c’è una via d’uscita: sceglierti tu. Sceglierti anche se ti senti imperfetto, anche se hai sbagliato, anche se non ti riconosci. Anzi: proprio lì. Lì nasce la guarigione.

L’identità che scegli, non quella che hai ereditato

Fare un patto con te stesso vuol dire anche scegliere chi vuoi diventare, e non solo chi sei stato. Il passato non è una condanna, è un contesto. Puoi riconoscere ciò che hai vissuto senza restarne prigioniero.

La psicologia narrativa ci insegna che possiamo riscrivere la nostra storia, non negandola, ma reinterpretandola. Se ti sei sempre raccontato come quello che non meritava amore, puoi cominciare a vedere che il tuo dolore non era colpa tua, ma dell’incapacità altrui di amarti come meritavi.

Il corpo lo sa

Quando tradisci te stesso, il corpo lo sa. Le tensioni muscolari, il fiato corto, i disturbi psicosomatici—sono segnali. Il corpo è la memoria viva della tua coerenza interna. E quando finalmente scegli di rispettarti, anche il corpo respira.

Secondo le neuroscienze, la coerenza tra emozione e comportamento favorisce l’attivazione del sistema parasimpatico: il corpo si rilassa, il cervello entra in modalità di integrazione, le connessioni si riorganizzano. In parole semplici: guarire non è solo poetico, è neurobiologicamente reale.

Riconoscere le ricadute senza giudicarle

Rompere vecchi schemi è difficile. A volte tornerai a compiacere, a nasconderti, a implorare amore travestito da attenzione. Non è un fallimento. È parte del percorso. La cosa importante è notarlo. E tornare al patto. Dire a te stesso: “Mi ero dimenticato di me, ma adesso ci sono di nuovo”.

Una pratica quotidiana

Il patto con te stesso non si firma una volta per tutte. È una scelta quotidiana. Ogni giorno, ogni conversazione, ogni decisione è un bivio: mi rispetto o mi tradisco? Mi ascolto o mi ignoro? Mi proteggo o mi uso?

E non sempre la risposta giusta sarà quella più comoda. A volte rispettarti vorrà dire deludere qualcuno. A volte ascoltarti vorrà dire affrontare un conflitto. Ma il prezzo della coerenza è infinitamente più leggero del peso di un’esistenza spesa a compiacere.

Quando scegli te stesso, la vita cambia. Non perché diventa più facile, ma perché diventa più tua. Ogni volta che onori ciò che senti, ogni volta che rispetti i tuoi tempi, ogni volta che ti concedi il diritto di essere umano—stai rinnovando il patto più sacro: quello con la tua verità.

E se hai bisogno di una guida per tornare a vedere il mondo con occhi liberi, ti invito a leggere il mio libro “Il mondo con i tuoi occhi”. Lì troverai strumenti, riflessioni, e piccole rivoluzioni interiori per smettere di inseguire modelli imposti e costruire una felicità su misura. Non perfetta, ma finalmente autentica. Quella che nasce quando, finalmente, ti scegli. Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon

E se ti va, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Ti aspetto lì per continuare il viaggio.