Il sintomo fisico secondo una prospettiva psicologica

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.

“Corpo e psiche non vanno separati. Eppure molti medici lo ignorano, proprio per questo motivo sfuggono loro così tante malattie: perché non vedono il tutto” – Platone

L’uomo, viene percepito come un essere relazionale e corporeo; egli vive stati mentali diversi ma dipendenti dai suoi legami con le persone più significative. Lo strumento di comunicazione di cui l’uomo si serve è il suo corpo; esso viene inteso come uno strumento di comunicazione con l’ambiente esterno, mediante il linguaggio verbale (analogico) e non verbale (digitale). Questi due linguaggi vengono mischiati sino a produrre una combinazione di parole e gesti.

Il nostro corpo agisce in risonanza con gli stati affettivi e dell’umore, cogliendo ed elaborando le esperienze che si generano nelle relazioni. Prendersi cura del proprio corpo, equivale a mantenere un buon rapporto con se stessi, con gli altri e con le cose. Saper percepire e riconoscere i segnali del proprio corpo come indicatori di espressione delle emozioni, ci aiuta a saperle esprimere e gestire in modo adeguato.

Conoscere i limiti del proprio corpo, ci permette di esprimerci nel miglior modo possibile con l’ambiente esterno (permettendoci di agire anziché subire gli eventi esterni). Ciò significa considerare collegate emozioni, corpo e relazioni.

L’importanza della psiche nelle varie discipline mediche

Le antiche medicine cinese e ayurvetica, ritengono che “prima della materia c’è l’energia”; in altre parole, le due discipline affermano che l’energia nasce prima della materia. Questo concetto è stato riconosciuto anche dal pensiero medico allopatico occidentale. Siamo fatti di energia oltre che di materia e la combinazione di queste due istanze, produce le cosiddette corrispondenze riflessologiche energetiche; che possiamo riscontrare a livello della lingua, iride, piede, orecchio, mano etc.

Quando si manifesta un blocco emotivo o una percezione erronea della realtà esterna, si ha un blocco a livello delle corrispondenze riflessologiche energetiche. Per la medicina indiana Ayurveda, la malattia ha un’origine dinamica e relazionale; i rimedi consistono in: yoga, meditazione trascendentale, corretta alimentazione, con lo scopo di migliorare ed equilibrare la condizione psicosomatica dell’individuo.

La medicina tradizionale cinese ritiene che la cura consiste nel ripristinare l’equilibrio oscillatorio tra due forze vitali opposte ed inscindibili che sorreggono l’organismo (Yin-Yang). Il disequilibrio si manifesta, inizialmente, in superfice (con la presenza di muco, catarro, febbre, manifestazioni cutanee) e, successivamente in profondità, cronicizzandosi, se non viene adeguatamente trattato.

Pnei ed Epigenetica

Esistono discipline come la PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia) e l’Epigenetica, che hanno ripreso ed analizzato scientificamente i contributi provenienti dalle discipline che sono stati esposti in precedenza.

In particolare, la prima, si concentra sulla costante ricerca dell’equilibrio a partire dagli effetti che la psiche esercita sul sistema endocrino e immunitario (e viceversa); invece, la seconda si concentra su come gli eventi ambientali possano contribuire ad alterare l’espressione genica, senza, tuttavia, modificare il DNA.

Prendere in considerazione il livello psichico, fisico, sociale e spirituale, è fondamentale per il benessere del soggetto.

Il ruolo della psicologia

Obiettivo principale della psicologia è quello di aiutare l’individuo a gestire i conflitti con il proprio sé ed elaborare gli eventi traumatici e parallelamente, l’obiettivo primario dell’osteopatia si basa sul ripristino dell’equilibrio neurovegetativo.

È l’individuo che decide e diventa responsabile del proprio benessere, così come affermò Ippocrate “Prima di cercare la guarigione di qualcuno, chiediti se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare”.

Il sintomo: un intreccio tra Osteopatia e Psicologia

Obiettivo del medico deve essere trovare la salute. Tutti sono capaci di trovare la malattia”. -Andrew Taylor Still.

Dal punto di vista psicologico il sintomo potrebbe essere ricondotto ad una molteplicità di fattori:

  • Il modo in cui l’individuo si percepisce;
  • L influenze provenienti dall’ambiente esterno;
  • Il modo che l’individuo ha di leggere le influenze esterne.
  • Il sintomo assume un linguaggio emotivo particolare, che se interpretato in modo adeguato può guidare il professionista al trattamento del soggetto.

Dagli studi scientifici è emerso che il sintomo possiede diverse caratteristiche:

  • Il sintomo ha componenti relazionali ed energetiche: ovvero essi vanno percepiti come segni che emergono di cui possono essere analizzati i messaggi sottostanti, e come l’organismo o il sistema cerca di ripristinare la propria organizzazione ed equilibrio interno. Vi può essere una marcata connessione tra i sintomi e i vissuti traumatici;
  • I sintomi sono depositari e latori di messaggi inerenti a problemi presenti delle relazioni interpersonali del soggetto: essi assolvono una duplice funzione; da un lato una funzione omeostatica (ovvero ha il compito di ripristinare l’equilibrio del soggetto) dall’altro una funzione evolutiva (un mezzo per assolvere ad una necessità di cambiamento). In entrambi i casi risulta problematico.
  • Ha un potere attivante: in quanto permettono al soggetto di ricevere le dovute cure da parte delle persone che gli stanno accanto.
  • Il sintomo cambia in base agli eventi e al periodo che l’individuo sta vivendo;
  • La trattabilità: attraverso l’analisi e l’interpretazione del sintomo è possibile giungere ad una
    cura, terapia ed infine una possibile guarigione.

Anche nell’idea olistica e osteopatica diventa importante l’interpretazione del sintomo, affinchè si possa individuare la disfunzione somatica; intesa come espressione dell’alterazione dello stato di salute causato da eventi stressanti (esterni o interni) all’organismo, come traumi e\o patologie.

Solitamente si manifestano principalmente sul sistema muscolo-scheletrico, con dolore o riduzione di mobilità. L’osteopata, mediante tecniche specifiche, stimola il ripristino della mobilità fisiologica a livello dei diversi sistemi (circolatorio, respiratorio, fasciale, nervoso, muscolo-scheletrico), che per mezzo di un’attività sinergica e coordinata, regolano il funzionamento fisiologico dell’organismo.

Il lavoro che lo psicoterapeuta e l’osteopata possono svolgere in sinergia è indirizzato a:
– Sintomi di ansia e depressivi che si esprimono attraverso reazioni somatiche e viscerali, tra cui: disturbi del sonno, problematiche toracico-addominali (in particolare possono comprendere disfunzioni cardiache, respiratorie, digestive), disfunzioni a livello urogenitale (con i conseguenti disturbi sessuali, tra cui: dismenorrea, dolori durante il parto), squilibrio
ematico e ormonale (ipertensione, alterazioni a livello della glicemia e colesterolemia).
– Traumi psicofisici, lesioni e dolori articolari, dolori muscolo scheletrici (lombalgie, cefalee, cervicalgie, gonalgia), manifestazioni a livello cutaneo (tra cui: alopecia, psoriasi, dermatiti,
eczemi).
– Problematiche legate ad interventi chirurgici.

Malattia-salute: un ossimoro o un connubio (quasi) perfetto?

Il sintomo rispecchia i traumi emotivi e contiene, al suo interno, anche la guarigione (intesa come cammino di crescita interiore).

Secondo Barbieri e Sacchi (2018), è importante imparare a leggere la malattia ed intenderla come una reazione di sopravvivenza ad eventi che possono essere per il soggetto emotivamente ingestibili. Per tanto, essa non deve essere intesa come un nemico da combattere, bensì, come un messaggio (sia psichico che somatico) di problemi che sono stati negati o ignorati dall’individuo stesso. I problemi insorgono come la sintesi dell’interazione tra diversi fattori (psicologici, ambientali, relazionali, organici…). Tra i fattori psicologici vi sono “le difese” adottate dal soggetto che si trovano in una dimensione inconscia; essi vengono causati da eventi personali che sono stati poco analizzati ed elaborati.

La condizione di malattia è il punto di partenza per far si che avvenga la condizione di salute (la quale viene definita come uno stato di normale benessere in quanto è percepita come una condizione di adattamento in seguito ad accadimenti che sono rimasti come “congelati” nel tempo.

Per approfondire: Mente e corpo, sono tra loro collegati?

Curare le cause del malessere

Curare le cause” significa scoprire il significato insito dei fattori che hanno prodotto la condizione di malessere. Usando le risorse ed il coinvolgimento attivo del paziente è possibile capire ed interpretare l’origine dei suoi sintomi.

Nel caso di sintomi somatici, senza cause organiche, per individuare il legame tra organo ed emozione; in quanto la somatizzazione, viene intesa come messaggera e depositaria di eventi traumatici poco per nulla risolti, i quali devono essere riportati alla coscienza del soggetto.

Le energie curative si sbloccano se viene cambiato il valore ed il significato che è stato attribuito all’evento da parte della persona. Da queste ultime affermazioni è possibile comprendere l’esistenza di un legame tra il pensiero e la malattia. Il pensiero influenza i processi e le frequenze fisiologiche del corpo.

In conclusione, il lavoro dei professionisti dovrebbe incentrarsi sulla “cura della causa”, a partire da quei pensieri e dalle difese dell’inconscio che sono state per molto tempo ignorate o negate, ma che causano malessere psicosomatico.

Autori:
Santina Claudia Micieli, Psicologa Clinica
Danilo Rubino, osteopata D.O.m.R.O.I.
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