Il subconscio condiziona i nostri comportamenti: il pilota automatico del cervello

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Le due parole – subconscio e inconscio – vengono spesso utilizzate nel linguaggio comune come sinonimi, ma indicano realtà differenti. Il subconscio rappresenta piuttosto la linea di confine tra conscio e inconscio, quasi una fase intermedia tra le due dimensioni. È ciò che opera fuori della coscienza a un livello inferiore di consapevolezza.

Possiamo considerare il nostro subconscio come un computer, funziona con le stesse regole solo che ha molte capacità in più.
Al momento della nascita il nostro computer cerebrale non contiene ancora programmi sostanziali, ma solo alcuni programmi elementari. Nel corso della nostra esistenza, ogni giorno, aggiungiamo i codici del programma nel nostro computer interno.

Ma che cosa c’è in questo supercomputer?

Noi pensiamo che alcune cose non le ricordiamo e altre le dimentichiamo. Qualunque cosa noi abbiamo visto, sentito, annusato, assaggiato è racchiuso nella banca dati del nostro subconscio. Non dimentichiamo mai niente o meglio NOI DIMENTICHIAMO SOLO NELLA PARTE COSCIENTE DELLA MENTE, MAI NELLA PARTE SUBCOSCIENTE.

Le moderne teorie neuroscientifiche identificano nel Paleoencefalo la parte più arcaica del cervello, sede delle emozioni e di tutto quello che si trova sotto il livello di coscienza. È qui che agisce il Subconscio.  A questo livello non è il linguaggio logico e concreto a dettare le regole, ma il linguaggio che per la razionalità non passa, un linguaggio suggestivo ed evocativo. Per linguaggio non si intende solo quello verbale, della parola detta, ma anche e soprattutto il linguaggio non verbale e paraverbale. La parola non deve contenere ragionamenti ma richiamare sensazioni ed emozioni forti e incisive.

Il subconscio può essere paragonato a una barriera ematoencefalica: la struttura che decide cosa deve passare dalla periferia al cervello. Il subconscio, analogamente, decide cosa può transitare (quali informazioni) dall’inconscio al conscio. Peccato che le informazioni che fa “passare” riescano a parlare solo di paura, dolore e minacce. Questo ha una spiegazione evoluzionistica: in quanto esseri umani, ci siamo evoluti per garantire il massimo della sopravvivenza, così l’emozione della paura riesce a prendere il sopravvento su altri vissuti.

Il subconscio sembra obbedire perfettamente alle leggi della sopravvivenza, tuttavia, nella vita quotidiana, le minacce che viviamo non mettono in pericolo la nostra vita quanto il nostro senso del sé. Il subconscio fa di tutto per amplificare le minacce che ci circondano tanto che le vede (e le segnala) anche quando gli stimoli che arrivano non sono necessariamente minacciosi ma neutrali. Così, l’individuo si lascia governare da forze che non comprende. Ecco che nascono credenze come «sono fatto e così e non posso farci nulla», credenze che parlano di impotenza e di inconsapevolezza.

Il subconscio lavora per 95  percento del tempo!

La nostra vita non è direttamente frutto del nostro volere, ma risente dell’azione del nostro subconscio che cerca di opporre resistenza al cambiamento innescando meccanismi di difesa per mantenere lo status quo. Il subconscio è milioni di volte più potente del conscio e i pensieri che produce a ripetizione sono gli stessi di ieri dell’altro ieri e saranno gli stessi di domani, dato che esso è un semplice registratore che si ripete in continuazione. La nostra mente dice “sì”, mentre il nostro subconscio dice “no”.

Il che significa che passiamo due terzi della nostra vita, (anche quando dormiamo) a pensare a cose negative e deleterie per noi! Siamo fermamente convinti di essere artefici delle nostre azioni, dei nostri comportamenti e invece siamo vittime inconsapevoli di un pilota automatico; ci lascia solo un minimo di libero arbitrio, quando riusciamo a essere presenti nel QUI e ORA.

La nostra parte cosciente vuole qualcosa (e lavora per ottenerla), ma il nostro subconscio la ‘boicotta’. Il conscio si muove verso il piacere, la gioia, l’amore, la pace. Il subconscio è, in via prioritaria, portato ad evitare il dolore e quindi si muove dettato dalle paure. Questo è vero in qualsiasi contesto della vita, da quello interiore, a quello relazionale, a quello lavorativo.
Per qualsiasi problema qualcosa dentro crea una convinzione boicottante che mette in discussione tutte le nostre migliori intenzioni: è l’azione del Subconscio.

Questo pilota automatico agisce attraverso  comportamenti di evitamento

Non sempre, siamo e possiamo essere consapevoli delle nostre convinzioni autosabotanti, le quali molto spesso sono ereditate dalla cultura di appartenenza e dalle relazioni familiari. Il risvolto triste del «pilota automatico» è che è mosso dal dolore e dalle paure, così, anche quando siamo proiettati verso uno scopo gratificante, il «pilota automatico» avrà sempre la meglio perché la nostra vita non è priva di minacce.

Il pilota automatico fa sì che i nostri comportamenti siano inconsciamente programmati per «evitare» ogni forma di dolore, di angoscia e di minaccia. Parliamo di minacce intangibili per la coscienza ma estremamente sentite dal nostro inconscio: la minaccia all’autostima e all’identità, la minaccia dell’abbandono, la minaccia del non valere… si tratta di temi che spesso non affiorano neanche alla coscienza ma che guidano i nostri comportamenti.

Ecco che stiamo creando il nostro copione di vita, purtroppo questo è spesso colmo di affermazione limitanti, quali: la vita è difficile, per guadagnare bisogna faticare,  il vero amore non esiste, non ci si può fidare degli altri, non me ne va una bene eccetera. Questo copione interiore viene quotidianamente proiettato all’esterno, per cui senza accorgercene, non solo creiamo il mondo che ci siamo prefigurati nei primissimi anni di vita, ma andiamo anche adottare in modo inconscio tutti i comportamenti atti a confermare le nostre credenze.

Alla fine, avremo sempre delle precise riprove riguardo le nostre credenze limitanti e le rafforzeremo sempre più perché l’ambiente esteriore diventerà esattamente conforme ad esse in un modo preciso e inesorabile. La proiezione genera la percezione, cioè la proiezione mentale delle aspettative di come sia il mondo! Genera effettivamente attorno a noi un mondo corrispondente a tali aspettative o almeno lo interpreta nello stesso modo e alla fine, quindi, noi percepiamo ciò che abbiamo proiettato attraverso i nostri schemi mentali.

Per esempio, ci fanno reagire con un impeto di rabbia se qualcuno (anche se si tratta di una persona che non stimiamo, o che addirittura non conosciamo) ci offende o è in palese disaccordo con noi. Ancora, il pilota automatico ci fa perseguire scopi che non hanno più importanza solo per conservare una coerenza del sé (per esempio, ci fa portare avanti relazioni non gratificanti, progetti di lavoro o di studio che non hanno più motivo di esistere…), oppure ci spinge nella direzione opposta alle nostre ambizioni (ci fa mangiare quando vorremmo dimagrire, ci fa evitare eventi sociali quando ci sentiamo soli…).

Ristrutturare il subconscio

Per quanto vogliamo liberarci dallo stress, per quanto desideriamo liberarci dai nostri conflitti psichici e dai nostri problemi, dalle nostre ansie, preoccupazioni, insicurezze, paure, il nostro subconscio vuole tenerli, perché con essi, resta sempre in combattimento e quindi è attivo per difenderci.

Fortunatamente intervenire è possibile! Un elevato lavoro introspettivo potrebbe aprire le porte alla risolutezza, potrebbe renderci i veri protagonisti della nostra vita… e tutto passa, appunto, per la consapevolezza. Ma se abbiamo appena detto che è il subconscio a costituire la nostra metaforica barriera ematoencefalica, come possiamo accedere alle informazioni che ci servono? Identificando gli inibitori emozionali e le paure che ci muovono, possiamo identificare le nostre convinzioni sabotanti e sostituirle con quelle potenzianti.

A tal proposito è fondamentale essere consapevoli del fatto che siamo vittime del nostro pilota automatico e diventare bravi osservatori di se stessi. Come giovani scienziati alle prime armi, dovremmo iniziare a:

  • Osservare ed essere consapevoli delle nostre reazioni emotive e stati d’animo
  • Essere consapevoli dei nostri punti di forza e di debolezza
  • Essere consapevoli dei nostri pensieri, pregiudizi ed abitudini
  • Essere consapevoli di come le emozioni influenzino i nostri pensieri
  • Osservare ed essere consapevoli di come interagiamo con gli altri
  • Osservare come siamo influenzati da ciò che ci circonda
  • Essere consapevoli di cosa ci piace e cosa non ci piace fare

Per concludere vorrei citare alcuni versi del film “The iron lady” che rendono molto bene il concetto. “Cura le tue parole che diventeranno le tue azioni. Cura le tue azioni che diventeranno le tue abitudini. Cura le tue abitudini che diventeranno il tuo carattere. Cura il tuo carattere che diventerà il tuo destino. Quello che pensiamo diventiamo. Io penso di godere di un’ottima salute!” – Dal film “The iron lady”

Ricorda sempre…Non è mai troppo tardi per amare ancora, per fare un viaggio o per acquisire nuove competenze. Fino a quando il tuo entusiasmo sarà forte, sarai accompagnato da salute e ottimismo, niente e nessuno potrà limitarti. Spero aver scosso un pochino il tuo lato propositivo; ti lascio augurandoti un grosso in bocca a lupo per i tuoi progetti e dedicandoti questo bellissimo aforisma di Henry D. Thoreau ” C’è un solo tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera”. E se ti va di iniziare a conoscerti davvero, sappi che ho scritto un libro, s’intitola «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», lo puoi trovare a questa pagina Amazon e in tutte le librerie d’Italia.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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