Poco tempo fa ho avuto bisogno di riparare un oggetto a me caro, anche se di poco valore, ma ho dovuto cercare a lungo e combattere la ritrosia dei negozianti che ritenevano inutile la mia richiesta.
Ho riflettuto su quanto ormai si dia per scontato che sia più semplice sostituire il vecchio (e quindi “vissuto”) con il nuovo. Già da tempo vi è la rincorsa all’ultimo modello, più accattivante, più veloce, più performante, perché mai accontentarsi!
Qui nasce il dubbio però, se spesso ciò che è nuovo viene incontro a nuove esigenze (anche queste indotte) non è detto che mantenere o conservare vecchi articoli equivalga a rimanere indietro con i tempi. Quante di queste nuove esigenze sono reali?
Se 10 utensili della cucina possono tranquillamente essere sostituiti da un valido coltello, credo che il concetto valga anche in molti altri campi.
Purtroppo però il vero problema nasce quando questa modalità si estende alle relazioni. Al primo conflitto, alla prima frustrazione si getta la spugna, per quale motivo si dovrebbe “combattere” se
tanto si raggiungono nuovi trofei senza sforzo.
Sì, perché gli individui sono trasformati in oggetti, da esibire e da conquistare, per poi lasciarli impolverare dopo poco tempo. Alla base c’è già una scelta sbagliata, dettata più dal bisogno del momento
che da una scelta consapevole. Quindi appena l’ingranaggio non funziona bene non si sa neanche cosa e come riparare.
Voler vivere non significa lasciare alle spalle ciò che è stato vissuto. Ritrovare il valore di ciò che si vive, di ciò che si desidera veramente è fondamentale.
Alcune persone spesso non sanno neanche da dove iniziare, non si conoscono; le loro scelte sono state dettate dal momento, dalle mode, dalla famiglia o al contrario inibite dalle paure e dalle esperienze precedenti.
Le influenze possono essere infinite, se non si hanno ancore si viene trascinati dalle correnti, si resta alla deriva, magari sempre a galla, ma senza una rotta precisa.
Credo che sia peggio non avere direzioni piuttosto che sfidare le tempeste e provare ad approdare nei luoghi in cui si desidera stare. Munendosi di una buona attrezzatura e con la possibilità di chiedere aiuto è possibile intraprendere qualsiasi viaggio.
Impariamo a non sostituire tutto, le riparazioni hanno un gran valore se sappiamo riconoscerlo. Riparare non è accontentarsi, non è arrabattarsi o mettere una toppa, ma credere nei propri sentimenti e continuare a portarli avanti.
Dovremmo imparare dai giapponesi che nel riparare un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro, donandogli un aspetto nuovo attraverso le preziose cicatrici.
Ogni pezzo riparato di conseguenza è unico e irripetibile proprio grazie alle sue “ferite” e alle irregolarità delle decorazioni che si formano. L’oggetto quindi diventa ancora più pregiato grazie alle sue cicatrici, perché loro credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello, ancora più prezioso sia esteticamente che interiormente.
Questa tecnica è chiamata “Kintsugi” cioè riparare con l’oro.
L’oggetto quindi non viene buttato e rimpiazzato con uno integro, le crepe non vengono cancellate o nascoste, ma evidenziate, per renderle ancora più preziose.
È una tecnica che potremmo definire resiliente. Resilienza è un termine comune a più discipline, in ingegneria si usa per indicare la resistenza di un materiale agli urti, conservando la propria struttura; in informatica si riferisce alla possibilità di un sistema di continuare a funzionare nonostante ci siano anomalie; in biologia viene utilizzato in riferimento a organismi che si autoriparano dopo aver subito un danno.
In psicologia, invece, la resilienza indica la capacità di un individuo di affrontare e superare momenti stressanti o traumatici riorganizzando positivamente la propria vita, facendo leva sulle proprie risorse.
Chiunque si trova a dover affrontare momenti più o meno difficili nella vita, ciò che distingue una persona resiliente è la possibilità di apprendere dalle situazioni di crisi, non lasciandosi travolgere, ma trovando un senso a ciò che accade, riorganizzandosi al meglio.
Lucia Cavallo, Psicoterapeuta
specializzata in terapia Familiare Sistemica Relazionale
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