Ci sono persone incapaci di distinguere le proprie emozioni, di riconoscerle e di comunicarle. Persone che sembrano vivere in un limbo psicologico caratterizzato da apatia, da rigidità, da inibizione. Da isolamento sociale e da disturbi psicosomatici come emicrania, disfunzioni dell’apparato digerente e/o respiratorio, sintomi dermatologici, problemi a livello degli organi genitali e altro.
Gli abitanti di questa nebulosa impenetrabile possono apparire generalmente ben adattati al contesto sociale, ma si muovono nella propria e nell’altrui esistenza come ombre sbiadite a causa dell’incapacità emozionale che li opprime.
Alessitimia: le caratteristiche
Gli psichiatri John Nemiah e Peter Sifneos negli anni ’70 hanno individuato per primi un tratto della personalità che descrive e aggrega, sotto il termine alessitimia (o alexitimia) almeno tre peculiarità:
- un deficit della consapevolezza di se stessi, psichica e corporea;
- l’alterazione delle funzioni empatiche e interpersonali della comunicazione;
- la sofferenza fisica data da corteo di disturbi psicosomatici.
Alessitimia, dal greco “a-” mancanza, “lexis” parola e “thymos” emozione, significa letteralmente «non avere le parole per le emozioni». Infatti, chi soffre di alessitimia esprime in modo vago e limitato le proprie emozioni. Ha un vocabolario emotivo povero e stereotipato con tendenza alla ripetizione di espressioni. Mostra una certa rigidità nella postura e nella mimica facciale e, benché conduca un’esistenza solitamente ben adattata, ha poche relazioni sociali significative. Ciò accade perché l’alessitimia consiste allo stesso tempo nella carenza dell’auto-percezione emozionale e nella speculare difficoltà a identificare e interpretare correttamente le manifestazioni affettive degli altri.
Una metafora cromatica
È difficile rappresentare il mondo interno dell’alessitimia. Si pensi alle diverse emozioni come ai colori di una tavolozza. Una personalità sufficientemente “sana”, non alessitimica, può riconoscere il blu della calma, il verde della fiducia, il rosa della tenerezza, il giallo della contententezza e distinguerli con sufficiente accuratezza dal nero della tristezza, dal grigio dell’inquietudine e dal rosso dell’amore. Invece, una personalità alessitimica può essere raffigurata come una tavolozza dove tutti i colori sono stati mischiati alla rinfusa e si addensano in un unico grumo di marrone, grigio e petrolio.
Chi presenta un elevato grado di alessitimia non riesce dunque a colorare il proprio mondo perché ogni emozione, di qualunque colore sia, finisce neutralizzata sulla metaforica tavolozza caotica della sua mente.
L’alessitima e la dipendenza affettiva
ll disorientamento prodotto dal tratto alessitimico della personalità è tale da produrre stati di profonda infelicità, indecifrabili per chi ne soffre, che possono portare a esplosioni emotive incontrollate e comportamenti imprevedibili. Alcune persone alessitimiche reagisco all’appiattimento emotivo che le avviluppa attraverso la ricerca di esperienze che possano temporaneamente perturbare l’iceberg della loro coscienza, come l’utilizzo e l’abuso di alcol e droghe, la guida spericolata, gli sport estremi o pratiche sessuali compulsive e promiscue.
È stata evidenziata una correlazione tra il tratto alessitimico e molti disturbi: la depressione, l’ansia, il panico, la dipendenza da sostanze e le dipendenza senza droghe, da sesso, da chat e da gioco, sino alla dipendenza affettiva.
Tra dipendenza ed evitamento
La vita di relazione della persona alessitimica si svolge tra evitamento e dipendenza senza soluzione di continuità. Nella fatica di snodare il groviglio insondabile delle emozioni, l’alessitimico può sviluppare una stile interpersonale rigidamente conformista e affrontare l’amore con piglio recitativo, inconsapevole dell’autentico valore dei sentimenti e delle parole. Così, può dire “Ti amo” e “Ti odio” indifferentemente, senza comprendere il significato e le conseguenze di queste espressioni; può sommariamente sembrare partecipe alla relazione, salvo poi rifiutarla senza riuscire a spigare i motivi della sua condotta, spesso nascosti nelle intense reazioni psicosomatiche che si manifestano nel rapporto con l’altro.
Le cause e la terapia dell’alessitimia
Un elemento centrale del tratto alessitimico della personalità consiste nello spostamento delle emozioni sul corpo in forma di sintomi, talvolta acuti e senza apparente motivazione. Ciò fa sì che gli eventi o le persone che suscitano un emozione si ritraducono in disturbi somatici che ostacolano l’esperienza affettiva, o la complicano sino a renderla impossibile.
L’alessitimia sembra riguardare il 10% della popolazione e avere radici molteplici: basi temperamentali o genetiche, condizionamento culturale, educazione severa e intransigente nell’infanzia, traumi nei primi anni di vita dati dalla trascuratezza o dall’abuso fisico e/o psicologico da parte di adulti significativi.
In quanto tratto della personalità, molti clinici ritengono che l’alessitima si configuri come modalità stabile di funzionamento e sia difficilmente trattabile in psicoterapia. La difficoltà intrinseca della persona alessitimica ad empatizzare con l’altro e ad accedere agli aspetti simbolici della propria esperienza rappresenta, in effetti, un problema anche nel dialogo terapeutico, dove il paziente può risultare impenetrabile e vivere le sedute con frustrazione e con un senso pervasivo di inutilità.
Tuttavia, una pianificazione personalizzata della psicoterapia può effettivamente produrre marcati miglioramenti e favorire lo sviluppo di un vocabolario emozionale e di un’auto-consapevolezza più precisa, elementi che si traducono nel de-potenziamento della sofferenza psicosomatica, nella riduzione o cancellazione delle condotte dipendenti e in una migliore qualità della vita della persona e dei suoi cari.
A cura di Enrico Maria Secci, psicoterapeuta
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