Infanzia segnata dall’abbandono: implicazioni psicologiche

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Un vissuto di abbandono esperito nell’infanzia può lasciare profonde ferite psicologiche: conflitti e situazioni che, sebbene appartengano al passato, restano nell’inconscio al punto da plasmare la nostra personalità ed esercitare la loro influenza nel quotidiano. Le ripercussioni psicologiche che derivano da un’infanzia segnata dall’abbandono di solito sono piuttosto complesse. Nonostante ogni bambino affronti gli eventi a suo modo, probabilmente gli rimarrà l’impronta del trauma.

Con il termine abbandono non si fa riferimento solo d un’assenza fisica. La più comune forma di abbandono riguarda la scomparsa di un’autenticità emotiva che lascia spazio al disinteresse, all’apatia e alla freddezza. Questa sensazione di vuoto non ha età, qualsiasi bambino la può percepire, qualsiasi adulto ne può essere devastato.

Dalle teorie dell’attaccamento sappiamo che già al primo respiro il neonato è “programmato” per creare un particolare legame di attaccamento con colei che lo ha tenuto nel grembo per nove mesi, della quale ha sentito la voce e gli umori, attraverso la quale si è nutrito e grazie alla quale ha potuto sopravvivere.  Ha inizio dunque la fase detta della intersoggettività primaria  ovvero l’attaccamento mamma bebè: il piccolo, pur non sapendo ancora distinguere tra se stesso e la madre, tra se stesso e ciò che è altro da sé, egli esperisce la sua prima esperienza di contatto con l’altro, la quale si rivelerà vitale ai fini dello sviluppo successivo.

Una madre “sufficientemente buona” sarà in grado di mettersi in sintonia con il figlio, di percepire le sue esigenze e di rispondere ai suoi bisogni con istintiva competenza creando quindi vicinanza emotiva, conforto e l’alleviamento dallo stress.

Non tutte le mamme però riescono, per incapacità o negligenza, a costruire con il figlio quella relazione speciale che consente la crescita armonica e sicura del bambino. Di conseguenza, il figlio vivrà un trauma particolarmente significativo che influirà nel suo percorso di vita.

“Il fatto che il neonato non sia consapevole di quello che gli sta accadendo non significa che gli effetti nel tempo saranno meno importanti o verranno annullati dalla mancanza di consapevolezza del momento. Il neonato, infatti, in quella situazione, perde la sicurezza di essere un tutt’uno con colei che lo ha generato e con la quale ha vissuto nove mesi”

L’arrivo in un mondo freddo e ostile, senza la presenza di una figura che lo rassicuri e che lo accolga con calore, lo porterà ad avere sempre quella oscura “nostalgia” di qualcosa che gli manca e che in varie fasi della vita diventerà struggente e insopportabile.

La ferita da abbandono, il trauma che ne consegue

Indipendentemente da quando sia avvenuto l’abbandono, il bambino porterà con sé la sensazione di un’assenza, di una mancanza che percepirà nel profondo della sua anima e che determinerà spesso scelte, umori, reazioni.

In ognuno di noi  c’è il bisogno di essere riconosciuti come soggetti amabili. Chi non lo sperimenta ha difficoltà a muoversi nel mondo. Il piccolo non può pensare che i genitori sbagliano, non lo può pensare, può solo sentirsi non amabile. Siccome vive in un mondo imperfetto ha la percezione che le imperfezioni che il mondo gli mostra derivano dal fatto che lui è imperfetto. E così si sforza di adattarsi al mondo per sforzarsi di essere come i genitori credono che lui sia.

Gli esperti ne parlano come di una seconda nascita. Se venire al mondo per la prima volta è un fatto doloroso, ma pieno di speranza, essere al mondo per la seconda volta implica trovarsi in un mondo che non li ama, in cui dovranno imparare a farsi valere da soli, costretti a separarsi da un cordone ombelicale che li univa.

La ferita da abbandono, genesi

E’ ferita da abbandono quando due genitori si separano e al bambino o al ragazzo vengono a mancare appoggio e sostegno che prima aveva dal genitore che ha lasciato la casa. La ferita da abbandono riguarda anche i bambini che appena nati vengono messi in incubatrice. Questo perché il subconscio registra la mancata presenza della mamma quindi manca la sicurezza, l’affetto e l’amore: i bambini, cioè, vivono la paura. Inconsciamente, in futuro, eviteranno di vivere situazioni che gli facciano rivivere quella sofferenza: eviteranno di essere soli nell’affrontare la vita.

Viene vissuta la ferita da abbandono quando un bambino è sgridato ingiustamente da un genitore e l’altro non interviene per moderare o riportare la discussione nei giusti toni o in difesa del bambino. Un lutto importante come la perdita di un genitore o di un nonno, quando si è bambini o adolescenti, diventa sicuramente ferita da abbandono perché come persona dovrà affrontare la vita senza quell’ appoggio, in casi meno drammatici, è sufficiente non aiutare i figli a fare i compiti, non seguirli nelle imprese sportive o artistiche, non aiutarli ad inserirsi in ambienti nuovi per farli sentire abbandonati a sé stessi. Disinteressarsi dell’ambiente scolastico, maestri e professori ma richiedere un buon rendimento farà sentire abbandonati i loro figli.

Potremmo vivere questa ferita in età adulta per un lutto o quando si è lasciati dal partner anche se non è mai stata vissuta da bambini o ragazzi.

Ferita da abbandono, ripercussioni da adulto

Quando si affronta il tema delle conseguenze di una dimensione psicologica traumatica, è bene sapere dell’esistenza di un alto tasso di varietà. Non tutti interiorizzano ed esprimono il dolore allo stesso modo.

Soffrire l’abbandono durante l’infanzia spesso porta allo sviluppo di serie difficoltà nell’intessere relazioni stabili in età adulta. Si proverà facilmente un senso di sfiducia e di vulnerabilità, così come periodi di apatia in cui sarà difficile gestire emozioni come la rabbia o la tristezza.

Quando una persona viene abbandonata dal proprio partner o, perché no, dalla società, potrebbe arrivare addirittura a danneggiare se stessa, convincendosi di non meritare di essere felice o di essere amata, pensando di non avere alcuna qualità e abbandonando qualsiasi sogno o obiettivo a cui aspirasse. Possono verificarsi anche problemi di codipendenza nei casi in cui la persona necessita la costante approvazione e riconoscenza altrui, arrivando a sua volta ad offrire troppo agli altri per poi convincersi che quanto ricevuto in cambio non sia sufficiente.

Allo stesso tempo, è comune passare per una fase di “reminiscenza emotiva”. Ciò avviene quando qualcosa o qualcuno risveglia i sentimenti di abbandono, e la persona si ritrova nuovamente paralizzata nel suo mondo.

Eviterà la solitudine per non risvegliare la ferita registrata nel subconscio. Preferirà trovarsi un socio in un’avventura imprenditoriale per evitare di affrontare qualcosa che non conosce perché ha bisogno del sostegno che è mancato nel momento della ferita. Trovarsi ad aprire un’attività senza soci può dare risultati disastrosi economicamente, perché verrà vissuta con paura e non con ottimismo, considerando che la ferita da abbandono porta sempre con sé scarsa autostima.

L’idea di affrontare situazioni sconosciute procura timore o paura, come affrontare la solitudine. Eviterà in tutti i modi di affrontare esperienze in solitudine: il partner diventa colui che colma questa paura che rimane però latente, anche a costo di basare il rapporto sul bisogno di non rivivere l’abbandono piuttosto che sull’amore. Sono frequenti i casi in cui la persona che soffre di Ferita di Abbandono fatica a vivere appieno la relazione, a lasciarsi andare, sempre per la paura di essere abbandonato di nuovo quindi rivivere la ferita. Sono frequenti gelosia, possessività, dipendenza affettiva. L’idea di una vecchiaia in solitudine diventa una delle più grandi paure.

Nonostante possa essere stato un bambino molto amato, la ferita da abbandono farà sì che la persona abbia comunque sempre bisogno di un legame solido come se fosse carente di amore: in realtà ha paura di rimanere solo ed è terrorizzato all’idea di essere abbandonato, lasciato. Nei casi più gravi questo porta a sopportare qualsiasi atteggiamento del partner: tradimenti, violenze, soprusi.

La persona adulta farà di tutto per rimanere lontano dall’ipotesi di essere abbandonato, e questo condiziona tutte le sue scelte. E’ meglio avere un socio o qualcuno alle spalle che possa dare sicurezza e sostegno. E’ la persona che si martirizza per paura di essere abbandonata dal partner o che, nel caso di malattia di un genitore, se ne occupa fino a dimenticare sé stessa, fino allo sfinimento. Può avere paure infondate che, pur sapendo essere infondate, sono vissute come reali. Il timore e la paura sono i sentimenti dominanti di chi vive la ferita da abbandono.

  • Insicurezza
  • Paura di essere giudicati
  • Paura di essere abbandonati dal partner, soci, amici ecc
  • Sottomessi nelle relazioni
  • Mancanza di ottimismo
  • Dipendenza affettiva
  • Paure infondate
  • Predisposto a subire
  • Raramente sfogano la rabbia
  • Poco espansivi
  • Si tengono tutto dentro
  • Scarso senso del divertimento
  • Scarsa stima di sé
  • Gelosia

Come curare la ferita da abbandono

La ferita dell’abbandono può essere curata lavorando in particolare sull’autostima, ma soprattutto imparando a perdonare, a liberarsi di un passato devastante.

Imparare a prendersi cura di sé, ad ascoltarsi giorno per giorno, a lasciar andare a poco a poco l’ira e il risentimento, sono gli elementi essenziali per non essere più prigionieri del proprio passato. Se per esempio ho una madre “cattiva” o “ che è stata incapace di fare la mamma” oppure che mi ha abbandonato, non necessariamente mi emancipo da lei allontanandola dalla mia vita, ma identificando e poi superando ciò che il suo stile di accudimento mi ha fatto assimilare di me stessa, per esempio il senso di bassa autostima e l’insicurezza.

La memoria non può cancellare le tristezze di ieri, ma può lenirle e calmarle 

Possiamo ritenerci guariti dalla ferita da abbandono quando ci sentiamo bene anche da soli, e cerchiamo meno l’attenzione altrui. La vita è meno drammatica. Abbiamo sempre più voglia di cominciare progetti nuovi e possiamo continuare anche se altri non ci appoggiano.

La terapia della desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (EMDR), per esempio, può rivelarsi utile per individuare e rielaborare pensieri traumatici dell’infanzia.  Per approfondimento vi rimando all’articolo  “La terapia EMDR per guarire da un forte dolore emotivo

Esiste un interessante sito web chiamato Abandonment.net dovechiunque può esporre la propria esperienza personale legata all’abbandono. In molti trovano terapeutica la possibilità di condividere le proprie vicende e molte testimonianze lasciano intuire un forte trauma vissuto in giovane età: la morte del padre o della madre, un genitore alcolizzato o un’infanzia passata in una solitudine quasi totale.

A cura di Ana Maria Sepe, psicoanalista
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