Judy, la storia di un’infanzia rubata

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
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La rassegna psicologica del film da Oscar “Judy”

Titolo: Judy, la leggenda oltre l’arcobaleno
Anno: 2019
Regia: Rupert Goold
Temi trattati: traumi infantili, negligenza emotiva, alcolismo, deprivazione emotiva, dipendenza affettiva, assuefazione.
Voto: 4.5/5 
Colonna sonora: 10/10
Fotografia: 7/10

L’interpretazione di Renée Zellweger ha meritato il premio oscar 2020 come Miglior Attrice.

Trama

Il film biografico è l’adattamento cinematografico del dramma teatrale End of the Rainbow di Peter Quilter e narra gli ultimi mesi di vita della cantante e attrice Judy Garland (Renée Zellweger) .

Judy Garland arriva ai suoi 40 anni consumata dal mondo dello spettacolo e dalle pressioni incessanti della MGM (Metro Goldwyn Mayer).

La Garland si racconta nel film come la bambina nata per gratificare il pubblico, affermando che è stata lanciata sul palcoscenico in tenerissima età dai genitori e strumentalizzata successivamente dalla MGM.

La pellicola mette in evidenza una sconcertante verità: Judy Garland è cresciuta subendo incessanti abusi fisici ed emotivi; negli ultimi mesi raccontati nel film mostra la bambina ferita che viveva in lei.

Dinamiche psicologiche

Giudy Garland, descritta da tutti come bambina prodigio, protagonista del film Il Mago di Oz e gallina dalle uova d’oro della MGM, ha un passato turbolento alle spalle.

La fanciullezza della Garland è messa in evidenza nel film che si sofferma soprattutto sui disturbi e sulle ferite che Judy manifesta nella vita adulta.

Le ferite della Garland hanno radici molto lontane e spiegano egregiamente come la vita adulta pone le sue basi nell’infanzia: se le basi sono carenti, l’intero mondo dell’adulto è messo a repentaglio. L’adulto è la sintesi del trattamento ricevuto da bambino.

Il mondo della Judy adulta è caratterizzato da amori sbagliati, instabilità, abuso di alcol e sostanze. Dall’esterno, chi la guarda, può pensare: aveva fama e denaro, come ha fatto a buttare tutto all’aria e non godersi la vita?

Tristemente, Judy non era consapevole di nulla, non ha mai elaborato ciò che le stava accadendo. Ha subito il successo e si è ritrovata a vivere una vita che altri avevano scelto per lei, senza però mai capirlo nel profondo.

Il mondo della Judy bambina è caratterizzato da deprivazione emotiva, ricatti morali, insicurezze, minacce… Judy ha costruito la sua identità sulla gratificazione altrui, prima dei genitori e poi degli agenti della MGM.

Quel tassello mancante

La mia valutazione è di 4.5/5 e non di 5/5 perché nel film manca un tassello del puzzle, manca la fase evolutiva della bambina che fu. La storia narrata nel film ha inizio quando Judy è già adolescente, mentre i suoi malesseri hanno radici più profonde.

La biografia di Giudy Garland

Nelle sue biografie si legge che i genitori la mandavano in scena a pochi anni di vita, che facevano pressioni su agenti e manager affinché potessero “lanciarla”. Si legge anche che suo padre era omosessuale, infedele e inaffidabile, sua madre un’affarista approfittatrice, entrambi fatti di rilevanza se si analizzano tutti gli amori della Garlard che con i suoi matrimoni ha collezionato uomini opportunisti, uno dei quali era anche gay.

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A sinistra la vera Judy Garland, a destra Judy interpretata da Renée Zellweger

Judy non ha mai avuto la possibilità di conoscere la fiducia, ne’ le è stato insegnato come stringere legami gratificanti perché fin da bambina non ne ha mai stretto neanche uno, ed è morta senza mai averne la possibilità.

Nonostante fosse amata dal pubblico, Judy si reputava estremamente brutta: il mondo dello spettacolo le aveva imposto di indossare una protesi nasale, delle placche dentali e seguire una dieta a base di amfetamine. Non solo, Judy era bullizzata sui set e anche fuori dal mondo dello spettacolo, come evidenziato nel film, l’impresario della MGM la screditava e abusava di lei fisicamente ed emotivamente. Sono diverse le testimonianze che vedono la piccola Judy aver subito abusi sessuali protratti fino all’adolescenza.

Il vuoto emotivo e le dipendenze

La deprivazione emotiva che ha subito durante l’infanzia mescolata al caos di abusi (fisici ed emotivi) subiti in adolescenza, non le hanno consentito di sviluppare un sano senso dell’identità. Ciò che Judy Garland si portava dentro ero un enorme vuoto emotivo che nessuno è stato in grado di riconoscere e curare.

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Il premio oscar Renee Zellweger (a sinistra) e la vera Judy Garland (a destra)

Un tentativo, nella sua vita vera, lo aveva fatto: Judy si era ricoverata per disintossicarsi dalla dipendenza da sostanze, tuttavia la MGM interruppe il percorso di riabilitazione per esigenze contrattuali.

Judy amava salire sul palcoscenico perché mediante il pubblico compensava l’accettazione che non aveva mai avuto dai suoi veri affetti. La giovane Judy era stata affamata, manipolata, drogata e depersonificata, trattata come un bellissimo oggetto di scena che, per quanto prezioso, rimaneva un mero oggetto. Ed è così che Judy si sentiva.

Chiariamo bene una cosa: non è stata la popolarità a distruggere la vita di Judy, ma la sua infanzia e la sua adolescenza infernale. I cattivi investimenti emotivi (nei mariti che la sfruttavano) erano il riflesso della dipendenza emotiva di cui soffriva. Nella sua infanzia e crescendo, aveva conosciuto solo relazioni dove doveva sottomettersi all’altro e annullarsi per compiacere, così trovava relazioni in cui poteva riproporre l’unico copione che le avessero inculcato.

Il parallelismo tra passato e presente

Il film del regista Rupert Goold è doloroso ma reale. Vediamo una Judy ragazzina sfruttata fino all’estremo e una Judy adulta ridursi a pezzi, crollare sul palco. Il parallelismo tra passato e presente conclama il rapporto che c’è tra stabilità emotiva ed educazione affettiva infantile.

La vita di Judy Garland si è stroncata prematuramente, all’età di 47 anni. Era molti chilogrammi in sottopeso quando è morta, l’uso protratto di amfetamine durante l’adolescenza le aveva causato un’insonnia cronica, insonnia che Judy cercava di placare con barbiturici usati come sonniferi. Judy impiegava l’alcol per anestetizzare il dolore emotivo che non era in grado di elaborare e tentare disperatamente di riempire quell’enorme vuoto emotivo che aveva dentro.

Alcune vite si spezzano durante l’infanzia ma bisogna attendere lo scorrere degli anni per notare a pieno la devastazione delle cicatrice lasciate dagli altri. 

La vita di Judy Garland ci fa capire quanto è importante avere consapevolezza del proprio vissuto, della propria identità personale e delle risorse che abbiamo dentro, Judy ne aveva tante ma non lo sapeva.

Questo articolo è parte della rubrica cinematografica e delle serie tv di Psicoadvisor, curata dalla dott.ssa Anna De Simone. Se ti è piaciuto questo articolo, puoi seguirci su Facebook: sulla Pagina Ufficiale di Psicoadvisor e sul profilo FB di Anna De Simone