Perché è così difficile comunicare? Il racconto della zuppa

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione. (Carl Rogers)

Tra ciò che penso… ciò che voglio dire… ciò che credo di dire…ciò che dico…ciò che desideri ascoltare…ciò che senti…ciò che credi di capire… ciò che vuoi capire…e ciò che capisci veramente… ci sono probabilmente 9 possibilità di non intenderci! A quanto pare comunicare bene è ancora oggi una competenza che sfugge alla maggior parte delle persone e anzi, quello che accade nel dialogo è la prima causa di difficoltà, crisi e problemi. Primi fra tutti i problemi di coppia e di amicizia, che sorgono da una mancanza di chiarezza, da omissioni, da equivoci, da toni inadeguati e da incomprensioni.

Una storia sugli errori di comunicazione…

Una signora era seduta al tavolo di un ristorante. Dopo aver letto il menù, decise di ordinare una zuppa che le era sembrata molto appetitosa. Il cameriere, gentile, gliela portò e poi continuò a servire gli altri clienti. Quando passò di nuovo vicino al suo tavolo, la signora lo richiamò con un cenno della mano e il cameriere si avvicinò subito.
“Mi dica, signora, come posso aiutarla?”
“Voglio che Lei provi la zuppa.”

Il cameriere, sorpreso, cercò di essere gentile e chiese alla signora se non fosse buona oppure se non le piacesse.
“No, non si tratta di questo. Voglio che Lei provi la zuppa.“

Il cameriere ci pensò ancora un po’ e immaginò che probabilmente fosse troppo fredda, quindi chiese alla donna se fosse quello il problema, scusandosi anticipatamente.
“È troppo fredda, signora? Non si preoccupi, gliela cambio senza problemi…”
“La zuppa non è fredda. Potrebbe provarla, per favore?“

Il cameriere, sconcertato, lasciò da parte le formalità e si concentrò su come risolvere la situazione. Non era consentito provare il cibo dei clienti, ma la donna insisteva e a lui non venivano altre idee. Che cos’aveva la zuppa che non andava? Ci provò un’ultima volta:
“Signora, mi dica qual è il problema. Se la zuppa è buona e non è fredda, mi dica che cosa succede… Posso cambiarle il piatto!”
“Mi scusi ma devo insistere: se vuole sapere che cos’ha la zuppa, deve semplicemente provarla.“

Alla fine, vista l’insistenza della signora, il cameriere acconsentì e decise di provarla. Si sedette per un attimo con lei al tavolo e avvicinò il piatto della zuppa. Volle prendere il cucchiaio e lo cercò a destra e a sinistra sul tavolo, ma… non ce n’era nessuno.
Prima che potesse reagire, la donna disse: “Vede? Manca il cucchiaio. Questo è il problema della zuppa: senza cucchiaio non posso mangiarla.”

Questa storia, estratta da una raccolta di racconti di Jorge Bucay, rende chiaramente il concetto di cattiva comunicazione. Quante volte complichiamo la vita altrui usando una comunicazione troppo sofisticata e difficile da comprendere?

Comunicare e non intendersi

Certamente sarà capitato a molti di dover pagare le conseguenze più o meno gravi di un comportamento così palesemente inadeguato, che rivela tutti i limiti delle proprie capacità comunicative. Senza dubbio, la comunicazione tra umani è complicata e il linguaggio è spesso fonte di equivoci. Il punto è che non è sufficiente scegliere le parole giuste; il punto non è cosa dici, ma come lo dici. A volte non sono le parole, ma il tono della voce o i gesti che fanno la differenza. Infatti, il sarcasmo può cambiare completamente il significato delle parole. Allo stesso modo, non possiamo convincere qualcuno che non siamo arrabbiati se il nostro atteggiamento rivela che ci sentiamo infastiditi e a disagio.

Inoltre, ci sono momenti in cui inviamo un messaggio positivo, ma non scegliamo il tono o le parole adeguati. Ad esempio, una critica può essere costruttiva se usiamo le parole giuste, ma la stessa critica può essere anche distruttiva e minare l’autostima della persona se usiamo tono e parole sbagliate. Senza saperlo, il nostro cervello decodifica tutti i piccoli segnali e fa scattare l’allarme quando percepisce un’incongruenza o sentiamo di essere attaccati.

Qual è la soluzione?

Non è la stessa cosa dire: “non servi a niente” invece di “non hai fatto bene il lavoro, la prossima volta potresti provare a impegnarti di più…”. E non è lo stesso dire: “ti comporti sempre nello stesso modo” che dire: “mi hai fatto male, vorrei che la prossima volta tenessi in considerazione il mio parere”.

Per comunicare non basta parlare, dobbiamo anche essere ascoltati, ma non basta neppure essere ascoltati, è imprescindibile anche essere compresi e accettati. Questo significa che, al di là del messaggio che si vuole trasmettere, per connetterci con un’altra persona è essenziale metterci nei sui panni. Questo non significa che dobbiamo comunicare artificialmente, nascondendo le nostre emozioni, al contrario, dobbiamo imparare a comunicare dalla nostra essenza. Infatti, il problema principale consiste nel fatto che a volte cerchiamo di nascondere ciò che realmente pensiamo o sentiamo, e il nostro interlocutore si rende conto che il messaggio che trasmettiamo non è autentico.

Naturalmente, non dobbiamo neppure permettere che le emozioni diventino un fiume inarrestabile che rompe gli argini e danneggia le nostre relazioni, soprattutto quando proviamo rabbia o frustrazione. Dobbiamo imparare a canalizzare le nostre emozioni in modo tale che il nostro messaggio sia autentico e che, allo stesso tempo, abbia un effetto positivo sull’altra persona.

Comunicazione, errori da evitare

Riconoscere e modificare gli errori che facciamo in comunicazione ci aiuta a evitare i malintesi, avere un miglior impatto sugli altri e essere più efficaci. Ecco 10 errori tra i più frequenti e come evitare di farli. Scopriremo che modificare anche una sola piccola cattiva abitudine può facilitarci molto la vita.

  • Essere logorroici: più un concetto viene ripetuto all’interno di uno stesso discorso, più perde di efficacia e genera noia nell’ascoltatore.
  • Essere pedanti: puntare sempre sugli stessi argomenti o su racconti del solito evento ci fa apparire scontati e induce gli altri a evitarci.
  • Interrompere la conversazione: invadere il discorso altrui con interventi continui, precisazioni, obiezioni è segno di maleducazione e aggressività.
  • Essere dispersivi: la continua apertura di frasi incidentali ricche di dettagli porta il discorso lontano dalla meta.
  • Usare troppi intercalare: battutine, brevi considerazioni personali, turpiloquio rendono la comunicazione simile a un’elucubrazione personale.
  • Fare sempre la “battuta finale”: chiudere sempre la conversazione con una battuta che non fa ridere crea un effetto imbarazzante e sgradevole.
  • Guardare altrove: è una delle cose che inquinano di più ciò che si vuol dire, oltre a segnalare una mancanza di rispetto per l’interlocutore.

Per comunicare efficacemente…

La comunicazione efficace non è una strategia studiata a tavolino, non vale una volta per tutte perché ogni storia individuale, ogni esperienza influenza la comunicazione e quindi anche la relazione con l’altro.
Le parole chiave di una comunicazione efficace sono: empatia, ascolto, feedback e spontaneità. Questo si può tradurre in un atteggiamento di ascolto attivo: accogliere e incoraggiare l’altro rispetto al messaggio che mi invia, restituire all’altro ciò che mi arriva e rinunciare ad atteggiamenti sabotatori (quali il giudizio, la critica, soluzioni frettolose).

Comunicare efficacemente significa esprimere al meglio se stessi, i propri stati d’animo e instaurare relazioni soddisfacenti, nelle quali condividere bisogni, valori e obiettivi. Migliorare la comunicazione permette perciò di entrare in sintonia con i propri interlocutori, ascoltare attivamente, rispettare i diritti di chi ci sta di fronte e arricchirsi interiormente.