La frustrazione in psicologia, risvolti psicopatologici

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor


Chi non ha conosciuto il dolore dell’impotenza e dalla frustrazione? Quella condizioni scomoda e ingombrante che ha il potere di sconvolgerci, di stravolgere i nostri pensieri; a volte la nascondiamo dietro la nostra intolleranza per ogni ciglia fuori posto, altre volte la esterniamo con la rabbia o le reazioni spropositate.

È difficile non essere frustrati quando le cose non vanno come previsto o quando tanto sforzo non da frutti. In alcuni casi, la frustrazione diventa un compagno di viaggio indesiderato che ci lascia con le emozioni a fior di pelle e ci toglie il desiderio.

Ci consuma a fuoco lento, ci impedisce di pensare chiaramente, scaraventandoci in un ciclo insano di emozioni tossiche da cui diventa difficile uscire.  Infatti, alimentarla o passare da una frustrazione all’altra, è come una bomba emotiva a orologeria che può esplodere in qualsiasi momento.

Quando sosta a lungo e quindi si accumula senza essere smaltita, la frustrazione diventa un rifiuto pericoloso dentro di noi, proprio come la plastica negli oceani.

Come possiamo non essere frustrati se le cose non vanno come previsto o quando tanto sforzo non da frutti? La frustrazione è una reazione perfettamente normale ai contrattempi e alle avversità; è facile sentirsi frustrati se la realtà non corrisponde alle nostre aspettative. Possiamo sentirci frustrati a causa di piccoli contrattempi che ostacolano i nostri programmi o eventi che minacciano i nostri progetti.

Da questa prospettiva, la frustrazione è una sensazione negativa che scaturisce dal desiderio di fare o realizzare qualcosa e dall’impossibilità di realizzarlo. Pertanto è una reazione naturale, anche se questo non significa che sia benefica o sana.

Infatti, se la frustrazione non viene elaborata in modo funzionale, qualsiasi piccolo problema o contrattempo diventa un muro invalicabile che provoca in noi disagio. E questo significa sperimentare un stato di malessere, accompagnato da un senso d’impotenza o fallimento

Per quanto difficile da accettare, la frustrazione ha meno a che fare con le persone che ci fanno un torto, con gli eventi ma più con noi stessi, con le nostre fragilità e l’idea di essere impotenti, incapaci di fronte agli imprevisti.

La frustrazione affonda le radici nell’infanzia

Si tratta di una condizione psicologica che ci accompagna durante tutte le fasi di vita, sin dalla nostra nascita. In psicologia la frustrazione viene definita come quello stato emotivo che nasce in conseguenza di un mancato soddisfacimento di uno scopo, di un bisogno o di un desiderio: nel momento in cui il piacere viene negato ecco qui che fa capolino la frustrazione.

Il livello di frustrazione che un bambino è in grado di sopportare non è lo stesso di un adulto. Nei primi mesi di vita l’intero mondo del bambino è rappresentato dal rapporto con la mamma, che è continuamente chiamata a rispondere alle esigenze di nutrimento ed accudimento del suo piccolo. Nel momento in cui la madre non è in grado di soddisfare le richieste ecco che arriva la frustrazione, che si può manifestare in modi diversi.

I tipi di frustrazione e le nostre reazioni

Esistono due tipi di frustrazione:

  • Frustrazione interna, che deriva dalle sfide che ci proponiamo, dall’incapacità di raggiungere i nostri obiettivi, dai sogni falliti e dai bisogni insoddisfatti.
  • Frustrazione esterna, che deriva da circostanze che sfuggono al nostro controllo e ci impediscono di raggiungere i nostri obiettivi o soddisfare i nostri bisogni. Sono di solito ostacoli ambientali difficili da superare.

La frustrazione può scatenare risposte diverse, che variano a seconda dell’importanza delle aspettative frustrate, le nostre risorse psicologiche per affrontare la situazione e il livello di dissonanza cognitiva che sperimentiamo. Le reazioni più comuni sono:

– Isolarsi. Molte persone, quando si sentono frustrate, preferiscono isolarsi dalla situazione o dalle persone che le deludono, alzando un muro. È una reazione evasiva, per evitare i sentimenti negativi. È anche comune che appaiano apatia e disinteresse.

– Ossessionarsi. La frustrazione può anche generare una reazione opposta; vale a dire, la persona può ossessionarsi per ciò che è successo, cercando di trovare capri espiatori o colpevoli, non essendo in grado di voltare pagina, restando intrappolata nel circolo vizioso.

– Aggressività. La frustrazione si esprime spesso attraverso comportamenti aggressivi o minacciosi, che sono una manifestazione del sentimento d’impotenza.

– Regressione. Consiste nel comportarsi in modo immaturo e infantile perché non si hanno gli strumenti adeguati per affrontare le delusioni. Spesso questa reazione alla frustrazione porta alla negazione dell’accaduto.

Come imparare a gestire la frustrazione

Se ti senti una persona frustrata non vergognarti, non deprimerti, piuttosto impara a gestire la frustrazione. Ovviamente ciò non vuol dire che devi imparare a tollerarla, anzi sarebbe un gravissimo errore: tollerare significa accettare passivamente gli eventi che minano la tua stabilità emotiva!

Quando si cerca una soluzione alla frustrazione sento parlare spesso di tolleranza:“devi imparare a tollerare la frustrazione”. Ma sapevi che la parola “tollerare” deriva dal latino tolerare, che significa sopportare?

Sopportare la frustrazione non è la stessa cosa che gestire la frustrazione. Quando sopporti qualcosa assumi un ruolo passivo, insomma ti rassegni. Quando invece gestisci qualcosa assumi un ruolo attivo, il che significa prendere le redini e decidere qual è il cammino migliore.

Occorrerà tutta la tua potenza interiore per riuscire a trasformare in oro ciò che adesso è soltanto rabbia e male di vivere.

Ora puoi decidere di smettere di leggere l’articolo o di rimboccarti le maniche, accorgerti della tua frustrazione e diventare resiliente attraverso i miei suggerimenti.

Sappi che per diventare resiliente dovrai fare diversi esercizi mentali. In primis dovrai guardare gli eventi da ottiche differenti: un problema può sembrare irrisolvibile se visto troppo dall’interno, eppure, magari guardandolo da un’altra angolazione potrebbe ridimensionarsi

Ciò che vale oggi non è detto che valga anche domani. Smettila di pensare che il mondo cospiri contro di te, le cose accadono perchè accadono, può sembrarti banale ma è pura verità a meno che tu non ti ci metta d’impegno a rovinarti le giornate..

Altro aspetto importante è imparare ad accettare i propri limiti. Non c’è dubbio che è importante cercare di raggiungere un obiettivo, ma arriva anche il momento in cui è necessario abbandonare o ripensare gli obiettivi assumendo una prospettiva più realistica.

Puoi fare tua questa frase dal famoso psicologo che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio delle emozioni umane, William James, trasformandola nel tuo mantra: “accettare ciò che è accaduto è il primo passo per superare le conseguenze di qualsiasi disgrazia”.

È vero che a volte le cose non vanno come previsto, ma ci sono anche molte piccole e grandi cose per le quali puoi essere grato e normalmente le dai per scontate. Ma la gratitudine non viene da sola, è una decisione che devi prendere consapevolmente ogni giorno. Anche se è una delle cose più semplici della vita, richiede sforzo e intenzionalità

Quindi, inizia a dare un significato differente alle cose di tutti i giorni magari tenendo un diario della gratitudine. Prova a essere riconoscente per le cose che hai e non per quelle che ti mancano.

Questo esercizio ti aiuterà a compensare le esperienze negative e ricaricare la tua batteria emotiva con un’energia più positiva che fungerà da scudo di fronte ai momenti frustranti.

Ricorda che “non siamo il prodotto delle nostre circostanze, siamo il prodotto delle nostre decisioni”, come scrisse Steven Covey.

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