“Il paziente designato”: l’effetto pecora nera per nascondere le dinamiche disfunzionali in famiglia

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Sentirsi la pecora nera della famiglia non è una bella sensazione. Essere la pecora nera significa uscire fuori dalle righe, dai canoni prefissati in quella determinata formazione sociale (non necessariamente legata a vincoli familiari).

Sentirsi la pecora nera di una famiglia, per quanto possa essere difficile e talvolta doloroso, ha una propria specifica funzione che riguarda la psicologia dei gruppi. Essere la pecora nera non significa essere cattivi ma solo diversi. Ma quali sono i motivi psicologici che spingono le persone ad etichettare qualcuno come pecora nera?

Identità Sociale: l’effetto pecora nera

Si è considerati pecora nera nel momento in cui si fa parte di un gruppo, quasi sempre si tratta di una formazione familiare ma può riguardare anche altri ambiti (lavorativi o amicali). I motivi psicologici che spingono i componenti di un gruppo ad etichettare un componente in quanto pecora nera sono fortemente correlati alla teoria dell’identità sociale di Tajfel.

Teoria dell’Identità sociale: perché nasce il concetto di pecora nera

Henri Tajfel, autore della Social Identity Theory, era uno psicologo sociale inglese (d’adozione), nato in Polonia. La teoria dell’identità sociale è molto complessa e per strutturarla ci vollero parecchi anni (pensate che una prima teorizzazione risale agli anni 50 mentre la versione più simile alla definitive è di 20 anni dopo).

In questo articolo non verrà approfondita l’intera teoria ma solo la parte che aiuta a comprendere i fenomeni discriminatori che hanno luogo all’interno dei gruppi.

“Sparlare” uno strumento per aumentare la coesione di un gruppo

In base alla SIT (acronimo di Social Identity Theory) i componenti di un gruppo tendono ad indicare con accezioni negative chi è al di fuori da quella specifica aggregazione (i singoli e gli altri gruppi). Le persone mettono in circolazione giudizi negativi, detto in maniera più semplice: sparlano. La critica nei confronti dei gruppi esterni al proprio è un metodo per far percepire il proprio gruppo come migliore rispetto agli altri, in modo da rafforzare il senso di coesione trai membri.

Da dove nasce l’effetto pecora nera: le pressioni psicologiche nei gruppi

Anche se non sempre lo danno a vedere, i membri di un gruppo impongono alle persone che ne fanno parte determinati tipi di comportamenti e ragionamenti; esercitano insomma pressioni psicologiche profonde. Il motivo di queste pressioni?

Sempre lo stesso ovvero quello di preservare l’unione e l’equilibrio del gruppo stesso. Condividere lo stesso modo di pensare e di agire infatti aiuta a riconoscersi in quanto simili, a sentirsi parte di un’unica grande famiglia. Proprio per poter rafforzare il senso di coesione all’interno del gruppo molto spesso si tende ad elogiare chi si rientra nei canoni di comportamento accettati ed a punire coloro che invece si discostano dal normale modo di agire (e pensare) del gruppo stesso. In parole povere ha luogo il cosiddetto effetto pecora nera: chi è diverso viene deriso e criticato.

Più ti amano più ti criticano: perché?

La frase “più ti amano e più ti criticano” non è una provocazione. Fondamentalmente il tutto è legato al concetto di gruppo. Il principio di base è: “se ci vogliamo bene, se apparteniamo al medesimo gruppo (di amici, colleghi o di famiglia) sarò più propenso ad essere critico e severo con te in modo da rafforzare il tuo senso d’appartenenza alla formazione sociale”.

Come già accennato, il gruppo esige dai propri membri un comportamento in linea con quello degli altri componenti, in questo modo diventa più forte, più stabile. Viceversa se vi sono troppi elementi discordanti il gruppo risulterà meno coeso e dunque più debole.

Chi rispetta i canoni del gruppo è considerato migliore, chi se ne discosta dalle righe è la pecora nera, l’elemento che crea disturbo e che mette a repentaglio l’intera formazione sociale. Quest’atteggiamento è molto avvertito nei gruppi forti, in particolar modo nell’ambito dei nuclei familiari.

La funzione della pecora nera

Talvolta la funzione della pecora nera, oltre che quella di rafforzare il senso di unione nel gruppo, è quella di distrarre i membri dai veri problemi (interni o esterni al gruppo stesso) che caratterizzano l’aggregazione.In pratica focalizzando l’attenzione sulla pecora nera si cerca di nascondere le reali complicazioni e discrepanze del gruppo.

La pecora nera non è cattiva è solo diversa

Il problema di questo meccanismo dei gruppi, che li spinge ad individuare praticamente sempre una pecora nera, è che quasi sempre chi è additato in quanto anello debole (o meglio diverso) non vive bene la cosa, a causa delle continue critiche e derisioni.

La pecora nera dunque è solo diversa dagli altri membri del gruppo d’appartenenza. La diversità dovrebbe essere considerata come un valore, un qualcosa da cui imparare.

Chi è considerato la pecora nera ha due scelte:

  1. Accettare il proprio ruolo (e accettare la diversità degli altri).
  2. Allontanarsi dal gruppo di origine (in maniera permanente o per un determinato periodo di tempo).

L’importante è che ognuno abbia consapevolezza della propria individualità. Essere considerati la pecora nera infatti non deve condizionare l’autostima di un persona, anzi! Essere la pecora nera vuol dire uscire dai canoni pre-impostati, essere se stessi, amarsi per ciò che si è, vivere in maniera libera!

https://www.inasafespace.com/blog/paziente-designato

Il sacrificio di uno per tutti: il paziente designato

 

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