L’adultizzazione infantile, un effetto della pedagogia nera

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pedagogia nera
Alice Miller, psicologo e psicoanalista

Educare un figlio è molto più che dare regole, impartire punizioni e premi, è molto più di seguirlo nello studio, significa fomentarne il senso di responsabilità, l’autostima e l’autonomia.

Gli ultimi decenni sono stati testimoni di una crescente tendenza in quasi tutto il mondo: la “adultizzazione” dei bambini. Si vedono genitori sedersi accanto la culla del neonato e parlargli dell’importanza di piangere in determinate ore e non in altre. “Devono imparare sin da piccoli”, dicono.

Fin da subito cercano di educare i bambini ad una specie di autonomia ad oltranza. Vogliono che i loro figli turbino il meno possibile le loro vite: che imparino ad alzarsi e mettersi a letto da soli, che facciano i compiti senza essere supervisionati, che aspettino “tranquilli” in casa che i loro genitori tornino dal lavoro. In altre parole, che si comportino come piccoli adulti. Questo atteggiamento, però, non esula dal generare un certo sentimento di colpa nei genitori. L’aspetto peggiore è che cercano di diluire questa colpa con regali costosi o estreme attenzioni in certi aspetti della vita dei loro figli. Magari li chiamano ogni 2 ore “per vedere come va” o approfittano delle ferie per andare con loro dall’altro lato del mondo per rimediare alla loro assenza.

Genitori stremati e figli insoddisfatti

La solitudine dei bambini è una vera epidemia. La favorisce il clima di questi tempi nei quali non sembrano più esistere momenti dedicati agli abbracci, ai baci e alla conversazione tranquilla. Al contrario, vi è solo tempo per lavorare: gente stremata e bronci. Genitori che arrivano tardi e sempre stanchi ed alterati.

UNICEF ha realizzato un sondaggio su cos’è la qualità di vita per i bambini; grazie ad esso, è stato possibile verificare che il loro approccio è molto distinto da quello degli adulti. Ragazzi di tutto il mondo, tra gli 8 ed i 14 anni, hanno stilato una lista di quello che considerano sia “vivere bene”. Non includono giocattoli costoni né regali strabilianti, ma cose molto più semplici:

  • Che i genitori gridino meno e dialoghino di più
  • Che i genitori spengano il cellulare
  • Che i genitori li abbraccino di più
  • Che i genitori li tengano meno chiusi a scuola e più tempo realizzando attività fisica con loro
  • Che la gente sorrida di più
  • Di non dover lasciare la casa in cui vivono

I bambini sono diventati silenziosi e tristi

Al giorno d’oggi è più frequente che mai vedere bambini con l’espressione triste o distante. I bambini di oggi si sentono molto soli e questo li rende persone silenziose. Non sanno bene come esprimere quello che provano, perché per loro non è mai stato un argomento di conversazione. Non comprendere il loro mondo interiore aumenta la loro solitudine.

Sono anche più irritabili, intolleranti ed esigenti. Non riescono ad organizzare le loro emozioni in modo coerente. Per molti, è difficile essere spontanei e sono tremendamente vulnerabili alle opinioni altrui.

La solitudine imposta non fa mai bene, perché fa sprofondare chi ne soffre in una specie di limbo emotivo, soprattutto se è un bambino. Lo fa sentire privo di supporto, senza peso. Il bambino ha paura e, per questo, può sviluppare una personalità difensiva e fobica che da adulto gli apporterà solo grandi difficoltà nel relazionarsi in modo sano con gli altri.

Poi, la necessità di fornire ai nostri figli gli strumenti per affrontare il futuro, e la speranza che questo sia meraviglioso, ci porta a desiderare che diventino dei geni, anche se il prezzo da pagare può essere molto alto. Questo desiderio spinge molti genitori a sovrastimolare i figli già da piccoli, affollando le loro giornate di attività o proponendo un obiettivo dopo l’altro.

Filosofi come Epicuro, Heidegger o Byung-Chul hanno dedicato saggi e analisi alle conseguenze della cattiva fama che ha la noia all’interno della nostra società. Da qualche tempo, la psicologia e la filosofia enfatizzano l’importanza della noia per lo sviluppo della creatività e la capacità di risolvere i problemi.

Come affrontare l’immensa solitudine dei bambini?

Di certo molti genitori si sono resi conto della grande solitudine dei loro figli. Si trovano dinanzi ad una grande disgiuntiva: o lavorano per sostenere economicamente la famiglia o patiscono privazioni insieme ai figli. Tuttavia, si può fare qualcosa, a volte molto, al rispetto.

È importante provare a negoziare al lavoro una certa flessibilità di orari in funzione delle cure dei bambini. Può essere almeno un’ora a settimana da dedicare ai figli. Mettersi d’accordo con il partner, o altri adulti della famiglia, sulla distribuzione del tempo, in modo che i bambini stiano il meno possibile senza la presenza di un adulto di fiducia quando non sono a scuola.

Destinare un parte del proprio tempo solo ai bambini. Se dedichiamo loro almeno 30 minuti al giorno, con il cellulare spento e senza pensare ad altro, ad abbracciarli, a raccontare loro la nostra giornata e a domandare come è andata la loro, li faremo sentire meno soli. Se non vi è possibile dedicare loro 30 minuti, provate a trovarne almeno 15 al giorno.

Giocate almeno una volta alla settimana con vostro figlio. È un tempo molto prezioso che passa in fretta e che non tornerà più. Se giocate con lui, non avrete bisogno di dirgli che lo amate: lo saprà e sentirà di essere importante.

Qualunque siano le circostanze in cui ci ritroviamo, è importante pensare al modo di dedicare più tempo ai nostri bambini. Se lo meritano. Si trovano in una fase in cui ogni esperienza lascia il segno. Forse dovrete fare qualche sacrificio, ma, senza alcun dubbio, ne vale la pena. Ricordate che per loro ci sono cose molto importanti: l’accettazione, la vicinanza e il supporto genitoriale, la vostra approvazione.