La psicoterapia come la tecnica giapponese del Kintsugi

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Psicologa Psicoterapeuta, specializzata in terapia Familiare Sistemica Relazionale. Autrice di libri.


Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro, donandogli un aspetto nuovo attraverso le preziose cicatrici. Ogni pezzo riparato di conseguenza è unico e irripetibile proprio grazie alle sue “ferite” e alle irregolarità delle decorazioni che si formano.

L’oggetto quindi diventa ancora più pregiato grazie alle sue cicatrici, perché loro credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello, ancora più prezioso sia esteticamente che interiormente. Questa tecnica è chiamata “Kintsugi” cioè riparare con l’oro. L’oggetto quindi non viene buttato e rimpiazzato con uno integro, le crepe non vengono cancellate o nascoste, ma evidenziate, per renderle ancora più preziose.

Nella nostra cultura invece si tende a nascondere, a occultare le rotture invece di esaltarne la nuova forma. Ciò che è rotto perde il suo valore.

Se pensiamo che questo possa valere anche nella vita di ogni persona, questa tecnica acquista ancora più rilevanza.

La storia di ogni individuo ha un valore unico e ineguagliabile, anche se vi possono essere momenti di rottura. Ma se ogni ferita viene vissuta solo con un’accezione negativa, ne derivano inevitabilmente sentimenti di dolore, vergogna e senso di colpa, diventa un segno indelebile che svalorizza ciò che si ha o si vuole diventare.

L’espressione del dolore

Il dolore difficilmente trova una sua espressione, spesso viene taciuto o rimosso, ma pensare di riuscire a dargli un valore diventa addirittura improbabile. Eppure da ogni situazione di difficoltà si può riuscire a trarre un insegnamento o una crescita. In ogni caso che lo si voglia ammettere o no, ciò che lascia un segno nella vita diventa una caratteristica personale, si deve solo scegliere se valorizzarla e renderla piacevole o continuare a vederla negativamente e quindi a nasconderla.

Traumi e dolori creano cicatrici invisibili che rischiano di bloccare la propria crescita personale, piccole o grandi ferite che se non curate adeguatamente si acutizzano per cui si tende a non mostrarle per paura o vergogna.

Di fatto si nasconde anche una parte importante di sé, non ci si mostra più per ciò che si è, in questo modo non solo ci si nega la possibilità di porre attenzione alle proprie caratteristiche, ai propri bisogni, ma ci si ferma a vedere solo i limiti delle situazioni, lasciando andare nuove possibilità e risorse.

Ognuno ha una sua storia, peculiarità che gli appartengono, negare gli avvenimenti del passato o provare vergogna e sensi di colpa per ciò che si sarebbe voluto vivere o affrontare diversamente non aiuta a integrare tutti gli aspetti di sé. Si rischia di vivere frammentati, di non porre l’adeguata attenzione al presente, a ciò che si sta vivendo.

La psicoterapia spesso segue la tecnica del Kintsugi aiutando le persone a cui si è formata una crepa nella vita, bloccate in una crisi personale in cui riescono a vedere solo i frammenti di sé, a ricomporsi nuovamente, arricchendosi, per diventare ancora più preziose, più forti di prima e con risorse che prima non venivano notate.

Eventi traumatici possono accrescere il proprio valore

È il fondamento della resilienza, eventi traumatici possono accrescere il proprio valore, invece di nascondere le proprie fragilità si può imparare a valorizzarle. È indispensabile imparare a riorganizzarsi positivamente quando ci si trova ad affrontare difficoltà.

Se si continua a nascondere la sofferenza senza tollerarla ci si nega l’opportunità di crescere e di scoprirsi. Grazie alla crisi invece ci si può reinventare e trovare energie creative per ricostruire la propria esistenza. Le cicatrici restano, ma possono diventare perle uniche.

“Una perla si forma quando un corpo estraneo, come parassiti o pezzi di conchiglie, entra nell’ostrica. Per difendersi e curarsi il mollusco inizia a rilasciare strati successivi di madreperla che rivestono il corpo estraneo fino a diventare nel tempo una splendida perla, unica e irripetibile.”

Ciò che potrebbe essere un danno irrimediabile o incompatibile con le proprie scelte, può essere trasformato in un dono. Anche dal dolore e dai momenti negativi possono nascere risorse e crearsi nuove opportunità per vivere una vita ancora più preziosa.

Lucia Cavallo, Psicoterapeuta 
specializzata in terapia Familiare Sistemica Relazionale
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4 commenti su “La psicoterapia come la tecnica giapponese del Kintsugi”

  1. Sono una docente di filosofia e mi sento di dare un consiglio. La maggioranza i delle bocciature ha portato sempre conseguenze positive, cambiando classe si trovano alleanze fra compagni che prima mancavano. Mi raccomando, non colpevolizzi gli insegnanti ma faccia capire a suo figlio che si può cadere ma anche rialzarsi. Un augurio.

  2. Buongiorno,ho letto per puro caso questo articolo riguarda alla tecnica giapponese….e mentre leggevo ho pianto…sono una mamma di un ragazzo di 16 anni che ai me quest’anno e stato bocciato,abbiamo sempre cercato di capirlo in quanto un ragazzo molto chiuso e solitario…ma mi chiedo perché e così difficile? Perche non esiste una bacchetta magica?vorrei tanto aiutare il mio piccolo…ma mi sento così impotente….

  3. Wabi Sabi è il contesto filosofico in cui inserire la tecnica. Meriterebbe un approfondimento.

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