La storia di Ale, una donna che ha amato troppo e poi ha detto «Basta!»

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Si può amare troppo qualcuno? Sì. Puoi amare troppo e questo fa male a entrambi. La coppia prospera nell’amore ma quando l’amore si trasforma in qualcosa di più tumultuoso, la coppia smette di evolversi e soffoca. Il primo a soffocare potresti essere proprio tu che ami troppo. Tutti noi iniziamo la vita con un desiderio naturale: sentirci al sicuro, amati e accettati. Anche da adulti, è nella nostra natura cercare sicurezza, voler dare e ricevere amore. Ecco allora che alcuni di noi, nel perseguire questi bisogni fondamentali, finiscono per mettere da parte se stessi e dare la precedenza ai sentimenti e ai bisogni di qualcuno di “speciale”. Tutto questo, decentrando l’attenzione da qualcuno di ancora più speciale: se stesso.

Anche se questo approccio potrebbe funzionare per un po’, anche per anni, in realtà non è affatto sostenibile a lungo termine. Con il trascorrere del tempo, il risentimento cresce e con esso anche rabbia, solitudine e frustrazione. È inevitabile quando continuiamo a dare amore e non riceviamo ciò che desideriamo in cambio.

La storia di Ale, una donna che ha amato troppo

Facciamo un esempio. Alessandra, 40 anni, è sposata da 10 anni con Luca, 43 anni. Per l’intera durata della relazione, Alessandra ha amato per due. Mentre i suoi bisogni venivano ignorati, lei ha continuato a dare amore, attenzioni, premure… fino a quando non è sprofondata nella depressione. All’inizio non sapeva perché. Le dicevano che non aveva retto il suo ruolo, l’additavano di essere stata una debole… ma alla fine Ale ha capito cosa era andato storto, cosa non andava nella sua vita: lui!

Le cose iniziarono a cambiare davvero con l’arrivo del figlio. Ale racconta: «È stato solo con l’arrivo di Giulio che mi sono resa conto di quanto i miei bisogni venissero trascurati e la mia autostima avesse toccato il fondo». Luca tornava a casa da lavoro e si aspettava da Ale le stesse attenzioni di sempre, senza considerare minimamente che Ale dormiva poco e mai come in quel frangente aveva bisogno lei di amore e sostegno.

«Desideravo essere io quella ascoltata, quella sostenuta e protetta, per una volta, speravo che si accorgesse di quanto fatto per lui negli anni e che iniziasse ad aprire gli occhi. Ma certe persone, semplicemente, sono così assuefatte all’avere senza dare, che neanche ci fanno più caso. Luca era una di queste e io lo avevo capito troppo tardi».

Luca iniziava a lamentarsi. Era diventato insoddisfatto della relazione: messo da parte da Alessandra. Pensava intimamente che l’arrivo di Giulio avesse ucciso la relazione, senza considerare che in realtà a causarne la lenta agonia erano stati anni e anni di disimpegno, il suo.

Luca rientrava da lavoro e si aspettava di trovare una partner accogliente, sorridente e pronta a dargli un comitato di benvenuto. Ad ascoltarlo e magari fare l’amore. Invece trovava una donna provata e arrabbiata. Ignorava che dietro quella rabbia si nascondeva delusione e sensazione di solitudine. È così che Ale si sentiva: sola, delusa e ancora sola.

La coppia toccò davvero il fondo quando Luca iniziava a rincasare più tardi. Per non rincasare e trovare il muso lungo di Ale, Luca si tratteneva a lavoro. Per Luca, Ale era cambiata. In effetti Luca aveva ragione. Ale era davvero cambiata perché aveva ormai smesso di sperare di ricevere amore e attenzioni e in preda al malessere e alle pressioni del figlio, aveva cominciato a pretenderle.

Passò ancora un altro anno. Luca iniziò a tradire Alessandra. Si sentiva legittimato a farlo. L’uomo non si mise in discussione neanche una volta, nella sua mente era lui la parte lesa, il bambino aveva sconvolto tutto e la moglie non aveva retto la maternità. La realtà, invece, raccontava una storia ben diversa. La storia di una donna che aveva amato tanto, troppo, la persona sbagliata, la persona che non sapeva offrire supporto, la persona che non c’era al momento del bisogno, quella che non capiva, anzi, che non voleva capire oltre le proprie ragioni.

«Quando ho capito che ciò di cui avevo bisogno non sarebbe mai arrivato, allora ho elaborato, stavo concedendo tutto il mio amore alla persona sbagliata. Poiché non avevo lasciato neanche un briciolo d’amore per me stessa, ho dovuto toccare il fondo per capirlo. Quando ho aperto gli occhi ho fatto mille passi indietro, mille passi indietro sono preziosi quando vuoi mettere distanza. Mi sono allontanata da Luca e ho creato il mio prezioso spazio, uno spazio in cui io sono la mia priorità, uno spazio in cui anche se dovessi ancora innamorarmi, mi ricorderò bene da lasciare un pezzetto del mio amore per me stessa, perché amare troppo non è il vero problema. Il vero problema è amare troppo a discapito di se stessi».

Un copione tipico

Quella appena descritta è una storia tipica. Le coppie sbilanciate funzionano così: c’è una persona che ama per entrambe e quando quella persona ha bisogno, finisce per sentirsi sola. Non c’è nessuno a occuparsi di lei perché si è circondata di persone delle quali occuparsi. La storia di Luca e Ale non è cambiata con l’arrivo di Giulio. Il piccolo ha solo palesato un disequilibrio che c’era da sempre.

Le persone come Ale, proiettate totalmente all’altro, finiscono per “combinarsi” con chi, invece, è troppo concentrato su se stesso. Leggendo una storia così, ci verrebbe da condannare Luca, ma se Luca è cieco e assuefatto all’avere, in realtà neanche lo sente il dislivello, neanche si rende conto ti quanto il suo comportamento faccia sentire sola Ala. Luca è così e lo è sempre stato. Se proprio vogliamo “condannare” qualcosa, va condannata la mancanza di consapevolezza all’inizio della storia. Tutti noi dovremmo essere consapevoli dell’amore che scegliamo di dare e della relazione che scegliamo di costruire. Possiamo “condannare” anche la mancanza di amor proprio. Se tu riuscissi a preservare una dose d’amore per te, sempre e comunque, allora ti terresti al riparo da qualsiasi relazione sbagliata.

Siamo stati addestrati per mettere a tacere i nostri bisogni

Le relazioni sbilanciate emergono spesso a causa di una dipendenza affettiva ma non è sempre così. Molti non hanno una vera e propria dipendenza affettiva, riescono a svolgere attività in autonomia e ritagliarsi una vita oltre il partner. Allora di cosa si tratta? Chi è cresciuto con figure accudenti molto concentrate su se stesse, semplicemente, non ha mai trovato spazio per sé. È stato fin da subito costretto a concentrarsi sugli altri. Forse, addirittura sentiva di doversi mostrare sempre di buon umore, indipendentemente dai suoi veri sentimenti, altrimenti sarebbe stato motivo di disappunto.

Altre persone, semplicemente, non si sentono degne. Quando ci sentiamo difettosi e non abbastanza questo o quello, costruiamo relazioni con chi non riesce a ricambiare i nostri sentimenti d’amore. La scelta è inconsapevole ma tangibile, è tangibile perché si vede e si sente nel decorso della relazione.

Ancora, molte persone amano troppo perché hanno paura di restare sole oppure si sentono responsabili della felicità del proprio partner perché affidano al partner la propria felicità. Anche questo è sbagliatissimo: solo quando siamo capaci di prendere in carico la nostra felicità, possiamo contribuire ad accrescere quella altrui. Insomma, la felicità è una cosa per persone risolte.

Tutti questi casi rimandano a un concetto comune. Troppi di noi hanno imparato a mettere a tacere i propri bisogni, a ignorarli! Se non ascoltiamo le nostre voci interiori, allora ci condanniamo all’infelicità. Chi è cresciuto in una famiglia disfunzionale ha imparato a mettere a tacere qualsiasi bisogno per non generare disappunto nel genitore, per non dare fastidio. Adesso è giunto il momento di ascoltare tutte le voci che abbiamo dentro, di esprimere i nostri bisogni e farli rispettare. È arrivato il momento di creare lo spazio per sé! Uno spazio legittimo che nessuno può negarci, uno spazio in cui un pezzetto d’amore per sé non si nega mai! Neanche quando non ci sentiamo soddisfatti del nostro operato, neanche se guardandoci allo specchio notiamo tante imperfezioni… perché l’amor di sé va oltre tutto questo. È qualcosa che surclassa tutto, prescinde dall’impiego, dalle lodi e dai riconoscimenti esterni, è… incondizionato.

Se vuoi finalmente costruirti il tuo spazio, fai mille passi indietro, allontanati da chi non sa amare e inizia a costruire le tue consapevolezze. Sai, ho scritto un libro che è diventato il testo più consigliato dagli psicologi. S’intitola «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» e ti spiego come ripartire da te stesso per costruire il tuo spazio personale, entro quale prosperare e nel quale far entrare solo chi è davvero degno del tuo amore. È il libro italiano di Psicologia e Crescita personale più letto di tutto il 2022. Puoi trovarlo nelle librerie o su Amazon, a questo indirizzo.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” – Rizzoli
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