Se si dice “tradimento”, è quasi immediato pensare a partner fedifraghi e a dolorose sorprese nella vita di coppia, a sotterfugi che mascherano scappatelle e ai “soliti” flirt ed intrighi sessuali. Eppure, probabilmente, i tradimenti più frequenti e frustranti della vita non appartengono alla sfera amorosa ma all’ambito delle amicizie.
Le amicizie sono certamente le relazioni più significative nello sviluppo e nelle formazione dell’identità, dopo quelle con i genitori e altre figure parentali.
I rapporti amicali ci accompagnano per ampi tratti del nostro ciclo di vita e, per questo, subiscono il peso inevitabile del cambiamento implicato in ogni esistenza. Non è un caso che le persone, spesso pochissime, che consideriamo i nostri migliori amici siano stati compagni di scuola, colleghi dell’università, commilitoni di leva (quando esisteva la non rimpianta dai più “leva obbligatoria”), e che con l’andar del tempo diventi sempre meno facile instaurare amicizie intense, stabili e costanti.
Cambiamento e “tradimento”. La convinzione che le persone non cambino è una superstizione che inventiamo per rassicurarci della sostanza “buona” delle relazioni in cui sentiamo protetti e a schermarci dall’essenza “cattiva” di chi ci delude o ci danneggia col proprio mutamento.
La realtà è che le persone cambiano eccome, cambiano nel corso degli anni e, talvolta, cambiano radicalmente.
Proprio come accade a noi (anche se non ne siamo spesso profondamente coscienti), il nostro migliore amico o la nostra amica del cuore si evolvono e possono a nostra insaputa prendere direzioni non più così armoniose rispetto al nostro soggettivo sistema di bisogni affettivi, di convinzioni e di credenze, o sterzare decisamente riguardo alla rilevanza stessa del rapporto d’amicizia per preferire nuove relazioni amicali o sentimentali.
Così, ciò che consideriamo “tradimento” in amicizia non è altro che la conseguenza di una nostra ingenuità: quella di non aver prestato sufficiente attenzione a tutti quei segnali, deboli o forti che fossero”, del cambiamento nostro o del nostro amico, e ignorato l’erosione delle piccole “consuetudini” e piacevoli “ritualità” che, come dighe, circondano, semplici ma incrollabili, l’amicizia autentica allo scopo di arginare quell’ondata di egoismi o di transitorie urgenze emotive che possono sopraffarla nel corso della maturazione di uno o di entrambi gli amici.
Alcune amicizie finiscono improvvisamente, altre si consumano e si liquefanno a poco a poco, con l’inesorabilità di una candela accesa. Alla base della rottura di un legame d’amicizia importante, però, possono intervenire precisi motivi, almeno tre:
– la delusione per l’incuranza o la scarsa presenza di un amico in un momento di reale bisogno;
– le slealtà, più o meno volontarie, date dal condividere con terzi confidenze affidate in amicizie;
– la mancanza di reciprocità, quando l’ascolto e la disponibilità diventano per lo più unilaterali e “dati per scontati” da una delle parti.
Ognuno dei tre motivi implicati nella fine di un’amicizia rappresenta il ferimento di valori profondi, vitali in ogni relazione d’amore: la fiducia, l’impegno reciproco e la stabilità. Sono valori così fondamentali da provocare, se violati, un risentimento sordo e pervasivo di cui è difficile farsi una ragione. E non è certo con la ragione che si rimedia ai disastri del cuore, anche in amicizia.
Per quanto dolore causi, la perdita di un’amicizia è un’esperienza fisiologica nella vita affettiva e può essere interpretata come un’occasione d’apprendimento, un’opportunità per riflettere sui propri errori e sulla qualità delle proprie relazioni. Sarà vero, come dice Giovanni Soriano, che “è dagli amici più fidati che s’impara che degli amici non bisogna fidarsi”? Oppure, in fondo, l’amico che ci delude o ci tradisce non fa altro che compiere, inconsciamente, il suo dovere di amico di togliersi di mezzo quando non ha più nulla da condividere con noi?
Enrico Maria Secci
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirci su Facebook: Pagina ufficiale di Psicoadvisor o sul nostro gruppo “Dentro la psiche“. Puoi anche iscrivervi alla nostra Newsletter.
© Copyright, www.psicoadvisor.com – Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione, anche parziale, senza autorizzazione scritta è vietata. Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche.