L’amore attraversa cinque fasi: perché la terza è quella più difficile da superare?

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

È bene premettere che le fasi che ti descriverò non sono affatto idealizzate, è davvero ciò che accade nelle coppie che funzionano bene. L’idillio d’amore esiste, solo che non tutte le persone sono pronte a viverlo oppure, semplicemente non incontrano la persona giusta con la quale vivere il grande sogno. Ma cosa significa non essere pronti all’amore? None essere pronti all’amore significa avere delle ferite ancora aperte, ferite del passato che tentiamo di curare con il nuovo legame. In realtà, solo noi stessi possiamo prenderci cura di quelle ferite.

Purtroppo chi si approccia all’amore con una vulnerabilità personale come può essere la paura dell’abbandono, non vivrà mai la sicurezza del legame tipico della seconda fase. Analogamente, chi si approccia all’amore con uno stile di attaccamento evitante non vivrà mai, in modo travolgente, la prima fase. Premetto questo perché, ognuno di noi vive l’amore con il proprio bagaglio emotivo, le proprie ingiustizie subite e sogni infranti, e quando tutto ciò che abbiamo vissuto si trasforma in un bagaglio pesante, le fasi dell’amore che ti descriverò possono subire forti perturbazioni.

Molte relazioni non evolvono mai in un rapporto stabile e sicuro. Sono intrappolati tra la seconda e la terza fase, vivono la relazione come se fossero delle montagne russe, piene di alti e basse, litigi e riconciliazioni, dove però, dopo la tempesta, non c’è il sereno ma solo un’altra tempesta e un’altra ancora!

Quali sono le fasi dell’amore?

La prima è quella che ci fa battere il cuore, ci fa sentire le farfalle nello stomaco e i brividi lungo la schiena, parlo chiaramente dell’innamoramento. Quando ci innamoriamo agiamo sotto la spinta di neurotrasmettitori come l’ossitocina, la dopamina e la serotonina, che, per quanto sono abbondanti in questa fase, illuminano parti del nostro cervello come se fosse un albero di Natale!

Quando si sta bene in due, ci si impegna in un rapporto esclusivo e quindi si diventa una coppia. In questa seconda fase, prevalgono sensazioni come il senso di appartenenza, l’unione, il senso di protezione verso l’altro, la gioia e il senso di sicurezza. Qui la conoscenza diviene più profonda, impariamo a comprendere meglio l’altro e il nostro mondo si fa più grande per accogliere anche il mondo dell’altro!

È quando il mondo dell’altro diventa parte del nostro che la coppia può davvero decollare o cadere in declino. Ecco che inizia la terza fase, quella della disillusione. Quando i livelli di eccitazione iniziali si abbassano, complice l’accomodamento dei neurotrasmettitori elencati in precedenza, iniziamo a vedere l’altro per ciò che è realmente. Adesso, se riusciamo ad accogliere l’altro e amarlo per ciò che è, la nostra relazione è destinata a coronare il tanto sognato «e vissero felici e contenti». Al contrario, la coppia è destinata alla separazione.

La naturale evoluzione della terza fase è una promessa d’amore autentico e duraturo, a prova di avversità. Sappiamo quanto la vita possa essere difficile, tra crisi economiche e precarietà sociale, un’unione solida può essere un ottimo rifugio a cui tornare a fine giornata. Caratteristica di questa fase è la complicità, la disinvoltura, la possibilità di essere se stessi e sentirsi pienamente accettati, si riscopre l’intimità e il senso di protezione, ancora più intenso della seconda fase. In fondo, non c’è niente di più bello di un partner che ti ama e ti desidera per ciò che sei.

La quinta e ultima fase prevede un’evoluzione. Le coppie che ristagnano e che soffrono della monotonia quotidiana, semplicemente, fanno fatica a crescere insieme. La coppia non è qualcosa di statico, bensì un organismo in piena espansione! Questo meccanismo si inceppa quando l’altro vuole segnare la strada per te mentre nella coppia sana, l’altro cammina accanto a te e ti consente di evolvere, cambiare. L’evoluzione del singolo di certo influenzerà l’intero sistema di coppia ristabilendo sempre nuovi equilibri. Il partner non è quella persona che si sceglie per caso, al primo appuntamento, è piuttosto una persona che si sceglie ogni giorno!

Le difficoltà, le trappole d’amore e le rinunce per amore

Le fasi più difficili sono due, la seconda (diventare una coppia) e la terza (la disillusione), ognuna delle quali presenta sue particolari insidie. Nella seconda fase i due partner devono implicitamente fare una sorta di compromesso: sacrificare la propria libertà personale e quindi l’intensità legata alle novità che potrebbero offrire nuovi appuntamenti, per iniziare una relazione esclusiva e, quindi, più profonda. Si verifica una sorta di baratto, il principio di fondo è questo: sacrifico la possibilità di nuovi incontri perché so che l’intensità del rapporto che sto stringendo è molto più appagante e profonda delle emozioni che potrei avere da altre relazioni. Questa è un’evoluzione importante. Oggigiorno, molte relazioni si fermano in superficie perché non riescono a raggiungere la profondità di legame che rende possibile questo “baratto”.

Nella terza fase, invece, c’è una “trappola”. Alcune persone, non riuscendo a vivere la disillusione in modo naturale, si aggrappano all’idea del loro partner ideale e vivono la relazione con la pretesa di poter cambiare l’altro. Se stai insieme a una persona desiderandola diversa c’è qualcosa che non va. È un chiaro campanello d’allarme perché, quella persona, l’hai scelta tu e continui a sceglierla ogni giorno. In questi casi è bene interrogarsi sulle paure che ci tengono prigionieri di un legame insoddisfacente. Il vero amore richiede una grossa dose di coraggio!

Parole e atteggiamenti che distruggono la coppia

L’atteggiamento gerarchico è indubbiamente il più lesivo e anche il più diffuso, parte da una propensione semplice da comprendere: «i miei bisogni hanno la priorità sui tuoi». È chiaro che con questa premessa nella coppia si crea un’asimmetria deleteria. Paradossalmente apprendiamo a porci all’altro come subordinati o superiori nei primi anni d’infanzia, in base al nostro contesto di sviluppo e quindi ai legami che abbiamo stretto con i nostri genitori. In questi casi, bisognerebbe lavorare su concetti come reciprocità e uguaglianza ma non è affatto semplice e l’approccio gerarchico si riflette molto sulla comunicazione. Se solo riuscissimo a esprimere i nostri bisogni come tali e non come pretese o accuse, sarebbe già un bel passo avanti per la coppia.

L’approccio gerarchico ti spinge a tenere il punteggio e così anche conflitti banali si trasformano in interminabili accuse: «tu hai detto…» «tu hai fatto…». Le interazioni colpevolizzanti andrebbero evitate perché uccidono la spontaneità e, a lungo andare, l’amore. Anche ricatti come «se tu fai così, allora io…» sono corrosivi. Nel comunicare bisogna ricordare che l’altro è uguale a noi, ne’ più, ne’ meno importante. I suoi bisogni e i nostri, pesano uguale sulla bilancia ed entrambi sono degni di essere rispettati. Bisogna abbandonare le frasi prevaricanti e accusatore (es.: «sei sempre il solito! Anche stasera hai fatto tardi») per sostituirle con frasi che, al contempo, riescano a esprimere un bisogno e valorizzare l’altro (es.: «mi piacerebbe trascorrere più tempo con te, mi fai stare bene, riusciresti domani a rincasare prima?»), perché se stai con quella persona, è perché tu la stai scegliendo ogni giorno e quindi c’è stima. Non ha senso stare con qualcuno per dimostrargli quotidianamente la nostra mancanza di fiducia e disprezzo. Se lo facciamo, sacrifichiamo la nostra felicità perché quello che stiamo vivendo è un incastro emotivo e non la storia d’amore che meritiamo!

Il lavoro su se stessi che risolve la coppia

Esiste un consiglio universale che può garantire l’appagamento di qualsiasi coppia: lavorare sulla propria identità, capirsi profondamente e conoscere i propri bisogni! Quando amiamo commettiamo spesso un grande errore, rimpiccioliamo il nostro mondo, trascuriamo le nostre priorità e talvolta anche gli amici e iniziamo a dedicarci esclusivamente alla relazione e all’altro, dimenticandoci di dare spazio e valore a noi stessi. In realtà, quando iniziamo una relazione, il nostro mondo dovrebbe ampliarsi e non restringersi.

La verità è che il nostro mondo esisteva anche prima dell’altro e, anche se l’altro un giorno andrà via, continuerà a esistere, certo, ne sarà sconvolto, ma continuerà a esistere con i suoi punti fermi, uno di questi è la tua identità e la tua capacità di starti vicina. Certo, non tutti sono capaci di essere presenti per se stessi, «di esistere per me e non più per te» ma questa è una capacità che si apprende! Come spiego nel mio libro «RD’amore ci si ammala, d’Amore si guarisce», quando sappiamo guardarci bene dentro, riusciamo a cogliere i nostri bisogni e a muoverci nella direzione giusta per appagarli, così la relazione soddisfacente diverrà una naturale conseguenza delle nostre scelte personali, del nostro modo di essere. Il libro lo trovi a questo indirizzo amazon o in qualsiasi libreria.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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