L’ansia e la depressione sono segni di lotta e non di debolezza

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

“Abbiamo tutti dei problemi” “Tu non vuoi stare meglio”, “Vuoi solo attirare la mia attenzione”, “Devi darti una smossa, devi reagire” “Non devi star lì a pensare, devi svagarti, andare a divertirti”, “In fondo ci sono tante persone che stanno peggio di te”, “Su, alzati e combina qualcosa nella vita”….per molte persone queste frasi sono fin troppo familiari. E il primo vero nemico della depressione si racchiude così: dover affrontare questa malattia come un segno di debolezza. Perché la depressione è da sempre sottovalutata, vista semplicemente come una debolezza, una sorta di pigrizia fisica e mentale, accusata e svilita come patologia. Eppure, non abbiamo l’abitudine di accusare chi soffre di un disturbo cardiaco, o  il cancro, per esempio.

Depressione e ansia non sono sinonimo di fragilità

Purtroppo si è portati a pensare che l’ansia e la depressione (in generale tutti i problemi emotivi e psicologici) siano sinonimo di fragilità, vulnerabilità, debolezza e incapacità nei confronti della vita. Concetto totalmente sbagliato! Una persona che soffre d’ansia, di depressione o magari di entrambi i disturbi non è né pazza né buona a nulla. Non ha affatto un carattere debole e tanto meno può essere considerata inferiore agi altri.

Immaginiamo due persone che stanno attraversando una condizione di vita problematica. Una delle due sviluppa una depressione mentre l’altra no. Il pregiudizio della nostra cultura farebbe subito pensare che la persona uscita “indenne” è sicuramente “più forte”, ha “carattere”, ha “più volontà”: è errato pensare questo.

La depressione può colpire chiunque; non è segno di debolezza, di fragilità mentale, di mancanza di volontà; soprattutto, come ho già accennato, non è il preludio alla pazzia! Sono solo stupidi pregiudizi, ma soprattutto cattiva informazione….o peggio ignoranza in materia!

Nessuno vuole ammettere di essere depresso. È come ammettere di avere una scarsa forza di volontà. In qualche modo ci siamo fatti l’idea che i coraggiosi non si lasciano andare alla depressione” Colette Dowling Dato che l’ansia o la depressione non sono considerate ferite da curare, non è raro sentire commenti e discorsi ripetitivi come: “rilassati”, “non è mica la fine del mondo”, “cerca di svegliarti, questa non è vita”, “non hai motivi per cui piangere”, “inizia a maturare”, ecc… A quanti queste parole suonano familiari?

La depressione in realtà, è qualcosa di diverso del “sentirsi giù”…..

E’ una condizione che colpisce non solo l’umore ma anche i pensieri, i sentimenti, le percezioni, le funzioni motorie e tutto l’individuo. Così come prestiamo attenzione al dolore che ci provoca una forte fitta o un’emicrania e mai ci verrebbe in mente di ignorarla, allo stesso modo ci dobbiamo comportare con il dolore emotivo.

L’ansia…potremmo paragonarla a un terribile viaggio sulle montagne russe

Le sensazioni che ci fa vivere l’ansia sono molto simili a quelle causate da un giro sulle montagne russe: a chi non è capitato di sentirsi male? Ma rendiamo meglio il concetto…..Siamo a un parco divertimenti; c’è una grande montagna russa che ci attira e su cui decidiamo di salire. Per fare ciò, attendiamo il nostro turno, facendo una lunga coda.

La giornata è molto calda e il sole batte con insistenza sul nostro capo, causandoci dolore e un forte malessere fisico. Ci sentiamo stanchi e ci passa la voglia di salire sul vagone, eppure saliamo ugualmente perché è per quello che siamo andati al parco…per divertirci appunto. Una volta saliti sul vagone, il nostro cuore comincia a battere molto forte, inizia a girarci la testa, in modo vertiginoso, i vagoni cominciano a muoversi compiendo giri di 360 º, ci immergiamo in un tunnel buio….

La nostra respirazione si fa via via più accelerata e il nostro cuore batte sempre più forte. Sentiamo che da un momento all’altro potrebbe venirci un colpo. Le nostre sensazioni sono disordinate, qualcosa ci opprime nel petto e ci immobilizza, rendendoci incapaci di reagire.

Non possiamo fare a meno di pensare a cose negative. Gridiamo, piangiamo e ci lamentiamo, ma nessuno ci sente, nemmeno noi stessi. Vorremo chiedere di far fermare tutto, ma ci muoiono le parole in bocca. Il nostro vagone non frena e continua a muoversi, poiché è stato programmato, come gli altri, per compiere il suo giro. In un certo senso, l’attacco d’ansia può essere paragonata a una terribile esperienza sulle montagne russe; da un momento all’altro, la giostra si fermerà, ma non sappiamo quando né in che modo! Il che rende difficile mantenere il controllo di fronte a tanta incertezza.

La depressione: il buio dell’anima

Molte persone che soffrono di depressione,  sentono una travolgente tristezza, ma al contrario, molti altri non sentono alcuna emozione particolare. La migliore descrizione sarebbe una sensazione di vuoto e di apatia. E dal momento che spesso  la depressione è accompagnata all’ansia, l’esperienza di molti è una tensione di stato stazionario che persiste per nessun motivo apparente.

Cosa NON è la depressione

La depressione come una macchia d’olio si espande gradualmente dapprima portando a rinunciare a piccole attività per poi inglobare nella sua aurea grigia l’intera quotidianità. È utile però capire che cosa non è la depressione:

  • Non è qualcosa di cui vergognarsi o sentirsi in colpa
  • Non è un difetto di carattere
  • Non è un segno di debolezza, una mancanza di forza di volontà
  • Non è permanente

E allora cos’è la depressione?

Senza usare i soliti termini dettati dalla letteratura psicologica, la depressione è la goccia che fa traboccare il vaso, un vaso già pieno di situazioni e circostanze complicate che hanno aperto una crepa in noi e ci stanno logorando. Credo non ci siano parole migliori per descrivere lo stato in cui si trova una persona depressa:

La depressione non equivale al dolore; il vero depresso ringrazierebbe il cielo se riuscisse a provare dolore. La depressione è l’incapacità di provare emozioni. La depressione è la sensazione di essere morti mentre il corpo è ancora in vita. Non equivale affatto alla pena e al dolore, con i quali anzi non ha niente in comune. Il depresso è incapace di provare gioia, così come è incapace di provare dolore. La depressione è l’assenza di ogni tipo di emozione, è un senso di morte che per chi è depresso è assolutamente insostenibile. È proprio l’incapacità a provare emozioni che rende la depressione così pesante da sopportare” Erich Fromm

La storia di Maria… per rendere meglio il concetto

Maria conduce una vita felice insieme a Paolo. Dopo 10 anni di convivenza lui decide di lasciarla perchè non più innamorato. All’inizio Maria è rabbiosa, disperata; non accetta la separazione. Per i primi tempi, Maria cercherà delle spiegazioni, farà di tutto per riavere il suo Paolo: non vuole rinunciare a quel sentimento così bello e autentico. A livello inconscio vi è una NON ACCETTAZIONE della realtà. In pratica, per l’inconscio Paolo è ancora presente nella vita di Maria.

Il tempo però inizia a dare nuove sfumature al suo dolore; dopo tanta rabbia e disperazione, subentrano nuove emozioni. Maria si sente sola, sfinita, sopraffatta, sfiduciata verso se stessa e la vita….. insomma, i classici sintomi della depressione. Ed è proprio questa l’evoluzione! Maria, anche se inconsapevolmente, ha fatto un passo importante: ha preso coscienza che quell’amore non c’è più. Maria ha finalmente elaborato la perdita di quell’amore. E da qui, strano a dirsi, inizierà la risalita di Maria verso la vita.

Maria è stata una donna molto depressa ma ora non lo è più. Ora è serena, ha una profonda ferita che porta con sè ma è diventata una donna più forte. Ha individuato il suo malessere e affrontato il suo dolore. Di storie come quella di Maria ce ne stanno tante; c’è chi è riuscito a combattere la depressione con le proprie forze e chi ha preferito rivolgersi a uno specialista. (E sia chiaro, rivolgersi a uno specialista non è segno di debolezza ma di coraggio, visto i pregiudizi sulla psicoterapia).

La depressione si cura

Chi soffre di depressione o di ansia può tornare a svolgere le sue attività come un tempo, può recuperare le sue relazioni e imparare a prevenire eventuali ricadute. Per questo motivo, ribadisco che è importante rivolgersi a un professionista non appena ci si rende conto che c’è qualcosa che non va. Ci vuole una grande forza di volontà per decidere di cercare aiuto poiché la volontà da sola non basta; deve essere sorretta e incoraggiata da uno specialista che ci aiuti  a riprendere in mano la nostra vita.

Soffrire di depressione o di ansia non è una scelta

Una persona con depressione non dice: “Voglio stare male e desidero buttarmi in un pozzo di tristezza per vedere se ci annego una volta per tutte”. Le cose non funzionano così. Anzi, a tutti noi può succedere. Nessuno è immune alla depressione o all’ansia! L’ansia e la depressione sono segnali di lotta, di forza e non di debolezza. Questi problemi emotivi non fanno la loro comparsa all’improvviso, dal giorno alla notte, ma crescono nelle fucine dell’inferno della vita, tra le difficoltà e l’esaurimento emotivo.

Non è nemmeno conseguenza di una scelta personale: non ci è dato scegliere se accettare o rifiutare la compagnia di questi problemi; entrambi derivano dalla lotta contra le difficoltà della vita e pertanto, dal tentativo di aver resistito ad essi per troppo tempo. Tutto questo deve aiutarci a riflettere; ognuno di noi può essere colpito, in un determinato momento, dall’ansia e dalla depressione, sia direttamente sia indirettamente. Facciamo attenzione, cerchiamo di capire la natura di questi malesseri e, soprattutto, smettiamola di giudicare…

Puoi guarire le tue ferite emotive soltanto andando alla loro ricerca e facendole riemergere, senza nasconderle

A volte pensiamo che si debba essere sempre più forti per sopportare, ma la vera forza si dimostra nel saper affrontare ciò che ci fa male o ci fa soffrire. Per affrontare, bisogna prima ammettere di avere un problema o un disagio, fisico, emotivo, mentale o psichico. Il processo di guarigione può essere molto lungo. Per guarire le nostre ferite emotive dobbiamo cercare di eliminare i filtri che abbiamo messo inconsapevolmente per difenderci, le maschere che abbiamo creato per nasconderci. Non è semplice! Bisogna iniziare a cambiare degli automatismi. E questo comporta porsi delle domande scomode!

Non sei stanco di tornare sempre dalle persone che ti feriscono? Non sei stanco delle situazioni che ti fanno solo stare male? Non sei stanco di commettere sempre gli stessi errori, come se fossi incapace di imparare? Devi riappropriarti della sensazione di essere tu a governare la tua vita. Devi affermare la volontà di essere attore responsabile del tuo destino. Non permettere che il passato definisca la tua identità. Qualsiasi momento è quello giusto per mostrare “il tuo vero te”, libero da ferite dell’infanzia che imprigionano il tuo cuore e la tua esistenza.

È venuto il momento di rispolverare i tuoi bisogni e metterli al centro di tutto!

Nel mio secondo libro «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce» (edito Rizzoli) ti spiego come prenderti cura di te e disinnescare le dinamiche relazionali più scomode, sia in coppia che in famiglia.  È un viaggio introspettivo che ti consentirà di trasformare le tue ferite e la tua attitudine difensiva in un’inattaccabile amor proprio. Già, perché l’armatura che più di tutte può difenderti (dalle umiliazioni, dai torti, dalle delusioni e dalla rabbia…) è proprio l’amor di sé. Perché come ho scritto nell’introduzione al mio libro: “Non è mai l’amore di un altro che ti guarisce ma l’amore che decidi di dare a te stesso”. Se hai voglia di costruire relazioni sane e appaganti, se hai voglia di scoprire le immensità che ti porti dentro e imparare a esprimere pienamente chi sei, senza timori e insicurezze, è il libro giusto per te. Il libro puoi acquistarlo in libreria o a questa pagina Amazon. 

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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