Le bugie che ci racconta la depressione: come riesce a ingannarci

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

La depressione può colpire chiunque, senza discriminazione di sesso, di età, di razza, di posizione geografica o credo religioso. La diffusione di questo malessere è talmente preoccupante che l’Oms ha previsto che nel 2022 sarà la seconda malattia più frequente, dopo quelle cardiovascolari. Tuttavia, è curioso notare che anche se la depressione è una condizione sempre più diffusa, non è stato ancora possibile liberarsi dallo stigma che porta con se.

Molte persone credono ancora che la depressione abbia alla base una mancanza di forza di volontà mentre altre si rifiutano di ammettere di avere un problema, perché si vergognano. Pertanto, rilevare la depressione nelle sue prime fasi è complicato, ma, allo stesso tempo, fondamentale, in quanto solo così si può intervenire prontamente.

La depressione andrebbe affrontata con uno sguardo più ampio!

Viviamo in una società che ha tra i suoi valori denaro, potere, notorietà e non è detto che chi non si piega a questo modello sia sbagliato o malato. All’interno del panorama degli approcci che affrontano la malattia mentale, possiamo allora provare a considerare il depresso come una persona sana che non si adatta ai valori che la società impone e sente dentro di sé che la sua vita è priva di senso, poiché non trova la strada per realizzarsi e per vivere felicemente secondo quella che sente essere la sua natura.

Da qui nasce la profonda tristezza, poiché le persone depresse, soprattutto giovani, guardano il successo degli altri (magari con riferimenti come modelle, cantanti, divi, ricchi imprenditori) e vivono il loro essere diversi come un fallimento. Ma siamo sicuri che quelli imposti dalla nostra società siano valori di qualità, validi per tutti? In realtà viviamo in un contesto sociale che allontana sempre più l’uomo dalla profondità di sé stesso e dalla sua autenticità.

Ecco perché i trattamenti farmacologici e gli approcci psicologici che non considerano questi aspetti legati allo spirito della persona, difficilmente riescono a salvare il paziente dalla depressione. Purtroppo, i primi sintomi della depressione passano spesso inosservati in modo tale che la riconosciamo solo una volta che ha esteso i suoi tentacoli in ogni ambito della nostra vita.

I primi sintomi della depressione di solito non si riconoscono

  • Scarso appetito
  • Problemi di sonno, quasi sempre si tratta di frequenti risvegli durante la notte
  • Mancanza di concentrazione nelle attività quotidiane
  • Stanchezza e fatica inspiegabili
  • Sensazione di essere sopraffatti o sfiniti

Questi sono tutti sintomi classici della depressione ma di solito passano inosservati perché crediamo che la depressione consista solo nella sensazione di tristezza, apatia e perdita del senso della vita. Tuttavia, questi sono sintomi che compaiono quando il disturbo si è già stabilito.

Le bugie che ti racconta la depressione

In realtà, la depressione è un’ottima manipolatrice: è in grado di creare uno scenario così negativo e veritiero da farci sentire impotenti. Ci fa credere che gli eventi negativi che viviamo sono una condizione interna, stabile e globale. Ci avvolge nella sua ragnatela utilizzando le distorsioni cognitive.

Le distorsioni cognitive più comuni della depressione si basano nei sentimenti d’impotenza, disperazione e nell’incapacità di risolvere i problemi. Ci crea problematiche che non esistono e che comunque avrebbero poche possibilità di verificarsi davvero. Tutto ciò per una nostra sensazione generale di inadeguatezza personale dovuta alla mancanza della possibilità di provare emozioni e sentimenti forti e duraturi.

Ci fa credere di essere incapaci a svolgere anche i compiti giornalieri più semplici, ci addossa colpe inesistenti o non inerenti alla nostra persona. La depressione ci porta a distaccarci dalla famiglia e dagli amici, a preferire, dunque, la solitudine, così  possiamo cercare, inutilmente, il modo di “espiare” le nostre presunte colpe; nella maggior parte dei casi ci sembra più semplice sprofondare nella desolazione, apatia, precludendoci anche una minima possibilità di credere nelle nostre capacità

La depressione può portarci a credere di essere inadeguati in ogni contesto, di essere responsabili della rottura con i nostri cari, di essere in banca rotta, di essere indegni dell’affetto dei familiari, di essere vittima di raggiri, di essere osservati dal mondo intero. E tutte queste situazioni sono frutto solo della nostra  fantasia, alle quali crediamo incondizionatamente perché frutto del nostro stesso intelletto, anche se familiari e amici cercano di convincerci del contrario.

Queste distorsioni cognitive generano dei comportamenti autodistruttivi come il non chiedere aiuto, interrompere la terapia, bere alcol in eccesso o procurarsi dei danni fisici. Le distorsioni cognitive più comuni e pericolose associate alla depressione sono:

“Se sono depresso, è colpa mia”

Nessuno desidera veramente essere depresso. La depressione non è una malattia esclusivamente psicologica, ma affonda le sue radici anche nella biologia, nel passato familiare e nei nostri geni. La depressione non ha nulla a che fare con la forza di volontà. Nutrire queste credenze serve solo a sentirsi male e colpevolizzarsi. In questo modo la depressione crea un circolo vizioso che si auto-alimenta.

“Niente di ciò che faccio servirà, allora perché dovrei sforzarmi?”

La persona depressa comincia a cedere il controllo alla malattia, pensa che non può fare nulla, così affonda in un ciclo di disperazione e pensieri cupi che spesso la portano ad accarezzare anche l’idea del suicidio. Così, le piccole vicende del quotidiano si trasformano in un grande sforzo che la fanno rinunciare.

“Mi sento sempre così”

La depressione può essere una condizione molto dolorosa, ma il fatto che oggi ci sentiamo male non significa che la sofferenza sia permanente. Infatti, la maggior parte delle persone affette da depressione che accetta di sottoporsi a trattamento inizia a sentirsi meglio nel giro di pochi mesi. Tuttavia, immergersi nella disperazione alimenta solo ulteriormente i sintomi depressivi.

“Non vedo una via d’uscita”

La depressione spesso ostacola la nostra capacità di risolvere i problemi, ci fa vedere tutto in una prospettiva dai toni grigi e ci blocca in un vicolo cieco. Ad ogni modo, è solo un’illusione, la persona depressa può avere delle difficoltà a trovare l’uscita ma può sempre chiedere aiuto. Uno psicologo o anche un amico la possono aiutare a incontrare una prospettiva più positiva.

Ma la depressione bugiarda, ci fa diventare bugiardi a nostra volta

Quando si è depressi si mente, per esempio, perché si ha paura che la famiglia non capisca. O per non sentirsi dire: “ Cosa c’è che non va?” oppure: “Non hai motivo di stare così!”. Si mente per il timore di gravare sulle persone amate. Qualunque sia la ragione per cui si mente, è importante sapere che la depressione è un disturbo, e che la tendenza a nascondere l’umore depresso è parte dello schema depressivo stesso, e non fa che peggiorare le cose. Per questo è importante trovare il modo di essere più sinceri. Questo può avere un importante impatto nell’affrontare la depressione nel suo complesso.

Cosa fare?

La verità è che l’unica spinta ad uscire dal baratro ce la dobbiamo dare da soli, perché siamo gli unici amici di cui abbiamo bisogno; perché volerci del bene è il primo rimedio alla sofferenza. E’ dentro di noi che dobbiamo ritrovare la forza per rinascere.

Non importa se il cielo è grigio, se oggi hai più occhiaie del solito o se non hai più al tuo fianco la persona che ti rendeva felici. È il momento di trovare un nuovo entusiasmo, di intraprendere nuovi progetti. L’entusiasmo si alimenta ogni giorno attraverso piccole idee che possono a loro volta portare a grandi possibilità. La tua vita non cambierà in meglio se ti lamenti, ti lamenti, invidi gli altri e vedi sempre e solo il bicchiere mezzo vuoto. Si spreca davvero troppa energia a essere tristi e guardare la vita degli altri.

La vita non si ferma ad aspettare che la tua tristezza svanisca! Anzi, la tristezza diventa molto più pericolosa se rimani immobile…se resti in casa senza uscire, senza voglia di parlare con nessuno e cercando riparo nelle lacrime. Certo, è difficile distaccarsi da chi amavi fino a poco fa, è difficile affrontare la vita se ci si sente demotivati e sfiduciati, è difficile lasciarsi dietro i ricordi per concentrarsi sul presente. Dunque, come si può fare? Come lasciare andare quello che eri e che avevi prima? Con coraggio, con entusiasmo e con una buona autostima. Pensa che la vita è come una grande sala piena di porte verso cui puoi incamminarti. Non ha senso rimanere intrappolati in un baule di ricordi. Devi concentrarti sul fatto che tutti meritiamo di essere felici, e tu più di ogni altro.

Il mio libro…per rinascere

Se hai voglia di fare introspezione, guardarti dentro e metterti davvero in gioco, sappi che ho scritto un libro, ed è il libro che io stessa avrei voluto leggere tantissimi anni fa, prima ancora di diventare una psicologa. S’intitola «Riscrivi le Pagine della Tua Vita». C’è una persona che non dovrebbe deluderti mai: quella persona sei tu! Ricorda: anche tu meriti la tua fetta di felicità in questa vita, abbi il coraggio di allungare la mano per prenderla! È tua, ti spetta di diritto. Puoi trovare il libro in tutte le librerie e su Amazon, a questa pagina. Sarà il regalo più bello che tu possa farti.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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