Le bugie che raccontiamo a noi stessi per non lasciare il partner

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

C’è un momento in ogni relazione in cui i segnali di disconnessione diventano evidenti. Le piccole frasi non dette, i silenzi sempre più lunghi, le incomprensioni che si moltiplicano. Eppure, nonostante tutto, c’è una parte di noi che si rifiuta di vedere la verità. Piuttosto che affrontare il dolore della separazione, preferiamo raccontarci delle storie. Bugie che ci proteggono, che ci consentono di non fare i conti con la realtà. Perché lasciare un partner, anche quando lo desideriamo in fondo al cuore, è una delle cose più difficili da fare.

Le bugie che ci raccontiamo a noi stessi sono un rifugio, una forma di autoinganno che ci permette di vivere nella speranza, anche quando tutto sembra già finito. Ma queste bugie non sono innocue. Hanno un prezzo: ci tengono prigionieri in una situazione che ci fa soffrire, ci impediscono di evolverci, di crescere, di trovare la felicità che meritiamo. Eppure, ci aggrappiamo a queste storie. Perché, in fondo, è più facile rimanere in un posto familiare, anche se doloroso, che affrontare l’incertezza di una vita senza quella persona accanto.

Questo articolo vuole esplorare le bugie che raccontiamo a noi stessi per non lasciare il partner. Lo facciamo per paura, per insicurezza, per affetto. Ma è importante capire che, se vogliamo davvero vivere una vita piena e autentica, dobbiamo smettere di mentire a noi stessi. Dobbiamo avere il coraggio di affrontare la verità e scegliere di prenderci cura di noi stessi.

1. “Le cose miglioreranno”

Questa è forse la bugia più comune che ci raccontiamo. Diciamo a noi stessi che “le cose miglioreranno”, che questa è solo una fase, che il partner cambierà, che le cose torneranno come prima. La speranza di un cambiamento imminente è un rifugio sicuro in cui ci rifugiamo quando non sappiamo come affrontare il presente.

Ma la verità è che le persone cambiano solo se lo desiderano sinceramente, e il cambiamento richiede un impegno profondo e duraturo. Quando ci raccontiamo questa bugia, stiamo spesso ignorando i segnali evidenti di una relazione che non funziona più. La speranza diventa un’ancora di salvezza che ci impedisce di fare i conti con la realtà.

2. “Non voglio ferirlo/a”

Quante volte ci diciamo di restare in una relazione per non ferire l’altro? Spesso, ci raccontiamo che il partner sta soffrendo abbastanza e che, lasciandolo, lo faremo soffrire ancora di più. Il nostro cuore ci impedisce di agire, temiamo che la fine della relazione causi dolore e che non saremo in grado di gestirlo.

Ma questa bugia è pericolosa. Non possiamo proteggere il nostro partner da ogni sofferenza. Il vero amore non è solo un atto di sacrificio, ma anche un atto di sincerità. Lasciare qualcuno con rispetto e onestà, invece di continuare a vivere una menzogna, può essere l’atto più gentile che possiamo fare per entrambi. Restare per non ferire l’altro non è un atto di amore, ma di paura di affrontare la nostra verità.

3. “Abbiamo passato troppo tempo insieme per rinunciare ora”

Un altro inganno che spesso ci raccontiamo è che, dopo aver passato anni insieme, non possiamo semplicemente rinunciare. L’idea di lasciare qualcuno con cui abbiamo costruito una vita, creato ricordi e condiviso esperienze, sembra insostenibile. Siamo legati al passato, al tempo trascorso insieme, e ci convinciamo che non possiamo gettare tutto via.

Tuttavia, il tempo trascorso insieme non è mai un motivo sufficiente per restare in una relazione che non ci soddisfa più. Il vero valore di una relazione non risiede nei suoi anni, ma nella qualità di quel tempo. Quando il legame si spezza, restare solo per la paura di “sprecare” il passato non è una decisione sana né per noi né per l’altro. A volte, è necessario riconoscere che la nostra crescita personale e il nostro benessere devono venire prima di ogni altro legame.

4. “Io lo/la amo ancora, ma sono solo confuso/a”

A volte, ci convinciamo che la confusione sia la causa principale della nostra indecisione. Pensiamo che, in fondo, amiamo ancora il partner, ma siamo solo “un po’ confusi”. In realtà, la confusione può essere solo una difesa. Ci permette di giustificare la nostra paura di lasciare, di ammettere che qualcosa non va.

L’amore non è solo un’emozione passeggera, è una scelta consapevole. Se siamo confusi, è importante chiederci se l’amore che proviamo è davvero quello che vogliamo, o se è solo una nostalgia del passato. A volte, l’amore non basta per far funzionare una relazione, soprattutto quando le dinamiche cambiano e non ci permettono più di crescere insieme.

5. “Lui/lei ha bisogno di me”

Un’altra bugia che ci raccontiamo è che il nostro partner ha bisogno di noi, che senza di noi non potrebbe andare avanti. Ci convinciamo che la nostra presenza sia fondamentale per la sua felicità e che, lasciandolo, lo condurremmo alla solitudine e alla sofferenza.

Questa convinzione, però, è spesso legata al nostro ego e alla nostra paura di essere inutili. Pensiamo che se non siamo più necessari, non avremo più un ruolo importante nella vita di qualcuno. Ma la verità è che ogni persona è un individuo, con il diritto di camminare da sola. Restare in una relazione solo per il bisogno di sentirsi indispensabili non è amore, è paura di non avere valore al di fuori di quella relazione.

6. “Non c’è nessun altro”

Un’altra scusa che usiamo per non lasciare una relazione è la convinzione che non ci sia nessun altro. Ci diciamo che, anche se la relazione non funziona, non troveremo mai nessuno che ci comprenda e ci ami come il nostro partner.

Questa è una bugia che spesso nasce dalla paura di affrontare l’incertezza. La paura di restare soli è una delle emozioni più forti che ci impedisce di agire. Ma la realtà è che la solitudine non è un nemico, è un’opportunità per conoscerci meglio, per crescere e per imparare a stare con noi stessi. Restare in una relazione per paura di essere soli è un inganno che ci impedisce di vedere le infinite possibilità che la vita ha da offrire.

7. “Non voglio far soffrire i miei cari”

Molte persone restano in una relazione anche quando sanno che non è più sana, per non far soffrire le persone intorno a loro: amici, famiglia, figli. Ci convinciamo che, lasciando il partner, causiamo una reazione a catena che distruggerà anche gli altri.

Ma questa è una forma di auto-sacrificio che, in realtà, non aiuta nessuno. I nostri cari vogliono vederci felici e autentici. Restare in una relazione che non ci soddisfa non è un modo per proteggerli, ma per proteggere noi stessi dalla paura del cambiamento. È importante ricordare che, alla fine, il nostro benessere è ciò che davvero conta per le persone che ci amano.

Il bisogno di mentire a noi stessi: l’eredità dell’infanzia e l’idealizzazione genitoriale

Mentire a noi stessi è un comportamento che ha radici molto profonde, spesso legate a ciò che abbiamo vissuto durante l’infanzia. Quando siamo bambini, siamo profondamente dipendenti dai nostri genitori, non solo per le necessità fisiche, ma anche per le esigenze emotive. I genitori sono le prime figure con cui entriamo in contatto, e in molti casi, sono visti come depositari di una saggezza assoluta, le uniche persone in grado di comprendere il nostro mondo e darci un senso di appartenenza. In questa fase cruciale della vita, non siamo ancora in grado di separare pienamente noi stessi dagli altri, e la nostra identità si costruisce in grande misura sulla base di come veniamo visti e trattati da loro.

Tuttavia, ciò che spesso accade è che, senza volerlo, i genitori proiettano su di noi una visione idealizzata di ciò che dovremmo essere. Non sempre per malizia, ma per convinzione, per desiderio di protezione o per l’illusione di dare il meglio per noi, i genitori tendono a “costruire” la nostra identità. Ciò implica, talvolta, aspettative che non corrispondono alle nostre inclinazioni autentiche, ma che diventano per noi delle verità indiscutibili, delle direttive che non ci è permesso mettere in discussione.

Quando cresciamo, portiamo con noi questa idealizzazione genitoriale, che ci segue come un’ombra. Siamo educati a credere che la felicità, il valore e il nostro scopo debbano passare attraverso il compiacimento delle aspettative di chi ci ha cresciuto. Questo legame profondo con le figure genitoriali non permette sempre una naturale emancipazione. Anzi, molte volte ci sentiamo intrappolati in un mondo in cui le scelte che facciamo sono più un riflesso delle loro convinzioni che delle nostre reali necessità. Non riuscire a liberarsi da questa visione “idealizzata” dei genitori crea un conflitto interiore che si manifesta spesso nel bisogno di mentire a noi stessi. È più facile raccontarci che siamo soddisfatti in una relazione o in una situazione che non ci fa più stare bene, piuttosto che affrontare la dura realtà che stiamo continuando a seguire una strada che non è la nostra, ma quella che ci è stata tracciata da altri.

L’idealizzazione genitoriale ci impedisce di dare voce ai nostri desideri autentici, perché ci sentiamo inadeguati se non corrispondono a ciò che ci è stato insegnato. Allo stesso tempo, mettersi contro questo ideale rappresenta per molti una forma di tradimento nei confronti della figura genitoriale, una forma di rifiuto che, in alcuni casi, sembra inconcepibile. Ecco perché, invece di prendere atto di ciò che non funziona, ci raccontiamo bugie rassicuranti, che ci tengono ancorati a una visione del mondo che non ci appartiene. È molto più facile, ad esempio, dirci che la relazione con il nostro partner “migliorerà” piuttosto che ammettere che stiamo cercando di adattarci a un modello che non rispecchia chi siamo veramente. La paura di disilludere i genitori, di andare contro le loro aspettative, ci spinge a vivere una vita che non ci appartiene, a restare intrappolati nel passato, in un’idealizzazione che ci impedisce di evolverci e di crescere. La difficoltà di staccarsi da questa realtà, seppur dolorosa, è ciò che rende così complicato affrontare la verità.

Smettila di mentire a te stesso

Alla fine, le bugie che raccontiamo a noi stessi per non lasciare il partner sono solo una forma di auto-sabotaggio. Ci impediscono di crescere, di evolverci, di trovare la felicità che meritiamo. Il coraggio di affrontare la verità, anche quando è difficile, è il primo passo per costruire una vita autentica.

Se ti ritrovi a raccontarti queste bugie, sappi che non sei solo. Abbiamo tutti paura di affrontare la realtà, di fare il passo che sembra troppo grande. Ma ricordati che la tua felicità dipende dalle decisioni che prendi per te stesso. Se oggi senti che la tua relazione non ti sta più facendo crescere, se senti che è il momento di lasciarla andare, non è una sconfitta. È un atto di coraggio, di rispetto per te stesso.

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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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