Sono note le conseguenze fisiche e psicologiche, spesso devastanti, che le persone possono manifestare dopo un’esperienza simile. Ma, si possono ereditare le tragedie? L’epigenetica risponde a questa domanda. I figli di chi ha subìto un trauma da bambino hanno più probabilità di sviluppare un disturbo psichiatrico e, in particolare, disturbo post-traumatico da stress (PTSD), d’ansia e dell’umore. Questa pesante eredità non ha solamente una natura psicologica, dovuta all’esposizione dei figli ai problemi psicologici del genitore a seguito del trauma. La trasmissione avverrebbe anche per via epigenetica: i processi epigenetici, infatti, non producono cambiamenti nella sequenza del DNA, ma nel fenotipo, ovvero in come i geni si esprimono all’interno dell’organismo.
Come l’esperienza modifica i geni
Uno dei meccanismi epigenetici più indagati è la cosiddetta “metilazione del DNA”. La metilazione agisce come una specie di interruttore biochimico grazie al quale alcune zone del gene vengono “spente”, riducendo così la sua espressione. Che cosa significa? L’espressione genetica è un processo attraverso il quale l’informazione contenuta in un gene (il DNA) viene convertita in una proteina; le proteine servono per far “funzionare” specifici processi fisiologici nell’organismo.
In questo contesto la metilazione modifica una parte del meccanismo appena descritto, il che si traduce in un’alterazione permanente dell’espressione del gene, ossia il gene produce (esprime) meno proteine. Questa mutata espressione della sintesi proteica porta a cambiamenti in alcuni dei processi fisiologici e biochimici associati al funzionamento corretto del gene. Alcune condizioni ambientali favoriscono l’attivazione dei meccanismi epigenetici e, tra queste, lo stress nei primi anni di vita costituisce uno dei fattori che potrebbe sollecitare la metilazione (silenziamento) del DNA.
Epigenetica e stress
Uno degli ambiti in cui la conoscenza dei meccanismi epigenetici sta apportando nuove prospettive è lo studio degli effetti di significative esperienze stressanti, come nel caso del maltrattamento e dell’abuso infantile. La risposta allo stress è governata da alcuni sistemi fisiologici che permettono di far fronte e di adattarsi a situazioni impegnative e/o negative che minacciano il benessere dell’individuo. Uno di questi sistemi coinvolge la serotonina, un neurotrasmettitore che produce diversi effetti benefici sulla stabilizzazione della risposta emozionale.
La serotonina viene trasportata all’interno del cervello da una proteina che viene codificata da uno specifico gene. L’esposizione a stress prolungati, in particolare nelle prime fasi dello sviluppo, induce la metilazione di questo gene, con la conseguente riduzione di proteine deputate al trasporto della serotonina a (Van Ijzendoorn, 2010). A sua volta, una minore disponibilità di serotonina contribuisce a modificare il grado di resilienza (la capacità di far fronte positivamente a eventi traumatici) dell’individuo. In questo modo, soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo socio-emozionale, il bambino rischia di essere più vulnerabile nel fronteggiare le successive condizioni di stress.
Il trauma può riverberare nelle generazioni successive
A dimostrarlo è stato uno studio, condotto da un gruppo di ricerca della Tufts University School of Medicine nel Massachusetts e pubblicato su Translational Psychiatry, che conferma come tratti di fragilità nei bambini possano essere collegati ad alterazioni epigenetiche, trasmesse loro dai genitori. Ciò che viene ereditato non è una sequenza di Dna associata al trauma, ma una variazione di come i geni si esprimono – quindi si manifestano – nel fenotipo.
I ricercatori hanno analizzato, in un gruppo di volontari umani (28 uomini adulti), la relazione fra un trauma del passato e l’eventuale presenza di tali modificazioni epigenetiche. I ricercatori hanno proposto ai volontari il questionario Adverse Childhood Experiences (Ace), un test con 10 domande che viene usato per rilevare traumi durante l’infanzia e l’adolescenza: fra gli eventi più stressanti sono stati indicati abusi fisici o psicologici, abbandono, mancanza di cure, divorzio dei genitori ecc.
Individuati i traumi, hanno proceduto ad identificare i microRNA (presenti anche nello sperma umano) in quanto alcune evidenze hanno dimostrato che fattori esterni, ad esempio l’abitudine al fumo e l’obesità, possono alterarli. Ma solo oggi arriva la dimostrazione che lo stress possa impattare su tali componenti. Dai risultati è emerso che i traumi sono collegati ai livelli di due miRNA individuati negli spermatozoi umani, chiamati miR-449 and miR-34. I volontari che avevano vissuto eventi traumatici particolarmente gravi e protratti nel tempo, presentavano livelli 300 volte più bassi di questi due miRNA rispetto a chi aveva subito traumi minori.
Con studi precedenti su topi, inoltre, i ricercatori avevano mostrato che queste variazioni erano associate ad ansia e a problemi nella socievolezza delle cavie per almeno tre generazioni. Questi studi confermano che i cambiamenti epigenetici sono stabili ed ereditabili e che lo stress è anch’esso quindi ereditabile. Sarebbe importante tenere in considerazione le modificazioni epigenetiche anche per avere un quadro più chiaro della salute fisica e mentale di un paziente. Questi cambiamenti, come già ribadito, sono reversibili (a differenza di quelli genetici che alterano le sequenze del Dna) quindi, in via teorica, un giorno si potrebbe essere grado di intervenire per ripristinare i bassi livelli di miRNA negli uomini esposti a traumi estremi.
CONCLUSIONI
La ricerca sembra, quindi, mostrare che la natura ci ha dotato di un meccanismo che lascia una traccia biologica passabile alla generazione successiva: un meccanismo di sopravvivenza che rende i nostri figli, in qualche modo, più sensibili a determinati eventi stressanti, come un avvertimento che li metterebbe in guardia da altri traumi simili. Un meccanismo, infine, che può essersi rivelato molto utile nel nostro passato come specie ma che, nelle condizioni attuali dell’essere umano, potrebbe essere controproducente.
In ogni caso, capire come questo funziona può aiutarci a prevenire determinate difficoltà psicologiche a cui possono andare incontro le famiglie che hanno subìto un trauma.
A cura di Ana Maria Sepe, psicoanalista
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