Esistono molte metodiche che consentono di raggiungere il nucleo più profondo del sentire umano. Molte di queste si basano sull’uso sapiente della parola e sull’ascolto attivo, tipiche della pratica psicoterapeutica.
Altre invece, consentono di avviare una radicale trasformazione interiore attraverso il gesto, il suono e l’immaginazione. Le fantasie guidate consentono di condurre il praticante verso una diversa consapevolezza di sé, del proprio corpo e delle emozioni sperimentate.
Attraverso l’attenzione al respiro e alle sensazioni ad esso connesse, è possibile indurre nel praticante alcune suggestioni mediante suggerimenti da seguire stando ad occhi chiusi sdraiati oppure seduti con le gambe incrociate.
Fantasie guidate
Si tratta di attivare l’immaginazione attraverso frasi evocative che possano, in qualche modo, consentire di iniziare un viaggio fantastico dentro se stessi, alla scoperta di qualche parte di sé rimasta un po’ in ombra oppure nascosta dietro una possibile corazza difensiva.
La narrazione suggestiva del conduttore consente di lasciarsi andare in un cammino che permette il raggiungimento di qualche luogo o, più semplicemente, di sperimentare a livello corporeo la sensazione di immergersi in una situazione particolare o di emergere all’interno di un diverso scenario. Attraverso la metafora e la simbologia è quindi sperimentare la forza evocativa del mito per collocarsi all’interno di scenari che permettono una nuova e diversa comprensione di se stessi.
La trasformazione auspicata è quella di iniziare a percepire e sentire i medesimi stimoli in una tonalità diversa in modo da consentire l’attivazione di un modo inedito di agire e rispondere. Il cambiamento consiste nell’utilizzare una diversa chiave di lettura degli avvenimenti a parità di condizioni esperite. Pur rimanendo intatta la situazione esterna, con tutta la stratificazione problematica che la caratterizza, è possibile iniziare a scrivere il capitolo di un nuovo sentire, magari più funzionale, in grado di fare cogliere quelle sfumature necessarie per affrontare la realtà in un’ottica diversa e quindi emotivamente più sostenibile.
I molteplici scenari simbolici
Le metafore e gli scenari utilizzati possono essere moltissimi, ad esempio, il conduttore può scegliere la sorgente come luogo di rinascita e di avviamento verso un nuovo destino che consenta la possibilità di sperimentare l’idea di una vita diversa, oppure il giardino inteso come luogo di una nuova fioritura in vista di una primavera che consenta lo sbocciare del proprio sentire più autentico.
L’albero può essere utilizzato come simbolo del proprio radicarsi al suolo, come mezzo per tornare ad essere con i piedi per terra e presenti a se stessi. Il tentativo di sradicare la pianta può aiutarci a sentire la capacità di spazzare via dalla nostra vita tutti quei legami che appartengono ad un terreno che adesso non sentiamo più come nostro.
Il mare, come luogo di pace e beatitudine può divenire la tempesta emozionale che ci ricollega al caos delle emozioni esperite. Il provare a rimanere nel caos del proprio sentire può trasformarsi in un mezzo per consentirci di non fuggire di fronte alla propria follia e provare a ricostruire, lentamente, un nuovo instabile equilibrio.
Il fiume inteso come corso di vita, oscillante fra momenti di stagnazione e attimi di agitazione incontrollabile. Cosa rappresenta perdere momentaneamente il controllo? Come viene vissuto il poter perdere la rotta e il timone, anche per un solo istante? Cosa rappresenta mantenere il controllo costante in ogni aspetto della propria vita? Cosa succede dentro di noi ogni volta che ci lasciamo andare alla corrente degli eventi?
Il lago e la possibilità di immergersi può invece rappresentare il modo per iniziare a sentire sulla pelle il calore del sole stando sdraiati su una zattera in mezzo all’acqua e successivamente provare a sprofondare provando a percepire una nuova sensazione. Cosa si prova ad inabissarsi? Cosa accade nel passaggio da una dimensione della leggerezza e della superficialità ad una di pesantezza e di profondità? Quali trasformazioni sono possibili in queste delicate fasi di transizioni esistenziali?
Training emozionale per scoprire se stessi e superare i propri limiti
I cinque elementi e le forze della natura consentono di attivare dentro di noi le emozioni legate ai diversi stati d’animo. Là dove sperimentiamo il vento forte della paura e della tristezza o la quiete innaturale della noia e dell’appiattimento affettivo è il luogo che si fa teatro della nostra esistenza in tutte le sue rappresentazioni. Ed ogni volta che la scena si apre in un’ambientazione “climatica” specifica, ecco che la soggettività si mostra con la propria maschera, quella più idonea per ripararsi meglio dal vento, dal sole o dall’acqua della realtà circostante.
Andare a scandagliare le maschere attraverso la rappresentazione di se stessi nel gioco incessante del velarsi e dello svelarsi consente di cogliere il proprio funzionamento e di oltrepassare la consueta modalità di essere per approdare su un terreno diverso atto a favorire una nuova rigenerazione.
La metafora del cambiamento è alla base di ogni intervento psicoemozionale e le fantasie guidate, unite alla consapevolezza emozionale e alla loro possibile trasformazione anche attraverso la musica e al gesto corporeo, consentono di integrare quelle parti di sé che spesso neghiamo, sentiamo scomode o delle quali proviamo vergogna.
Integrare significa riscoprire quel senso di unità e continuità fra passato e presente, fra corpo, mente ed emozioni, fra infanzia, adolescenza ed età adulta. Tutto ciò è necessario per far pace con se stessi e ritrovare il coraggio di guardarsi in faccia per accettarsi ed andare oltre, oltrepassando quel senso del limite che altro non è se non il frutto delle nostre più antiche convinzioni, quelle credenze ereditate dal giudizio di chi avevamo un tempo accanto o che tutt’oggi sentiamo ancora presente in noi, con quella voce silente ed assordante insieme, sempre capace di tarpare le ali e di soffocare entusiasmi e slanci di vita.
A cura di Andrea Guerrini, psicologo e pedagogista
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