Non basta crescere per guarire. Non basta invecchiare per diventare adulti. Ci sono ferite dell’infanzia che non si vedono, ma che restano lì, sotto pelle, come un prurito emotivo continuo che ci condiziona ogni giorno. Sono memorie che non passano per le parole, ma per il corpo, per lo sguardo che cercava approvazione e non l’ha trovata, per la voce che si è dovuta zittire, per la rabbia che è diventata vergogna.
Cresciamo, eppure continuiamo a rincorrere qualcosa: amore, riconoscimento, stabilità, libertà. E in quella rincorsa, ci accorgiamo – se siamo fortunati – che qualcosa ci manca. Non un oggetto, non una persona, ma uno spazio interno che è rimasto congelato nel tempo. Un angolo del cuore che aspetta ancora di essere visto, ascoltato, accolto.
5 frasi che ti aiuteranno a guarire
Guarire non significa dimenticare, né negare. Guarire significa rivedere la propria storia da adulti, offrendo al bambino che siamo stati quelle parole che nessuno ci ha mai detto. E a volte, la vera cura comincia proprio da lì: da frasi che diventano ponti, riscritture interiori che sciolgono legami invisibili con il dolore.
Ecco cinque frasi che possono aprire uno spiraglio. Ognuna ha un potere trasformativo, ma solo se viene sentita, accolta e abitata con consapevolezza.
1. “Non era colpa mia se non mi hanno saputo amare”
Questa è la frase che spezza la catena invisibile della colpa. Da bambini, interiorizziamo il mondo con una logica primitiva e egocentrica: se mamma è triste, è colpa mia. Se papà urla, è perché non sono stato bravo. Se i miei genitori si separano, è perché non valgo abbastanza. Questo meccanismo prende forma senza che ce ne rendiamo conto, e plasma l’intero senso del sé.
Ma il bambino non ha gli strumenti per comprendere i limiti, i traumi e le proiezioni dei genitori. Non sa che gli adulti possono essere fragili, anaffettivi, irrisolti. Così prende su di sé tutto il peso del fallimento relazionale.
Questa frase libera da quell’assunzione di responsabilità tossica!
Riconoscere che il mancato amore dipendeva da chi avrebbe dovuto dartelo – e non da un tuo difetto – è un passaggio psicologicamente potente. Significa uscire dalla posizione di “colpevole”, e iniziare a costruire una nuova immagine di sé: degna, anche se imperfetta. Amabile, anche se non conforme.
La psicoanalisi ci insegna che la colpa è uno dei primi meccanismi attraverso cui il bambino cerca di mantenere un legame affettivo con i genitori, anche quando questo è disfunzionale. Ma per guarire, bisogna rompere quel legame tossico e sostituirlo con uno nuovo, fondato sulla verità e sulla compassione verso sé stessi.
2. “Non devo più dimostrare il mio valore per meritare amore”
Se sei cresciuto in un ambiente dove l’amore arrivava solo in risposta a una performance – scolastica, emotiva, comportamentale – è probabile che tu abbia interiorizzato un’idea pericolosa: “valgo solo se rendo”.
Il bambino che deve meritarsi l’amore è un bambino che rinuncia a essere, per diventare funzionale alle aspettative altrui.
Questa frase è una rottura radicale con quel copione!
Affermare che il proprio valore non dipende più da cosa si fa, ma da chi si è, è un gesto di guarigione profondo. Vuol dire smettere di rincorrere approvazione, smettere di indossare maschere, smettere di annullarsi per non deludere.
Molti adulti passano la vita a lavorare troppo, aiutare tutti, eccellere in tutto, non per passione, ma per ottenere quell’amore negato nell’infanzia. Ma questo genera solo burnout emotivo e relazioni sbilanciate.
Dal punto di vista neurobiologico, questa dinamica si riflette nell’iperattivazione del sistema dopaminergico: ogni approvazione diventa una ricompensa, ogni critica una minaccia. Ma il sistema affettivo ha bisogno di un altro tipo di nutrimento: la sicurezza di essere amati senza condizioni. Dirsi questa frase significa rieducare il cervello e il cuore a una nuova forma di amore: incondizionato, stabile, autentico.
3. “Oggi posso darmi ciò che un tempo mi è mancato”
Molte persone attendono per anni che qualcuno venga a colmare il loro vuoto. Ma quel vuoto appartiene al passato, e solo un sé adulto può oggi decidere di farsene carico in modo nuovo.
Questa frase è un atto di responsabilità affettiva verso sé stessi!
Non vuol dire negare i bisogni, ma smettere di proiettarli continuamente sugli altri. Se ho bisogno di protezione, oggi posso crearmi un ambiente sicuro. Se ho bisogno di tenerezza, oggi posso imparare a trattarmi con dolcezza. Se ho bisogno di sentirmi importante, posso iniziare a prendermi sul serio.
Il trauma dell’infanzia spesso non sta solo in ciò che è accaduto, ma anche in ciò che non è accaduto: carezze mai date, parole mai dette, sostegno mai ricevuto. Questa frase ridà potere: ci permette di colmare, almeno in parte, ciò che è mancato.
In terapia, questo è il principio dell’auto-nutrimento emotivo: imparare a riconoscere i propri bisogni e rispondervi in modo sano. Perché la guarigione non consiste nel tornare al passato, ma nel rispondere al presente con nuove risorse.
4. “Avevo il diritto di essere un bambino: libero, fragile, imperfetto”
Questa è una frase potente per chi ha dovuto crescere troppo in fretta.
Molti bambini, in famiglie disfunzionali o emotivamente immature, diventano “adulti precoci”: si prendono cura dei fratelli, gestiscono i conflitti, leggono i bisogni dei genitori per non turbarli. Ma tutto questo ha un costo: si salta la fase del gioco, della spensieratezza, dell’espressione autentica.
Dirsi che avevi il diritto di essere fragile è una forma di giustizia emotiva!
Significa restituirsi ciò che è stato negato: il tempo, la leggerezza, la possibilità di sbagliare senza temere l’abbandono. Questo tipo di infanzia spesso lascia adulti ipercontrollanti, iperresponsabili, incapaci di rilassarsi. Sono persone che vivono in costante allerta, come se tutto dipendesse da loro. Il loro sistema nervoso è cronicamente attivato, in una forma latente di stress post-traumatico.
Affermare il diritto ad essere stati bambini non cambia il passato, ma lo riscrive emotivamente. Permette di reintegrare quelle parti di sé che erano state congelate. È un processo di reparenting interiore: finalmente puoi permettere al tuo bambino interiore di esistere.
5. “Adesso posso scegliere chi voglio diventare”
Le ferite dell’infanzia ci fanno credere che siamo “fatti così”, che non c’è altra strada, che siamo il risultato di un destino. Ma la verità è che, dentro ogni adulto, c’è la possibilità di riappropriarsi della propria identità, di smettere di vivere per compensare o per adattarsi.
Questa frase è un atto di autodeterminazione!
Significa uscire dalla coazione a ripetere, da quei copioni relazionali che ci spingono a cercare sempre lo stesso tipo di partner, lo stesso tipo di dolore, lo stesso ruolo (quello del salvatore, del perfetto, dell’indispensabile…).
Scegliere chi si vuole diventare vuol dire anche smettere di essere ciò che serviva agli altri. È un passaggio rivoluzionario: dall’identità costruita per piacere e sopravvivere, a un’identità autentica, radicata nei propri desideri profondi. È qui che la psicologia incontra l’etica dell’amore verso sé stessi. Perché non è solo guarire dal dolore: è anche imparare a sognare di nuovo, a immaginare una versione di sé non più incastrata nel passato.
Vuoi diventare la voce che non hai mai avuto
Guarire dalle ferite dell’infanzia non significa dimenticare ciò che è stato, né “superarlo” come spesso si dice con leggerezza. Guarire significa creare un nuovo spazio dentro di sé in cui poter riscrivere le proprie verità interiori. Significa imparare a parlarsi con parole nuove, con quella voce che forse nessuno ha mai usato con te: una voce che comprende, che non giudica, che resta accanto.
Se oggi ti senti fragile, insicuro, bloccato o inadeguato… non stai esagerando.
Stai solo dando ascolto a un dolore antico, che non ha ancora trovato accoglienza. E ogni volta che scegli di fermarti, di restare con te, di dirti ciò che avresti voluto sentire da bambino… qualcosa in te comincia lentamente a guarire. È proprio da questa consapevolezza che nasce il mio libro “Il mondo con i tuoi occhi“.
Non è un semplice saggio, né una raccolta di riflessioni: è un viaggio dentro di te, una guida profonda che ti accompagna nel rivedere la tua storia emotiva con occhi nuovi. Pagina dopo pagina, ti aiuta a riconoscere ciò che hai ereditato – come modi di pensare, reagire, amare – e ti offre gli strumenti per separarti da ciò che non ti appartiene più. Perché c’è una grande differenza tra essere cresciuti e essere guariti.
Il mondo con i tuoi occhi è pensato per chi ha il coraggio di smettere di adattarsi e iniziare, finalmente, a costruire una vita che assomigli a sé stesso, non ai modelli ricevuti. Parla a chi ha sempre cercato l’amore fuori da sé e ora vuole imparare a riconoscerlo dentro. Parla a chi sente di non aver ricevuto abbastanza, ma è pronto a diventare oggi la propria fonte di nutrimento.
Se anche tu senti che dentro di te c’è un bambino che aspetta ancora di essere visto, ascoltato e amato, questo libro potrebbe diventare la sua prima carezza. Perché le parole curano. E quando impari a parlarti con verità e tenerezza, tutto il tuo mondo interiore comincia a respirare. Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon
E se ti va, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Ti aspetto lì per continuare il viaggio.