Le frasi che riflettono le più nocive credenze su come funziona la mente

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Nell’ultimo decennio, la cultura del benessere ha operato una grande svolta: siamo più attenti a sottoporci a screening periodici, leggiamo le etichette alimentari, stiamo alla larga dall’olio di palma, detestiamo lo smog urbano e cerchiamo di salvaguardare la nostra salute fisica. Ancora un passo, però, deve essere compiuto. Nella cultura del benessere, infatti, manca del tutto il concetto di cura emotiva e, nonostante le nuove scoperte neuroscientifiche, la salute del corpo è ancora vista come qualcosa di separato da quella della mente. La psicobiologia e le neuroscienze cognitive hanno dimostrato (ormai da anni!) che l’ambiente psicologico ha un forte impatto sugli organi del corpo, sulla secrezione ormonale, sul pH sanguigno, la pressione arteriosa, l’attività gastro-intestinale, l’attività cardiaca (…).

Cura del corpo e cura emotiva non dovrebbero essere più viste come entità separate. Mentre aspettiamo che questa ulteriore svolta si compia, proviamo a vedere quali sono le più corrosive credenze sulla mente che ci precludono ogni possibilità di benessere rendendoci prigionieri di un vicolo cieco!

Perché le ho definito corrosive? Alcune di queste credenze ci spingono a fare scelte che vanno contro i nostri stessi interessi, innescano forti pregiudizi in noi e nella società e/o ci intrappolano nella solitudine, ci inducono a sentirci soli e distanti da tutti, ci ingabbiano nel «senso di non appartenenza». Andiamo a sfatare subito queste credenze e prendiamo pieno possesso della nostra vita! Quando viviamo assecondando “credenze errate”, infatti, ci sottomettiamo a qualcosa di illusorio che, in qualche modo, traccia per noi il nostro cammino deprivandoci del libero arbitrio. In effetti è facile da comprendere: come possiamo disporre del libero arbitrio, della libertà di decidere, se a monte ignoriamo molteplici possibilità di scelta?

«Al cuor non si comanda»

Questa frase sottintende un’implicita conflittualità tra sfera emotiva e razionalità. Nella realtà dei fatti, non esiste nessun dualismo tra razionalità ed emotività, il conflitto s’innesca solo quando non c’è armonia interiore. Quando sei in equilibrio con ogni parte di te, ragione e sentimento, cuore e cervello sono perfettamente allineati.

Allora come nasce quel dualismo? Perché spesso ci troviamo ad affrontare conflitti e sentimenti ambivalenti verso cose e persone? Per esempio, perché da un lato vogliamo qualcosa anche se dall’altro sappiamo che quel desiderio ci fa male? È il dolore che ci frammenta, che crea conflitti. Sono le sofferenze del passato a creare quelle incongruenza tra intenzione e comportamento, tra cuore e cervello. Ecco perché è importante conoscersi profondamente, perché in noi possono esserci più parti che si dirigono verso scopi e desideri diversi, anche opposti. Se il cuore ti dirige su sentieri impervi, semplicemente, hai ancora bisogno di fare pace con ogni parte di te, hai bisogno di lavorare su te stesso.

«Devo reagire subito!»

Dopo una perdita o, in generale, nell’affrontare un dolore, è giusto concedersi un periodo di pausa, una sorta di convalescenza emotiva. Non si può re-agire a tutto e ci possiamo concedere del tempo per riposare, riflettere, raccogliere energie e poi agire. C’è una grossa differenza tra re-agire agire. Quando re-agisci poni ciò che esterno da te in primo piano, ti adatti a qualcosa che, con molte probabilità, non fa parte di te. Al contrario, quando ti prendi il tempo per riflettere e agisci, ti avvicini a te stesso, allora è la realtà che ti circonda a doversi adattare a te. Questo approccio ha un inevitabile impatto sui legami che stringi (o che lascerai andare via), sulle tue scelte di vita e sul modo in cui persegui i tuoi obiettivi.

Fin da bambini re-agiamo alle aspettative dei nostri genitori, re-agiamo ai bisogni di quelli che erano “gli adulti”, a furia di re-agire ci allontaniamo inevitabilmente da noi stessi, ci scordiamo addirittura dei nostri bisogni! Ecco, invece di re-agire con l’impeto di rabbia, rancore, paura… sarebbe più opportuno fare una pausa, rallentare, abbassare il volume emotivo e poi agire!

Con la riflessione possiamo entrare in contatto con i nostri bisogni e imparare ad agire in risposta di essi e non esclusivamente degli stimoli esterni che innescano in noi emozioni soverchianti. Certo, l’ambiente in cui viviamo esercita una forte influenza su di noi ma una cosa è certa: non puoi guarire nello stesso ambiente in cui ti sei ammalato. Se non stai bene con te stesso, probabilmente le reazioni che hai avuto fino a oggi ti hanno allontanato da chi sei. Se non puoi cambiare ambiente, puoi riflettere e pianificare nuove azioni che tengano conto di chi sei e cosa vuoi.

«Sono diverso e ciò mi rende solo»

Non è la tua diversità a indurre in te sentimenti di solitudine. Puoi coltivare la tua individualità, un forte senso di indipendenza, senso di identità, puoi sentirti diverso da tutti ma non è certo questo che ti fa sentire «distante emotivamente» dagli altri. Tutti noi siamo unici, irripetibili, abbiamo una storia personale che non può omologarsi a nulla! E per quanto gli individui possano essere diversi tra loro, unici e complessi, le emozioni che provano sono sempre le stesse (la mia paura, è la tua paura!).

Sono le emozioni che ci rendono «affettivamente vicini gli uni agli altri». Se ti senti solo, non è perché «sei diverso da tutti» ma perché hai bisogno di lavorare sui tuoi confini interpersonali, sulle distanze che metti con gli altri e sulle tue emozioni. La solitudine non riguarda chi sei ma come ti senti, come vivi le tue emozioni.

«Sono fatto così»

Il tuo carattere è la sintesi di diversi fattori, primo tra tutti, gli apprendimenti impliciti acquisiti con le tue esperienze passate. Ogni esperienza ti ha insegnato qualcosa finché quel qualcosa non è entrato a far parte di te, della tua mente.

Apprendere significa «ricevere e ritenere nella mente, imparare» (da Treccani). Ecco, puoi imparare a essere più fiducioso, a non ferire il prossimo, a vivere in linea con i tuoi bisogni… Puoi imparare a essere la persone che desideri! Hai solo bisogno di lavorare su te stesso e fare nuovi apprendimenti. Tu puoi essere la sintesi del lavoro che fai su te stesso o del lavoro che gli altri hanno fatto su di te, modellandoti, re-azione dopo re-azione. Scegli tu.

«Basta la forza di volontà»

Prova a svitare un bullone con la sola forza di volontà, ne otterrai solo dita dolenti! Per raggiungere qualsiasi traguardo la volontà non basta, è necessaria anzitutto molta conoscenza. Per quel bullone, bisogna conoscerne il calibro, il verso per svitarlo e disporre di una chiave inglese adeguata.

Per cambiare te stesso hai bisogno di conoscere come funziona la tua mente e disporre di strumenti che si spingono ben oltre la mera forza di volontà! Questa credenza è estremamente insidiosa perché da un lato ti impedisce di crescere e dall’altro pone le basi dello stigma che ruota intorno alla salute mentale.

Se non riesci a guarire dalla depressione, sei un debole! Gli altri neanche provano a immaginare se hai ricevuto cure sanitarie adeguate, se ti sono stati forniti tutti gli strumenti possibili per «uscirne». Stesso discorso per l’ansia e per le fobie. Ancora peggio è lo stigma che colpisce chi è fortemente sovrappeso e obeso, queste persone vengono viste come dei rammolliti, privi di forza di volontà… quando come abbiamo abbondantemente chiarito con l’esempio del bullone, la forza di volontà è solo uno dei componenti necessari.

Questo lo vediamo tutti i giorni nella nostra vita, magari abbiamo il proposito di metterci in forma ma poi mangiamo a dismisura, magari abbiamo il proposito di farci rispettare a lavoro, ma poi siamo accondiscendenti e non sappiamo dire «no»… Tutto questo non avviene perché c’è qualcosa di sbagliato in noi, si verifica semplicemente perché non ci conosciamo abbastanza, non sappiamo come funzioniamo e quindi non sappiamo come approcciarci a noi stessi per garantirci un autentico benessere.

Gli effetti del «non sapere»

La verità è che quando veniamo al mondo, dovrebbero darci un manuale di istruzione! Dovrebbero insegnarci, insieme alla storia e alla geografia, le nozioni utili per perseguire la via dell’affermazione personale mentre, invece, finiamo per perseguire la via del benessere altrui a discapito del nostro! Se ci pensi, esiste addirittura un galateo, cioè un libro sulle buone maniere che tutti rispettano quando siedono alla tavola di un ristorante gourmet!  È assurdo che la cultura del benessere emotivo non sia altrettanto diffusa! Allora ecco che viviamo per tentativi e spesso, però, ripetendo gli stessi errori. Il non sapere «come fare», «come agire» ci preclude molte possibilità e ci condanna a una vita piena di affanno.

Apprendere nuovi modi di essere e di vivere

Cosa fai quando vuoi imparare qualcosa? Quando vuoi acquisire nuovi strumenti? Ti iscrivi a un corso, ti rivolgi a un esperto, leggi, ti documenti… Ecco, nel mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» sono andata a dissipare le più comuni ingenuità sul funzionamento della psiche umana, così da fornire nozioni e strumenti utili per conoscersi, capirsi e apprendere nuovi modi di essere. Diventerà la tua chiave inglese personale! È il libro giusto per te se vuoi fare scelte consapevoli e vuoi prenderti cura di te come persona intera, curando i tuoi legami, il modo in cui affronti le conflittualità e accogliendo ogni parte di te, anche quelle parti di te che sembrano remarti contro! Puoi trovarlo in tutte le librerie e a questa pagina Amazon.

Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» edito Rizzoli
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