Le maschere sociali che indossiamo per piacere, compiacere ed essere accettati dagli altri

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Quando veniamo al mondo siamo completamente indifesi e in balia degli stati umorali, delle capacità, delle ansie e dei comportamenti dei nostri genitori, il nostro benessere o malessere dipende dagli altri. È in quello stato di vulnerabilità che inizia a formarsi la nostra personalità, è qui che iniziamo a formarci in un complesso processo di sviluppo che ben presto tirerà in ballo anche maestri e amici di scuola. Solo che il percorso di crescita non sempre è morbido e a prova di bambino. A volte, i bambini sono sottoposti a pressioni eccessive, aspettative, ingiustizie, torti, mancanze di attenzioni, invalidazioni, abusi (…).

Ognuno di noi, durante la crescita, si è ritrovato a subire dolorose ferite e, nel tentativo di negare questa sofferenza, ha finito inconsapevolmente per indossare delle maschere. Le maschere che un tempo abbiamo indossato per proteggerci, ci tengono prigionieri del passato e ci portano a rivivere le medesime sofferenze in tutta la nostra vita.

Le maschere più comuni

Come avrai intuito, le maschere nascono per mezzo di un meccanismo di difesa, durante la tua crescita, ti hanno permesso di adattarti in un ambiente ostile che non riusciva a darti ciò di cui avevi bisogno. A lungo andare, però, quelle maschere si sono così radicate in te da allontanarti dalla vero te stesso. Ciò che fai oggi, infatti, potrebbe non essere il riflesso di ciò che vuoi e ciò che senti dentro, ma solo un funzionalismo legato alla maschera. Faccio un esempio pratico! Mi rendo conto che la psicologia è molto complessa e gli esempi sono merce preziosa.

Ripensa un po’ alla tua vita, alle relazioni che hai e a come ti comporti con amici, colleghi e parenti. Sono certa che ti sarà capitato di dire «sì» e assumerti delle responsabilità indesiderate solo per non deludere o semplicemente perché ti è sembrato più complicato dire «no!». Non solo. Pensa anche al rapporto che hai instaurato con te stesso nel corso degli anni: agisci sempre in linea con i tuoi bisogni? Probabilmente no. Probabilmente i tuoi desideri e le tue azioni spesso si dirigono in direzioni opposte. Questo succede a causa delle maschere. Chi c’è sotto la maschera (il tuo vero io) ha bisogni e desideri che la maschera non può soddisfare. Quella maschera fa sì che tu ti stia ancora proteggendo per qualcosa che ti è successo tanto tempo fa. Ma quali sono le maschere più comuni?

La maschera della persona che piace a tutti

Se in passato ti hanno schernito oppure semplicemente non ti tenevano in considerazione e non c’era mai spazio e tempo per te, la maschera dell’accondiscendenza ti è servita a proteggerti dal rifiuto. Un bambino messo da parte non può che sentirsi rifiutato e, nel tentativo disperato di farsi accettare, impara a indossare una maschera: quella della persona che piace a tutti!

La persona che piace a tutti è accondiscendente, non sa dire di no, è accomodante, si prende i problemi di tutti e pensa che per farsi accettare, deve essere utile agli altri! Ecco che questa sua maschera la induce a stringere sempre relazioni sbilanciate, in cui dà tanto e riceve poco e nulla.

Proprio come quando eri bambino, la autostima continua a dipendere completamente dagli altri. Qui c’è una piccola precisazione da fare, perché questa maschera può declinarsi in due modalità. Da un lato c’è chi accondiscende e non riesce a dire no, ma ne soffre profondamente. Dall’altro c’è chi trasforma la sua maschera in puro altruismo e passa la vita a fare di tutto per assicurarsi che le persone intorno a lui siano felici.

Rendere gli altri felici dà sicuramente un senso di conforto e unione… ma dà anche carichi eccessivi e predispone a stringere legami con chi è abituato a prendere e pretendere tanto. Fare consapevolezza ti darà modo di soddisfare quei bisogni messi da parte per troppo tempo e occuparti finalmente di te così come tu ti occupi degli altri!

La maschera della rabbia

Chi è cresciuto in un ambiente estremamente ostile, ricco di ingiustizie, disparità di trattamento tra fratelli, umiliazioni (…), per adattarsi e sopravvivere ha dovuto tirare fuori le unghie. La maschera dell’aggressività, in passato, ci ha protetto da un genitore troppo invischiante, invadente, che violava costantemente i nostri confini e la nostra identità. L’aspetto negativo è che crescendo ci dà l’aspettativa che tutti finiranno per ferirci e così, ancora una volta, nell’estenuante tentativo di proteggerci, finiamo per essere noi a ferire per primi.

La rabbia per quei torti subiti e mai elaborati, si è trasformata in una pesante maschera che può portarti a ferire le persone che più ami. Può farti scattare per delle inerzie e ti rende il peggior nemico di te stesso. Non solo sei estremamente severo con gli altri ma finisci spesso anche per essere arrabbiato con te stesso! Anche in questo caso, la consapevolezza ti darà modo di vedere quali sono stati quei tuoi bisogni che nessuno mai si è preso la briga di soddisfare. Adesso che sei un adulto, non ti manca nulla e, gettando al vento ogni maschera, puoi vivere in pace con tutti, soprattutto con te.

La maschera della vittima

È quella più difficile da gestire perché, se bene o male nei casi precedenti chi indossa la maschera sente di non essere completamente in armonia con sé stesso e sa di poter fare qualcosa per uscirne, chi indossa la maschera della vittima si sente completamente impotente e ancora alla mercé degli altri.

Chi pensa che il suo benessere è nelle mani degli altri, è del tutto inconsapevole del potere che ha. La maschera della vittima è nata per proteggere la tua autostima quando, in realtà, la tua autostima non aveva nulla che non andava. C’è stato un tempo in cui tu sei realmente stato vittima di eventi (e persone) spiacevoli e, nel tentativo di non vedere, non sentire quel dolore, hai fatto diventare il vittimismo parte di te.

Quando avresti dovuto puntare il dito su qualcuno esterno a te, non hai potuto farlo perché troppo piccolo. Per riscattarti, oggi che sei adulto, non fai altro che puntare il dito contro chiunque: sono sempre gli altri responsabili del tuo malessere. Ti senti un povero martire… So che quanto sto per dire suona molto crudo ma è necessario: probabilmente non hai mai potuto avere un’infanzia vera, spensierata e leggera, ma oggi la tua maschera ti sta precludendo l’opportunità di vivere anche il resto della vita! Se da bambini il nostro benessere è responsabilità altrui, quando siamo adulti, quello stesso benessere è nelle nostre mani. Incolpare il mondo, le persone, il fato, la società… per il tuo malessere, non ti restituirà il bene perduto, non ti darà alcun riscatto.

La maschera del controllo

Eccoci qui! Arrivati all’origine dell’ansia. Chi vive in costante stato di allerta, si sta sforzando eccessivamente per raggiugnere un qualche tipo di perfezione. Se indossi questa maschera, investi molte energie nel tentativo di proteggerti da minacce esterne controllando tutte le “variabili”. Fai tutto questo per ottenere un senso illusorio di sicurezza che, però, non arriva mai. È inutile dire che quanto più forti sono state le tue ferite, tanto più grande è la perfezione che punti a raggiungere. In questo percorso artificioso, calpesti ogni giorno i tuoi veri bisogni.

Ci sono poi molte altre maschere: la maschera del cinico, del masochista (spesso associata a quella della vittima), della calma (…). Le maschere sono infinite perché ognuno la costruisce in base al proprio vissuto.

La voglia di riscattarsi e… rinascere!

C’è una cosa che hanno in comune tutte le persone che hanno vissuto un’infanzia difficile: hanno voglia di riscattarsi! Il dolore, i torti, annichiliscono ma al contempo alimentano rabbia e frustrazione. È nella rabbia dell’ingiustizia subita che si può trovare il seme della reattività, il motore che può innescare un processo trasformativo utilissimo. Ogni giorno siamo artefici della nostra stessa evoluzione, siamo responsabili delle maschere che indossiamo, delle parole che diciamo… anche se non ne siamo consapevoli.

In realtà, esistono due modalità di vita: la prima ci pone come individui passivi-reattivi, cioè ci fa limitare a reagire alle cose che ci capitano nella vita. Ci fa vivere, quindi, in funzione del comportamento degli altri. Una modalità di vita molto più sudata (perché richiede esercizio, una buona dose di distacco, regolazione delle emozioni e tanta tanta riflessione) è la modalità attivo-reattivo. In questo caso, le persone non si limitano a reagire a ciò che capita ma sono pienamente artefici della propria vita, riescono a gestire le proprie maschere, a ridimensionarle o distruggerle! Se sei pronto a prendere in mano le redini della tua vita e a reagire ai comportamenti altrui in armonia con i tuoi bisogni, ti consiglio la lettura del mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita», è il testo più consigliato dagli psicologi. Puoi trovarlo in tutte le librerie o su Amazon, a questa pagina.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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