Le molte ragioni alla base delle relazioni (oltre all’amore)

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Quando si parla di relazioni d’amore, nella maggior parte dei casi vengono motivate (almeno ufficialmente) con l’amore: desideriamo qualcuno perché “lo amiamo”, vogliamo stare insieme o sposarci “per amore”. Eppure, fra le tante superfici riflettenti dell’amore da cui ci lasciamo abbagliare c’è l’equivoco della dipendenza affettiva o bisogno affettivo. Infatti, se osserviamo attentamente le relazioni scopriamo che possono essere motivate da numerosi fattori, il primo dei quali è la soddisfazione dei propri bisogni. Non c’è nulla di male, in sé: avere bisogni è cosa del tutto naturale. Il guaio è che avere idee confuse sui sentimenti genera spesso incomprensioni e conflitti, specialmente quando all’interno della relazione si innescano dinamiche disfunzionali.

Passione, attaccamento, bisogno, gelosia, dipendenza o possesso sono cosa diversa dall’amore, anzi non hanno nulla a che vedere con lo “stare insieme per amore”. In questi casi si attivano meccanismi (anche se in modo inconsapevole) che influiscono sulle  nostre azioni o su quelle dell’altro, perché valutiamo l’operato basandoci su criteri ingannevoli. Per esempio: ci arrabbiamo se il partner non risponde subito al cellulare, se si mostra meno premuroso di quanto vorremmo…..Perché confondiamo i sentimenti? Forse l’errore più grande che facciamo è confondere l’amore con qualcosa che ha a che vedere il nostro modo di relazionarci con il mondo. In altre parole: si ama qualcuno per sopperire un nostro bisogno

Le molte ragioni alla base delle relazioni (oltre all’amore)

In concreto, cosa ci porta ad iniziare relazioni amorose, e a restare in esse (a volte a dispetto di problemi e sofferenze)? La risposta più comune è “Per amore”, ma in realtà le motivazioni alla base delle relazioni d’amore sono molteplici. Questa “confusione in amore” può facilmente portare a problemi di relazione: in effetti, quando ci basiamo su convinzioni errate, le cose non vanno mai come ci aspettiamo. Essenzialmente, desideriamo un partner e restiamo attaccati ad esso per uno o più dei seguenti motivi:

  • Bisogni personali (l’altro ci dà quello di cui abbiamo bisogno; oppure crediamo che lo farà):
  • Sentirci amati, bisogno d’affetto
  • Sentirci apprezzati, riconosciuti, validati
  • Sicurezza
  • Sessualità, contatto fisico
  • Bisogni economici, sostentamento, beni materiali
  • Bisogno che qualcuno si prenda cura di noi
  • Creare una famiglia, un “nido”
  • Attrazione fisica e/o ses*uale
  • Riempire un vuoto (affettivo o esistenziale)
  • Paura della solitudine / Disagio a stare con se stessi
  • Ricerca di figure genitoriali che ci mancano
  • Completamento (il partner compensa le nostre carenze)
  • Prendersi cura di qualcuno

Esistono anche motivazioni patologiche, che portano chi ne soffre a restare in relazioni disfunzionali o “tossiche”

  • Co-dipendenza
  • Auto-punizione
  • Mentalità da vittima o da abusato, per cui ci leghiamo a carnefici o persone abusanti

Motivazioni diverse possono coesistere

E’ bene sottolineare che possono coesistere più motivazioni che ci spingono verso qualcuno: per esempio, è comune provare bisogno, gelosia, risentimento ed anche amore verso lo stesso partner; i sentimenti contrastanti non si annullano, ma per l’appunto coesistono.

Esempi in cui prevale il bisogno

Di seguito alcuni esempi di situazioni relazionali in cui sono i bisogni a muoverci (anche quando la motivazione dichiarata è l’amore).

1. La bellezza ci fa sognare

Quando la bellezza di una persona sconosciuta ci colpisce e ci conquista, spesso proviamo sentimenti che chiamiamo amore. Ma come possiamo amare qualcuno che nemmeno conosciamo? In realtà, quello che sentiamo è una speranza di felicità, la promessa di un futuro eccitante (la bellezza ha questo potere di farci sognare): ma quella felicità e quella eccitazione riguardano noi; raramente ci interroghiamo su cosa renderebbe felice l’altra persona (vogliamo credere di essere noi la risposta, perché pensare diversamente infrangerebbe il nostro sogno).

2. Senso di sfida

Quando siamo attratti o affascinati da qualcuno, a volte ci sembra di essere spinti dall’amore (mentre in realtà è un impulso egoistico): se costui non ci vuole, di solito insistiamo e proviamo ogni modo per essere ricambiati. Questo proprio perché il nostro obiettivo primario è la nostra felicità, la nostra soddisfazione, non la sua.

Oppure se costui ci preferisce un’altra persona, è evidente che ritiene di stare meglio con lei. Ma, di nuovo, raramente accettiamo questa preferenza: invece di solito proviamo gelosia verso la concorrenza, risentimento verso chi non ci ricambia, ed altri sentimenti ben poco nobili che con l’amore non c’entrano nulla – ma hanno invece tutto a che fare con i nostri bisogni ed esigenze frustrati.

3. Nutrimento dei bisogni

Ci innamoriamo ma a un certo punto smettiamo di amare senza un motivo valido. Eppure la persona amata è sempre lei, cosa è cambiato? Che non è più in grado di darci quello che ci dava prima. Il nostro amore non è sparito: continueremo ad amare quella persona, ma l’assenza di “nutrimento” inevitabilmente si farà sentire. Prima o poi incontreremo qualcuno in grado di nutrire i nostri bisogni insoddisfatti, e andremo incontro a questa nuova persona.

Dopo una separazione…le reali dinamiche

Quando una relazione giunge al capolinea e ci si ostina a voler restare invischiati in una relazione che arreca solo dolore c’è da chiedersi quanto questo attaccamento sia amore e quanto sia bisogno e dipendenza. Magari quel che ci manca non è tanto la persona, ma tutto quello che ci dava.
Quando veniamo delusi o feriti dall’altro, spesso l’amore per lui/lei sembra attenuarsi o addirittura scomparire (ponendo il dubbio se sia mai esistito realmente). Tutto quello che sembra rimanere è invece il dolore, la frustrazione o la rabbia dei nostri bisogni negati, ignorati o trascurati.

Motivi reali per cui una relazione finisce

L’argomento di questo articolo è una delle spiegazioni più probabili per la fine di una relazione. Spesso la rottura della coppia viene spiegata con un semplicistico “Non lo amo più”, “Non ci amiamo più”, ma è più probabile che la fine sia stata provocata da bisogni non più soddisfatti, da felicità o soddisfazione che è venuta a mancare, forse dall’innamoramento che si è spento (come prima o poi accade a tutti), o da aspettative irreali (magari mai espresse apertamente) poi inevitabilmente deluse.

In altre parole, entriamo nelle relazioni con un senso di eccitazione, felicità e soddisfazione (e l’aspettativa che questo continui): e molti chiamano questo mix di emozioni “amore”. Ma se l’eccitazione si spegne, la felicità si disperde e la soddisfazione cala (come spesso succede, e per certi versi è anche naturale), anche quello che chiamavamo “amore” decade.

Perché ci inganniamo sui sentimenti

Ma perché quello che sentiamo ci risulta così confuso? In parte è perché pochi hanno una sufficiente educazione emotiva, quindi non sono in grado di comprendere il proprio mondo interiore, né di distinguere quello che provano: sono come “analfabeti emotivi”. Inoltre, quando consideriamo i nostri sentimenti spesso tendiamo ad ingannare noi stessi, attribuendoci motivazioni diverse da quelle reali (elencate all’inizio), perché:

  • Ci piace vederci migliori di quel che siamo, mossi da sentimenti “nobili” ed elevati (invece che egoistici).
  • Non ci piace ammettere di avere bisogno, ci fa sentire deboli e vulnerabili.
  • Non abbiamo chiare le emozioni dentro di noi, le confondiamo (in questo spinti anche dai media, che ci porgono messaggi confusi e ingannevoli sulle relazioni, per esempio attraverso canzoni e film romantici).

In pratica, “l’amore” risulta la spiegazione più semplice, comoda e gratificante. Invece, ammettere che vogliamo l’altro per ragioni egoistiche e utilitarie ci risulta sgradevole e imbarazzante; al punto da nasconderlo prima di tutto a noi stessi.

E’ normale che l’amore per l’altro e i bisogni personali si mescolino, ma è importante distinguere la reale motivazione delle proprie azioni. Altrimenti si rischia di giustificare comportamenti tossici, del tipo “Non posso lasciarti libero perché ti amo” o “Le ho fatto del male perché l’amavo troppo”: in questi casi l’amore non c’entra nulla!

L’amore esiste? A questo punto è legittimo chiederselo

Con questo articolo non voglio dire che nelle relazioni non ci sia amore, o che l’amore non esista. Tutt’altro: l’amore esista eccome, e anzi che sia più diffuso di quanto crediamo. Quello che voglio mostrare è che dietro la parola “amore” spesso può celarsi molto altro, a volte anche il suo opposto.
A tal proposito il mio è un invito alla chiarezza: con se stessi in primis, poi verso gli altri. Confondere l’amore con i bisogni, la passione, il possesso e la dipendenza non fa bene all’amore: al contrario, lo fa apparire sospetto e inquinato. Chi si lamenta che “L’amore non esiste!”, infatti, spesso lo fa perché scottato da esperienze negative che erano state spacciate per amore, ma che molto probabilmente erano ben altra cosa.

Qual è l’utilità di tutto questo discorso? Serve a qualcosa?

Semplice: quando una relazione ha problemi o finisce, è importante avere le idee chiare, per risolvere i problemi o chiudere i conti col passato. Invece, la confusione su sentimenti, motivazioni e aspettative amplifica i problemi e rende impossibile superarli. Credere che “L’amore è tutto” o “E’ tutto dovuto all’amore” suona molto romantico, ma è come credere che basti legarsi delle ali alle braccia per volare: la caduta sarà inevitabile e dolorosa. Le relazioni sono complesse (altrimenti non staremmo tutti a lambiccarci su di esse), e fare finta che siano semplici non ci aiuterà. Invece, quel che ci aiuta è osservarle con onestà, chiarezza e comprensione, per capire noi stessi e chi abbiamo accanto.

Infine, sapere che non è l’amore (o non solo) a legarmi a qualcuno, ma sono bisogni ed esigenze, può aiutarmi a:

  • Scegliere meglio un partner (avendo chiaro cosa cerco)
  • Vivere in modo più sano le relazioni (non devo sopportare comportarmenti negativi “in nome dell’amore”)
  • Dopo una separazione: lasciar andare più serenamente l’ex (perché non lo idealizzo più come “l’amore della mia vita”), e avere più fiducia di incontrare futuri partner (poiché i bisogni possono essere nutriti da diverse persone).

Non ci sono alternative! Non puoi dare amore a qualcuno se non lo hai dentro di te

E, anche se nessuno ti ha insegnato come fare, devi imparare. Ma in realtà, è tutto molto semplice: amo me stessa/o e mi rendo felice, mi prendo la responsabilità della mia felicità. Quando sono felice, amare qualcun altro è semplice, perché non devo volerlo sempre al mio fianco per stare bene, ma sto bene anche da sola/o.

Se ti ami, se non hai carenze emotive da colmare, allora sì che la tua relazione può essere autentica. Non stai infatti, cercando qualcuno che ti completi, o che non ti faccia sentire sola/o, o qualcuno che colmi i tuoi vuoti. Stai semplicemente cercando un partner che porti del valore aggiunto alla tua vita. A quel punto, darai amore non per essere ringraziata/o o per trarre vantaggi, ma per l’autentico piacere che trai dall’amare.

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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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