Non siamo persone perfette e la vita ha i suoi bei momenti e brutti momenti. A volte ci sentiamo sopraffatti dalla nostra quotidianità, le pressioni sociali sono tante e quando anche la vita affettiva è in crisi siamo messi a dura prova. Talvolta stiamo male senza sapere veramente cosa vuole trasmetterci quella sofferenza, di cosa parla, di quale delle nostre mille disavventure si sia nutrita. In realtà, c’è sempre una ragione ben precisa quando avvertiamo un disagio emotivo, ma riuscire a identificarla con esattezza non è mai facile, specialmente quando ci si trova nel bel mezzo della “tempesta”, quando “tutto sembra troppo”.
Nella società odierna non c’è spazio per la comprensione della sofferenza altrui!
A volte i disagi emotivi possono renderci privi di motivazione, di energia, di scopo. Tale senso di svuotamento purtroppo non sempre viene rispettato e compreso. Anzi! Il più delle volte veniamo giudicati. Hai presente quando ti senti demoralizzato o triste per qualcosa che ti è accaduto e incontri una persona cara che vuole trattenerti a chiacchierare? Tu a quel punto le dici: «non dirmi nulla, devo andare, sto passando un brutto periodo e mi scoppia la testa». L’altro cosa fa? Invece di mostrarti comprensione e congedarti, ti dice: «non me ne parlare, sapessi io come sto… non immagini ieri… bla bla» e inizia a svuotare il suo sacco di problemi. Se ti è capitata una cosa del genere, sai quanto possa essere svilente.
Ti senti frustrato e ti chiedi se almeno ha sentito le tue parole… è la realtà a risponderti, l’altro ha completamente ignorato la tua difficoltà. Questa mancanza di ascolto empatico è caratteristica delle persone che sono troppo concentrate su se stesse. Possono essere persone divertenti da frequentare ma pessime confidenti: pronte a dispensare consigli considerando solo ed esclusivamente un punto di vista distaccato e superficiale, il proprio.
È legittimo chiedersi: perché alcune persone sono essenzialmente insensibili alla sofferenza altrui?
Com’è possibile che siano emotivamente chiusi rispetto a ciò che sta al di fuori di loro stessi? Cosa induce una persona a essere insensibile? A questo punto è legittimo chiedersi perché. Le cause alla base dell’insensibilità sono disparate. Chi sembra essersi veramente “insensibile” alla sofferenza altrui non è insensibile, o cattivo. Spesso in esso è nascosta una vulnerabilità più profonda, per cui è più utile (non preferibile, poiché processo implicito) corazzarsi e rendersi apparentemente aridi, che farsi travolgere da emozioni che non si è in grado di tollerare, poiché fanno paura. Da sempre, a livello ancestrale, tendiamo ad allontanare ciò che ci terrorizza: questo è evoluzionisticamente una reazione difensiva.
Nessuno è immune alla sofferenza emotiva!
A chiunque può capitare di attraversare un momento difficile per un torto subito, per un’ingiustizia o per la fine di una relazione. Insomma le motivazioni possono avere tante sfumature ma il dolore rimane lo stesso! Come già accennato, essere insensibili alla sofferenza altrui può celare la paura di evocare qualcosa di spiacevole ma se la sofferenza viene esternata da qualcuno a noi caro?
Le peggiori 12 frasi che diciamo a chi sta vivendo un disagio emotivo
Non è facile stare vicino a chi sta soffrendo. La sofferenza altrui ci mette spesso in imbarazzo e sembra toglierci ogni strumento utile: qualunque cosa diciamo o facciamo, comunque non potremo mai eliminare davvero quella sofferenza. La sensazione più comune, quando non sappiamo cosa dire a chi sta soffrendo è quella dell’impotenza. E l’impotenza è tremenda. Per questo, proviamo a scrollarcela di dosso, spesso dicendo delle frasi che aiutano più noi a togliersi dalla situazione, che l’altra persona a stare meglio.
Le parole che si dicono hanno un potere enorme sulla nostra esistenza, esse infatti possono curarci ma anche ferirci. Molte volte non si dà il giusto peso alle parole che vengono pronunciate, e senza accorgersene si dicono parole che feriscono nel profondo una persona. Attraverso la nostra pagina social abbiamo raccolto le testimonianze di diverse decine di lettori che ci hanno aiutato a realizzare le peggiori frasi ascoltate in un periodo buio della propria vita. I lettori ci hanno segnalato le frasi che hanno potuto sentire in prima persona e hanno valutato come estremamente dolorose. Grazie ai nostri lettori abbiamo potuto realizzare questa raccolta con il semplice scopo di sensibilizzare all’ascolto empatico. Le frasi elencate non mostrano empatia, non mostrano attenzione né tantomeno ascolto.
La mera consapevolezza del disagio emotivo altrui può contrastare la superficialità che si cela nelle frasi elencate. La speranza è quella che, magari, leggendo queste frasi, chi sta per pronunciarle possa inibirsi per sostituirle con un semplice: «mi spiace». Quando ci troviamo di fronte al dolore altrui, non servono frasi ad effetto o grandi consigli, servirebbe solo adottare un ascolto empatico così da poter mostrare comprensione. Da chi ascolta, la persona che soffre non pretende la soluzione ai suoi mali, vorrebbe solo essere compresa.
1. “Guarda il lato positivo delle cose”
Sebbene l’intento possa essere quello di incoraggiare la persona a trovare speranza, questa frase può far sentire chi sta vivendo un disagio emotivo come se le sue emozioni fossero ignorate o minimizzate. Invece di suggerire di guardare il lato positivo, è meglio essere presenti e ascoltare attentamente ciò che la persona ha da dire senza giudizio.
2. “Tutto succede per una ragione”
Quest’affermazione può risultare invalidante per chi sta affrontando una situazione difficile. Ognuno ha il diritto di sentirsi triste, arrabbiato o confuso di fronte alle avversità della vita. Al posto di questa frase, possiamo dire qualcosa di più compassionevole come: “Capisco che questo sia un momento difficile per te, e sono qui se vuoi parlare di ciò che ti sta preoccupando.”
3. “Almeno non hai (problema ancora più grave)”
Confrontare le sofferenze delle persone non è mai utile. Ogni individuo reagisce alle situazioni in modo diverso, e ciò che può sembrare insignificante per una persona può essere devastante per un’altra. Evitiamo di sminuire i problemi degli altri e offriamo invece il nostro sostegno senza minimizzare le loro emozioni.
4. “Smettila di piangere o essere triste”
Questo tipo di frase indica un’incapacità di comprendere e accettare le emozioni altrui. Invece di negare o scoraggiare le emozioni della persona, dimostrare empatia e incoraggiarla a esprimere i suoi sentimenti in un ambiente sicuro e accogliente.
5. “Devi essere forte”
Pressare qualcuno affinché mostri costantemente forza può portare a una sensazione di isolamento e solitudine. Ognuno ha il diritto di sentirsi vulnerabile e avere bisogno di supporto. Invitiamo la persona a condividere i propri pensieri e sentimenti senza giudicarla per la sua emotività.
6. “Ho un amico che ha passato la stessa cosa e ha reagito diversamente”
Ogni persona affronta le sfide in modo unico, quindi confrontare la loro esperienza con quella di altri può far sentire chi sta vivendo il disagio come un fallimento. Invece, incoraggiamo la persona a esplorare il proprio percorso emotivo senza paragonarsi agli altri.
7. “Forse hai bisogno di una vacanza”
Suggerire soluzioni semplicistiche o superficiali può far sembrare che il disagio emotivo sia solo temporaneo o causato da circostanze esterne. È meglio offrire il nostro sostegno incondizionato e chiedere se ci sono modi in cui possiamo aiutare a migliorare la situazione.
8. “Tirati su…reagisci!”
Come dicevo qui sopra, è difficile stare a contatto con chi soffre. Non è per cattiveria o egoismo, è perché quella sofferenza ci fa sentire male o ci fa sentire impotenti. O entrambe le cose. Eppure, la primissima cosa da dire a chi sta soffrendo è proprio che ha il diritto di stare male. Se qualcosa ci fa soffrire, dobbiamo dar tempo a quella sofferenza di fare il suo corso. E, credetemi, la sola idea che la persona che ci sta di fronte e che prova a consolarci capisca e rispetti questo fa sentire un pochino più leggeri.
9. “Basta non pensarci”
Non è vero e lo sapete meglio di me: non pensarci non fa passare nessun problema, semplicemente lo svia. Come dicevamo nel punto precedente, è necessario lasciare che la sofferenza faccia il suo corso e l’unico modo per affrontare davvero il dolore è affrontarlo, per poi elaborarlo.
Via libera alla birretta fuori casa, alla serie tv da guardare insieme, alle chiacchiere che distraggono. Sono tutte cose che possono aiutare e dare un o’ di sollievo alla sofferenza, ma non devono reprimerla, bensì dare solo un po’ di respiro alla persona.
10. “E’ tutto nella tua testa”
Forse sì, ma a meno che la persona non sia completamente fuori di testa, c’è qualcosa in quella situazione che l’ha fatta soffrire. O forse no, ma comunque la sofferenza è reale e questo basta. Potete non essere d’accordo, potete vederla in maniera diversa e va benissimo, potete dirlo, ma non troppo spesso e con una formula tipo: “La vedo diversamente, ma so quanto stai male e questo è quello che conta e sono qui, deve essere tremendo sentirsi così. Posso fare qualcosa per te?“.
11. “Pensa a chi sta peggio”
Va beh, sono di parte: io ‘sta frase la odio. Ok, pensare a chi sta peggio può aiutare il giusto peso alle cose, ma davvero è una frase che può aiutare? Pensateci bene, non è piuttosto una frase che sminuisce il dolore altrui? C’è sempre chi sta peggio, davvero, anche nelle cose peggiori. Il punto è che ognuno cammina nelle proprie scarpe e, anche se non sono le più scomode al mondo, se non ci sta comodo c’è poco da fare!
12. “Non è così grave, tu neanche ci provi”
La frase che più odio! E’ una delle peggiori frasi che possiamo dire a qualcuno che sta vivendo un disagio emotivo. Questa affermazione può essere estremamente dannosa e invalidante per la persona coinvolta, poiché implica un giudizio negativo sulle emozioni o sulla situazione che sta affrontando. Ecco alcuni motivi per cui questa frase dovrebbe essere evitata:
- Minimizza le emozioni: Quando diciamo a qualcuno che “non è così grave”, neghiamo la validità delle sue emozioni e delle sue preoccupazioni. Ognuno di noi reagisce in modo diverso alle situazioni e ciò che potrebbe sembrare banale o poco importante per noi potrebbe essere estremamente significativo per l’altra persona.
- Invalida l’esperienza personale: Ogni individuo ha il diritto di sentirsi triste, arrabbiato o frustrato di fronte a situazioni che percepisce come difficili. Sminuire le loro emozioni indica mancanza di comprensione e di accettazione delle loro esperienze.
- Crea un senso di isolamento: Quando la persona riceve una risposta come questa, potrebbe sentirsi giudicata o non capita. Questo può portare a un senso di isolamento e al ritiro emotivo, facendo sì che la persona non si apra più riguardo ai suoi problemi.
- Manca di empatia: L’empatia è fondamentale per sostenere chi sta vivendo un disagio emotivo. Ignorando o minimizzando i loro sentimenti, dimostriamo di non essere disposti a comprendere veramente la loro situazione e di non essere presenti per loro.
- Aggravio della situazione: In alcuni casi, dire a qualcuno che “non ci prova abbastanza” può anche aggravare il suo stato emotivo. La persona potrebbe già sentirsi inadeguata o colpevole riguardo alla situazione, e queste parole possono intensificare tali sensazioni.
Queste frasi dovrebbero aiutarci a riflettere
La dicotomia tra persone forti e persone deboli suona come una condanna, in cui la persona con un disagio emotivo si vede scaraventato nel “cassonetto” dei deboli, degli inetti.
Non solo questa visione della vita è deleteria e crudele, ma è anche sbagliata. Chi sta vivendo un momento difficile è costretto ad affrontare la vita lottando ogni giorno contro un mostro invisibile e molto potente. Un mostro che assume diverse forme anche contemporaneamente, una più forte dell’altra, come solitudine, ansia, senso di inadeguatezza!
Se qualcuno sta vivendo un disagio emotivo, smettiamola una buona volta di usare frasi cattive, di ridimensionare il suo dolore, di notare solo le sue imperfezioni, solo i suoi sbagli, solo i suoi difetti, smettiamo di sminuirlo, di pretendere che sia perfetto, di pretendere che sia come noi, che abbia desideri uguali ai nostri, che faccia scelte uguali a ciò che faremmo noi, smettiamo di giudicare l’altro secondo la nostra idea di come dovrebbe essere e di cosa dovrebbe fare e scegliere. È una lotta continua, da cui non tutti ne escono vincitori. Ma questo non da’ il diritto a nessuno di giudicare. In un mondo sempre più aggressivo e feroce, ridicolizzare chi ci appare fragile non è la soluzione. Troppe sono le cose che diciamo senza pensare, quello che non sappiamo dire al nostro compagno o compagna, quello che potremmo fare per aiutare chi ha bisogno di noi, che sia un collega, un figlio, o anche …con chi si fida di noi.
Quindi cosa possiamo dire a chi sta soffrendo? In linea di massima, credo non ci sia qualcosa di giusto da dire a chi sta soffrendo, piuttosto credo sia una questione di atteggiamento, che sia empatico e poco giudicante. Cosa NON vorremmo sentirci dire? Cosa ci darebbe fastidio e cosa ci tirerebbe su? Magari questa persona ha solo bisogno che il suo dolore venga riconosciuto, basta che ci sia qualcuno disposto ad ascoltarla. La sofferenza, probabilmente, non passerà ma condividere il dolore serve ad alleggerirsi, almeno per un po’.
Anche se non lo sappiamo, possiamo ambire auna vita completa e appagante
Ciò che possiamo fare oggi, è prenderci cura del nostro mondo interiore. Certo, non tutti sono capaci di essere presenti per se stessi, alcuni sembrano più bravi a occuparsi degli altri e non di sé, ma anche questo cambierà. Come spiego nel mio libro «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce», quando sappiamo guardarci bene dentro e riusciamo cogliere i nostri bisogni più profondi, riconoscendoci nella nostra interezza, saremo capaci di muoverci nella direzione giusta per appagarli, a prescindere dagli altri! La soddisfazione relazionale diverrà la naturale conseguenza delle nostre scelte personali, del nostro modo mentale. Il libro lo trovi in qualsiasi libreria d’Italia o su Amazon, a questo indirizzo
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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