Le quattro leggi della spiritualità per affrontare la vita

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.

Siamo costantemente alla ricerca di una spiegazione, di una logica che spieghi eventi e persone che abbiamo incontrato nella nostra vita.
Così tante volte in stanza di terapia, capita di sentirsi domandare perché sono avvenuti determinati eventi.

Rincorriamo un “perché”, ci vestiamo da “vittime”, da “carnefici”… Ci chiediamo perché non abbiamo saputo fare di meglio o comunque diversamente. Ossessionati dal controllo, dalla ragione, dall’ottenere una spiegazione che ci metta al sicuro da future sofferenze.

Per fermare questo vorticoso loop in cui rischiamo di cadere assieme ai nostri pazienti, ci possono aiutare alcuni semplici principi. Sono conosciute come le Quattro Leggi Spirituali e vengono tramandate come parte della millenaria cultura indiana. Vediamole insieme.

“La persona che entra nella tua vita è la persona giusta per te”

La prima legge ci insegna che non incontriamo nessuno per caso. Ogni persona che attraversa la nostra vita lo fa per insegnarci qualcosa (nel bene o nel male) e per favorire la nostra evoluzione.

“Ciò che accade è l’unica cosa che poteva succedere”

La seconda legge ci mostra come nulla di quello che succede, o è successo, poteva avvenire in modo diverso. Tutto quello che ci accade ha un senso e uno scopo ultimo per noi.

“In qualunque momento inizi qualcosa quello è il momento corretto”

La terza legge spiega come ogni cosa accede nel momento perfetto, né prima né dopo. Quando siamo pronti ad accogliere qualcosa di nuovo nella nostra vita, allora avrà inizio.

“Quando qualcosa giunge alla fine, finisce”

La quarta legge ci ricorda di rispettare le cose che finiscono. Ciò che è terminato va lasciato e si deve procedere arricchiti dell’esperienza e dell’insegnamento acquisito.

Spunti di riflessione

Ognuno è libero di darne una lettura più o meno spirituale, ma quello su cui vorrei riflettere è che queste leggi sono degli importanti insegnamenti per tutti e ci offrono validi spunti di riflessione. Vediamoli nel dettaglio.

Legge numero uno: 

Se io incontro una persona lungo il mio cammino è perché ho scelto di percorrere proprio quel cammino. L’ho fatto perché mi piaceva, perché ci credevo quando l’ho intrapreso, perché mi avrebbe portato dove volevo arrivare o perché gli eventi mi hanno costretta.

Pertanto incontrerò persone che hanno a che vedere con la mia scelta. Potranno aiutarmi od ostacolarmi, ma da ognuna di loro potrò trarre un insegnamento (sia esso positivo o negativo).

Legge numero due:

Succede tutto per una ragione ed è perfettamente giusto così. Non ha senso rimuginare sul perché alcune decisioni sono state più assennate di altre o se alcune ci hanno condotto fuori rotta. Ho sperimentato cosa fa per me e cosa no. Ho acquisito la consapevolezza di dove posso e desidero andare ed è in quella direzione che vanno concentrati pensieri ed energie.

Il passato non può più essere mutato, ma se scelgo di continuare a vivere nella scia di esperienze negative che ho fatto, sto scegliendo consapevolmente il mio futuro.

Legge numero tre:

Tante volte desideriamo ardentemente un cambiamento, una svolta che ci riporti il benessere e la serenità. Se, viceversa, stiamo bene vorremmo fermare il mondo e protrarre quello che stiamo vivendo all’infinito. Nessuno dei due atteggiamenti è fattibile.

Non è possibile tornare a stare bene, per magia, se non abbiamo appreso che cosa ci faceva stare male e non abbiamo fatto tesoro dell’esperienza e d’altro canto, non ha senso opporsi alle cose nuove e ai cambiamenti per paura di perdere quello che abbiamo costruito. Se avviene un nuovo inizio è perché abbiamo agito in modo che potesse realizzarsi.

Legge numero quattro:

Dobbiamo imparare a rispettare i cicli. Ogni esperienza ha un inizio ed una fine. In ogni storia ed in ogni rapporto ci sono tanti nuovi inizi e tante fini. E’ un arricchimento per noi e per il nostro cammino, anche se è la norma che può spaventare maggiormente. Abbiamo imparato a vivere la perdita con un’accezione negativa. Come se venissimo privati di qualcosa che era nostro ed ora non lo è più. Se, però, io perdo qualcosa, ho anche la possibilità di rendermi libera per eventuali novità.

Se non accettiamo quest’ultimo passo rischiamo di bloccare tutti gli altri, rischiamo di ancorarci al dolore e privarci della gioia o ancora di attaccarci ostinatamente ad una gioia che, ad un certo punto, non sarà più reale, ma solo un ricordo che ci impedirà di ricevere altro.

In conclusione, l’analisi di questi principi universali ci permette di comprendere come possiamo cambiare strada se ci accorgiamo che questa non ci appartiene o non ci rispecchia più. Per fare questo non è necessario trascinare con noi dubbi, ripensamenti e sofferenza per quello che non è andato come desideravamo.

Le esperienze ci hanno insegnato lezioni importanti che, una volta apprese, saranno sempre con noi.

“Non insistere, il fiore non sboccia prima del giusto tempo. Neanche se lo implori, neanche se provi ad aprire i suoi petali, neanche se lo inondi di sole. La tua impazienza ti spinge a cercare la primavera; quando avresti solo bisogno di abbracciare il tuo inverno.” – Ada Luz Màrquez

Autore: Stefania Canil, psicologa (psicoterapia e nutrizione)
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