Vuoto emotivo: alla radice dei bisogni insoddisfatti

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
I bisogni insoddisfatti del passato sono come trappole: non si può tornare indietro per appagarli e così restano lì come spazi vuoti che creano tumulto nel presente.

I bisogni insoddisfatti del passato creano indelebili spazi vuoti, dei vuoti emotivi che chiamerò metaforicamente le stanze vuote della mente.

Nella nostra mente ci sono molteplici stanze vuote, sono quei luoghi in cui abbiamo paura di entrare tanto che per evitarli ci raccontiamo bugie, costruiamo storie su di noi e sul mondo. Le stanze vuote della mente si formano già in tenera età. Sono occulte, buie e silenziose, sono quelle che lasciano spazio a un vuoto molto più profondo, quello emotivo.

Il problema della stanze vuote della mente non è la loro esistenza quanto la nostra volontà di riempirle a ogni costo. Così, crescendo, finiamo con il riempirle di rabbia, di dolore, di relazioni tappabuchi, di alcol o di cibo. Tutto perché non comprendiamo la natura di quel vuoto emotivo, tutto perché non sappiamo riconoscere una stanza vuota.

La metafora delle stanze vuote della mente

Se fossi più romantica, probabilmente avrai parlato delle stanze vuote del cuore… tuttavia l’emotività non si colloca nel miocardio, bensì nel cervello. Il collegamento tra mente e cervello è fulmineo quanto quello sinaptico. Così, la stanza vuota della mente è un buco emotivo, una carenza, una mancanza

La nostra fame emotiva è proporzionale alla profondità della nostra stanza vuota. Da adulti agiamo in ogni ambito della vita spinti dalla volontà di colmare una mancanza, di riempire quella stanza vuota, così cerchiamo disperatamente di soddisfare la nostra fame emotiva attraverso rapporti di dipendenza, ambizioni sproporzionate, perfezionismo, legami ossessivi o immaturi. Il risvolto tragico è che questa corsa al “riempimento” è del tutto inconsapevole.

Non sappiamo bene che cosa ci manca, non sappiamo bene cosa vogliamo riempire… sappiamo solo che ne abbiamo bisogno. Il bisogno di riempimento è così forte che troppo spesso diventa il tema portante della vita, diviene il sostituto della vera intimità, delle vere ambizioni e dei bisogni più autentici. Il problema delle stanze vuote della mente è che cerchiamo di riempirle con qualcosa di esterno, mentre dovremmo riempirle con ciò che già abbiamo dentro di noi.

Come nascono queste lacune emotive

Le stanze vuote sono nate a causa di una mancata elaborazione: quel riconoscimento mai avuto, quell’attenzione mancata, quell’invalidazione emotiva, quel sentirsi superfluo, senza una collocazione adeguata. Dovere di un genitori è accudire la prole, farla sentire al sicuro e desiderata. Talvolta i genitori falliscono nel loro arduo compito, così un bambino può finire per sentirsi di peso e fare di tutto per non dare fastidio, fare di tutto per diventare presto adulto. Altri bambini si impegnano nel gratificare i genitori ed altri ancora, sentendosi messi da parte, si affidano alle esplosioni di collera per ottenere attenzioni.

Le risorse cognitive dei bambini sono molto limitate, pertanto, in caso di carenza emotiva, l’elaborazione dovrà arrivare a posteriore. Se una mamma è assente, anaffettiva o depressa, il bambino metterà da parte il suo bisogno di amore e costruirà la sua stanza vuota. Se un genitori è iper-esigente, il bambino metterà da parte il suo bisogno di accettazione incondizionata e costruirà la sua stanza vuota.  Ancora, se una mamma è iper-invadente, il bambino metterà da parte il suo bisogno di autonomia e individualità e costruirà la sua stanza vuota.

Quelli di accettazione, di autonomia, individualità e di amore sono solo alcuni esempi di bisogni insoddisfatti. Un bambino messo da parte farà fatica a sviluppare un adeguato senso di appartenenza e questa lacuna sarà la sua stanza vuota, uno spazio vuoto che condurrà all’emarginazione, alla chiusura e alle distanze.

Tante sono le stanze vuote quante i bisogni rimasti in sospeso

Le stanze vuote della mente possono diventare delle autentiche voragini. Così, il bambino che si è sentito screditato, messo da parte, svilito e indesiderato, potrebbe, per compensazione, tentare di riempire le sue stanze vuote con il perfezionismo patologico, imponendosi elevati standard e rincorrendo successi. Più elevati sono gli standard imposti, più profonda è la ferita da cui si generano.

Il bambino che non ha potuto sviluppare un sano senso di autonomia, a causa di un genitore ipervigile e invadente, proverà a riempire la sua stanza vuota distorcendo il concetto di autonomia e accostandolo all’autosufficienza assoluta (io non ho bisogno di nessuno). Da adulto svilupperà legami basati sulla distanza affettiva/emotiva. Quando la stanza vuota dell’autonomia si accosta alla stanza vuota dell’accettazione e dell’amore mancato, l’adulto svilupperà una forte ambivalenza: avrà paura dei “legami stretti” ma non riuscirà a fare a meno di cercarli. Solo difficilmente riuscirà a stringere relazioni gratificanti.

I conflitti latenti

Chi non è consapevole delle proprie stanze vuote, piuttosto che esplorare labirinti emotivi della psiche, decide di muoversi entro rigide ed effimere certezze e percorrere sempre le stesse strade, già battute. E’ in questo contesto che scattano i conflitti latenti.

Quando non siamo in grado di identificare la fonte di un malessere o rifiutiamo l’idea di avere una qualche “mancanza”, il conflitto latente può allontanarci da ogni forma di gratificazione. Alla base del conflitto latente vi sono resistenze emotive. Vogliamo intensamente qualcosa, ma per la paura di non riuscire a ottenerla ci rifiutiamo di lottare per essa e mettiamo in atto una serie di distorsioni cognitive, dissonanze e meccanismi di difesa.

Facciamo un esempio pratico. Maria ha molte stanze vuote ma non sa di averle. La paura di guardare in quelle stanze ha indotto Maria a credere che tutte le storie sono destinate a finire. Maria vive da sola, ha un divorzio alle spalle e afferma costantemente che ama la solitudine… tuttavia quando motiva la sua scelta, non basa la risposta sugli aspetti positivi della vita da sigle ma risponde che fa bene a starsene da sola perché tutte le coppie sono infelici, non si rispettano e si tradiscono.

Come riempire le stanze vuote delle mante

Un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutarti a individuare quali sono le “stanze vuote della mente” e come fare per riempirle. Ognuno di noi ha il potere di riempire le proprie lacune emotive. Talvolta lo si fa con l’accettazione, altre rinforzando il proprio senso di identità personale, altre ancora, imparando a nutrire amore per sé.

Per un esercizio pratico di introspezione, ti consiglio di leggere il mio articolo sull’identità personale.

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