Se provi a digitare la parola “narcisista” su Google, il motore di ricerca restituirà circa 4,6 milioni di risultati. Nonostante la grande mole di informazioni sul narcisismo, il disturbo narcisistico di personalità interessa una bassa percentuale di persone. Allora perché se ne parla tanto? Questo termine è così inflazionato perché è usato per identificare “manipolatori emotivi” di ogni sorta e non solo narcisisti clinici.
Se è vero che il disturbo narcisistico di personalità interessa una bassa percentuale di persone è altrettanto vero che tratti narcisistici possono essere riscontrati in una fetta più ampia di popolazione non clinica. In più, molti autori iniziano a parlare di spettro narcisistico ponendo i tratti del disturbo su un continuum che va da una polarità sana fino a un estremo patologico. Nell’articolo dedicato ai tipi e sottotipi di narcisismo abbiamo riscontrato che anche all’interno dello stesso profilo diagnostico possono essere riscontrate abissali differenze.
Con questa premessa vogliamo chiarire che la parola narcisista non può rappresentare in nessun modo una diagnosi ma solo una scorciatoia per identificare un buon numero di manipolatori emotivi che si attengono medesimo modus operandi. Solo un clinico esperto può fare diagnosi.
L’incantesimo del narcisista
Il manipolatore emotivo per assicurarsi il suo nutrimento narcisistico si serve di un gran numero di strategie che ha appreso spontaneamente nell’arco della sua esistenza.
Molto spesso ci viene posta questa domanda: ma il narcisista mette in atto queste strategie in modo consapevole? Nella gran parte dei casi il manipolatore emotivo mette in atto queste strategie perché sono gli unici modelli relazionali che conosce. Alcune personalità classificate come “antisociali” o “narcisisti perversi” possono mettere in atto tali strategie consapevolmente, incorporandole in un piano più ampio (finalizzato a ottenere vantaggi economici, piaceri sessuali, status sociale…).
Il narcisista per compiere il suo incantesimo si avvale soprattutto di due strategie psicologiche, il love bombing (bombardamento d’amore) e il traumatic bonding (legame traumatico o tattica del rinforzo intermittente).
- Love bombing
Con il love bombing, il manipolatore riempie di attenzioni l’altro sfoggiando tutte le sue armi da seduttore. - Traumatic bonding
La tattica del rinforzo intermittente è perfetta per generare dipendenza affettiva, aspettative e sudditanza.
E’ con questi due mezzi che il narcisista compie la sua magia e si assicura la sudditanza del suo momentaneo oggetto del desiderio.
Strategie perverse che il narcisista usa per farti sentire inferiore
Già il love bombing e il traumatic bonding pongono la “vittima” in una configurazione particolare: per ciò che riceve, la vittima, inizia a sentirsi in debito con il narcisista. Se la “vittima” ha una pregressa storia di dipendenza affettiva, molto probabilmente sperimenterà gratitudine per le briciole elargite dal manipolatore.
Chi ha una pregressa storia di dipendenza affettiva sicuramente si sentirà già inferiore al narcisista, già di default! Ma nella trappola del narcisista non cadono solo persone cliniche! Anche chi ha una buona autostima può farsi abbagliare.
Il narcisista è molto abile a scalfire l’autostima altrui e in questo risiede il suo più grande potere. Una persona con una sana autostima non accetterebbe mai determinati comportamenti. Una persona lucida riuscirebbe a fare scelte consapevoli, puntando sempre la bussola verso la direzione dell’amor proprio…. Purtroppo non è sempre così, la lucidità può abbassarsi ed il narcisista è bravissimo a offuscare anche le menti più assertive.
Frase dopo frase, il manipolatore emotivo può abbassare l’autostima dell’altro consolidando il proprio potere. Anche chi ha un’ottima autostima può attraversare un periodo di fragilità, ed è in questo frangente che si è più vulnerabili alle lusinghe del love bombing e alle ricompense del legame traumatico.
La volontà del narcisista diventa la tua
Attenzione, il narcisista non è una sorta di cappellaio matto, esperto nella manipolazione della mente! E’ un abile manipolatore perché conosce solo questa via relazionale e neanche gli interessano altre strade.
Il narcisista non ama dire alla propria vittima cosa fare, almeno non in modo esplicito. Piuttosto preferisce plasmarla offrendo sottili suggerimenti su ciò che può e non può fare. Con il pretesto di essere premuroso e attendo, giorno dopo giorno, il narcisista prende il sopravvento sulla vita della vittima. E’ importante sottolineare la gradualità con la quale accade tutto. Nella vittima subentra una sorta di meccanismo di assuefazione, legato alle aspettative, alle dissonanze cognitive e a un mucchio di implicazioni psicologiche che portano alla svalutazione del sé. La vittima indebolisce o perde del tutto il suo senso di identità.
Il narcisista instilla in te il dubbio
Quando si parla di manipolazione emotiva non si può fare a meno di accennare al gaslighting, una tecnica usata non solo dai narcisisti ma anche da chi vuole avere ragione a ogni costo. In questo caso il “costo da pagare” è la dignità e l’autostima della controparte.
Il narcisista può arrivare a negare l’evidenza, ogni giorno può dettare nuove regole e rinnegare le norme che erano valide il giorno precedente. Il manipolatore altera la realtà, la deforma e propone continui artefatti.
Il risultato? La vittima perde la sua lucidità e inizia a mettersi continuamente in dubbio. L’assertività va completamente perduta. In questo scenario possono subentrare pensieri tipo: “è successo davvero o l’ho immaginato?” oppure “devo aver frainteso le sue intenzioni”, “non ho capito bene cosa è successo…”. La vittima non riesce a elaborare determinati aspetti della realtà e questo demolisce completamente la sua autostima.
Il pensiero gerarchico del narcisista
Per spiegarla in termini calcistici, il narcisista (anche quello covert) si ritiene un giocatore della Champions Legue mentre reputa tutti gli altri calciatori degni solo della squadra della parrocchia! Al massimo, il suo partner sentimentale può essere eletto in Lega Pro ma non arriverà mai neanche in Serie B.
Il narcisista vive in un mondo fatto di gerarchie dove solo lui occupa l’apice della piramide. Solo lui milita nella hall of fame. Per continuare a militare tra i campioni, il narcisista si illude di elevare se stesso ma ciò che fa in realtà è screditare tutti gli altri. Il pensiero gerarchico del narcisista si riflette in ogni aspetto della sua vita. Chi ne paga le conseguenze? Colleghi di lavoro, familiari subordinati e partner… tutti costantemente sviliti, denigrati e delegittimati di amor proprio.
Il narcisista è una mina vagante
Il narcisista è una vera mina vagante: pronto a esplodere in qualsiasi momento riversando frustrazione e rabbia sull’altro che è sempre l’unico colpevole. Il manipolatore sposta la responsabilità delle sue azioni sul prossimo. Spostamento e proiezione sono solo la punta dell’icerberg: sono tanti i meccanismi di difesa che mette in atto e che distruggono l’autostima di chi tenta disperatamente di fornirgli supporto.
Le azioni epiche del narcisista
Le disavventure costellano la vita di ognuno di noi ma quando è il narcisista a dover affrontare una difficoltà, l’intoppo si trasforma in un’autentica Odissea. In questo contesto il narcisista adotta una strategia preferenziale: veste i panni della vittima.
Nel calarsi in questo ruolo, il narcisista delegittima la vera vittima. La vittima, calata nella sua sofferenza, non può esprimersi in modo autentico, non può esternare i suoi sentimenti perché qualsiasi sofferenza esternata sarà giudicata superflua e nulla se paragonata al “vissuto epico” del narcisista. Il manipolatore, così, non solo mina l’identità della vittima ma ne invalida completamente il vissuto interiore.
L’identità disintegrata della vittima
La vittima si allontana sempre di più dalla sua vera identità: perde di vista ogni punto di riferimento, inizia così a sentirsi in balia di quell’amore malato che di “amorevole” non ha assolutamente nulla. Assertività, autostima e amor proprio sono ormai concetti sepolti, dimenticati… ma che con impegno e un lavoro di ricostruzione interiore possono essere recuperati. In questo contesto, un percorso psicoterapeutico può essere risolutivo.
Guarda avanti: tu non sei la tua relazione
Nei momenti di difficoltà, bisognerebbe avere la lucidità per pensare a un domani raggiante. Le vittime ancora non lo sanno, ma la vita può essere davvero bella, ricca e appagante. Iniziare a fare progetti, fissare una routine della cura di sé, programmare la propria indipendenza, apprezzare il supporto dei propri cari… sono tutti processi che allontanano dalle relazioni d’abuso.
In ogni momento del processo bisogna sempre tenere ben in mente una cosa, giusto per non farsi sopraffare dallo sconforto o dalla vergogna. La tua relazione non riflette chi sei, non riflette la tua forza o il tuo valore. La tua relazione può solo essere un indicatore delle difficoltà che stai affrontando nel presente e che hai dovuto affrontare nel passato. Quando sarai pronta/o, sarai in grado di costruire relazioni più sane e più appaganti, nel frattempo, concentrati solo sulla tua guarigione e sul recupero.
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Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro “Riscrivi le pagine della tua vita” edito Rizzoli
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