Le tipiche domande scomode che i parenti fanno alla cena di Natale (e che dovrebbero smettere di fare)

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Il Natale è un momento di celebrazione, di unione e di condivisione, ma anche un’occasione in cui le tradizioni familiari, i legami affettivi e le aspettative sociali possono portare a situazioni imbarazzanti, soprattutto a tavola. Uno degli aspetti che caratterizza la cena natalizia in molte famiglie è la serie di domande che i parenti, con una curiosità talvolta eccessiva, non esitano a fare. Sebbene l’intento spesso non sia malizioso, queste domande possono diventare fonte di disagio per chi le riceve.

Le tipiche domande scomode che i parenti fanno alla cena di Natale

Per alcuni, certe domande possono essere fonte di sofferenza, proprio perché vanno a toccare argomenti delicati, momenti di difficoltà o fragilità personali. Le domande scomode durante la cena di Natale sono parte di una tradizione sociale che nasce dalla preoccupazione, dalla curiosità e, talvolta, dalla mancanza di consapevolezza. Tuttavia, è importante ricordare che ogni famiglia è diversa e che ognuno ha le proprie esperienze e priorità. In questo contesto, la chiave per affrontare queste situazioni è il rispetto reciproco.

1. “Quando ti sposi?”

Una delle domande più comuni, soprattutto per i giovani adulti, è quella che riguarda il matrimonio. La pressione di rispondere a questa domanda può essere opprimente, soprattutto se la persona a cui viene posta non ha ancora trovato il partner giusto, o se preferisce non sposarsi affatto. In molte culture, il matrimonio è visto come una tappa fondamentale nella vita di ogni individuo, ed è spesso considerato il segno di una “vita adulta” compiuta. La domanda, però, può mettere in difficoltà chi si trova in una fase diversa della propria vita o semplicemente non ha ancora preso una decisione definitiva.

Perché viene fatta: I parenti che pongono questa domanda spesso lo fanno per amore e preoccupazione. Desiderano vedere i propri cari sistemarsi e avere una vita affettiva stabile. A volte, però, questa curiosità diventa invadente, ignorando le sfide e i dubbi che la persona potrebbe avere riguardo al matrimonio.

Come rispondere: Se la domanda ti mette in difficoltà, puoi rispondere con leggerezza, dicendo magari qualcosa come: “Sto aspettando il momento giusto!” oppure “Chi lo sa, forse quando meno me lo aspetto!”. Se invece ti senti a tuo agio, puoi essere sincero e spiegare il motivo per cui non hai ancora preso questa decisione, senza però sentirti obbligato a giustificarti.

2. “Quando fai un bambino?”

La domanda sul fare figli è un’altra che può suscitare disagio, in particolare per le coppie che non vogliono o non possono avere figli. Ancora una volta, l’intenzione dei parenti non è necessariamente malevola, ma la domanda può essere estremamente invadente. Per alcune persone, il concetto di genitorialità può essere un tema sensibile, legato a difficoltà personali, economiche o sanitarie, che non sono necessariamente evidenti agli occhi degli altri.

Perché viene fatta: Molti considerano i figli come la continuazione naturale del ciclo della vita, e dunque ritengono che una coppia sposata o stabile debba necessariamente pensare alla procreazione. I nonni, in particolare, potrebbero essere motivati dal desiderio di diventare tali e dalla convinzione che i bambini siano una benedizione che arricchisce la vita.

Come rispondere: In questo caso, puoi scegliere di rispondere con un sorriso, dicendo qualcosa di generico come: “Chissà, magari un giorno!” oppure “Ancora non è il momento giusto, vedremo!”. Se ti senti a tuo agio, puoi essere sincero e spiegare le tue ragioni in modo calmo e rispettoso.

3. “Hai già trovato un lavoro?”

La domanda sul lavoro è un’altra di quelle che può creare imbarazzo, soprattutto per chi è in cerca di occupazione o per chi ha cambiato più volte carriera. Non è raro che durante le cene di Natale i parenti facciano domande sullo stato occupazionale degli altri, senza tenere conto delle difficoltà che una persona può incontrare nel trovare o mantenere un impiego.

Perché viene fatta: La preoccupazione dei parenti nasce dalla voglia di vedere i propri cari realizzati professionalmente e finanziariamente. Il lavoro, in molte famiglie, è visto come un segno di indipendenza e di stabilità.

Come rispondere: Se la tua situazione lavorativa è precaria o incerta, puoi rispondere in modo diplomatico, ad esempio: “Sto cercando e spero di trovare presto qualcosa di interessante” oppure “Sto esplorando nuove opportunità, vedremo cosa succede”. Se invece hai cambiato carriera o stai inseguendo una passione, non temere di parlarne con orgoglio: “Ho deciso di dedicarmi a qualcosa che mi rende felice, anche se non è ancora stabile”.

4. “Perché non sei ancora dimagrito?”

Il Natale, con i suoi pranzi abbondanti e i suoi dolci golosi, è anche il momento ideale per ricevere commenti sul proprio aspetto fisico. Le domande sul peso sono estremamente scomode e difficili da gestire, soprattutto in un contesto familiare dove ci si sente vulnerabili. Per alcune persone, i problemi legati al peso e all’immagine corporea sono complessi, e le domande su questo tema possono rivelarsi particolarmente dolorose.

Perché viene fatta: La preoccupazione per la salute è la motivazione più comune dietro questi commenti. Tuttavia, molte volte, dietro questa domanda si cela una pressione sociale che associa il benessere fisico all’aspetto esteriore. Alcuni parenti potrebbero semplicemente voler dimostrare il loro affetto, ma la forma in cui lo esprimono può risultare insensibile.

Come rispondere: Una risposta pacata, ma ferma, può essere efficace: “Sto bene così, grazie per aver chiesto” oppure “Ho deciso di concentrarmi su altri aspetti della mia vita, la salute prima di tutto”. Se senti che il commento è eccessivo o ingiustificato, non temere di far capire che certi argomenti non sono piacevoli per te.

5. “Perché non vi siete ancora trasferiti?”

Anche se non tutti vivono con i propri genitori dopo una certa età, la domanda sul trasferirsi può comunque sorgere. Alcuni parenti, forse mossi dalla convinzione che l’indipendenza abitativa rappresenti un segno di maturità, potrebbero essere sorpresi dal fatto che tu stia ancora vivendo con i tuoi. Questo può generare imbarazzo, soprattutto se la scelta di vivere a casa dei genitori è dovuta a motivazioni economiche o pratiche.

Perché viene fatta: La domanda può nascere dal desiderio di vedere i giovani “sistemarsi” e diventare autonomi. È una visione spesso radicata nella cultura popolare, dove “andare via di casa” è considerato un rito di passaggio.

Come rispondere: Puoi rispondere in modo pratico e senza troppi dettagli: “Per ora sto bene così, è una scelta che mi permette di risparmiare” oppure “Ci sto pensando, ma al momento ho altre priorità”. Se ti senti a tuo agio, puoi spiegare le tue motivazioni senza sentirti giudicato.

6. “Perché non venite mai a trovarci?”

La domanda sulla frequenza delle visite è un’altra che può risultare scomoda, specialmente se c’è qualche distanza emotiva o fisica tra i membri della famiglia. La domanda potrebbe essere interpretata come una critica, facendo sentire la persona in difetto, anche se non è sempre questo l’intento.

Perché viene fatta: I parenti possono sentire la mancanza e desiderare più interazioni familiari, ma non sempre considerano le ragioni personali che possono ostacolare una visita frequente, come il lavoro, la famiglia propria, o la vita quotidiana che spesso ci tiene occupati.

Come rispondere: Una risposta diplomatica e comprensiva potrebbe essere: “Mi piacerebbe venire più spesso, ma il tempo è sempre tiranno!” oppure “Cercherò di venire più spesso, grazie per farmelo notare”. È sempre importante ricordare che non siamo obbligati a giustificarci, ma rispondere con gentilezza può evitare che la conversazione diventi tesa.

Altre domande scomode

  • Quando ti laurei?
  • Il Fidanzatino dove lo hai lasciato?
  • Perché vi siete lasciati? Peccato, stavate cosi bene insieme
  • Sei Vegano? Oddio poverino, rischi non mangiare nulla
  • Ormai sei da parecchio laureato/a, come mai non lavori ancora?

Come non farsi influenzare da queste domande

Se una domanda ti mette a disagio, cerca di rispondere con calma, usando il dialogo per spiegare il tuo punto di vista senza sentirti obbligato a giustificarti. Il Natale dovrebbe essere un momento di gioia, non di stress, e ogni risposta che dai può contribuire a mantenere un’atmosfera di serenità e comprensione tra i parenti. Non potendo impedire categoricamente agli altri di farci questo genere di domande, è importante imparare a gestirne gli effetti per non portarsi dietro il malumore:

1. Restituisci il giudizio al mittente

Se percepisci del giudizio nelle domande che ti vengono fatte, ricorda che il giudizio ci da sempre più informazioni su chi lo formula che su chi lo riceve;

2. Dai la giusta importanza

Non mettere sullo stesso piano domande e pareri che arrivano da persone per te importanti e quelle che arrivano da chi per te ha poca importanza;

3. Ascolta le tue emozioni

Puoi sentire rabbia, tristezza, vergogna, e altre emozioni poco piacevoli. Se le reprimi però continueranno a fare ancora più male, quindi concediti di sentirle per poi lasciarle andare;

4. allontanati

Se il tutto diventa troppo puoi allontanarti un pò per darti il tempo di gestire le emozioni, se poi puoi farlo con qualcuno a cui vuoi bene ancora meglio;

5. Rispettati

Persone che ti vedono una volta all’anno non conoscono le tue difficoltà, i tuoi sforzi e ciò che vivi nel quotidiano. Dai valore a ciò che sei e che sai di te.

Cosa puoi fare per trascorrere il Natale in serenità

Il modo migliore per evitare gli “effetti collaterali delle festività” è quello di adeguare le tue aspettative e agire di conseguenza. Dovresti chiederti se gli obiettivi che ti sei posta entro l’anno erano davvero realistici, tenendo sempre a mente che hai ancora una vita davanti per rimediare, per recuperare e pertanto raggiungere ciò che più desideri.

Il tuo concetto del Natale non deve necessariamente corrispondere con l’immagine che viene veicolata dai media. Se hai bisogno di più tempo per portare a termine ciò che ti sei prefissata, cosa cambia? Se odi le canzoni di Natale e le cene troppo abbondanti non fa niente, non è questa la vera essenza del Natale, è solo un aspetto superficiale.

Non lasciarti intimidire dal concetto che le persone hanno del Natale. Se i tuoi cari pretendono che tu trascorra il Natale con tutta la famiglia  mentre vorresti stare altrove,  non indugiare a rifiutarti! Non succede nulla se non rispetti certe tradizioni. Celebra il Natale come ti pare e se non lo vuoi celebrare, allora non farlo! Ricorda che la cosa più importante è sentirti bene con te stessa ed essere coerente con le tue idee e i tuoi desideri. Le persone che ti amano, capiranno.

A questo punto, visto che il natale è ormai alle porte, dovrei augurarvi buone feste. Invece voglio augurarvi buona vita lasciandovi con una citazione di Romano Battaglia “Il tempo è come un fiocco di neve, scompare mentre cerchiamo di decidere che cosa farne”

Perché nel periodo di Natale si amplificano tutti i malesseri?

Questo è vero per tutti e non solo per chi soffre di depressione o bipolarismo. Principalmente la causa è ascrivibile a due fattori che interferiscono con la vita quotidiana in modo inconsapevole.

A) Natale cade a fine anno

La fine dell’anno rappresenta la chiusura di un ciclo e così, è inevitabile fare un bilancio di successi/insuccessi, di ciò che si ha e di ciò che che è stato perso. Chi soffre di bassa autostima o tende a essere troppo severo con se stesso, rischia di uscire -a prescindere dai fatti- sempre perdete in questo bilancio.

B) Il Natale è proposto, culturalmente, come una festività felice

Chi non lo è, tende ad amplificare ogni suo malessere e non solo, qualsiasi preoccupazione in questo periodo prendere una maggiore rilevanza. Dai soldi (al Natale si fanno regali) alla solitudine (il Natale si passa con le persone care), dal lavoro (e qui rimando al punto A) alla perdita di una persona cara (anche se la scomparsa risale a molti anni prima).

Le manifestazioni che ho schematizzato come A e B, avvengono principalmente come elaborazioni inconsce, cioè, inducono uno stato di malessere dove la persona non riesce a individuare le cause. In altre parole, la persona percepisce una forte sofferenza o (nel caso del bipolarismo) tende a subire un maggiore stress senza riuscire ad ascriverlo a nessuna causa precisa.

A volte, siamo così accondiscendenti con le persone che addirittura siamo confusi su ciò che vogliamo e ciò che possiamo raggiungere

Questo succede quando, per soddisfare gli altri, mettiamo da parte i nostri bisogni per troppo tempo. Sai, ho scritto un libro che già sta aiutando tantissime persone; s’intitola «Il mondo con i tuoi occhi»  In ogni pagina, ti spiego come ridefinire la tua identità a partire dai tuoi vissuti del passato e dalle emozioni che provi oggi. Potrai finalmente concederti il lusso della politica dei piccoli passi, cioè riuscirai a migliorare la tua vita giorno per giorno, senza pretendere tutto e subito, in ogni capitolo, infatti, ci sono esercizi pratici e nozioni che possono aiutarti fin da subito a migliorare la qualità della tua vita a partire dalla relazione che hai con te stesso e con gli altri. Puoi ripartire ricostruendo quella fiducia perduta.

C’è una persona che non dovrebbe deluderti mai: quella persona sei tu! Ricorda: anche tu meriti la tua fetta di felicità in questa vita, abbi il coraggio di allungare la mano per prenderla! È tua, ti spetta di diritto. Il libro serve a questo: fornirti nuove consapevolezze, nuove prospettive su chi sei e chi sei in grado di essere. In ogni pagina ti spiego come le tue esperienze passate stanno condizionando il tuo presente e ti impediscono di guardarti per ciò che sei! In effetti, se ti sottovaluti, è perché per troppo tempo sei stato sottovalutato da persone che per te erano importanti. E come scrivo nell’introduzione del libro “Puoi decidere di vedere te stesso e il mondo come ti hanno insegnato gli altri oppure con i tuoi occhi”. Non è un libro per cuori infranti ma per chi vuole iniziare davvero a donarsi tutto ciò (considerazione, stima, fiducia, sicurezza, rispetto, amore…) che non gli è mai stato concesso. Ed è quello che ti auguro. Il libro “Il mondo con i tuoi occhi” puoi ordinarlo qui su Amazon  oppure in libreria. 

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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