Ti sei mai chiesto in quale fase dell’innamoramento ti trovi? L’innamoramento non è un colpo di fulmine eterno né un istante sospeso: è un processo che cambia forma dentro di noi. È un viaggio emotivo e neurobiologico che attraversa tappe precise, fatte di euforia, ansia, desiderio e bisogno di appartenenza.
Ma ciò che chiamiamo “innamoramento” non dura per sempre: ha una vita propria, con movimenti e tempi ben riconoscibili. Possiamo distinguerlo in tre grandi fasi, che quasi tutti attraversiamo. Tre tappe che raccontano cosa accade al nostro cuore, alla nostra mente e al nostro corpo. Riconoscerle significa capire meglio se stessi, le proprie emozioni e il modo in cui ci si lega all’altro.
1. La fase della proiezione: l’altro come riflesso dei tuoi sogni
L’esperienza emotiva
Tutto comincia con un incontro che sembra speciale. Basta uno sguardo, una frase, un sorriso, e l’altro appare improvvisamente unico. Non è solo attrazione: è la sensazione di aver trovato qualcuno che “incarna” ciò che stavi aspettando da sempre.
Ma attenzione: in questa fase non vediamo davvero la persona, vediamo un’immagine che abbiamo costruito dentro di noi. L’altro diventa lo schermo su cui proiettiamo desideri, mancanze, sogni non vissuti.
La chiave psicoanalitica
Per Freud, l’innamoramento è una sorta di “ipnosi” in cui l’Io riduce se stesso per concentrare tutta l’energia sull’oggetto amato. È un processo di proiezione: ciò che amiamo è in parte ciò che abbiamo depositato sull’altro.
È anche un’esperienza regressiva: inconsciamente riviviamo la fusione originaria con la madre, quando non esisteva distinzione tra “io” e “tu”.
Il cervello in questa fase
Il protagonista è la dopamina, il neurotrasmettitore della ricompensa. Ogni segnale dell’altro — un messaggio, un incontro, un pensiero — attiva i circuiti cerebrali legati al piacere, gli stessi delle dipendenze. È per questo che ci sembra di non poterne fare a meno.
Come riconoscerla
- Ogni dettaglio dell’altro ti sembra perfetto.
- Vivi di fantasia sul futuro insieme.
- Sei euforico, ma fragile: basta poco per passare dall’estasi alla paura.
La domanda di questa fase è: sto amando l’altro per ciò che è o l’immagine che ho costruito di lui/lei?
2. La fase dell’ossessione: non riesco a smettere di pensarti
L’esperienza emotiva
Se la proiezione è la scintilla, l’ossessione è l’incendio. Non riesci a smettere di pensare all’altro: lo cerchi ovunque, controlli il telefono, analizzi i suoi silenzi. Ogni gesto o mancanza diventa enorme. L’altro non è più solo una persona, ma un pensiero fisso che invade ogni spazio. Qui l’euforia convive con l’ansia. L’ansia di perderlo, l’ansia che non provi lo stesso, l’ansia che la magia svanisca.
La chiave psicoanalitica
Questa fase risveglia una ferita antica: la paura della perdita d’amore. Da bambini, se abbiamo percepito cure incostanti, potevamo sviluppare la sensazione che l’affetto fosse fragile, revocabile. Nell’innamoramento, quella stessa paura si riattiva: controlliamo, cerchiamo conferme, ci sentiamo sospesi tra cielo e abisso.
Il cervello in questa fase
I livelli di serotonina diminuiscono: questo genera pensieri ossessivi, come se il cervello fosse intrappolato in un loop.
Contemporaneamente aumenta la noradrenalina, che amplifica eccitazione, battito accelerato, insonnia, ipervigilanza. È per questo che l’innamoramento in questa fase sembra davvero una dipendenza naturale: l’altro diventa la sostanza di cui non possiamo fare a meno.
Come riconoscerla
- Pensi continuamente all’altro.
- Vivi sbalzi emotivi intensi: euforia e angoscia.
- Controlli segnali e dettagli in modo compulsivo.
La domanda di questa fase è: sto cercando l’altro o sto cercando sollievo alla mia paura di perderlo?
3. La fase della fusione: sentirsi uno
L’esperienza emotiva
Se la relazione prosegue, si arriva al culmine dell’innamoramento: la fusione. È il tempo in cui l’altro diventa parte di te e tu di lui. Ti sembra di aver trovato “casa”: un abbraccio basta a calmarti, uno sguardo ti fa sentire pieno. La tua vita ruota intorno alla sua presenza e la felicità appare totale.
La chiave psicoanalitica
La fusione rievoca la simbiosi primaria con la madre: unione, sicurezza, calore. È un’esperienza necessaria, ma delicata: se la coppia resta bloccata qui, l’amore rischia di trasformarsi in simbiosi patologica, con perdita di confini individuali.
Il passo successivo sarà imparare a restare due soggetti distinti che scelgono di unirsi senza annullarsi.
Il cervello in questa fase
Il protagonista resta la dopamina, che continua a sostenere desiderio e piacere, anche se in modo meno compulsivo rispetto all’ossessione.
Entrano in gioco le endorfine, che regalano sensazioni di benessere, piacere fisico e rilassamento nella vicinanza.
Il sistema limbico, in presenza dell’altro, riduce l’attivazione dell’amigdala: il corpo legge la relazione come “sicura” e abbassa la tensione.
Come riconoscerla
- Vuoi condividere tutto con l’altro.
- Ti senti “al sicuro” solo quando è presente.
- Vivi come se foste un tutt’uno.
La domanda di questa fase è: sto vivendo la fusione come nutrimento reciproco o sto rischiando di perdermi nell’altro?
In sintesi…Il viaggio dell’innamoramento
L’innamoramento attraversa tre fasi: proiezione, ossessione e fusione.
- Nella proiezione, amiamo un sogno che parla più di noi che dell’altro.
- Nell’ossessione, riemergono le nostre paure infantili, la fragilità della perdita.
- Nella fusione, viviamo l’apice della vicinanza, con il rischio però di smarrire i nostri confini.
Poi arriva la disillusione. Non è un fallimento, ma un passaggio naturale: l’altro smette di essere il riflesso delle nostre fantasie e si mostra nella sua interezza, con le sue qualità e i suoi limiti. È qui che molte relazioni si interrompono: perché la visione più lucida ci porta a dire “non è la persona con cui voglio proseguire”.
Ma se, anche dopo la disillusione, continuiamo a scegliere quella persona — non per ciò che rappresentava nei nostri sogni, ma per ciò che è realmente — allora l’innamoramento si trasforma in amore maturo. Non è più un moto cieco di euforia, ma una decisione consapevole di condividere la vita con qualcuno, pur conoscendone fragilità e differenze.
Ed è proprio qui che nasce la vera libertà affettiva: non amare per bisogno, ma amare per scelta. Nel mio libro “Il mondo con i tuoi occhi” accompagno proprio in questo passaggio: dall’idealizzazione alla lucidità, dalla dipendenza alla libertà. Non per togliere la magia dell’innamoramento, ma per trasformarla in un amore che sappia durare, che ci faccia crescere e ci restituisca a noi stessi. Perché innamorarsi è un inizio, ma amare davvero è una scelta che si rinnova ogni giorno. Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon
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Ti aspetto lì per continuare il viaggio