L’IO, l’inconscio e le sue manifestazioni

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
inconscio
L’inconscio è qualcosa che noi realmente non conosciamo, ma di cui siamo obbligati a prendere atto perché spinti da deduzioni irrefutabili. (S. Freud)

Si parla moltissimo di coscienza e di inconscio ma, spesso, si crea un pò di confusione, pertanto è bene chiarire alcuni aspetti. La coscienza è quella piccola porzione di psiche che riconosciamo: è ciò che chiamiamo naturalmente IO. Sappiamo tutti però che nella psiche non abita solo l’Io giacchè, esso è immerso nell’inconscio da cui è nato e con cui deve mantenere una dialettica costante.

Questo porta l’Io ad essere costantemente sollecitato dall’inconscio (che Jung chiama il Sè) ad andare oltre, a non rimanere chiuso nei suoi angusti limiti e, affinchè questo accada, il Sè si prodiga con ogni mezzo per mandare i suoi segnali e farceli percepire, seppure con forme non sempre facili da comprendere.

Modellamento dell’IO

Le crisi, gli sconvolgimenti e i momenti di grande destabilizzazione ma anche i sogni, i bisogni di cambiamento e la creatività sono gli strumenti che vengono utilizzati dall’inconscio per richiamare l’attenzione e permettere all’Io di ri-conoscere ciò che, solitamente, è invisibile. L’inconscio però è senza forma e, dunque per essere accolto, deve essere “modellato” dalla coscienza perché, solo in questo modo, lo si può avvicinare senza viverlo nel suo lato di ombra.

L’inconscio si forma e si arricchisce man mano che viviamo, grazie alle esperienze che sperimentiamo, alle relazioni che instauriamo ed alle emozioni che proviamo. E tutto avviene in modo apparentemente silenzioso e non visibile!

La coscienza ha dunque bisogno di essere forte, ben strutturata il che vuol dire che tutte le sue parti devono essere ben definite; necessita di valori cognitivi, affettivi ed affermativi che ci permettano di distinguere, di dare un valore e di scegliere le strade più consone a noi e al nostro essere e, per far questo, deve avere una sua struttura, deve essere solida e non deve lasciarsi intimorire da ciò che, di tanto in tanto, emana dalla parte con cui è in relazione.

Questo significa che devono esserci confini ben delimitati, ma non per questo rigidi,  che permettano di restare curiosi di ciò che non si conosce ma che possono  arricchire permettendo di avere visioni più ampie che consentano di approcciare la vita in modo più vero ed autentico eliminando pian piano i falsi bisogni che, invece, mantengono bisognosi e fragili in quanto dipendenti.

In realtà questa parte misteriosa della nostra mente dialoga costantemente con la nostra consapevolezza: il più delle volte è quest’ultima che non vuole ascoltare o perché non possiede gli strumenti per farlo o perché il dialogo risveglia ricordi o fantasmi traumatici e difficili da affrontare!

L’Io e l’Ego

L’Io è la parte che fa esperienza ma è anche l’osservatore di tutti i fenomeni che avvengono nella psiche e, proprio per questo è un punto di riferimento essenziale da cui nessuno può prescindere. Spesso si confonde l’Io con l’Ego che, invece, è la parte inflazionata dell’Io ovvero quella parte che si forma quando l’altra è in difetto. Quando l’Io ha bisogno di ipertrofizzarsi significa che non ha struttura e cerca, di conseguenza, di crearsene una fittizia che, tuttavia, rischia di esplodere e di dissolversi ai primi sussulti dell’inconscio.

La Metafora dell’Iceberg di Sigmund Freud

L’inconscio fu teorizzato per la prima volta da Cartesio, Locke e Leibniz. Sigmund Freud, padre della Psicoanalisi, fu il primo a capire il collegamento dell’inconscio con i disagi psicologici, emozionali e mentali. Tramite la tecnica della Psicanalisi, Freud ha dato il via alla cura dei pazienti con l’analisi delle dinamiche inconsce, per scoprire i conflitti che sono alla base dei problemi psicologici.

Freud ha paragonato la mente ad un iceberg, nel quale da parte che emerge dall’acqua è la mente conscia, mentre la parte sommersa, che è molto più grande ed è nascosta, rappresenta l’inconscio. Quello che normalmente vediamo dell’iceberg è solo la parte che emerge dall’acqua, quella su cui soffiano i venti, non siamo consapevoli che al di sotto di essa si trova una parte molto più grande, su cui spingono le correnti del mare.

L’Io ben strutturato

L’Io forte non ha bisogno di iperstrutture, è in grado di far fronte in ogni momento è ciò che si prospetta davanti, sa anche che nella vita ci sono momenti di grande crisi in cui deve permettere di rimettere in discussione ciò che è stato dato per vero e per scontato

Il nostro inconscio, quindi, si manifesta di continuo a noi: per scorgerlo dobbiamo metterci rispettosamente in ascolto. E di conseguenza potremo notare che il nostro stato d’animo negativo possiede delle ragioni seppur profonde e nascoste oppure che la nostra incomprensibile ed indomabile ossessione di lavarci continuamente le mani ha un suo ben preciso significato. Ma anche semplicemente il nostro modo di parlare o ancora la nostra modalità di disegnare o danzare rivelano la vera essenza di noi stessi.

Quali sono quindi le forze che influiscono maggiormente sullo spostamento dell’iceberg, cioè sui tuoi comportamenti? Sono quelle che agiscono a livello inconscio.

Tutto ciò che siamo, facciamo e pensiamo è quindi manovrato di gran lunga dal nostro inconscio: l’invito allora è quello di non temerlo ma di volerlo con entusiasmo conoscere, soprattutto quando sussistono fatiche e difficoltà, per poter riuscire a vivere più armoniosamente ed autenticamente.

La nostra terapia opera trasformando in conscio ciò che è inconscio, e sortisce qualche effetto solo nella misura in cui è in condizioni di effettuare questa trasformazione” (Sigmund Freud)

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