Meccanismi di difesa psicologici che attuiamo ogni giorno

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor


Chi ha subito una forte delusione d’amore, tende spesso a difendersi dalla propria sofferenza generalizzandola e sostenendo che “tutti i rapporti d’amore sono assolutamente inaffidabili e falsi”. In questo modo la sofferenza risulta come “diluita” in una legge universale, attenuandosi. La vita, nelle sue varie vicissitudini, ci porta spesso a dovere fronteggiare situazioni di notevole intensità emotiva, nelle quali dobbiamo confrontarci con pesanti disagi interiori.

Vi sono dei “meccanismi” psichici che hanno lo scopo di “difendere”, o “assecondare” l’Io rispetto a questi “moti ondosi” della nostra vita interiore. Si tratta di meccanismi che già Freud e, poi, Jung ebbero occasione di analizzare e descrivere.

I meccanismi di difesa, nella teoria psicoanalitica, sono funzioni inconsce che ci consentono di proteggerci da una situazione che genera eccessiva angoscia: l’Io ricorre a varie strategie per fronteggiare l’estrema portata ansiosa dell’evento, con lo scopo preminente di escludere dalla coscienza ciò che è ritenuto inaccettabile e pericoloso.

Diversi sono i meccanismi mentali

Nella maggior parte dei casi sono adattivi e ci consentono di affrontare con successo le sfide della nostra quotidianità. Grazie ai meccanismi di difesa riusciamo a mantenere una relativa stabilità, prevedibilità e sicurezza nella percezione della nostra realtà interna ed esterna.

Sono adattivi e patologici: cioè sono funzionali alla vita psichica, ma se vengono utilizzati rigidamente ed in eccesso causano disadattamento e psicopatologia

I meccanismi di difesa diventano disadattivi quando frustrano la capacità di relazionarsi con gli altri e di valutare gli aspetti della realtà, in presenza quindi di meccanismi di difesa disadattivi c’è una pesante distorsione della realtà. Infatti, i meccanismi di difesa, dai più semplici ai più complessi, sono strettamente legati alle funzioni dell’Io, come la memoria, il pensiero, la percezione. In generale possiamo dire che più il legame è stretto più grave è la patologia.

Quando i meccanismi di difesa diventano disadattivi?

  • Quando si presentano spesso nella vita del soggetto
  • Quando non cambiano anche quando sarebbe necessario
  • Quando sono utilizzati indipendentemente dalla situazione

Alcuni dei principali meccanismi di difesa:

1. Rimozione

E’ il fenomeno difensivo cui Freud dedicò la maggior parte della sua attenzione; è il meccanismo che allontana dalla coscienza i desideri incompatibili con la realtà e il Super-IO e li rilega nell’inconscio.
Esso ha sia la funzione di eliminare dalla coscienza pensieri, sentimenti, fantasie, desideri ritenuti inaccettabili sia, quella di far in modo che questi non emergano alla coscienza.

Esempio: non ricordare eventi che hanno arrecato troppo dispiacere

2. Proiezione

Consiste nell’attribuire ad altri propri desideri inconsci, colpe, atteggiamenti o caratteristiche di personalità; questi sono vissuti perciò come provenienti da altri e non da se stessi. La proiezione insieme all’identificazione proiettiva rappresentano due meccanismi chiave del disturbo di personalità paranoide. In questa patologia l’individuo mantiene un legame molto stretto con ciò che ha proiettato utilizzando modalità altamente patologiche.

Es: non vado bene a scuola, è colpa dei professori che fanno preferenze e ce l’hanno con me. Una donna che ha subito una delusione d’amore, arriva alla conclusione che tutti i rapporti sono inaffidabili.

3. Razionalizzazione

Circondare le proprie decisione di buone ragioni. Entra in gioco quando non riusciamo ad ottenere qualcosa e diciamo che non era poi così importante (“razionalizzazione dell’uva acerba” dalla favola di Esopo) o quando cerchiamo di farci andare bene qualcosa che non ci piace (la razionalizzazione del limone dolce). In altre parole, la razionalizzazione consiste nel costruire attribuzioni, ipotesi o ragioni esplicative “di comodo”, per poter contenere e gestire l’angoscia.

Es: il genitore che picchia il bambino dicendo che è per il suo bene oppure rinunciare a un qualcosa d’importante perchè si è autoconvinto che non ne vale più la pena

4. Compartimentalizzazione

La sua funzione è permettere a due condizioni in conflitto di esistere senza creare confusione, sensi di colpa, vergogna, angoscia sul piano cosciente. La persona abbraccia due idee, due atteggiamenti che sono in conflitto ma non ne coglie la contraddizione. E’ indistinguibile dall’ipocrisia.

Es: persone molto umanitarie nella sfera pubblica e in privato picchiano i figli; deplorare il pregiudizio e fare battute razziste; combattere la pornogravia e possedere una collezione di materiale erotico.

5. Annullamento

E’ lo sforzo inconscio di controbilanciare un affetto, di solito un senso di colpa o di vergogna, con un atteggiamento e un comportamento che magicamente lo cancelli. Alla base vi è il non riconoscimento del senso di colpa e il desiderio di espiare.

Es: il genitore che si sente in colpa perché lavora troppo e quando torna a casa porta regali ai figli; il marito che porta un regalo alla moglie per compensare il litigio della sera precedente.

6. Lo spostamento

Una pulsione, emozione, preoccupazione o comportamento viene diretto da un oggetto iniziale verso un altro perché la direzione originaria per qualche ragione provoca ansia.

Es: l’uomo strapazzato dal capo che torna a casa e inveisce contro la moglie, che a sua volta sgrida i figli, che prendono a calci il cane.

7. La Regressione

Un soggetto, per difficoltà di adattamento, non riesce a vivere il suo naturale e sviluppo e torna, quindi, a stadi evolutivi precedenti. Il comportamento regressivo, dunque, serve a rassicurare l’individuo sulle sue capacità rispetto al compito che deve affrontare, il quale in genere risulta in linea con il comportamento regressivo messo in atto.

Es: dopo una forte delusione, l’individuo cerca gratificazione in un esperienza piacevole del passato.

8. Diniego – Negazione

Consiste nel negare l’esistenza di un evento o di una particolare realtà esterna spiacevole o dolorosa. Il diniego continua a operare automaticamente in ognuno di noi come prima reazione a qualunque avvenimento catastrofico.

Ovviamente, l’uso massiccio della negazione produce conseguenze negative nei confronti della possibilità di risoluzione di un problema sul piano di realtà; per cui questo meccanismo è in genere disadattativo e disfunzionale. È disadattivo perché non permette la risoluzione di un problema ed è disfunzionale in quanto provoca un danno all’individuo.

Es: l’individuo che parla al defunto come se fosse ancora vivo

9. Formazione reattiva

E’ un meccanismo di difesa molto comune e può influenzare, spesso in modo stabile e duraturo, la personalità dell’individuo. Esso si manifesta con l’enfatizzazione di un particolare comportamento ritenuto adeguato il cui opposto però persiste nell’inconscio.

Esempio: individuo che pur avendo impulsi aggressivi verso qualcuno, adotta un manifesto e spesso esagerato atteggiamento di accondiscendenza.

Per riassumere

Un meccanismo di difesa entra in azione con modalità al di fuori della sfera della coscienza: di fronte a una situazione che genera eccessiva angoscia, per esempio, l’Io ricorre a varie strategie per fronteggiare l’estrema portata ansiosa dell’evento, con lo scopo preminente di escludere dalla coscienza ciò che è ritenuto inaccettabile e pericoloso. Sono meccanismi inconsci per cui la persona non ne è consapevole, li agisce senza rendersene conto.

I meccanismi di difesa di solito non sono dannosi o cattivi – a volte possono aiutare le persone a gestire esperienze ed emozioni dolorose. Di conseguenza, possono funzionare normalmente nonostante il trauma passato o gli eventi spiacevoli che hanno affrontato.

Tuttavia, i meccanismi di difesa possono anche essere dannosi se vengono usati troppo spesso. Rifiutarsi di affrontare le situazioni o le persone che causano sentimenti spiacevoli può essere malsano.

A cura di Ana Maria Sepe, psicoloogo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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