Sin da piccoli, tutti abbiamo a che fare con le emozioni. Ci sono quelle innate e uguali per ogni individuo, anche per chi vive in popolazioni e contesti completamente diversi, per questo chiamate primarie, a cui poi si aggiungono quelle secondarie che sono conseguenza della combinazione di più emozioni che si sviluppano con la crescita, l’esperienza e l’interazione sociale.
Eppure nonostante la dimestichezza che si dovrebbe avere nel gestirle o semplicemente nel riconoscerle, spesso si tende a evitarle, camuffarle o a ignorarle. Per questo si finisce con non averne particolare consapevolezza per cui vengono temute, nel bene o nel male, o messe “a freno”.
Meccanismi psicologici che si celano dietro emozioni inespresse
- Un modo per tenerle sotto controllo è la razionalizzazione, che può aiutare in alcuni casi, ma a lungo andare rischia di allontanare da un adeguato ascolto delle proprie emozioni e della conoscenza personale.
- Un altro modo è l’autocontrollo, non ci si permette l’espressione delle emozioni che in qualche modo si ritengono eccessive o inadeguate rispetto a ciò che si pensa gli altri o la società si aspettano.
- Si può arrivare ad allontanarsi talmente tanto dalle proprie emozioni da non riuscire a sentire più ciò che piace e cosa no, fino a dover continuare a inseguire sempre nuove e più stimolanti situazioni per riuscire a provare qualcosa.
Quindi barricarsi per non essere colpiti finisce con essere controproducente.
Le emozioni si avvertono e si esprimono su un piano fisiologico, con le variazioni delle funzioni del corpo, a livello dei pensieri e con reazioni comportamentali conseguenti.
Questi processi devono poter fluire senza ostacoli o pregiudizi, altrimenti si genera confusione e difficoltà di ascolto di sé.
Quando non si vuole o non si riesce a conoscere l’origine o la natura di un’emozione si genera ansia.
Questo attiva uno stato di allerta che se non connesso a situazioni specifiche continua a generare emozioni negative che si fa ancora più fatica a sostenere, per questo intervengono strategie di evitamento e di difesa. Il circuito si rinforza e diventa sempre più difficile avvicinarsi al proprio ascolto e alle proprie esigenze.
Come bloccare questo ingranaggio?
Da bambini l’espressione delle emozioni non subisce il condizionamento sociale che si ha con la crescita, la risposta è immediata, senza aspettative o timori. Con il tempo invece la reazione non è legata solo ai fatti, ma ai significati che essi hanno nella propria esperienza, pertanto non c’è differenza tra ciò che si vive o ciò che si immagina.
Per svincolarsi da paure e pregiudizi bisogna tornare ad avere padronanza delle proprie percezioni e sensazioni, imparare ad ascoltarsi profondamente. Senza comprensione ci si può sentire in balia delle emozioni, si teme di perderne il controllo o si finisce con il controllare talmente tanto da non dare spazio a nuove possibilità.
E’ proprio con le nuove esperienze che si possono creare nuove connessioni tra le emozioni e la loro espressione. Non sempre ansia e paura devono portare a chiusura e fuga, possono diventare valide alleate se si ha consapevolezza di ciò che le ha generate, se si torna ad avere fiducia in ciò che si prova e su come poterlo fronteggiare.
Può sembrare strano, ma la paura può essere attivata non solo dalle emozioni negative, ma anche da quelle positive, come la felicità. In questo caso ciò che interviene è la proiezione su ciò che può accadere dopo, quindi la perdita o un evento negativo che compensi il proprio stato. Questa connessione spesso è determinata da eventi traumatici che hanno creato la paura di lasciarsi andare, di perdere il controllo, per cui è meglio non sbilanciarsi, non godersi successi e soddisfazioni, per non esserne poi privati o addirittura puniti.
Sembra una terribile condanna autoinflitta, ma anche in questo caso la strada per uscirne è prima di tutto la consapevolezza di ciò che si prova e successivamente la possibilità di poter contare sulle proprie capacità personali e relazionali.
La fiducia è fondamentale, non solo verso se stessi e le proprie possibilità, ma anche verso gli altri, altrimenti predomina ancora una volta la chiusura e il pregiudizio verso l’esterno. Le esperienze negative condizionano le proprie percezioni, ma se ci si ferma in posizione di difesa si limitano le proprie possibilità. Potersi dare la possibilità di accettare e accogliere le emozioni porta ad una conoscenza maggiore di sé e alla costruzione di una struttura più stabile e pronta ad affrontare le esperienze della vita.
Lucia Cavallo, Psicoterapeuta
specializzata in terapia Familiare Sistemica Relazionale
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