Nella vita non si può andare d’accordo con tutti. Vi sono persone con le quali vi è una certa intesa, un certo feeling ed altre con le quali proprio non si riesce instaurare una relazione positiva. In realtà, anche se crediamo di conoscere i motivi che ci spingono ad avere a che fare o meno con determinate persone, esistono cause più introspettive che spesso non ci si aspetta. In pratica, il mondo che ci circonda è la fedele riproduzione di ciò che siamo interiormente…..l’esterno è interno e la realtà ci fa praticamente da specchio. Stiamo parlando della cosiddetta legge dello specchio.
Cosa vuol dire che la realtà ci fa da specchio?
Hermann Hesse rende appieno questo concetto con il suo pensiero: “Quando odiamo qualcuno, odiamo nella sua immagine qualcosa che è dentro di noi”. In pratica vuole dire che tutto ciò che nel mondo ci piace, tutto ciò che ammiriamo e che ci procura delle belle sensazioni, in realtà sta rispecchiando aspetti di noi che abbiamo già integrato, che si trovano al nostro interno. Allo stesso modo, tutto ciò che nel mondo ci procura fastidio e che non sopportiamo, non è altro che il riflesso di quei lati della nostra personalità che ancora non accettiamo e rifiutiamo.
Legge dello specchio: la felicità dipende da te
In base alla legge dello specchio ognuno di noi vive nel suo mondo. Ciò non significa che esistono mondi paralleli, universi fantascientifici o cose del genere, la spiegazione è molto più semplice e razionale. Ognuno infatti ha a che fare con specifici mondi, ha modo di confrontarsi con determinate realtà che rappresentano un riflesso del proprio essere, del proprio mondo interiore.
Detto ciò vien da pensare: “Allora se tutto ciò che vivo non è altro che una proiezione, un riflesso di ciò che sono e che vorrei, perché non riesco a realizzarmi? A soddisfare i miei bisogni?” Il problema è che non sempre ciò che desideriamo è realmente un nostro bisogno.
Crediamo di aver bisogno di qualcosa della quale in realtà, non necessitiamo assolutamente. Detto in parole povere: non sappiamo ciò che vogliamo.
Perché non so cosa voglio? Il valore dell’infanzia
Non sappiamo ciò che vogliamo a causa di tutta una serie di condizionamenti sociali che, fin dalla tenera età, modificano ciò che siamo, ci allontanano da noi stessi, modificano nel profondo la nostra personalità e di conseguenza i nostri bisogni. Veniamo letteralmente deviati, fino a non sapere più chi siamo, vincolati a vivere esistenze insoddisfacenti, plasmate dalla paura o dalla brama, segnali della profonda incoerenza che sentiamo dentro.
Finiamo per lottare contro noi stessi per paura di essere giudicati, rifiutati, abbandonati e per paura di fallire. Le nostre paure lavorano inconsciamente plasmano un “lato oscuro” che si proietta a livello cosciente sotto forma degli stessi demoni che stiamo cercando di combattere.
In altre parole, se odiamo il mondo intero oppure proviamo disprezzo per una categoria precisa, ciò che proiettiamo all’esterno è la sintesi di un timore che dentro di noi ha aperto altre strade. E se continuano a presentarsi sempre le stesse situazioni che ci arrecano sofferenza e problemi, significa che non abbiamo mai smesso di mettere in atto i medesimi schemi che rispondono agli stessi bisogni interiori.
Ti amo o ti odio: le relazioni spiegate dalla legge dello specchio
La legge dello specchio entra in gioco quando affermiamo di “conoscere” bene un’altra persona, anche se in realtà non facciamo altro che proiettare in lei la nostra propria realtà. Come ho già accennato, secondo la legge dello specchio il mondo esterno non è altro che la riproduzione di ciò che siamo interiormente, un riflesso di ciò che siamo. La stessa cosa accade nel momento in cui conosciamo qualcuno. In base a come percepiamo una persona (in maniera positiva o negativa) proiettiamo in essa la percezione di noi stessi.
Se abbiamo a che fare con qualcuno con cui andiamo d’accordo tenderemo a proiettare in quella persona la parte più positiva del nostro io; viceversa mettiamo in relazione i lati negativi della nostra personalità con persone che ci suscitano antipatia e tossicità.
La decodifica del mondo si basa sul riconoscere ciò che entra in risonanza con noi
Se incontriamo solo persone tristi, invadenti o fastidiose proviamo a chiederci perché siamo tristi, o in quale campo tendiamo a diventare invadenti o quale sia la causa del nostro fastidio.
Facciamo giusto un esempio
Se in genere mi preoccupo per la mia salute, di sicuro ho proiettato qualcosa che mi ha coinvolta emotivamente nel passato. Di conseguenza attrarrò persone che si lamentano del loro stato di salute e allo stesso tempo arriveranno a me altre situazioni che rafforzeranno la mia percezione che ho un problema di salute. Così, al primo capogiro, dolore articolare…..sarò portata a pensare al peggio, alimentando ancora di più la mia preoccupazione (attraggo mancanza di salute).
Come funziona la legge dello specchio
La “legge dello specchio” è un concetto che spesso viene associato alla legge dell’attrazione e al potere della visualizzazione. Questa legge suggerisce che quello che inviamo all’universo, sia esso positivo o negativo, ci verrà riflesso indietro nella nostra esperienza di vita. Ci permette di vedere all’esterno l’ingrandimento di quelle “zone buie” di noi stessi che preferiamo non vedere e cerchiamo di nascondere nel nostro subconscio. Quindi se pensiamo di vedere qualcosa di sbagliato al nostro esterno, nelle persone o nelle situazioni, in realtà stiamo semplicemente osservando qualcosa che si trova al nostro interno.
Ecco che nasce così una delle emozioni inferiori (negativa) maggiormente diffusa negli esseri umani: il fastidio. Cambiando le nostre credenze, i nostri atteggiamenti e le nostre emozioni, possiamo creare un cambiamento positivo nella nostra realtà esterna. La Legge dello Specchio si esprime su tre livelli:
- ti dà fastidio ciò che sei
- Ti dà fastidio ciò che vorresti essere
- Ti dà fastidio ciò a cui hai dovuto rinunciato o che ti è stato sottratto
1. Ti da fastidio ciò che sei
Se ti irrita una persona aggressiva probabilmente giudichi sbagliata la tua aggressività; il tuo fastidio, dunque, ti sta mostrando alcuni aspetti di te che altrimenti non vedresti. In sintesi, ti arrabbi facilmente perché non accetti questa parte di te, allora, appena qualcuno si arrabbierà facilmente ti darà fastidio. Se ti infastidisce una persona poco rispettosa, chiediti in quali occasioni TU non mostri rispetto. La legge dello specchio è molto chiara al riguardo: se la mancanza di rispetto non fosse qualcosa di intrinseco in te, non avresti fastidio per le persone irrispettose.
Attenzione a non cadere nell’equivoco. Se una persona mostra aggressività o mancanza di rispetto nei tuoi riguardi, è normale essere infastiditi. Se, al contrario, ti infastidiscono, in modo assoluto, le persone irrispettose o le persone aggressive, si applica la legge dello specchio.
E’ bene però precisare un aspetto molto importante: se hai fastidio per le persone poco rispettose non significa necessariamente che hai un carattere irrispettoso. Anzi, magari sei una persona molto ligia al dovere ma hai in sospeso qualcosa con il tuo inconscio. Per esempio, in una circostanza hai mancato di rispetto a un tuo caro; ecco, questa vicenda ha creato in te una ferita emotiva.
Magari non volevi, ora però hai dei sensi di colpa per quella vicenda. A livello inconscio quella situazione (per te spiacevole) si manifesta attraverso l’atteggiamento irrispettoso degli altri. La tua reazione a livello cosciente è di sentire fastidio di fronte una persona irrispettosa. Cosa puoi fare in questo caso? Elabora il tuo vissuto con obiettività; forse hai fatto qualcosa che ancora non riesci a perdonarti: non pensi di essere troppo severo con te stesso? Se hai commesso degli errori in passato non puoi invalidarti il presente. Buttati alle spalle tutto ciò che del passato ti arreca dolore e concentrati sul presente.
2. Ti da fastidio ciò che vorresti essere
Ci dà fastidio chi tradisce il partner perché magari vorremmo fare la stessa cosa, ci dà fastidio chi non rispetta le regole perché anche noi vorremmo trasgredirle, ma non abbiamo il coraggio di farlo, ci dà fastidio chi ci invita alla festa di laurea perché non ci siamo riusciti noi.
Ora ti chiederai: quindi, se ambivo a laurearmi e non ci sono riuscito, starò sempre male solo a sentir parlare di laurea? Beh si, se non lavori su te stesso. Lavorare su se stessi vuol dire rimboccarsi le maniche per capire cosa davvero vuoi dalla vita. Pensi ancora che ti serva una laurea per ambire alle tue aspirazioni? Allora fallo, anche se hai 50 anni.. non è mai troppo tardi per laurearsi. Però devi anche chiederti: davvero mi serve la laurea per ambire alle mie aspirazioni? Magari scoprirai che le tue gratificazioni le stai già ottenendo.
Magari pensi di essere un fallito solo perché non hai una laurea. Ecco l’errore più grosso della tua vita: sappi che il successo non si misura per gli obiettivi riusciti ma per il coraggio nell’affrontare e gestire un fallimento. Se non hai la laurea che speravi ma comunque conduci un’esistenza fatta di gratificazioni, beh direi che rimuginare sul passato non ha senso. Siamo in continua evoluzione; magari le cose a cui non davi peso ora hanno la priorità e viceversa.
3. Ti da fastidio ciò a cui hai rinunciato
Se da piccoli i nostri genitori non ci davano la possibilità di avere ciò che volevamo oggi critichiamo quei bambini che posso avere ciò che vogliono. Se abbiamo rinunciato a una storia d’amore, critichiamo quelle persone che invece “vivono in coppia”. Il vero problema però non sono i giocattoli non avuti o vedere le coppie felici! Il problema siamo noi; che scegliamo di ancorarci al passato, che non decidiamo di evolverci. E’ chiaro il concetto?
Il partner, gli amici e le situazioni esterne ti mostrano semplicemente alcune parti di te che non accetti e che non riconosci. Non è cambiando lavoro, partner o città che si risolvono i problemi. Se il problema parte dal tuo mondo interiore, e pertanto ti trascini qualche conflitto irrisolto, lo porterai sempre con te. “Il tuo mondo Esteriore riflette il tuo mondo Interiore” questa frase riassume la “Legge dello Specchio”.
Come migliorare le relazioni sociali sfruttando i principi della legge dello specchio
Come già accennato, per quanto possa apparire strano spesso il problema alla base è che non sappiamo ciò che vogliamo davvero. Crediamo di conoscere i nostri bisogni e desideri ma in realtà non è così. Per risolvere il problema è importante riprendere coscienza del nostro mondo interno. Essere consapevoli di ciò che proiettiamo sugli altri ci consente di capire chi siamo davvero
Dobbiamo riscoprire il nostro vero io, comprendere che il mondo esterno non è altro che un riflesso di ciò che siamo diventati. Dobbiamo indagare nel profondo del nostro cuore, solo allora potremmo migliorare il nostro rapporto con gli altri. Per utilizzare questa risorsa naturale – le proiezioni – in modo sano e pieno, così da favorire una corretta crescita personale, la risposta si trova nell’autoconsapevolezza. E’ necessario osservare con sincerità i propri vissuti profondi, esplorando il dolore nascosto dietro gli atteggiamenti che ci appaiono negativi. In natura niente è sbagliato e tutto esiste in continuo mutamento e miglioramento.
Ma nelle profondità dell’inconscio:
- l’ansia di essere giudicati, crea il giudizio
- l’angoscia di essere emarginati, genera il disprezzo
- la paura di essere abbandonati nasconde l’autenticità dietro l’urgenza di compiacere gli altri
- il desiderio negato di affermare i propri talenti crea la violenza
Per sfuggire a queste proiezioni disfunzionale dobbiamo ridimensionare il confronto spietato con le persone che abbiamo attorno e imparare a vivere con più tolleranza noi stessi e gli altri. Potremo imparare a essere più tollerabili con noi stessi solo quando smettiamo di proiettare ed evocare qualcosa che un tempo era vivo dentro di noi e che è stato rinnegato o elaborato in modo disfunzionale.
È venuto il momento di rispolverare i tuoi bisogni e metterli al centro di tutto!
Il modo in cui tratti te stesso riflette la tua fiducia, la tua sfiducia, le tue insicurezze, le tue paure… Fai attenzione a non muovere interiormente una forma di dialogo aggressiva, giudicante o peggio, punitiva. Per esempio, se ti capita di pensare «sapevo che sarebbe andata a finire così», sappi che è un po come se ti dicessi: «me la sono cercata, mi merito il peggio, ce l’ho voluto io».
Si tratta di una forma di invalidazione molto brusca perché alimenta quel sistema di sfiducia di cui parlavamo prima. Sappi che dietro quel pensiero, dietro quelle parole di stizza, dietro quell’irritazione e quella rabbia di superficie, c’è il dolore per la delusione. Conceditelo. Accoglilo, restati vicino. Regalati un sincero «mi dispiace» che forse, un «mi dispiace» dall’esterno, così genuino, non l’hai mai sentito. Ecco perché non hai imparato a considerarti e a tenderti la mano. Siamo cresciuti tutti un po’ orfani di quella considerazione che cerchiamo all’esterno e, invece, dobbiamo imparare da soli a concederci. È il dono più bello che possiamo farci.
Se hai voglia di iniziare a lavorare sulla relazione che hai con te stesso e, finalmente, riappropriarti della tua vita, ti consiglio la lettura del mio ultimo libro «il Mondo con i Tuoi Occhi». Si tratta dell’attesissimo saggio di psicologia incentrato sull’affermazione personale, cinque capitoli che ti porteranno alla scoperta di quel potenziale che, da troppo tempo, è assopito dentro di te e non chiede altro di esplodere! Per immergerti nella lettura e farne tesoro puoi ordinarlo qui su Amazon) oppure in libreria. Come ti suggerisce la copertina, è venuto il momento di rifiorire, comunque, nonostante. Perché sembra banale ma è vero: la vita è unica e nessuno merita di “subirla”.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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