“Nella vita non si può mica avere tutto… e in fondo io ho molte cose per cui essere felice” è una delle frasi che più frequentemente sento dire da chi arriva in terapia nelle prime sedute. Siamo così radicati nell’abitudine di negare quello che sentiamo che anche quando si prova a “mettersi a nudo”, tentiamo ancora di affossare la nostra verità.
E’ così faticoso ammettere ad altri e soprattutto a noi stessi che la vita che viviamo è ANCHE bella, però è comunque possibile che non ci rispecchi in certi aspetti. Questo ci può causare sofferenza.
Siamo abituati alla parola “mancanza”. La ritroviamo spesso nel nostro uso comune, quando vogliamo dire che una certa persona o cosa ci manca del tutto o comunque non ne abbiamo in misura sufficiente. Col tempo si diventa anche piuttosto bravi a dire di che cosa o di chi si sente la mancanza: di un periodo della vita che è passato, di un gusto che ci piaceva, e sovente di una persona.
Quello su cui ancora, a volte, fatichiamo è pensare o ammettere che quello che davvero ci manca non sono tanto le cose o le persone fisiche diverse da noi. Tante volte a mancarci siamo proprio NOI.
La mancanza diventa allora una sorta di realizzazione del tradimento che abbiamo fatto e facciamo a noi stessi quando ci allontaniamo dal nostro sentire, dai nostri bisogni e desideri.
Chissà quante volte ci siamo chiesti il perché di certe situazioni o atteggiamenti, “battendo la testa” contro silenzi, atteggiamenti, rimproveri che non capivamo ma che abbiamo cercato di interpretare e di giustificare.
Chissà quante volte abbiamo desiderato con tutto il cuore rifiutare ma la paura di non essere accettati con le nostre esigenze e i nostri punti di vista, ci ha fatto accettare e compiacere delle richieste che non ci appartenevano.
Chissà quante volte abbiamo avuto tanta aria nei polmoni per poter esultare e correre incontro a quello che ci dava gioia e piacere, ma abbiamo preferito lasciar perdere perché non era appropriato, perché era nuovo, rischioso, diverso da quello che ci si aspettava da noi.
Chissà quante volte vedere che altri compivano delle scelte coraggiose ci ha ispirato, ma poi non abbiamo tentato e ci siamo ritrovati tristi, a testa bassa e rancorosi verso noi stessi e verso il nostro mondo.
Chissà quante volte il momento per realizzare un proprio sogno o progetto è stato spostato al prossimo giorno, al prossimo mese o al prossimo anno, perché altre sono le priorità. C’è sempre qualcos’altro che impegna le nostre forze e le nostre attenzioni.
Chissà quante volte abbiamo “sentito” che una situazione ci avrebbe potuto ferire, ma abbiamo mentito a noi stessi, raccontandoci che era giusto così, che potevamo accettarlo.
Chissà quante volte abbiamo desiderato più tempo di cui disporre, ma chissà quanto di questo prezioso tempo, abbiamo regalato ad altri senza tenerne un po’ anche per noi, ripetendoci che non ne avevamo bisogno. Era più giusto darlo ad altri, investirlo altrove.
Chissà quante volte avremmo voluto affrontare dei discorsi che ci stavano a cuore, ma alla fine il quieto vivere, la fretta, la paura ci hanno spinto a pensare che non era il caso di sollevare un polverone.
Chissà quante volte il nostro corpo ci ha parlato con quel mal di testa che non se ne andava, con un dolore allo stomaco che non si placava o con quella dermatite senza fine e noi abbiamo scelto di ignorare, di anestetizzare tutto per poter proseguire imperterriti.
Chissà quante volte siamo passati di corsa davanti alla nostra immagine senza degnarci di uno sguardo finchè uno specchio, un giorno, ci ha rimandato la nostra figura. Magari proprio uno di quei giorni in cui ci sentivamo molto stanchi e ci sembrava che nessuno ci desse attenzioni e importanza.
E adesso, davanti al quel riflesso, sapremmo dire chi è la persona che ci guarda? La riconosciamo? O, meglio ancora, ci riconosciamo nelle nostre azioni, nella nostra espressione, nelle scelte che ci hanno portato fino a lì?
Siamo distanti dai nostri valori, dai nostri bisogni? Chi o cos’è che ci manca davvero? Quanti pezzi di noi sono stati sacrificati ad ogni bivio della nostra vita?
Mi manco.
Quando mi perdo dietro inutili parole.
Quando mi infilo nella testa degli altri
per cercare di coglierne le ragioni.
Quando voglio compiacere per paura di un rifiuto.
Quando pronuncio un sì a denti stretti
mentre con tutto il fiato vorrei urlare no.
Mi manco quando spreco il mio tempo.
Quando mi perdo dietro i sogni degli altri
e trascuro i miei.
Quando covo rancore.
Mi manco quando giro intorno alle situazioni
e non affronto il problema.
Mi manco quando non ascolto il mio respiro
quando metto a tacere il mio intuito
quando non sorrido
quando non mi accetto
quando lascio che altri decidano per me.
Mi manco quando mi dimentico chi sono
e cosa voglio per me stessa
quando divento schiava di abitudini e compromessi.
Mi manco.
Allora torno a prendermi per mano.
E ricomincio a vivere…
– Margherita Roncone
Autore: Stefania Canil, psicologa (psicoterapia e nutrizione)
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