Il narcisista ti racconta il suo dolore

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

E’ raro trovare un narcisista consapevole della sua condizione. Per sua natura, chi soffre di disturbo narcisistico di personalità non riesce a chiedere aiuto a uno psicoanalista/psicoterapeuta e solo raramente riesce a comprendere la sua condizione in piena autonomia. In questa lettera un narcisista mette a nudo le sue fragilità e l’inferno che è costretto a vivere quotidianamente.

Sono un narcisista, tutti mi additano come “tremendo manipolatore” ed è un’etichetta che mi sono meritato ma credimi, la mia vita non è affatto facile. Vivo con mille difficoltà e oggi te ne racconterò qualcuna, ma solo una piccola parte dell’inferno che vivo ogni giorno. Per esempio… Se devo prendere una decisione mi tormento su cosa è giusto e cosa è sbagliato per la mia immagine; non riesco mai a interrogarmi su cosa mi piacerebbe fare, su quello che mi renderebbe felice! Sì! Hai capito bene, non so decidere per il mio benessere. Benvenuta nel mondo dell’invalidazione narcisistica.

Invalidazione narcisistica

Non importa quanto socialmente abile posso apparire ai tuoi occhi, mi porto dentro un abisso nel quale non riesco a scrutare e questo è solo il principio dei miei problemi.

Mi sveglio tutti i giorni e vivo una vita che non voglio.
Non riesco a fare ciò che davvero mi piace perché nella realtà dei fatti io non so cosa desidero. Non lo so perché non sono in contatto con il mio “io più profondo”. Ho persino dubbi sui miei reali gusti e interessi.
Faccio ciò che faccio solo per rinforzare la mia immagine, l’immagine che io ho di me e quella che gli altri hanno di me. 

Vivo esperienze solo per poterle raccontare agli amici, per poter raccontare quanto sono stato magnifico in determinate circostanze; ho persino basato la scelta dei miei studi universitari sul rafforzamento della mia immagine, in pratica mi sto costruendo un futuro di infelicità e questo è ciò che si chiama invalidazione narcisistica.

Sono intrappolato nella mia stessa vita. Mi impegno e cerco di costruirmi un’esistenza disperatamente perfetta ma dato che non agisco secondo le mie reali necessità, mi sento spesso insoddisfatto e, non capendone le ragioni, scarico la responsabilità sugli altri, te compresa… ma tu puoi andartene. Tu puoi uscire, la trappola del narcisista è quella che vivo quotidianamente io, non la tendo per te. Le torture emotive che ti dedico sono solo un effetto collaterale del mio disturbo di personalità.

E’ vero che posso ferirti profondamente senza provare un briciolo di empatia, ma la realtà è che tu puoi scegliere di frequentarmi o meno, io devo avere a che fare con me stesso e  col mio giudizio tutti i giorni.

Tutti pensano che io sia incapace di amare, ma la verità è che non sono capace di accettare l’amore di un’altra persona e mi precludo ogni forma di vero benessere. La mia mancanza di empatia non è gratuita e la pago ogni giorno della mia vita, a un prezzo molto caro. 

Non voglio parlarti della mia infanzia e di come sono diventato così, magari questo lo farò la prossima volta. Per ora mi limito a dirti come vivo il mio quotidiano e quanto vuoto mi porto dentro. Perché ti racconto tutto questo? Perché tu mi accusi di essere terribile, di essere un manipolatore perverso, ma tu puoi scegliere.

Tu puoi scegliere di starmi accanto o allontanarmi; a me non è stata data molta scelta. La mia ferita narcisistica si è alimentata, anno dopo anno, e ora mi ritrovo con una personalità malstrutturata, difficile da rimettere a posto.

La mia condanna all’infelicità

Mi impegno a costruire diverse facciate grazie alle quali cerco di emergere in società ma interiormente mi sento isolato dalle persone che mi circondano: sono emotivamente scollegato dal mondo e non posso farci nulla.

Non riesco a tollerare le “imperfezioni” perché sento che mi riflettono negativamente. Se tutto ciò che mi circonda è perfetto e gli altri mi apprezzano, allora mi sento bene con me stesso…. ma solo per un breve momento perché la mia incapacità di interfacciarmi ai miei bisogni più profondi mi condanna a essere un infelice a vita

Se non conosco i miei veri desideri e continuo a rincorrere un’immagine perfetta di me, come potrò mai essere felice? Le mie azioni, i miei pensieri e le credenze su me stesso e sugli altri, sono la causa principale della sofferenza che c’è nella mia vita e io sono inerme.

Vivo tutto come una competizione, perché mi eccita qualsiasi cosa che può sottolineare la mia superiorità, tuttavia se perdo posso anche negare la realtà o distorcerla, se il mio partner è abbastanza debole riuscirò a imporgli la mia visione delle cose, così da uscirne sempre vincente… almeno all’apparenza. Apparenza, ecco la parola che meglio si sposa con la mia intera esistenza.

Non ho piacere, non ho opinioni, nessuna emozione, niente di niente…

Non credere che il titolo di questo paragrafo sia esagerato. E’ davvero così che vivo. Baso ogni mia decisione su un’immagine ideale, quella che ho di me. Non ho vere opinioni, non so ciò che mi piace ne’ quello che non mi piace. Nel quotidiano riconosco solo quello che può farmi male: il rifiuto. Odio essere rifiutato perché mi ricorda che non sono amabile, che non sono poi così “ideale”.

Ecco perché mi circondo di persone che possono apprezzarmi, che devono apprezzarmi. Ecco perché tendo a legare con qualcuno che abbia una personalità strutturata su misura alla mia: qualcuno con un disturbo di dipendenza o con una spiccata sindrome abbandonica, qualcuno che possa assecondarmi.

Quel qualcuno si lega a me e io posso tormentarlo, non perché lo desidero ma perché ne ho bisogno per confermare il mio valore, per confermare che sono davvero così necessario, davvero così forte.

Tu mi additi come manipolatore e forse ti reputi anche una vittima, ma ricorda che io sono la prima vittima del mio narcisismo.

Perché non cambio? Perché non capisco neanche di avere una scelta, quindi come potrei comportarmi diversamente? 

Dolore e rabbia

Nella relazione con me, tu imparerai a conoscere soprattutto due sensazioni: il dolore e la rabbia. Non ti darò mai una pacca sulla spalla per tutte le belle cose che fai per me, perché non sono capace di apprezzarle, tuttavia ti condannerò per ogni minimo sbaglio e mi piacerà farlo perché mi farà sentire migliore, migliore di te e migliore di tutti. 

Io so manipolare il prossimo perché uso armi come senso di colpa, seduzione, adulazione, vergogna… ma lo faccio solo perché non conosco altre strade per avere approvazione. Per te questo è crudele, per me che lo vivo e inizio a esserne consapevole, è triste.

In una relazione di coppia, le mie manipolazioni sono deleterie per il partner, perché per ogni conferma che mi conquisto, devasto la sua autostima.

In pratica, se tu stai con me, dopo breve tempo inizierai a perdere il senso del sé, perderai te stessa, perché ti porterò a fare tutto in funzione di me.

Il mio occhio giudicante condizionerà ogni tua azione e ogni tua scelta. Se avevi in programma di comprare un determinato modello di auto, non lo farai se io sono in disappunto: sono un vero prevaricatore ma non sono consapevole di esserlo. 

Il dolore e la rabbia che ti faccio provare nelle relazioni con me, io le provo da sempre. L’unico sentimento che riconosco come legittimo è la rabbia. Questo sentimento è strettamente legato alla mia ferita narcisistica ma anche qui non posso spingermi oltre perché dovrei parlarti della mia infanzia. 

Sono tremendamente permaloso: non tollero le critiche, neanche quelle più banali. Non le tollero perché mettono in discussione la mia immagine e questa è tutto ciò che ho. Cerco intorno a me consensi e approvazioni perché io, da solo, non so darmeli.

 Assumo atteggiamenti immaturi perché la mia condizione di narciso mi ha impedito di confrontarmi con il prossimo: ho paura del confronto, ecco perché mi sono posto sul piedistallo! Per sfuggire a ogni confronto.

La mia risposta rabbiosa, la mia percezione di grandiosità e spesso di arroganza,  l’eccessiva svalutazione di chi mi è accanto e l‘incapacità di comprendere l’altro, sono indici del malessere che mi porto dentro.

Se ancora non mi hai conosciuto, prima di intraprendere qualsiasi relazione con me, sappi che sono molto rabbioso, sono incapace di ascoltare il tuo punto di vista, di capire le tue emozioni e di attivare azioni costruttive, tutti i miei atteggiamenti sono fortemente distruttivi.

Se vuoi lavorare su te stesso e scoprire come comportarti per “invertire la rotta” di una relazione tossica, ti consiglio di leggere il libro «d’amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», disponibile in tutte le librerie o su Amazon, a questo indirizzo.

Autrice: Anna De Simone, psicologa esperta in neuroscienze. Se ti piace quello che scrive puoi seguirla sul suo account Instagram @annadesimonepsi e su Facebook fb.com/annadesimonepsi