Noi esseri umani siamo capaci di sperimentare emozioni raffinate, profondissime. Eppure, a guardarci dall’esterno, sembriamo rincorrere sempre le stesse sensazioni: forti, dirompenti ma che ci lasciano poco. Come piccoli criceti posti su una ruota, ci affanniamo per una dose di riconoscimento, qualcuno che ci dica «Sei speciale, unico», «Bravissimo. Sei stato fantastico!» perché, in realtà, quelle sensazioni di bravura e sicurezza non siamo molto bravi a rintracciarle dentro noi stessi… Allora cerchiamo una convalida esterna e, perché no, anche un po’ di vicinanza fisica ed emotiva. Il sesso è meraviglioso, appaga tantissimo, con tutta quell’eccitazione e così anche l’innamoramento, con la meraviglia iniziale dello scoprire e dello scoprirsi.
Cosa dire poi dei piaceri del palato? Anche qui è «vincere facile», il cibo, come tutto ciò che ho elencato fin ora, può essere una potente ricompensa. Ma sai che possiamo sperimentare emozioni ancora più raffinate di queste? Più profonde e… sì, più evolute. Più evolute perché per poterle gustare, bisogna entrare in contatto con se stessi.
Le emozioni dirompenti ci allontanano da «chi siamo»
Mentre alcune sensazioni le ricerchiamo proprio per fuggire da chi siamo e dai caos affettivi che ci portiamo dentro, altre, come vedremo, sfruttano la nostra capacità di rimanere in contatto con la nostra interiorità e con il mondo esterno. Quali sono le sensazioni che funzionano come il tasto “pausa” dalla nostra affettività basale? Ancora una volta ti invito a pensare all’intimità occasionale, alle relazioni tappabuchi ma anche alla sensazione di euforia che può dare un acquisto azzardato, l’obnibilamento ottenuto con la musica altissima, il consumo di alcol e di sostanze psicotrope oppure la scarica adrenalinica che si può ottenere facendo bunjee jumping o schiacciando fino in fondo il pedale dell’acceleratore.
Anche la rabbia, in realtà, è un’emozione di superficie che ci concediamo spesso e ci allontana da noi. Il motivo? Quando siamo arrabbiati ci sentiamo in controllo della situazione e, la stessa rabbia, ci distoglie da dolori e dai vissuti emotivi più complessi che saremmo costretti ad affrontare se entrassimo in contatto con noi stessi. In un certo senso la rabbia, quando emerge con una certa facilità, viene su per la paura di guardarsi dentro. Ci distoglie l’attenzione da tutte le attenzioni che non ci sono mai state concesse e che, ancora oggi, non riusciamo a donare a noi stessi.
Certo, è bellissimo il batticuore e viversi tutta l’eccitazione dei primi appuntamenti, ed è bello assecondare anche il “me lo merito” quando vogliamo comprarci qualcosa. Lo so bene anche io. Queste emozioni, però, andrebbero contestualizzate e inserite in un quadro di vita appagante, di un appagamento duraturo. Invece, ciò che avviene quando le usiamo per fuggire da noi stessi, è che queste emozioni ci fanno fare “su e giù”. Ci portano in cielo per un po’, ci distraggono da tutto (e dai noi!) e poi ci fanno schiantare al suolo dove ritroviamo le frustrazioni della vita quotidiana. E penso che non è certo questo che desideri per te.
Le emozioni raffinate ci restituiscono «chi siamo»
Nel suo famoso articolo «What is an emotion», William James pioniere del pragmatismo e padre della psicologia funzionale, già nel 1884 faceva una distinzione tra emozioni “grossolane” e “non grossolane” (in inglese le chiamava «coarse emotions», in italiano i termini “grossolano/rozzo” non rendono bene l’idea, ecco perché nel paragrafo precedente ho usato la parola “dirompente”). Le emozioni che James definisce “rozze/grossolane” sono quelle che hanno un andamento rapido, che vedono una relazione evento-sensazione molto semplice e anche fugace. Proprio come descritto nel paragrafo precedente.
In opposizione alle emozioni dirompenti elencate prima, ci sono quelle che amo definire raffinate. Cioè che sono più sentite che agite. Certo, c’è sempre uno stimolo emotigeno ma non è dirompente, non ti annienta come l’obnubulamento, non ti dà il potere della rabbia, non ti provoca l’eccitazione della voglia ma riesce ad avvolgerti in modo catartico. Le emozioni raffinate, quando emergono, sono quasi indescrivibili per quanto poco siamo abituati a sperimentarle. L’emozione raffinata ti tiene in stretto contatto con te stesso, pur radicandoti a qualcosa di esterno.
Possono portarti all’estasi e alla quiete, non sono come l’evento-sensazione che si consuma rapidamente, pertanto possono accompagnarti per molto tempo: sono durature e come tutte le emozioni, condizionando il tuo umore. Avvicinandoti a te stesso, poi, possono aiutarti a percepirti per ciò che sei realmente, eliminando tutte le pressioni e i condizionamenti esterni, innescando, quindi, un vero e proprio cambiamento.
Impara ad assaporare ogni emozione con consapevolezza
Cosa vuoi, cosa non vuoi, cosa senti di poter fare o di non poter fare, le libertà che senti di concederti, i «no» che vuoi dire, le distanze che vuoi mettere, l’iniziativa, l’intraprendenza… Dipende tutto dalla percezione che hai di te stesso e delle tue risorse. E, come scrivevo, le emozioni raffinate ti aiutano a entrare in contatto con te in modo profondo. Ecco perché ti cambiano!
Quando entri in contatto con te stesso, alcune “ricompense” (come il desiderio di piacere agli altri) non andrai più neanche a ricercarle, altre emozioni dirompenti come il piacere sessuale, poi, assumeranno un’altra dimensione, diverranno anch’esse raffinate perché, come ti scrivevo, la percezione di te cambia! È davvero difficile scrivere di emozioni raffinate perché siamo così disabituati a sperimentarle che diviene difficile anche renderle. Per farmi capire, cercherò di servirmi di qualche esempio.
Immagina di essere un turista che ama l’arte. Ti trovi al Museo dell’Arte Moderna di New York, dinanzi alla «Notte Stellata» di Van Gogh. Ti emozioni vedendola. Lo desideravi da tanto. Immagina, però, se riuscissi a dare più profondità a ciò che osservi, magari rappresentandoti mentalmente come è nata ogni pennellata, i turbamenti di Van Gogh che ha dipinto quel quadro nell’istituto di igiene mentale dell’ospedale Saint-Paul-de-Mausole, quando aveva deciso di farsi ricoverare dopo l’automutilazione del suo orecchio: Van Gogh cercava se stesso.
La stella più luminosa del dipinto, in realtà non è una stella ma un pianeta: Venere. Era visibile solo all’alba e per Van Gogh sembra avere un significato speciale, un significato che solo conoscendo la sua storia puoi sentire. T’immergi totalmente in quell’esperienza e l’assapori attimo per attimo. Come avrai intuito, una cosa è guardare la superficie che, per quanto suggestiva possa apparire come una notte stellata, non è mai profonda se non la conosci, se non la esplori. Tu sei un po’ come quel dipinto di Van Gogh, meraviglioso ma ancora da capire. E le emozioni raffinate ti permettono di esplorare e conoscere te stesso, fino a farti apprezzare, fino a farti percepire nella tua pienezza. Sono quelle che emergono, infatti, quando fai introspezione.
L’opportunità di viversi a pieno
Quando ci lasciamo guidare dalle emozioni dirompenti, quando ci blocchiamo a rincorrere gli stessi risultati e ripetiamo i medesimi comportamenti aspettandoci esiti diversi, ci perdiamo l’opportunità di viverci la nostra vita in modo più profondo, più autentico. In men che non si dica, ci ritroviamo persi in competizioni che non sappiamo neanche chi ha iniziato, ci ritroviamo a vivere una vita che non ci rappresenta! Sopraffatti dall’ansia, dalle comparazioni, dalle paure… E succede perché abbiamo smesso di ascoltarci e finanche abbiamo smesso di provare a farlo.
Se iniziamo a riflettere sul modo in cui “rispondiamo” agli eventi della nostra vita quotidiana, se iniziamo con l’auto-riflessività, con la consapevolezza di livello superiore, se iniziamo a sperimentarci in contesti in cui l’unicità è tutto, allora possiamo riprenderci in mano la nostra vita. Già, l’unicità! A causa degli smartphone ci siamo dimenticati che alcuni momenti sono tanto unici quanto irripetibili, perché una foto non basta per riviverli ma… quando riesci ad accedere a un certo tipo di sensazioni, quei vissuti te li porti addosso, divengono parte di te, ti definiscono nel bene.
Ti ricordano chi sei e cosa puoi essere, cancellando via l’assurdo peso dei condizionamenti genitoriali e sociali. Eh sì, perché se non impari a entrare in contatto con te stesso, saranno sempre le pressioni esterne a definirti. Allora è legittimo chiederti, quanto di te c’è nella tua vita e quanto di te vuoi cominciare a metterci? E soprattutto, vuoi iniziare ad ascoltarti davvero? Se vuoi entrare in contatto con ogni parte di te e hai voglia di sperimentare emozioni inedite, che possano accompagnarti nella gratificazione quotidiana, ti consiglio la lettura del mio nuovo libro «il Mondo con i Tuoi Occhi», disponibile a questa pagina Amazon e in tutte le librerie.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
Autore dei best e long seller «Riscrivi le pagine della tua vita» (tradotto in 5 lingue), «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce» (tradotto in 5 lingue) e dell’attesissimo «il Mondo con i Tuoi Occhi».
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