«Sento dentro di me come una voragine, come se non provassi nulla, un’insensibilità tale che mette i brividi. Mi sento vuoto e non c’è nulla che possa fare per mandare via questa sensazione. Ho provato a riempire quel vuoto in ogni modo, con il cibo, con l’alcol, con il sesso… ma quando ritorno a me stesso quel vuoto c’è ancora, sempre più ingombrante, sempre più pesante, sempre più insostenibile».
Il vuoto emotivo
Tra tutte le emozioni, la sensazione di vuoto è indubbiamente la più sconosciuta e anche la più scomoda da sostenere. Parlo della sensazione di qualcosa che manca dentro di sé, quella sensazione che fa sentire diversi, isolati, schermati dal mondo, schermati da tutto…. e talvolta quasi insensibili.
Questa sensazione è tra le più scomode perché può indurre le persone ad adottare una miriade di comportamenti disfunzionali: mangiare troppo, bere troppo, fare acquisti compulsivi, sfrecciare in autostrada… e perfino fare uso di droghe. In effetti niente di tutto ciò può risolvere in modo permanente il senso di vuoto. Per esempio, schiacciare a tavoletta il pedale dell’acceleratore può regalare una sensazione di euforia momentanea ma, oltre a costituire un pericolo per sé e per gli altri, non fa altro che amplificare un problema creando una docotomia molto forte. Dall’insensibilità all’euforia. Un passaggio pericoloso che funge da mantenimento della problematica.
Stesso discorso per chi ricorre al cibo. Anche in questo caso si innesca un circolo vizioso disfunzionale fatto di ricompense, sensi di colpa e disprezzo di sé. Ancora, molto dannose per la salute sono le conseguenze legate all’uso di droghe, dove il circolo vizioso è caratterizzato dalla dipendenza e dalla fuga della realtà.
Insomma, il vuoto è una sensazione da trattare con cautela perché potrebbe portare nella tua vita tutta una serie di complicanze. In psicologia funziona così, un singolo fattore, un’unica sensazione, è sempre in grado di innescare reazioni a catena che più o meno gradualmente può arrivare a invalidare un’intera vita. Ma se ciò è vero, è vero anche il contrario: le “sensazioni giuste” possono creare reazioni a catena in grado di migliorare in modo pervasivo l’intera vita. Certo, quando il punto di partenza è una ricorrente sensazione di vuoto, è bene fare una pausa e analizzare le radici di questa condizione.
Il lacerante “senso di vuoto”
Il senso di vuoto, quando diventa ricorrente, può silenziosamente erodere le gioie della vita, consumare energie (demotivare) e soprattutto minare la fiducia in sé e nel prossimo. Tutti conoscono gli effetti della depressione, al contrario, il senso di vuoto è qualcosa che sfugge dall’immaginazione collettiva, quindi può passare in sordina amplificando la sensazione di diversità in chi lo vive.
Eppure è un qualcosa di molto comune e proprio come tutte le sensazioni che proviamo, anche il senso di vuoto ci racconta qualcosa di noi stessi. Se l’ansia ci segnala la presenza di una minaccia, il senso di vuoto ci segnala la presenza di qualcosa che ci è mancato, qualcosa da restituire a se stessi.
Cosa dovremmo restituire a noi stessi per colmare il vuoto emotivo?
L’accettazione, l’amore e la stima di sé. Sembrano banalità ma la mancanza di questi ingredienti può determinare gravi problematiche emotive perché ha sempre radici profonde. Parliamo dell’infanzia.
Alla radice del senso di vuoto
Non tutti sono consapevoli di aver vissuto un’infanzia difficile. Il motivo? Quando siamo bambini, quella che ci presentano i nostri genitori è l’unica realtà che conosciamo, è la realtà alla quale siamo stati costretti ad adeguarci, perché, appunto, l’unica possibile per un piccolo bambino. Inoltre, bisogna considerare che esistono molti livelli di difficoltà e, per generare un senso di vuoto pervasivo, basta un’esperienza precoce di continua invalidazione emotiva.
In altre parole, oggi emerge in te una sensazione di vuoto perché quando eri bambino le tue emozioni non sono state accettate, ne’ convalidate.
Da bambini impariamo a gestire le nostre emozioni in base ai feedback ricevuti dall’ambiente esterno. Se ogni manifestazione emotiva (il pianto, l’eccitazione, la rabbia…) veniva sistematicamente ammonita dai genitori, impariamo a gestire le nostre emozioni seppellendole. Diventiamo così bravi a seppellirle che alla fine quando provano ad emergere lo fanno attraverso una sensazione di opprimente vuoto. Può grande è il vuoto che sentiamo, più forti e complesse sono le emozioni inespresse, ignorate per anni.
Frasi come “se piangi la mamma sta male” oppure “se fai i capricci, la mamma non ti vuole bene più”, insegnano al bambino che le manifestazioni emotive sono inaccettabili. Le emozioni del bambino non andrebbero mai ammonite, ma accolte, comprese e restituite al bambino rimodulate. Questo è il difficile compito del genitore: comprendere il proprio figlio e tenere in mente che quell’esserino ha un’emotività propria e in pieno sviluppo.
Allora cosa fare?
Le emozioni sono inevitabili, quando un bambino cresce con genitori che non curano le emozioni ma le ammoniscono, impara ad auto-invalidarsi. Non si tratta di una scelta consapevole del bambino ma dell’educazione emotiva che riceve. L’educazione emotiva è un qualcosa di implicito, consiste in messaggi invisibile dal potere enorme. Il bambino si adatta automaticamente al suo ambiente di sviluppo così ignora e invalida i suoi sentimenti solo perché le sue figure di accudimento, prima di lui, lo hanno fatto.
Quando ti senti vuoto, quel senso di vuoto ha origini antichissime e andrebbe colmato con accettazione, amore e convalida di ogni parte di sé. In genere, chi sperimenta spesso stati di vuoto, ha delle parti di sé che arriva a detestare perché pur invalidandole, non è riuscito a eliminarle. In realtà più che sopprimere parti di sé bisognerebbe imparare ad esprimerle e conoscerle profondamente. Ecco altri sintomi che possono accompagnarsi al senso di vuoto:
- Ti senti in profondo disagio nell’apparire debole e bisognoso di aiuto
- Fai fatica a chiedere aiuto e accettare il sostegno altrui
- Vuoi sempre cavartela da solo, anche se questo costa più fatica e rinunce
- A volte ti senti insensibile
- Metti in dubbio il significato e il valore della tua vita
- Ti senti profondamente diverso dagli altri
- Talvolta sperimenti delle emozioni intensissime
- Spesso ti senti solo
- Talvolta senti di non appartenere a nulla
Chi sperimenta stati di vuoto può arrivare a sentirsi insensibile e poi, qualche tempo dopo, sentirsi immerso in una tempesta di emozioni intense. Anche questo è del tutto naturale. Chi non ha imparato a gestire le proprie emozioni, ne può cadere vittima in entrambi i sensi. Allora potrai chiederti: se ho imparato a invalidare e nascondere le mie emozioni, perché talvolta le sento così forti?
Immagina di avere dentro di te un muro, da un lato del muro ci sono i sentimenti e le emozioni, mentre dall’altro lato ci sei tu. Talvolta riesci a scavalcare il muro e ti ritrovi immerso in un turbinio di emozioni mai elaborate, qualcuna non sai neanche da dove arriva…. Altre volte, invece, non riesci a scavalcarlo perché sei spaventato da ciò che ci potresti trovare. L’invalidazione emotiva è quel muro che ti separa dalle tue emozioni rendendole confuse o del tutto inaccessibili.
Al bambino le emozioni vanno spiegate mediante l’invisibile educazione emotiva. Ora che sei adulto, non hai bisogno dei tuoi genitori per compiere questo processo, puoi pensarci da solo. Certo, l’impegno richiesto è enorme ma il traguardo che riuscirai a raggiungere sarà estremamente appagante.
Se credi che questo articolo parli di te, tieni presente che sì, c’è qualcosa che manca in te ma non per questo dovresti sentirti sbagliato o diverso, ciò che manca è semplicemente l’accettazione. Tutto ciò di cui hai bisogno per “riempirti” e sentirti “completo” non viene da fuori ma è già dentro di te, in attesa che tu apra gli occhi e abbatta quel muro per vederlo.
Le emozioni sono quelle che ci forniscono indicazioni su come muoverci nella vita. Sono la nostra bussola. Se non impariamo a conoscerle durante l’infanzia dobbiamo poi farlo da adulti, altrimenti corriamo il rischio di girare a vuoto e inseguire i desideri degli altri ignorando completamente i nostri bisogni.
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