Ci sono giorni in cui tutto sembra andare storto, giorni in cui malediciamo la nostra esistenza… certi giorni ci sono per tutti… nessuno escluso. “Certi giorni” possono dipendere da tanti fattori, avere diverse e più o meno solide cause: un amore non corrisposto, un amore giunto al capolinea, la mancanza di un lavoro o un lavoro insoddisfacente, l’aver lottato tanto per raggiungere un obiettivo e l’aver fallito o il vedere tale obiettivo sempre più lontano, un evento traumatico, un lutto, una perdita.
Quale che sia l’evento scatenante ci sentiamo sfiduciati, sofferenti, apatici, arrabbiati, delusi, soli
Quando arrivano questi giorni vorresti solo che terminassero in fretta che passassero senza lasciare traccia, vorresti poter essere forte, fiducioso ma inevitabilmente finisci col prendere a calci la vita…la tua vita! Se spesso ti senti sopraffatto, scoraggiato, inibito… Sappi che non puoi essere deluso di te se nessuno ti ha mai insegnato come si fa a sentirsi forti e fiduciosi! Se nessuno ti ha mai aiutato a sviluppare un’identità sicura di sé e pro-attiva.
Questa consapevolezza dovrebbe aiutarti ad accettare di più quelle parti di te che tanto vorresti cambiare. Quelle fragilità sono lì per un motivo, si sono sviluppate nel contesto in cui hai vissuto e non potevano essere diversamente, fino a oggi! L’accettazione e la consapevolezza sono i due ingredienti di base per vivere pienamente in base alle proprie ambizioni, svincolandosi da condizionamenti e vincoli affettivi.
L’insicurezza genera paura che a sua volta genera pensieri spaventanti e amplifica l’effetto delle più legittime preoccupazioni.
Come fermare tutto questo? Sicuramente guardandoti intorno e paragonando alcuni ambiti della tua vita a quelli degli altri, ti sarai sentito “più indietro” e ti sarai anche incolpato per questo. Quando fallisci in un compito presupponi che la responsabilità sia sempre tua. In fondo, nessuno dice: “Le mie relazioni sono sempre sbagliate perché non ho ricevuto le validazioni che mi spettavano”, oppure “Spreco il mio tempo e finisco per procrastinare i miei obiettivi perché non ho avuto il supporto di cui avevo bisogno quando ero bambino”, eppure sono queste le spiegazioni profonde che dovremmo cercare e ancora di più “sentire”. Conoscerle non giustifica i nostri fallimenti, ma ci dà una spiegazione, ci fa capire che non c’è nulla che non va in noi e che ci stiamo comportando solo come ci hanno implicitamente insegnato gli altri importanti. (tratto dal mio libro “Riscrivi le pagine della tua vita”)
Ognuno di noi affronta lo stress in modo caratteristico, impiegando una determinata strategia di fronteggiamento (coping*). Questa strategia rappresenta la nostra tendenza generale ad affrontare lo stress in modo specifico. E’ normale, molte questioni possono farci sentire impotenti ma l’impotenza non deve essere trasformata in frustrazione e poi in rabbia spostata. E’ normale sentirsi impotenti…..se non si hanno gli strumenti per agire in modo propositivo
L’idea che abbiamo di noi stessi l’abbiamo strutturata attraverso le esperienze di vita e la gran parte di queste esperienze si verificano in ambito relazionale. Fin dall’infanzia, noi siamo come gli altri ci hanno fatto sentire. Un bambino ben accudito e apprezzato, si sentirà sicuro e di valore. Al contrario, un bambino costantemente screditato, giudicato, preso in giro (…) finirà per sentirsi insicuro e non abbastanza bravo. Una volta capito come hai strutturato l’idea che hai di te stesso, vuoi davvero che siano gli altri a dirti chi sei e come devi sentirti? Probabilmente no! Non desideri questo. Ebbene, è arrivato il momento della tua vita in cui puoi essere tu a dettare le regole!
La resilienza
La resilienza, in psicologia, è definita come la capacità di resistere, superare e prosperare anche nelle più profonde avversità. Alla base della resilienza vi è la fiducia, fiducia nelle proprie risorse e, dunque, in ciò che verrà, anche quando gli eventi avversi non sono controllabili. Chi è resiliente riesce a spostare l’attenzione dalle preoccupazioni attanaglianti alla volontà di costruire qualità positive per potenziare le proprie capacità di resistenza e adattamento.
Soffermiamoci sul ruolo delle risorse nei momenti di stress: ogni individuo ha risorse limitate, se investiamo il 90% delle nostre risorse in comportamenti disfunzionali (rimuginare, allarmarsi, angosciarsi, ricercare colpevoli, accanirsi, polemizzare…), solo un 10% saranno destinate alla crescita e all’adattamento; ma non è solo una questione di risorse. La resilienza è una vera e propria abilità umana e, come ogni capacità, è passata per l’apprendimento.
In genere, la resilienza individuale si sviluppa a partire dai primi anni di crescita, insieme al senso di auto-efficacia… tuttavia, indipendentemente dalla tua istruzione e dai tuoi rapporti familiari, anche tu puoi imparare a essere resiliente.
Come aumentare la resilienza
Aumentare la propria resilienza richiede tempo… Proviamo a iniziare da qui.Preciso che non esiste una ricetta che possa garantirti una dose di resilienza, ma ci sono dei primi passi che ti consentono di sviluppare delle buone strategie di coping utili per non lasciarsi sopraffare dallo stress.
1. Non chiuderti in te stesso
Il dolore, i sensi di colpa, il senso di perdita… sono emozioni molto forti; condividere i propri vissuti emotivi può essere molto utile in situazioni in cui la tensione raggiunge alti livelli.
2. Fai ordine in te stesso
Alla base della resilienza vi è una buona conoscenza di sé e dei propri meccanismi interiori. Ti sei mai chiesto perché su Facebook ci sono così tanti attaccabrighe? Perché lo schermo abbassa i filtri che possiamo trovare nella vita off-line e anche perché ci sono troppe persone che non conoscono se stesse e sfogano le frustrazioni altrui sul prossimo.
Hai notato come spesso si litiga in famiglia anche per qualcosa di banale? Ciò non è legato all’episodio singolo: molto è dettato dal disordine interiore e dalla rabbia spostata. Il disordine interiore consiste in una fitta nebbia che ti confonde, che innesca stati mentali difficili da interpretare… Questa nebbia innesca uno stato di malessere generale che si trasforma in rabbia, intolleranza e irritazione. Il risultato? I livelli di pazienza sono azzerati e qualsiasi input è vissuto come una provocazione esterna.
In pratica, uno stato di malessere individuale va a rendere più difficili le relazioni interpersonali. L’esame di realtà risulta del tutto compromesso: anche gesti neutrali possono essere letti come irritanti o minacciosi. Tutto questo perché alla base non è stato possibile elaborare un malessere. Alla base c’è tanta frustrazione che genera forte intolleranza.
3. Lavora sulle tue risorse
Le risorse, lo dice il termine appunto, sono mezzi coi quali puoi raggiungere uno scopo, con cui puoi fare altro. A cosa permettono di accedere le risorse di una persona? I tuoi desideri, i tuoi progetti che vorresti realizzare da tempo magari e non riesci. Se non concedi a te stesso energie e tempo per investire sulle tue risorse, sarà più complesso raggiungere i tuoi obiettivi. In qualsiasi ambito essi siano, e di qualsiasi complessità siano. A volte anche andare al cinema da soli è un’impresa per qualche persona.
Quale è la tua impresa lo sai tu, o forse non lo hai chiaro ma senti che qualcosa non va. E allora un focus sulla nuova possibilità che stai cercando di aprirti e sulle risorse per arrivarci diventa ancora più importante per smuoverti dalla immobilità. Prenditi cura di te e lavora sul tuo senso di auto-efficacia. L’autostima è un pilastro fondamentale per sviluppare la resilienza.
4. Assumiti la responsabilità delle tue emozioni
Il “sono fatto così” non è una buona scusa per non migliorarsi. Assumersi la responsabilità che ognuno di noi è responsabile delle proprie azioni e dei propri stati mentali, è il primo passo verso il cambiamento. Assecondare e fomentare la crisi non migliorerà la situazione, non lo faranno neanche comportamenti aggressivi o l’over-posting si articoli allarmanti sul tuo profilo FB.
La resilienza richiede un grosso sforzo affinché la calma possa prevalere sulle pressioni emotive. Il volume delle emozioni è qualcosa che può essere regolato. La calma è legata al mondo in cui ognuno di noi sceglie di rispondere agli eventi. Forse, fino a oggi, non hai avuto modo di sviluppare risposte più funzionali… probabilmente nella tua famiglia di origine le crisi venivano affrontate gridando e impartendo ordini. Questa soluzione, oggi, non è ne’ utile, ne’ funzionale… anzi, sta distruggendo la tua nuova famiglia. Massimizza l’accettazione e pratica la calma. Anche le tue relazioni interpersonali potranno beneficiare di questo nuovo approccio!
5. Sposta l’attenzione
Sposta l’attenzione da “ciò che non va” a “ciò che posso fare in questo momento per migliorare la mia vita“. Una buona strategia per iniziare a ridefinirsi consiste nel parlare a se stesso, sottoponendo dei discorsi esterni, argomentando in modo propositivo come farebbe un buon amico. Lungi da essere una tendenza occasionale, non devi farlo solo quando ti senti giù ma su base quotidiana.
Insomma, un attento dialogo interiore può renderti la migliore versione di te stesso!
Nel mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» ho dedicato un intero capitolo a come costruire un dialogo interiore funzionale, a come trasformarti in una voce amica pronta ad accogliere i tuoi stati emotivi e a consolarti all’occorrenza e, sempre, a fornirti la giusta spinta e forza per agire al meglio. Quando i pensieri sono lasciati liberi di “agire”, senza un dialogo interiore ben strutturato, a seguito di un fallimento potremmo rivolgerci delle accuse durissime e anche ingiuste. Potremmo pensare «Sono il solito incapace» o peggio «sono inutile! Non imparerò mai…». Quando potremmo semplicemente ammettere la sconfitta e pensare «è difficile ma sto imparando», costruendo un clima di sicurezza e fiducia.
Se impariamo a conoscerci davvero, allora diventerà facile accettarci perché capiremo che tutto ciò che siamo è una “sintesi inevitabile”, una “forma di adattamento” all’ambiente in cui siamo cresciuti. Questa comprensione ci renderà liberi, liberi da ogni giudizio e forma di autocritica, liberi anche di cambiare. Non più prigionieri di ciò che è stato ma liberi di essere ciò che desideriamo. C’è una persona che non dovrebbe deluderti mai: quella persona sei tu! Ricorda: anche tu meriti la tua fetta di felicità in questa vita, abbi il coraggio di allungare la mano per prenderla! È tua, ti spetta di diritto. Il mio libro “Riscrivi le pagine della tua vita” puoi trovarlo in libreria e a questa pagina Amazon.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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