Non chiamarlo destino: la profezia che si autoavvera

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

«Lo sapevo che andava così», «io te l’avevo detto!». Quante volte ti capita di usare queste frasi? Sappi che ogni volta che le pronunci, una piccola profezia ha preso forma ma non si tratta di destino. Nei nostri discorsi aneddotici, ci capita di usare affermazioni come «oggi è una giornataccia, tutto mi rema contro!» oppure «quel tipo deve essere proprio sfortunato» o, ancora, «era destino!». Attribuiamo al caso un potere misterioso e incontrastato. Certo, le fatalità esistono, il caso ci mette il suo zampino, ma molto, nella nostra vita, dipende dal nostro orientamento cognitivo. Insomma, dal nostro approccio.

Se hai difficoltà a perseguire i tuoi obiettivi, non sei pigro o sciatto, non ti mancano le capacità, probabilmente ti stai solo muovendo guidato dal timore di non farcela ed è questo a creare la tua profezia. Se incontri solo partner sbagliati, non sei una calamita per disastri sentimentali, probabilmente le tue scelte amorose sono orientate dalla paura di rimanere solo (paura dell’abbandono) e/o dall’infondata credenza che sei indegno d’amore. Quella della «profezia che si autoavvera» non è solo una teoria ma è qualcosa di più tangibile, dimostrato anche sperimentalmente più e più volte. Cerchiamo di capire bene di cosa stiamo parlando.

Esempi pratici di profezie che si autoavverano

Le scelte che compiamo, quando non siamo risolti, si fanno guidare dalle nostre paure e dalle mancanze che abbiamo patito nel passato. Chi a lungo si è sentito immeritevole e indegno, farà del fallimento la sua profezia che si autoavvera. Fallirà nella dieta, nell’intento di terminare un progetto, fallirà ogni qual volta che sentirà il bisogno di chiudere un cerchio. La nikefobia, cioè la paura irrazionale di vincere, interessa tutte le persone che temono di raggiungere obiettivi importanti e conseguire risultati positivi. Questo timore diviene una condanna all’insuccesso.

Una persona spaventata dalla solitudine che vive con l’inconsapevole aspettativa di essere abbandonata, tradita e ferita, inevitabilmente, purtroppo, lo sarà davvero. Con la sua estenuante ricerca di conferme, con la sua brama di rassicurazioni, finirà per allontanare chi per lei è importante, finirà per coltivare distacco affettivo, finirà per sentirsi costantemente sola. Il timore della solitudine si trasforma in una tragica aspettativa e diviene come una profezia destinata ad avverarsi. Quell’aspettativa, orienterà la persona a compiere decisioni sbagliate a partire dalla scelta del partner.

Siamo più inclini ad attivare una profezia che si autoavvera quando:

  • non siamo propriamente consapevoli delle ferite che ci portiamo dentro
  • ci facciamo guidare dalle nostre paure
  • ci rifiutiamo di accettare i nostri limiti
  • pretendiamo la perfezione
  • non ci stimiamo
  • nutriamo per noi un amore condizionato dai risultati che otteniamo

Quando siamo più consapevoli del nostro mondo interiore, lavoriamo sulle nostre ferite, accettiamo la nostra natura umana e ci facciamo guidare dalla nostra ambizione e non dalla nostra paura, ecco che diventiamo padroni del nostro destino. Ecco che riusciamo a perseguire i nostri obiettivi creando delle meravigliose profezie. Con la consapevolezza di sé, improvvisamente, il destino ci diventerà favorevole!

È stato provato sperimentalmente: è scienza

Non si tratta di un mero pensiero positivo ma di come la nostra aspettativa sulla realtà, riesca a modificare la realtà stessa. Si chiama «profezia che si autoavvera» o «effetto Rosenthal» ed è un fenomeno provato sperimentalmente. È scienza e ci dice che:

  • Il modo in cui approcciamo alle persone ne condiziona inevitabilmente il comportamento.
  • Le modalità in cui approcciamo agli eventi, ne condiziona inevitabilmente il decorso.

Ho voluto sottolineare più volte che si tratta di un’evidenza sperimentale perché sicuramente molte persone sono restie ad accettare una verità come questa. Accettare questa verità significa assumersi la responsabilità del proprio benessere e non tutti sono disposti a farlo. Certo, è molto più comodo incolpare qualcuno per le proprie frustrazioni ma ascolta, non sarebbe ancora meglio non averne di frustrazioni? Non sarebbe ancora meglio guardarsi dentro con onestà e iniziare a scrivere da solo il proprio cammino?

Le aspettative che abbiamo sulla realtà, il nostro orientamento cognitivo e comportamentale, cioè il modo in cui noi leggiamo gli eventi, il modo in cui noi li interpretiamo e reagiamo a essi, influenza il nostro destino e lo fa prepotentemente. Questo è un fatto inconfutabile. Quanto scritto fin’ora, non nega l’influenza o l’esistenza della “casualità” o delle “fatalità” della vita ma sottolinea solo un evidente fattore “causa-effetto” tra il nostro orientamento cognitivo e gli eventi.

Come si creano le nostre profezie?

Il modo in cui orientiamo pensiero e azione, è frutto di numerosi apprendimenti impliciti. Ci orientiamo nel mondo utilizzando determinati schemi di pensiero appresi inconsapevolmente durante l’infanzia. Questi scemi possono essere descritti come una bussola cognitiva che orienta sia la direzione del nostro pensiero, sia quella del nostro comportamento. Questi modelli ci forniscono tutte le informazioni sull’immagine del mondo che abbiamo costruito nel tempo. In altre parole, per quanto il mondo o le cose che ci capitano possano rinnovarsi, noi continuiamo a guardarli allo stesso modo.

L’idea che abbiamo del mondo, degli altri e di noi stessi è il riflesso delle informazioni che abbiamo ricevuto, fin dall’infanzia, dalle persone che si sono occupate di noi. In termini concreti: chi fin da piccolo ha subito trascuratezza, e mancanze, penserà di non meritare il meglio e si orienterà nella vita con questa aspettativa. Forgerà così le sue profezie.

Come uscirne?

La scoperta più importante che possiamo fare è noi siamo degni di stima, siamo capaci e possiamo perdonarci ogni errore. Abbiamo bisogno di capire che i legami si possono stringere, le promesse si possono mantenere e non ci sarà inevitabilmente una fine. Possiamo essere notati, stimati e amati. A nostra volta possiamo stimare, amare e fidarci. Possiamo soddisfare i nostri bisogni di unione, condivisione e attaccamento maturo. Le cose possono mettersi bene anche per noi e dobbiamo crederci per farlo accadere. 

Come iniziare a crederci? La consapevolezza! Se diventi consapevole della matassa emotiva che ti porti dentro, allora il tuo destino seguirà vie diverse, ricche e luminose! Iniziando ad aprire gli occhi sulle aspettative che guidano le tue profezie, potrai correggere i tuoi schemi di pensiero, potrai fare inedite scoperte conquistando un nuovo modo di esistere. Apri i tuoi bellissimi occhi e inizia a guardarti dentro.

Per riflettere insieme

Ricordi le frasi iniziali? Ogni volta che pensi «sapevo che sarebbe andata così» prova a interrogarti su come sarebbe potuta andare diversamente. Prova a chiedere «quanto» quel risultato ottenuto, riflette le paura che albergano nel tuo mondo interiore. Si è trattato del caso o di una profezia autoavverata? Il tema della profezia che si autoavvera è così affascinante che nel mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita», ho dedicato tutto il secondo capito su come riconoscerle e disinnescarle lavorando sui modelli appresi. In ogni pagina ti spiego come analizzare il tuo passato per scrivere al meglio il tuo presente, svincolandoti dai copioni che gli altri hanno scritto per te (schemi) e comprendere finalmente la matassa emotiva che ti porti dentro. Lo trovi su Amazon e nella tua libreria di fiducia, è già annoverato tra i libri più venduti del 2022! Per tutte le info, ti rimando a questa pagina Amazon.

Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» edito Rizzoli
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