Non disfarti in mille pezzi per mantenere interi gli altri

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Il “prodigarsi” per il prossimo…per la famiglia, per il partner, per un amico è una qualità che tutti noi apprezziamo. “Il dare” e la “disponibilità verso gli altri” sono caratteristiche che ci nobilitano e ci consentono di crescere come persone.  Anche una semplice telefonata a un caro in difficoltà può essere un gesto di solidarietà importante. Tuttavia, anche aiutare gli altri e rendersi disponibile è un’arma a doppio taglio. Come in tutte le cose gli estremi sono dannosi, e se aiutare qualcuno inizia a richiedere uno sforzo mentale eccessivo da parte nostra, forse è bene soffermarsi sulla questione e capire se stiamo davvero facendo la cosa giusta o superando quel limite, oltre il quale possiamo farci del male!

Fin da piccoli siamo abituati a considerare la generosità come un valore fondamentale

L’essere “troppo buoni” è una modalità che si è appresa fin dall’infanzia per motivi di sopravvivenza. Si doveva mettere per primi i bisogni degli altri per non essere abbandonati o puniti. Si è imparato ad evitare il conflitto perché è stato gestito in famiglia in modi che hanno fatto soffrire e provare molto dolore.

Dare è meraviglioso: mette di buon umore, aiuta a sentirsi meglio, rende la vita più serena. Non parliamo solo di generosità in senso materiale, ma dell’essere generosi a livello sentimentale, concedersi emotivamente. Eppure la felicità non sta solo nel dare, anche ricevere è un diritto! Il problema sorge quando la nostra generosità non viene ricambiata. Ed è’ proprio questa l’origine  delle nostre più grandi delusioni: le persone per le quali ci prodighiamo non mostrano il nostro stesso livello di sincerità, impegno e maturità.

Le relazioni umane si possono indebolire oppure rinforzare in funzione di diversi fattori

Uno dei fattori essenziali nella dinamica relazionale è rappresentato dall’equilibrio fra dare e ricevere. Nelle relazioni interpersonali c’è chi da e chi prende, e c’è chi da senza ricevere nulla in cambio. C’è chi da e riesce a farlo con serenità e spontaneità, e chi no. Ci sono i generosi e gli avari.

  1. I donatori: rientrano in questa categoria coloro che dedicano la propria vita ad altre persone. Credono che la propria felicità sia strettamente legata al benessere altrui e fanno di tutto perché ciò avvenga.
  2. I riceventi: sono le persone “emotivamente viziate” abituate da sempre a ricevere senza dare mai nulla in cambio.
  3. I falsi donatori: ovvero le persone manipolatrici che apparentemente fingono di fare del bene agli altri ma in realtà agiscono solo per raggiungere interessi egoistici.
  4. Equilibratori: rappresentano l’esempio lampante del comportamento che tutti dovrebbero assumere per avere relazioni interpersonali sane. Cercano di mantenere un certo equilibrio tra dare e avere. Hanno una concezione estremamente rispettosa di se stessi e degli altri e fanno di tutto perché tutti soddisfino i propri bisogni emotivi.

Il lato negativo del prodigarsi

Purtroppo, spesso non siamo pienamente consapevoli del fatto che le nostre risorse emotive e cognitive siano limitate, così finiamo per sprecarle, coinvolgendoci in attività che non valgono la pena o relazionandoci con persone che non le apprezzano. Come sapere quando ti stai sforzando inutilmente?

Quando ti sforzi di più per l’altra persona di quanto non faccia lei
Quando il tuo livello di compromesso è maggiore di quello della persona che cerchi di aiutare
Quando rischi molto per aiutare qualcuno, ma quella persona non rischia praticamente nulla per sé
Quando ti stai consumando troppo nel percorso, ma l’altra persona non è disposta a investire la stessa quantità di energia
Quando quella persona non valorizza il tuo tempo, l’impegno e la dedizione
Quando quella persona non sarebbe disposta a fare lo stesso per te

Quanto può essere malsano continuare a prodigarsi troppo senza essere apprezzati?

Certo, aiutare il prossimo è una delle più belle cose al mondo, ma è necessario evitare chi si approfitta della bontà altrui per non farsi del male. A volte aiutare gli altri è il modo di occuparci della vita altrui per non occuparci della nostra. Questo perché ci sarebbe davvero tanto da fare (o così ci sembra), che preferiamo rimandare o chiudere gli occhi per tutto quel che non va nella nostra di vita. Ovviamente, questo atteggiamento è deleterio, sia perché la prima persona la quale abbiamo il dovere di aiutare siamo noi stessi.

Ed è una grande ingiustizia sottrarsi a questo dovere: perché si può facilmente proiettare sugli altri le proprie problematiche e forzarli a fare ciò che si crede sia giusto per loro. Ma magari a non è affatto così per cui inevitabilmente si rischia di danneggiarli con un aiuto sbagliato. Un po’ come quando si somministra la medicina sbagliata in seguito alla diagnosi errata.

Meritiamo di essere amati, riconosciuti e sostenuti

Tutti abbiamo bisogno di sapere che ci sono persone che ci amano, ci sostengono e riconoscono i nostri sforzi. Se diamo continuamente senza ricevere nulla in cambio, non dobbiamo sorprenderci se un giorno, guardando dentro di noi, percepiamo un enorme vuoto emotivo.

Pertanto, anche se questo non significa che dobbiamo aiutare solo chi può restituirci il favore, è importante che usiamo il nostro tempo e le energie con quelle persone che riconoscono veramente i nostri sforzi e, soprattutto, sono disposte a impegnarsi e assumersi la responsabilità, non con noi, ma con se stesse, con il processo di cambiamento e miglioramento che hanno iniziato.

3 consigli per evitare di “darsi” troppo per il prossimo

Ricorda che ci sono situazioni in cui il modo migliore per aiutare è non farlo. Se il tuo intervento assume dei toni iperprotettivi infatti, potresti addirittura impedire che la persona cresca e impari la lezione. Dopo tutto, non si matura con gli anni, ma con i danni. Intanto fa tesoro di questi miei consigli. Pensa a una storia d’amore. Non puoi essere sempre tu a dare, non puoi pensare che il rapporto e l’equilibrio vengano mantenuti soltanto sulle tue spalle…

1. Impara a dire di no

Questo è il primo passo per superare la gentilezza eccessiva. Se non riesci a rifiutare un favore quando ti viene chiesto non potrai mai interrompere il circolo vizioso che crea il tuo comportamento. Imparare a dire “Non posso, mi dispiace” è fondamentale per iniziare a riprendere il controllo della tua vita e sbarazzarti della necessità di approvazione costante.

Naturalmente, questo non significa che devi dire di no a tutti, basta imparare a stabilire i tuoi limiti e farli rispettare. Valuta se la richiesta che ti stanno facendo è ragionevole, se disponi del tempo e della forza necessari per farlo e, soprattutto, se non è in contrasto con i tuoi obiettivi ed esigenze.

2. Elimina il senso di colpa

Nel corso del tempo la gentilezza diventa un obbligo. Sì! Perché quando aiutiamo più volte qualcuno, questa persona crede di avere il diritto di “esigere” nuovamente un altro favore senza nemmeno chiederci se siamo disponibili.

In alcuni casi si stabilisce un rapporto nel quale ci mettiamo a completa disposizione e quando abbiamo il coraggio di negarci, l’altra persona si offende e cerca di farci sentire male. Ma se desideri cambiare, devi imparare ad affrontare questi atteggiamenti assumendo che non è colpa tua, che hai già fatto abbastanza per aiutare quella persona e che è giunta l’ora di occuparti delle tue cose.

3. Pensa a te stesso prima di pensare agli altri

Detto così può sembrare un’idea egoista, ma non significa calpestare i diritti degli altri, semplicemente vuole dire fare valere i propri! Implica cercare un equilibrio tra ciò di cui abbiamo bisogno e ciò di cui hanno bisogno le persone intorno a noi.

Ricorda sempre che in una bilancia ci sono due piatti, e affinché l’equilibrio possa essere mantenuto ogni giorno devi mettere un sassolino da una parte e un sassolino dall’altra, e i due sassolini devono avere lo stesso peso. E se oggi, invece, per mille motivi, i due sassolini hanno pesi diversi, domani la differenza deve essere compensata, altrimenti a breve il divario sarà così grande da rendere quasi impossibile recuperarne l’equilibrio.

Prima gli altri. Poi tu…..

Eh si, perché per sentirsi meritevoli d’amore, bisogna comportarsi come dei bravi bambini pronti ad ubbidire, attenti a non deludere!  È questo che ci è stato insegnato. E ci sembra di non avere alternative. Che essere in quel modo lì sia un nostro dovere. Come se dovessimo sempre dimostrare qualcosa.

Io lo sono stata, una brava, buona e ubbidiente adulta. Avevo anestetizzato il sentire, represso le mie emozioni, negato le mie necessità pur di non sentirmi colpevole di osare, desiderare, pretendere! Tutto pur di sentirmi considerata, approvata e amata. Quello che poi nel tempo ho compreso è che le cose migliori spesso arrivano proprio da scelte che deludono le aspettative delle persone intorno a noi, se queste rispondono ai nostri bisogni più autentici.

Non disfarti in mille pezzi per mantenere interi gli altri

Forse non hai ricevuto abbastanza apprezzamenti in famiglia, non hai ottenuto la giusta visibilità, così hai rivolto all’esterno questo bisogno di riconoscimento. Questo non significa che tu debba trascorrere il resto della tua esistenza leccandoti le ferite. Quindi inizia a scoprire le tue risorse, inizia a metterti in ascolto di ciò che sei, impara a far luce alla dissonanze, alle contraddizioni che ti incatenano a una vita che non vuoi. Riconosci le tue esigenze e falle presente agli altri. Se non le conoscono non potranno mai prenderle in considerazione, ma se non le conosci neppure tu…non puoi pretendere che lo facciano gli altri. Non essere MAI qualcuno che non sei tu, perché tu hai il tuo posto nel mondo e la tua unicità, che non può essere sostituita da nessun altro.

Impara a distinguere chi merita davvero la tua bontà e la tua gentilezza, rispetto a chi se ne approfitta e basta. Non rinnegare chi sei e come sei, sei una bella persona, di una bellezza rara e non parlo dell’aspetto fisico. Difendi la tua sensibilità e proteggi quel mondo meraviglioso che si anima dentro di te. E’ giunto il momento di rivalutare i tuoi obiettivi e stabilire delle priorità. Dopo tutto, se non lo fai tu, chi lo farà per te? Ricorda che l’amor proprio inizia in casa tua.

Nel mio  libro «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce» (edito Rizzoli) ti spiego come prenderti cura di te e disinnescare le dinamiche relazionali più scomode, sia in coppia che in famiglia.  È un viaggio introspettivo che ti consentirà di trasformare le tue ferite e la tua attitudine difensiva in un’inattaccabile amor proprio. Già, perché l’armatura che più di tutte può difenderti (dalle umiliazioni, dai torti, dalle delusioni e dalla rabbia…) è proprio l’amor di sé. Perché come ho scritto nell’introduzione al mio libro: “Non è mai l’amore di un altro che ti guarisce ma l’amore che decidi di dare a te stesso”. Se hai voglia di costruire relazioni sane e appaganti, se hai voglia di scoprire le immensità che ti porti dentro e imparare a esprimere pienamente chi sei, senza timori e insicurezze, è il libro giusto per te. Il libro puoi acquistarlo in libreria o a questa pagina Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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