“Non me lo posso perdonare” il peso dei sensi di colpa

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Forse non sempre ne siamo consapevoli, tanto siamo abituati a conviverci, ma spesso dentro di noi si insinua un modo di “sentire” molto doloroso che spesso arriva a determinare le nostre azioni, le nostre scelte, la nostra vita. Sentirsi in colpa non è sempre negativo: a volte è persino produttivo. Generalmente il senso di colpa si costituisce come un’emozione positiva di tipo altruistico: se faccio del male a qualcuno, il senso di colpa sperimentato può essere un deterrente alla ripetizione del gesto. In questo caso il senso di colpa è un importante fattore di crescita e un importante meccanismo di autocritica, che contribuisce a renderci responsabili e rispettosi nei confronti degli altri e nei confronti di noi stessi. Quando diventa un’emozione costante, sproporzionata rispetto ai gesti commessi o omessi, fino a inficiare la qualità della vita può però essere distruttiva.

“Mi sento in colpa…” non è solo un modo di dire piuttosto ricorrente

“Mi sento in colpa”…quante volte avremo sentito questa frase, soprattutto dai nostri genitori. Ebbene questo è uno di quei messaggi che sono diventati i principi guida del nostro modo di vivere e da cui derivano gran parte dei nostri sensi di colpa. Il problema è che la colpa e il dovere si sono radicati profondamente in noi a fronte di un sistema di valori, difficile da scardinare.

E’ un po’ come sentirsi perseguitati da una parte di sé un po’ tirannica, una parte che si sente in dovere di intervenire per la minima presunta infrazione a una norma, e ci si sente ossessionati anche quando non si è fatto nulla che possa essere normalmente considerato riprovevole.

Il mondo è pieno di gente terribilmente addolorata per cose che non avrebbe dovuto fare: quando si è presi da un senso di colpa, si mette a fuoco un evento passato, ci si sente abbattuti o irritati per qualcosa che si è detto o fatto e, assorbiti dallo stato d’animo suscitato da quel comportamento, andiamo “consumando” il nostro presente. Sentirsi in colpa spesso quindi significa che il nostro presente se lo porta via la “paralisi” determinata da un comportamento passato, che nessun gesto riparatore potrà riparare veramente a pieno, per quanto ci sforziamo

Il senso di colpa come scelta

Sembrerà un’affermazione alquanto bizzarra dire che si può scegliere di vivere nel senso di colpa, ma in realtà si tratta di una condizione molto diffusa. Distinguiamo innanzitutto tra due forme di senso di colpa:

1. Il senso di colpa residuo

E’ quello che ti viene inculcato sin da bambino e che viene utilizzato da genitori, educatori e tutti coloro che hanno influenza sui processi educativi, come strumento di sottomissione alle “regole” della società: “se fai così sei un cattivo bambino”, oppure “dovresti vergognarti per aver detto/fatto la tal cosa”, o ancora “se andrai via di casa mi farai morire di crepacuore” e così via… chi non si è mai sentito dire qualcosa del genere?

Questa forma di senso di colpa è sottile ma onnipresente ed emerge nei numerosi auto rimproveri che ti indirizzi, e ogni volta che ti scusi troppo per aver commesso un errore (scorgerai facilmente in esso il tentativo di esorcizzare la paura di non essere approvato).

2. Il senso di colpa autoimposto

E’ questo il caso in cui ti senti immobilizzato nel presente dal dolore e dalla vergogna che ti autoinfliggi come punizione, per aver violato una norma del tuo codice morale (o creduto tale). Ci troviamo in tal caso di fronte a emozioni molto più tormentose delle precedenti. E’ questo il caso del senso di colpa come scelta. In questo ultimo caso infatti, si “sceglie” più o meno consapevolmente il senso di colpa come compromesso di minor resistenza (resistenza al cambiamento che altrimenti sarebbe necessario fare) e di adattamento (alle richieste/aspettative altrui):

  • Come forma di espiazione per sentirti sollevato dal dolore di aver violato le tue norme morali (o credute tali)
  • Per evocare la pena e il perdono altrui (incapace di perdonare te stesso)
  • Per guadagnarti l’approvazione e la protezione degli altri
  • Per farti compatire e ottenere attenzione
  • Per deresponsabilizzarti nei confronti dei tuoi comportamenti (la colpa è degli “altri” che ti fanno sentire in colpa…)
  • Per non impegnarti in un processo di rivalutazione e cambiamento dei tuoi valori e comportamenti. Infatti, è meno impegnativo vivere dolendosi per ciò che si è fatto (e che peraltro non potrà MAI e dico MAI essere modificato), piuttosto che rimboccarsi le maniche e crescere, comprendere i propri errori e far sì di non commetterli ancora.

Invece di tentare di modificare il passato, che per sua natura modificabile non è, occorre modificare il tuo atteggiamento nei confronti di ciò che desta in te i sensi di colpa: si tratta molto spesso di retaggi culturali che hai assorbito in maniera più o meno passiva e “fatti tuoi” senza troppo ragionarci su e senza chiederti, nel tempo, se sei ancora d’accordo a considerare valide certe regole morali e di comportamento. Ad esempio, nei contesti sociali e familiari molto rigidi sono facilmente identificabili alcune equazioni, responsabili di sensi di colpa:

  • SE ti diverti ALLORA sei una persona cattiva e sciocca (e devi sentirti in colpa)
  • SE ti piace il sesso ALLORA sei una donna di facili costumi (e devi sentirti sbagliata quindi in colpa)
  • SE sei allegro ALLORA sei un superficiale (quindi devi sentirti in colpa)
  • SE non ti rattristi e non ti addolori abbastanza a lungo (e inutilmente aggiungo io) ALLORA sei una cattiva persona (e ti devi sentire in colpa per questo).

Quel disperato bisogno di approvazione

Temiamo il giudizio altrui e questo ci costringe a muoverci costantemente secondo le aspettative che crediamo abbiano gli altri nei nostri confronti, senza mai chiederci cosa vogliamo e cosa desideriamo realmente. Ecco perché molte delle nostre idee dominanti sono disfunzionali! Perché ci mettono in una condizione di sfida per la quale dobbiamo essere sempre all’altezza di ogni situazione, dobbiamo rispondere alle aspettative altrui, dobbiamo essere produttivi, dobbiamo renderci rispettabili agli occhi degli altri e dobbiamo fare più del necessario per essere apprezzati. Vediamo insieme come suonano alcune idee e prova a riconoscerti in una di queste:

  • Io ho assoluto bisogno di venire sempre amato, stimato e approvato da tutti quelli che dico io, altrimenti è gravissimo, orribile e catastrofico.
  • Io devo assolutamente essere e/o dimostrarmi sempre perfettamente adeguato in tutto quello che faccio, altrimenti sono indegno di valore, che equivale a ‘valgo poco o niente’.
  • tutte le persone che dico io devono assolutamente comportarsi sempre come dico io, altrimenti sono cattive.
  • tutte le cose devono assolutamente andare come piacerebbe a me, altrimenti è inaccettabile.
  • mi devo preoccupare in continuazione, perché le cose vadano nella maniera giusta.

Tutte queste convinzioni nascono dall’idea che “se non vengo amato e stimato dagli altri non valgo nulla”, da cui discende il dovere di essere capaci di ottenere un giudizio favorevole come prova o garanzia del proprio valore. Peraltro, formulare giudizi in termini di assolutamente vero o assolutamente falso, risulta ansiogeno.

Riconoscere il senso di colpa

La prima cosa da fare per poter tenere sotto controllo le emozioni spiacevoli derivate dal senso di colpa che spesso sono diverse: rabbia, frustrazione, preoccupazione, tristezza, disperazione.. è conoscerlo.  I sensi di colpa si nascondono spesso dietro una profonda e vasta mancanza di desiderio dietro frasi del tipo “no questo non mi interessa” oppure “no non mi piace” o “no questo non mi va”. La verità è che quella cosa non ci va poiché il solo ipotizzarla terrorizza il soggetto che non può ammettere a se stesso questa sua debolezza.

Quindi, proprio per la nostra tendenza a nasconderli, la conoscenza dei sensi di colpa non va mai data per scontata. Anzi ogni tanto è necessario tornare a lavorare su di essi a differenti livelli di profondità partendo ad esempio dalla attuale incapacità a dire dei “NO” alle richieste altrui.

Non c’è senso di colpa che possa cambiare il tuo passato…però esiste il presente!

Incidi questa frase nella mente “sentirmi in colpa non cambierà il passato, né mi renderà migliore”. Fai una lista delle cattive azioni commesse e poi assegna ad esse un punteggio da 0 a 10 a seconda del senso di colpa provato, poi fai la somma. Rifletti sul fatto che se da 10, 100 o un milione, ciò non cambia nulla: né nel passato né nel presente. Il tuo senso di colpa è solo una dissipazione di energie mentali

Perdonati

Il mondo che hai intorno si è modellato esattamente sui tuoi sensi di colpa…..e questo può far comodo a chi si approfitta di te, della tua fragilità e vulnerabilità! Anche se in passato hai commesso qualche errore sappi che non lo puoi modificare il passato. Tutti sbagliano: senza commettere errori non si potrebbe imparare e diventare le persone che si vorrebbe essere. Però ora devi mettere un punto! Riconosci di esserti già flagellato abbastanza e che il senso di colpa fine a se stesso non svolge più alcuna funzione costruttiva nella tua vita. Perdonarsi può essere anche difficile ma i risultati valgono la fatica richiesta…ci sono tanti ottimi motivi per tornare a vivere. E tu meriti di vivere la tua vita in piena leggerezza.

Come ho scritto nell’introduzione del mio primo libro “Riscrivi le pagine della tua vita“, sì, si nasce due volte, la prima quando veniamo al mondo, quando siamo impotenti e inermi dinanzi a tutto, la seconda, invece, quando prendiamo consapevolezza del nostro potere e iniziamo a a darci il valore che meritiamo. Nel libro ho raccolto molti strumenti, esercizi psicologi e teorie utili a comprenderti. Leggendo il libro scoprirai che, seppur complesso, sei una persona meravigliosa che aspetta solo l’occasione giusta per vivere la vita che merita! Se hai voglia di acquisire nuove consapevolezze, su di te e sulle dinamiche in ogni ambito, è il libro giusto per te. Puoi trovarlo in libreria e a questa pagina Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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