Non mi arrabbio più. Preferisco allontanarmi e prendermi cura di me

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Nel corso della vita a tutti capita di affrontare momenti di profonda delusione. Che si tratti di un amico che ti fa un torto, un vicino dispettoso, un familiare che non rispetta una promessa, un collega che ti offende o un partner che tradisce, la delusione è un dato di fatto. Il tempo è diventato sempre più scarso, lo stress è alto e questo mette a dura prova le relazioni. Si chiama stanchezza emotiva, è quella forza che non riusciamo più ad avere quando stiamo affrontando situazioni complicate.

Non puoi impedire alle persone di comportarsi male o deluderti, ma non devi lasciarti derubare dal vivere una vita felice e di successo. Immagina di non arrabbiarti quando ti fanno un torto. Immagina di non perdere la pazienza in una discussione. Immagina di ottenere ciò che vuoi quando ti dicono di no. Impossibile? Per niente. Devi solo imparare a gestire i conflitti e la tua reazione emotiva: non puoi evitare i conflitti, ma puoi imparare a gestirli.

Il distacco emotivo per vivere meglio

Riuscire ad allontanarsi quando la rabbia si fa viva non è da tutti e richiede un livello di maturità psicologica molto elevato. Quando “il gioco non vale la candela” arrabbiarsi non serve a molto. Più che la rabbia il vero problema sono le conseguenze emotive, le cicatrici dell’anima. Quando una persona cara ci delude, ci fa star male, si avvia un fastidioso effetto domino. È come se tutte le emozioni negative inondassero la nostra mente e il nostro corpo, generando grandi difficoltà nell’andare avanti. Rimuginare non serve a nulla. Il vero scudo che può proteggerci dal dolore è il cosiddetto distacco emotivo.

Una volta che saremo riusciti a creare una distanza emotiva tra noi e ciò che ci è accaduto, potremo ascoltare quella bussola interna in grado di farci sentire che cosa è bene e che cosa è male. Molto spesso queste intuizioni sono azzeccate, perché si basano sui nostri sentimenti, che sono molto più duraturi e profondi delle nostre emozioni momentanee. A quel punto, le decisioni che prenderemo nei confronti degli altri e di ciò che ci è successo saranno molto più coerenti con ciò che pensiamo e sentiamo, e quindi più giuste. Grazie al distacco, riusciremo a sapere che cosa merita la nostra attenzione e che cosa invece vogliamo ignorare. Riusciremo a sentirci meglio e a non soffrire così tanto per ciò che non possiamo controllare.

Relazioni sbagliate: l’utilità del distacco emotivo

Inizialmente prendere le distanze da qualcuno a cui sei legato/a può sembrare doloroso ma talvolta è l’unica soluzione per stare meglio. Dobbiamo imparare ad affidarci a noi stessi. Puntare sempre il dito non serve a nulla. È importante assumersi le proprie responsabilità, avere il coraggio di fare delle scelte. Crescere significa proprio questo!

L’importanza del mantenere un certo distacco emotivo è legata al potere delle emozioni. Nel momento in cui ci lasciamo trasportare dalle emozioni  è molto probabile che non riusciamo più ad essere lucidi. Iniziamo a prendere decisioni affrettate poco ragionate, istintive non in linea con la nostra vera volontà. Grazie al distacco emotivo riusciremo ad avere un atteggiamento più coerente rispetto a ciò che siamo e che vogliamo essere.

Con il distacco emotivo riusciremo a capire se quella particolare situazione merita una scelta drastica, oppure può essere ignorata e accantonata. Riusciremo a comprendere chi merita la nostra attenzione e il nostro affetto. Non sempre infatti le persone che amiamo sono quelle che a loro volta ci amano (o quantomeno non lo dimostrano). Per qualsiasi relazione infatti a lottare si deve essere in due e questo non vale solo per l’amore. Anche nell’ambito dell’amicizia infatti l’affetto deve essere dimostrato, se siamo amici ma l’affetto (e le dimostrazioni d’affetto) sono unidirezionali allora che amicizia è?

Non mi arrabbio più, preferisco allontanarmi e prendermi cura di me

I rami secchi vanno recisi, sono aridi, appesantiscono e impediscono ai raggi del sole di irradiarsi a pieno. Così sono le relazioni tossiche: asfittiche, sottraggono vitalità e forza espressiva. Le risorse cognitive dell’essere umano non sono infinite, così, ogni giorno, facciamo una selezione e decidiamo (più o meno consapevolmente) a cosa o a chi dare la priorità, a cosa e a chi concedere le nostre attenzioni. Le persone tossiche ci privano di risorse preziose e non solo: chi non ha ancora sviluppato un grosso valore di sé potrebbe rimanerne schiacciato.

Allora cosa fare?

Partiamo dal presupposto che non esiste alcuna scorciatoia. Riuscire a distaccarsi emotivamente infatti richiede un percorso di crescita personale non indifferente.

Prima di prendere le distanze da qualcuno o qualcuna che ti ha fatto arrabbiare, dovresti osservare il suo comportamento e porti qualche domanda: perché permetto a questa persona di irritarmi? Cosa posso fare per preservare il mio benessere emotivo? Se non ti rende felice, riflettici su e se è necessario, allontanati. Prenditi prima il tempo per calmare e capire le tue emozioni, fai una passeggiata, trascorri qualche giorno senza parlare o confrontarti con quella persona, cerca di capire perché ti rende infelice, irritato/a e triste. Quando il tempo passa, si riesce a capire meglio una situazione e ad affrontarla nel migliore dei modi. Prendere le distanze, anche momentaneamente, servirà a farci comprendere l’importanza reale delle cose, non ingigantite dalla delusione e dalla rabbia.

Ogni relazione dovrebbe essere basata su un reciproco scambio, un dare/avere. Questo concetto ti aiuterà non solo a definire le relazioni per ciò che sono realmente, ti consentirà inoltre di tenere lontane quelle persone che tendono solo ad avere senza dare nulla in cambio. Lo scambio e il confronto sono essenziali e nessuna relazione dovrebbe essere unidirezionale. Partendo da questo, imposta delle aspettative di lealtà e affidabilità e taglia fuori dalla tua vita chi non ti restituisce il rispetto e la stima che riceve da te.

Circondati di persone realmente degne della tua stima e capaci di ricambiare e cura le tue emozioni. Il distacco emotivo non riguarda solo persone da allontanare dalla propria vita ma anche onerosi dispendi di tempo e cattive abitudini. Che senso ha vedere un gran numero di telegiornali al giorno per accumulare preoccupazioni e angoscia? Che senso ha avere amici su FB che postano solo contenuti che non ci piacciono? Anche qui una valutazione preliminare, seguita da una scelta consapevole, può migliorare la nostra esperienza di vita.

E quando le relazioni non possono essere “tagliate”?

Partiamo dal presupposto che nessun rapporto è vincolante. Il lavoro si può cambiare, gli affetti familiari si possono deludere (e abbandonare)… ma a che prezzo? Purtroppo viviamo in un mondo imperfetto dove le scelte forzate esistono. Quindi ci accontentiamo di “rimanere forzatamente” in una relazione che mal sopportiamo. Quando la possibilità di allontanarsi non è contemplata, diventa necessaria la strada del distacco emotivo. Non è qualcosa di troppo difficile: dipende da quanto sei invischiato in quella relazione.

In una relazione tossica genitore-figlio, in cui il figlio ha dovuto subire anni di torti e abusi, il carico emotivo è enorme, stesso discorso quando si parla di una relazione con un ex partner con il quale si condivide un figlio… In alcune circostanze non è più lecito “subire” ma non è neanche possibile andare via. La maturità emotiva può conferire un nuovo significato alla parola “tolleranza”. La tolleranza non ha più un significato di subordinazione ma diventa l’arma migliore. Tolleranza e distacco diventano le armi per disinnescare l’altro, per farsi scivolare addosso maldicenze e frecciatine.

Se le convinzioni, le idee e i modi di fare dell’altro sono in contrasto con i tuoi, tu non puoi pretendere di cambiarli… ciò che puoi fare è un passo indietro, ciò che puoi fare è ridurre il rapporto ai minimi termini. In questo caso il distacco non riguarda la persona da mandare via ma le risorse emotive che deciderai di smettere di investire!

Quelle risorse potrai usarle per te stesso/a, per coltivare il tuo benessere in altri momenti e in altri luoghi. Passo preliminare, però, è accettare l’altro, accettare quanto l’altro ti abbia deluso, accettare il dolore che hai sofferto… Accettare una situazione, per quanto dolorosa possa essere, non significa subirla, bensì significa andare avanti per la propria strada nonostante tutto. Andare avanti al meglio delle proprie possibilità, perché la vita va curata. Non lasciare che la cattiveria degli altri ti faccia a pezzi. Hai una scelta su come reagire, anche se non hai scelto la situazione.

Riscrivi le Pagine della Tua Vita

Ormai molti già lo conoscono, si tratta del mio libro bestseller: «Riscrivi le Pagine della Tua Vita». E’ il libro che io stessa avrei voluto leggere tantissimi anni fa, prima ancora di diventare uno psicologo. In ogni pagina, ti spiego come ridefinire la tua identità a partire dai tuoi vissuti del passato e dalle emozioni che provi oggi. Potrai finalmente concederti il lusso della politica dei piccoli passi, cioè riuscirai a migliorare la tua vita giorno per giorno, senza pretendere tutto e subito, in ogni capitolo, infatti, ci sono esercizi pratici e nozioni che possono aiutarti fin da subito a migliorare la qualità della tua vita a partire dalla relazione che hai con te stesso e con gli altri. Puoi ripartire ricostruendo quella fiducia perduta. C’è una persona che non dovrebbe deluderti mai: quella persona sei tu! Ricorda: anche tu meriti la tua fetta di felicità in questa vita, abbi il coraggio di allungare la mano per prenderla! È tua, ti spetta di diritto. Il mio libro puoi trovarlo in libreria e a questa pagina Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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